Sono italiani e molto giovani, i quattro architetti vincitori del concorso internazionale di idee Mega Dunes Eco Lodges, promosso dalla piattaforma Bee Breeders e finanziato dall'Environment Agency di Abu Dhabi per progettare 25 rifugi ecosostenibili e un Common Hub, uno spazio di raccolta e di informazione turistica.
Tra oltre 350 proposte provenienti da tutto il mondo, la giuria ha così premiato la Heritage Machine di Giuseppe Ricupero (1990), Egidio Cutillo (1993), Stefania Schirò (1995) e Enrico Capanni (1995) "per l'approccio concettuale unico in grado di creare architetture effimere che si dissolvono nella natura come rovine nel tempo e soprattuto per l'elevato contenuto di sostenibilità e rispetto dell'ecosistema, coniugando l'identità naturale del luogo con il patrimonio materiale umano".
All'interno dell'area protetta dell'Orcio d'Arabia, parte del "Sheikh Zayed Protected Areas Network" istituita nel 2018 e costituita da 13 zone protette che ricoprono il 15% del territorio di Abu Dhabi, il bando di concorso invitava i partecipanti ad ideare proposte progettuali versatili, tali da poter essere replicabili in diverse località desertiche, operative in tutte le stagioni e resistenti all'arido clima costituito da forti tempeste di sabbia e sbalzi termici elevati.
Il progetto dei quattro giovani prevede il passaggio graduale dal mondo esterno a quello interno, attraverso una serie di soglie e una tettoia, abbastanza grande da generare uno specifico microclima.
Rispondendo alla richiesta del bando, che prevedeva il rispetto dell'ambiente, del patrimonio paesaggistico e naturale dell'area protetta e la minore quantità possibile di inquinamento luminoso, la Heritage Machine presenta un'architettura molto semplice, con utilizzo minimo li luce e tecnologia per consentire una perfetta osservazione della volta celeste.
La sabbia nel progetto diviene una risorsa economica, energetica e culturale, materia costitutiva dei rifugi che, disseminati nel contesto, con il passare del tempo ritorneranno alla sabbia, lasciando solo traccia della loro presenza, come un'archeologia del territorio che svanisce e restituisce lo spazio per accogliere altre storie.
2° classificato | The Rub' Al Khali OCULUS
Aidia Studio (Natalia Wrzask, Rolando Rodriguez - Leal), Messico
La pianta circolare offre ai visitatori un mini-universo panoramico a 360 gradi, con la possibilità di essere riconfigurato sia in funzione della privacy che per i canali visivi, a seconda delle esigenze. La possibilità di aggregare i moduli per formare l'hub richiama l'idea della "costellazione". Inoltre, la forma simile ad un cactus nel deserto si inserisce bene nel contesto.
3° classificato | Desert Lens
Snono Studio (Ahmad Nouraldeen Luca Fraccalvieri Jana Semaan Lama Barhoumi), Libano
Il progetto si presenta estremamente flessibile, grazie a una tensostruttura riconfigurabile sovrapposta a un guscio di bambù fisso. Allo stesso tempo, il modulo così pensato garantisce privacy e zone d'ombra con soluzioni semplici ed economiche, richiamando la rappresentazione poetica dell'uomo in perfetta armonia con il deserto.
maggiori informazioni: beebreeders.com
pubblicato il: