Economia circolare, welfare e solidarietà. Sono questi gli ingredienti messi in campo per la rigenerazione dell'ex scuola di Niguarda, nella periferia settentrionale di Milano. A funzionare da amalgama e a mixare i tre elementi affinché sprigionassero il massimo beneficio per la collettività, sono le energie di tre giovani architetti, tre ragazze che lo scorso marzo sono entrate nella squadra del G124, il gruppo di lavoro impegnato nel "rammendo" delle periferie che Renzo Piano ha costituito da quando è stato nominato senatore a vita (agosto 2013).

Il lavoro delle tre borsiste: Maria Giulia Atzeni, Alessia Cerri e Sara Sapone, coordinate dalla loro tutor, Raffaella Neri, docente di composizione architettonica e urbana al Politecnico di Milano, ha dato nuova vita all'ex scuola, trasformando gli spazi, rendendoli più attrattivi, accoglienti e conferendo ad essi un'identità prima inesistente.

Primo obiettivo: sviluppare le potenzialità inespresse del luogo

L'ex plesso scolastico è sede già da alcuni anni di associazioni e cooperative impegnate nel sociale, ognuna di esse però - raccontano le borsiste - rimaneva chiusa tra le sue mura: non c'era dialogo tra le diverse realtà. Urgeva qualcosa che le invogliasse a funzionare secondo la logica dei cluster.

Atrio di ingresso della Casa di Quartiere, © G124, fotografia di Alessandro Lana

Banalmente, mancavano spazi comuni, vivibili, che potessero favorire il dialogo tra forze eterogenee, ma potenzialmente complementari. Occorreva, inoltre, che il quartiere notasse l'edificio, che ne fosse attratto da subito osservandolo dall'esterno. Ecco allora una nuova identità visiva, un orto urbano, un giardino attrezzato e spazi interni accoglienti e multifunzionali, per tutti. Nasce così la "Casa di Quartiere" di Niguarda, diventata realtà dallo scorso 20 novembre, quando la comunità ha festeggiato - con attiva partecipazione - i nuovi spazi.

«Mancava un'identità di luogo di aggregazione», racconta la professoressa Neri. «Sviluppare le potenzialità inespresse è il tema» e «questo lavoro - osserva - dimostra che si può fare tanto con poco». Di fatto spazi sottoutilizzati dell'edificio sono diventati luoghi che ora permettono di accogliere adeguatamente il pubblico e favoriscono l'incontro. È la professoressa a introdurre il progetto e a spiegare ai partecipanti alla festa di quartiere qual è stato l'impulso da cui è partito il lavoro di restyling. «Ogni anno - spiega - Renzo Piano devolve il suo stipendio da senatore a vita per attivare progetti volti alla rigenerazione delle periferie». La professoressa ricorda il coinvolgimento di quest'anno di quattro Università: di Catania (con la Scuola di Architettura di Siracusa), di Padova (con la Facoltà di Ingegneria Edile e Architettura), l'Università Sapienza di Roma e il Politecnico di Milano. Ognuna, chiamata in causa dal senatore, ha scelto tre borsisti affinché realizzassero piccoli interventi, ma ad alto tasso di rigenerazione.

Sala di accoglienza ricavata nell'atrio di ingresso della Casa di Quartiere, © G124, fotografia di Alessandro Lana

«Nel luogo in cui applicare il progetto doveva essere evidente che con piccole trasformazioni si potessero sviluppare qualità degli spazi e senso di appartenenza al luogo», spiega ancora Raffaella Neri.

È il mondo del terzo settore l'anima della "Casa di Quartiere"

Dopo una lunga e complessa ricerca del luogo in cui intervenire, ed esplorazioni all'interno della città, le tre progettiste hanno individuato l'ex scuola di Niguarda, realizzata a partire dalla fine degli anni Cinquanta, poi dismessa come polo scolastico. In parte ora è in gestione al Municipio 9, che vi ha inserito le sedi del Centro di aggregazione multifunzionale (Cam) e il Centro di aggregazione giovanile (Cag), entrambi gestiti dalla cooperativa sociale Giostra che organizza attività di animazione finalizzate all'aggregazione (attività sportive, culturali e di svago), percorsi di orientamento al lavoro e di formazione professionale per i giovani. Per un'altra parte è animata da altre associazioni, sempre attive nel sociale, che hanno ottenuto gli spazi vincendo un bando lanciato dal Comune.

Atrio di ingresso della Casa di Quartiere con il pannello che aiuta ad orientarsi, © G124, fotografia di Alessandro Lana

Le vasche dell'orto urbano, © G124, fotografia di Alessandro Lana

Tante le realtà che abitano la "Casa di Quartiere", tra queste la compagnia teatrale Puntozero, presente da oltre 20 anni anche nel carcere di Beccaria. E poi: QuBì che mette insieme più soggetti per attuare un programma - promosso dalla Fondazione Cariplo - che attraverso una serie di azioni, come i banchi alimentari, i mercati solidali, l'orientamento per l'accesso ai servizi, ha come obiettivo il contrasto alla povertà minorile. Ed ancora: Insiemi Intelligenti onlus, che offre sostegno a famiglie con figli con difficoltà cognitive e dell'apprendimento; la cooperativa Diapason che propone progetti socio-educativi, socio-assistenziali, di aggregazione, di animazione e progetti interculturali per migliorare le condizioni di vita prevalentemente dei minori e delle loro famiglie. Nel fabbricato ha inoltre sede la scuola professionale per acconciatori ed estetisti. Dunque un universo eterogeneo da mettere in connessione.

Un edificio che necessitava di cure

«Siamo arrivate in questo edificio bello, ma che necessitava di cure», racconta Sara Sapone. «Siamo intervenute - aggiunge - sulle aree collettive: l'atrio per accogliere e dare riconoscibilità all'edificio; il teatro per generare un luogo di condivisione; il giardino per stimolare un senso di socialità e infine abbiamo realizzato un orto comune da coltivare insieme».

«Abbiamo utilizzato il colore per ridipingere gli ambienti. Il nero e l'arancione sono diventati il filo conduttore del nostro progetto. Abbiamo utilizzato arredi provenienti da un deposito del Comune e li abbiamo rimessi in circolo», aggiunge Maria Giulia Atzeni. Alcuni arredi provengono infatti dagli ex padiglioni dell'Expo; il legno utilizzato per le vasche del giardino, dove realizzare l'orto, è stato invece acquistato dal Politecnico di Milano, insieme alle assi che formano i tavoli, le panche e le sedute del giardino.

Porticato affacciato sul giardino. In primo piano i tavoli e le panche frutto del lavoro di squadra. © G124, fotografia di Alessandro Lana

La pittura è stata donata dalla Mapei e imprese locali hanno fornito gratuitamente la manodopera per trasformare una sala in un teatrino che ben si presta a diverse funzioni. Le borsiste hanno coinvolto, inoltre, gli studenti del Politecnico, che hanno fornito braccia per i lavori, insieme ad alcuni utenti dell'ex scuola. «Vorremmo proseguire con i lavori per rendere il senso di appartenenza a questo luogo ancora più forte. In primavera continueremo con alcuni progetti per il giardino e speriamo in un'ampia partecipazione, come avvenuto finora», chiosa Alessia Cerri.

Giovanati: «La bellezza genera altra bellezza»

All'evento inaugurale erano presenti le associazioni che hanno sede nella struttura e le istituzioni rappresentate da Giuseppe Lardieri, presidente del Municipio 9, da Deborah Giovanati, assessore del Municipio di zona 9, con delega all'Educazione, istruzione, politiche sociali, salute e casa, con cui le borsiste si sono interfacciate e con cui hanno stabilito un proficuo dialogo, senza il quale la trasformazione non sarebbe stata possibile. Per il Comune era presente Gabriele Rabaiotti, assessore alle Politiche sociali e abitative.

Il teatrino realizzato con i lavori di restyling, © G124, fotografia di Alessandro Lana

L'assessore Giovanati ha avuto un ruolo attivo nella trasformazione, ad esempio è stata lei a suggerire alle progettiste di occuparsi dell'ex scuola di Niguarda. «Ho sempre visto questo luogo come uno spazio gigantesco, ricco di verde, con tante attività presenti, dunque un luogo dalle potenzialità enormi. Ma anzitutto era necessario che le realtà presenti si parlassero e che questo spazio diventasse un vero e proprio centro polifunzionale aperto alla cittadinanza. Era uno spazio poco curato, poco accogliente», sottolinea l'assessore.

«Ho sempre pensato - continua - che per potenziare le attività, per poter accogliere i cittadini fosse necessario portare un po' di bellezza. Per di più questo edificio è in mezzo a case popolari, in un quartiere che presenta anche fragilità sociali importanti, tra cui un alto tasso di dispersione scolastica. Portare bellezza dal punto di vista architettonico significa anche invogliare il quartiere a ricercare bellezza». «Se le associazioni oggi sono insieme nell'atrio, vuol dire che questo progetto sta funzionando», chiosa Deborah Giovanati.

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Vista dell'atrio, © G124, fotografia di Alessandro Lana

Vista dell'atrio, © G124, fotografia di Alessandro Lana

Particolare dell'ingresso, © G124, fotografia di Alessandro Lana

La scuola vista dal giardino di pertinenza, © G124, fotografia di Alessandro Lana

L'ingresso alla Casa di Quartiere, © G124, fotografia di Alessandro Lana

 

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