Fallito il tentativo con il decreto Semplificazioni (entrato in vigore lo scorso 15 dicembre), ora il ripristino dell'incentivo del 2% alla progettazione interna alla pubblica amministrazione fa ingresso nella bozza del cosiddetto Sblocca cantieri, il Dl approvato "salvo intese" dal Consiglio dei Ministri lo scorso 20 marzo.
La bozza di Dm, infatti, introduce una modifica all'articolo 133 del Codice (DLgs 50 del 2016), prevedendo il ripristino dell'incentivo del 2 per cento per la progettazione in house. Più nel dettaglio cambiano le attività tecniche svolte dai dipendenti delle stazioni appaltanti, che possono essere coperte dall'apposito fondo in cui le amministrazioni aggiudicatrici possono far confluire risorse finanziarie in misura non superiore al 2 per cento, modulate sull'importo dei lavori, servizi e forniture, posti a base di gara.
Con la bozza di Dl vengono incluse nell'incentivo le attività di progettazione, di coordinamento della sicurezza in fase di progettazione e di esecuzione e di verifica preventiva della progettazione, mentre vengono escluse quelle di programmazione della spesa per investimenti, e di predisposizione e controllo delle procedure di gara e di esecuzione dei contratti pubblici.
Incentivo alla progettazione, manutenzione sulla base del definitivo: le criticità secondo la Rete delle professioni tecniche
Contraria la Rtp, che affida le sue perplessità ad un comunicato. Un «elemento di criticità - afferma - riguarda il tema degli incentivi, che vengono riconosciuti ai pubblici dipendenti non più per la programmazione ed il processo di controllo del processo di esecuzione delle opere pubbliche, ma per la progettazione, confermando la tendenza del Governo ad alimentare quel processo di "statalizzazione della progettazione" segnato dalla costituzione della struttura unica per la progettazione».
Il riferimento è anche alla Centrale di progettazione prevista dall'ultima legge di Bilancio. Ma le criticità dello Sblocca cantieri non si esauriscono con l'incentivo del 2 per cento secondo la Rtp. «Per citare le criticità più rilevanti, sottolineiamo - scrivono - che il decreto prevede la possibilità, per le stazioni appaltanti, di affidare i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria sulla base di un progetto definitivo, omettendo il progetto esecutivo. Sul tema, pur condividendo la necessità di ridurre il numero di elaborati o di accorpare due livelli della progettazione, ribadiamo l'assoluta necessità che i lavori vengano appaltati solo sulla base di un progetto esecutivo. Ciò per evitare che la mancanza del progetto esecutivo possa alimentare, in fase di esecuzione dei lavori, varianti in corso d'opera e contenziosi».
Tra le criticità evidenziate anche l'abolizione del «comma 10 bis dell'art. 95 del codice, che individuava un tetto massimo per il punteggio economico negli affidamenti con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, valorizzando gli elementi qualitativi dell'offerta. Ciò rischia di mortificare - sottolineano le professioni tecniche - il principio che ispirava la norma per esaltare il miglior rapporto qualità/prezzo».
«Riteniamo - prosegue la Rete - invece positiva l'introduzione del dispositivo secondo cui le stazioni appaltanti procedono al pagamento diretto dei professionisti, nel caso in cui gli stessi venissero incaricati da altri operatori economici, che di fatto contribuisce a determinare una maggiore autonomia intellettuale del progettista in procedure come l'appalto integrato, nei confronti delle quali ribadiamo comunque la nostra contrarietà, nella consapevolezza che sia indispensabile garantire l'affidamento dei lavori solo sulla base di un progetto esecutivo».
di Mariagrazia Barletta
pubblicato il: