Proprio come nella musica una pausa tra due note è necessaria per creare un ritmo, così il Renzo Piano World Tour, dopo l'intensa tappa europea e prima dell'avventura americana, trova dall'altra parte del mondo una nuova velocità, più introspettiva, con meno visite prenotate e più libertà d'organizzazione, che lascia ai ragazzi il tempo di imparare da tutto, anche dal silenzio della natura.
Ecco allora che attraverso i loro appunti, gli schizzi e gli innumerevoli scatti - postati su Instagram e Facebook - mettiamo insieme un racconto di viaggio basato sul confronto, quello di due continenti agli emisferi opposti in cui il modo antitetico di interpretare la natura e lo sviluppo urbano spinge i giovani progettisti ad una riflessione più ampia su architettura e paesaggio.
Lukas dalle alture di Nouméa
Kyoto e Nouméa. Il rigore stilistico dei giardini giapponesi e la natura selvaggia della Nuova Caledonia
Il racconto dell'Oriente, per entrambi i gruppi, si intreccia con quello della natura e li porta ad esplorare, scatto dopo scatto, i paesaggi racchiusi tra le mura dei templi giapponesi e quelli senza confini che abbracciano il Centro culturale Jean-Marie Tjibaou a Nouméa.
Da una parte enigmatiche e controllate composizioni di vegetazione, acqua, rocce e ghiaia, dall'altra una natura selvaggia fatta di terra rossa, arbusti spettinati e onde infrante tra le rocce.
Villa Imperiale di Katsura, Kyoto
RPBW, Tjibaou cultural centre, Nouméa
Kyoto. Dall'aeroporto di Kansai ai paesaggi in miniatura, una natura addomesticata dall'uomo
Per Eirinaios, Paul Antoine e Valentina l'arrivo in Giappone inizia con l'atterraggio sullo spettacolare aeroporto "galleggiante" di Kansai, un'isola artificiale nella baia di Osaka progettata da RPBW per resistere ai violenti terremoti della regione. Da qui, con una serie di bus, hanno raggiunto Kyoto, "una città con edifici moderni, con assetti urbani piuttosto rigidi e poi delle incredibili oasi verdi che sono i templi e i giardini".
E di giardini ne hanno visitati molti, da quello "secco" del tempio Ryoan-ji a quello verdeggiante della Villa Imperiale di Katsura, per arrivare al celebre tempio zen Kinkaku-ji ricoperto di foglie d'oro e al paesaggio mutevole del Ginkaku-ji in cui la natura fa "comparire e scomparire i diversi padiglioni".
E ancora a seguire spettacolari giardini di acqua, pietre e piante, nel castello Nijō tra stanze di tatami e tunnel di torii rossi e neri, nel santuario Shinto Fushimi Inari-Taisha e nelle alture del tempio di Kiyomizudera per un ultimo saluto alla città.
Ciò che li accomuna, secondo Valentina, è il carattere "intimistico e riservato", la loro non è una vocazione pubblica o sociale, ma rappresentano piuttosto mondi immutabili e perfetti in cui "non vi si trova nemmeno una panchina per sedersi!".
Valentina, Eirinaios e Paul Antoine davanti al tempio Kinkaku-ji
Eirinaios e Paul Antoine
Nouméa. Passeggiate, tramonti e infine il Tjibaou Cultural Centre
Nell'emisfero australe Andrea, Raùl e Lukas invece hanno vissuto per tre giorni nella natura selvaggia di Nouméa, la capitale dell'arcipelago di isole che compongono la Nuova Caledonia.
Come esploratori ma di questo millennio, armati di smartphone, reflex e taccuino, si sono spostati a zig zag sull'isola, dalle colline all'oceano, in macchina e a piedi, percorrendo quasi 200 km alla ricerca dei migliori panorami da immortalare. Sono partiti da Mont-Dore, per ammirare il paesaggio "marziano" di terra rossa e nera che circonda il Lac de Yaté, e poi su e giù per le colline fino al piccolo villaggio di Yaté e a sud verso Port-Boisé.
Ed è solo nell'ultimo giorno che emerge un edificio dalla natura selvaggia dei loro scatti, il Jean-Marie Tjibaou Cultural Center voluto da François Mitterrand per onorare la memoria del leader politico caledoniano assassinato nel 1989. Una struttura di villaggi e spiazzi alberati, disegnata da RPBW e dai venti, "delicatamente integrato nel paesaggio", per tramandare al mondo la storia del popolo kanak.
Raul che disegna, Nouméa
RPBW, Tjibaou Cultural Centre - vista da est, Nouméa
RPBW, Tjibaou Cultural Centre - dettaglio della facciata, Nouméa
Sydney e Tokyo. Paesaggi metropolitani a confronto
Se a Sydney si respira l'aria frizzante dell'Oceano immersi nel comfort di una grande città, a Tokyo, nel suo caos ordinato, è la metropoli del futuro che emerge tra luci al neon e ritmo sfrenato.
Dall'altra parte del mondo entrambi i gruppi si sono confrontati con l'area metropolitana e le sue diverse connessioni. A colpirli maggiormente è stato però un aspetto su tutti: la gerarchia tra spazi pubblici e privati, un equilibrio mutevole definito in modo opposto dalle due culture.
Quartiere Shinjuku, Tokyo
Vista dalla Sydney Tower Eye
Tokyo. Un susseguirsi di architetture "riservate" tra neon e insegne luminose
Tra edifici griffati e architetture iconiche di giorno, e quinte fisiche di luce vibrante dei neon e delle insegne pubblicitarie di notte, sono tre giorni frenetici quelli che Valentina, Eirinaios e Paul Antoine trascorrono a Tokyo.
Qui gli edifici cambiano con lo scorrere delle ore e li obbligano a visitare due volte la stessa architettura, come è successo per la Maison Hermès del RPBW, "uno degli edifici più unici della zona", una "lanterna" che di notte prende vita illuminandosi e illuminando il centro di Ginza con oltre 13.000 mattoni in vetro.
RPBW, Maison Hermès, Tokyo | foto © Fondazione Renzo Piano
Sui profili social del RPWT, il racconto fotografico quotidiano dei ragazzi si infittisce con l'intenzione di trasmetterci scatto dopo scatto lo scorrere del tempo dell'architettura giapponese. Una storia dopo l'altra ed ecco comparire il brutalismo del Museo Nazionale d'Arte Occidentale di Le Corbusier [1959] e il Tokyo Bunka Kaikan di Kunio Maekawa [1961], il metabolismo visionario del Shizuoka Press and Broadcasting Center di Kenzo Tange [1967] e la Nakagin Capsule Tower di Kisho Kurokawa [1972], fino al contemporaneo con il museo 21_21 Design Sight di Tadao Ando [2007], l'Asakusa Info Center [2012] di Kengo Kuma, la Shibaura House [2011] e il Sumida Hokusai Museum di Kazuyo Sejima (SANAA) inaugurato nel 2016.
A mettere in connessione queste opere, molto distanti l'una dall'altra, è il carattere di riservatezza e introspezione già riscontrato a Kyoto. "Gli edifici più belli e accattivanti che abbiamo visto sono parecchio distanti dal concetto di apertura al pubblico a cui siamo abituati, penso che abbiano un carattere architettonico più "scultoreo", che si relaziona con la parte pubblica quasi solo attraverso la qualità della facciata - racconta Valentina - non ci sono veri e propri spazi pubblici per la socialità. Gli unici contesti di aggregazione sono i ristoranti".
Kunio Maekawa, Tokyo Bunka Kaikan, Tokyo
Sydney. Dai grattacieli disegnati da Piano al colpo di fulmine con l'Opera House
Al contrario Sydney è una città che riesce nel difficile compito di "bilanciare spazi pubblici e privati, natura e nuove costruzioni" - secondo Andrea ad esempio - "i Royal Botanical Garden ti fanno quasi dimenticare di essere in una città ma poi ti volti e lì ci sono i grattacieli!".
Ed è proprio su questa alternanza di suggestioni che sono trascorsi i giorni dei ragazzi nella città australiana.
Hanno ragionato sullo skyline, visitando con Adam Guernier il One Sydney Harbour, un progetto ancora in cantiere del RPBW che trasformerà nei prossimi anni il volto di Barangaroo con tre torri residenziali. Poi, guidati da Ken Mcbryde, sono saliti sul primo intervento "alto" realizzato da Renzo Piano nella città australiana, l'Aurora Place, due edifici affacciati su uno spazio pubblico sovrastato da una copertura vetrata che dialoga con il contesto e la vicina Opera House.
Il giorno successivo, senza visite prenotate, hanno fatto i turisti passeggiando nel Chinese Gardens Friendship e nel quartiere The Rocks, nel Central Business District (CBD) e nei Royal Botanic Gardens, ed osservando la baia di Sydney dall'Harbour Bridge e dalla Sydney Tower Eye.
Ma tra le tante architetture visitate, il vero colpo di fulmine è scattato per la Sydney Opera House. Qualsiasi itinerario seguissero, di giorno o di notte, da est o da ovest, con il tramonto o con i fuochi d'artificio, la ritrovavano sempre lì, posata sull'acqua, pronta ad essere di nuovo fotografata.
Raul, Andrea e Lukas a Sydney
RPBW, Aurora Place, Sydney
Jørn Utzon, Opera House, Sydney
Presto notizie dagli Stati Uniti d'America!
Architetture RPBW visitate
Giappone OSAKA • Kansai International Airport Terminal [1988 - 1994]
Giappone TOKYO • Maison Hermès [1998 - 2006]
Australia SYDNEY • One Sydney Harbour [in progress]
• Aurora Place, Office and Residential Buildings [1996 - 2000]
Nuova Caledonia NOUMÉA • Jean-Marie Tjibaou Cultural Center [1991 - 1998]
Il viaggio prosegue...
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RENZO PIANO WORLD TOUR 2019
promosso da Fondazione Renzo Piano, Stavros Niarchos Foundation, Fundación Botín, Selvaag Gruppen, Vitra Design Foundation, Taschen Publications, in collaborazione con ProViaggiArchitettura, Habitat 2020, Lettera22 e professionearchitetto.it
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#RPWT.2019 - Renzo Piano World Tour Award 2019
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