Si entra in una sorta di tunnel, circondati da una spirale ad elica, dove simboli e colori rimandano all'orrore della Shoah. Mentre le parole di Primo Levi, rivolte al visitatore, echeggiano come un monito: «Per te e per i tuoi figli, le ceneri di Auschwitz valgano di ammonimento: fa che il frutto orrendo dell'odio, di cui hai visto qui le tracce, non dia nuovo seme, né domani né mai».
Sfrattato da Auschwitz, è ora visibile a Firenze, il memoriale dedicato agli Italiani uccisi nei campi di sterminio nazisti. Un'opera corale salvata dall'oblio, che era stata allestita tra il 1979 e il 1980 nel Blocco 21 di Auschwitz per volontà dell'Aned (Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti), nata dalla collaborazione tra lo studio di architettura di Milano BBPR (Banfi, Belgiojoso, Peressutti e Rogers), lo scrittore Primo Levi (autore del testo scritto su una targa all'ingresso del monumento), il pittore Mario "Pupino" Samonà, il regista Nelo Risi ed il compositore Luigi Nono.
L'opera, accuratamente restaurata, è ora visitabile nel centro Ex3 a Gavinana, grazie all'azione dell'Aned (proprietaria dell'installazione), del Comune, della Regione (che ha finanziato gran parte del progetto) e del Mibac, firmatari nel 2015 di un protocollo d'intesa. È l'epilogo di una lunga vicenda, iniziata nel 2011, quando il museo polacco chiuse al pubblico l'opera perché ritenne non rispondesse alle nuove linee guida che il museo si era dato dopo la caduta del Muro di Berlino. Nel 2014 la direzione del museo minacciò la distruzione dell'opera, poi smontata e portata a Firenze dall'Istituto centrale per il restauro di Roma.
indice dei contenuti
Memoriale italiano di Auschwitz Fotografia di © Stefano Casati
L'opera nelle parole di Lodovico Belgiojoso
Nulla, meglio delle parole che Lodovico Belgiojoso aveva affidato ad un testo nel 1980, scritto in occasione dell'inaugurazione del Memoriale, può spiegare meglio il senso dell'opera. Nelle parole emerge lo sforzo di «spersonalizzare» i ricordi (l'architetto era stato deportato nel Lager di Mauthausen) «per raggiungere una visione di sintesi - lui stesso scrive - più efficacemente comunicabile alle nuove generazioni appartenenti a paesi tanto differenti dal nostro».
«Nel nostro progetto - continua - ci siamo sforzati di ricreare, allusivamente, un'atmosfera di incubo, l'incubo del deportato straziato fra la quasi certezza della morte e la tenue speranza della sopravvivenza, mediante un percorso che passa all'interno di una serie infinite di spire di una grande fascia elicoidale illustrata, che accompagna il visitatore dal principio alla fine. È l'idea di uno spazio unitario, ossessivo, realizzato con un ritmo di zone di luce e d'ombra che si alternano equidistanti fra loro, consentendo anche la visione, attraverso finestre, degli altri "Blocchi" del campo, visione altrettanto ossessiva».
Memoriale italiano di Auschwitz Fotografia di © Stefano Casati
Ora la visione dei "Blocchi" non è più possibile. L'opera è stata inserita in una sala espositiva appositamente ricavata nell'Auditorium dell'Ex3, ristrutturato dai servizi tecnici del Comune (il cantiere, costato circa 1 milione di euro, è stato finanziato dalla Regione Toscana). «Strappata dal contesto per il quale era stata progettata, l'installazione perde ogni rapporto con il Lager che prima la circondava, e che era ben visibile dalle finestre del Blocco 21. Ma mantiene intatta la sua forza di documento unico della memoria dello sterminio nazista, voluto dagli ex deportati e da alcune delle personalità di maggiore rilievo della cultura italiana del Novecento», sottolinea Dario Venegoni, presidente dell'Aned.
Il restauro dell'opera
Memoriale italiano di Auschwitz Fotografie di © Stefano Casati
Per il salvataggio del memoriale decisivo è stato il contributo di organizzazioni come la Fondazione Cr Firenze, Firenze Fiera, Unicoop Firenze, Studio Belgiojoso, Cooperativa archeologia. K-Array, Tempo Reale. In particolare, il Memoriale è stato restaurato grazie al sostegno della Fondazione CR Firenze che si è fatta inoltre carico della gestione del cantiere di restauro tramite la Cooperativa Archeologia supervisionata dall'Opificio delle Pietre Dure. Firenze Fiera ha messo a disposizione un grande locale per ospitare il cantiere di restauro, durato quattro mesi.
di Mariagrazia Barletta
Il Memoriale potrà essere visitato gratuitamente su prenotazione esclusivamente con accessi guidati. In occasione dell'inaugurazione è stata allestita una mostra, realizzata dall'Aned, sulla storia della memoria della deportazione italiana lungo i decenni.
I contenuti sono a cura di Elisa Guida e Bruno Maida;
l'allestimento è di Alberico Belgiojoso.
La sezione dedicata alla deportazione toscana è stata curata da Camilla Brunelli ed Enrico Iozzelli del Museo della Deportazione e della Resistenza di Prato.
Sede del Memoriale: via Donato Giannotti, 75-81 - Firenze
Informazioni: cultura.comune.fi.it/memoriale
pubblicato il: - ultimo aggiornamento: