Un disegno di legge che tenta di costruire una rampa di lancio per i progetti di rigenerazione urbana, prevedendo incentivi e facilitazioni che passano per precise deroghe alla normativa in vigore e agli strumenti urbanistici. Un testo che prevede una struttura a livello nazionale, incardinata nella presidenza del Consiglio dei ministri e un fondo ad hoc, di 500 milioni l'anno, che sarà ripartito ai comuni tramite bandi regionali.
È all'esame del Senato un Ddl dedicato alla rigenerazione urbana, che, tra l'altro, prevede l'obbligo di bandire concorsi di progettazione o di idee per realizzare gli interventi comunali ammessi ai bandi regionali con cui saranno distribuite le risorse disponibili.
La commissione Territorio e Ambiente di Palazzo Madama sta attivamente portando avanti l'iter che, si spera, potrà trasformare il testo in legge. Tra l'altro proprio il 27 ottobre sono state svolte più audizioni, che hanno coinvolto Confedilizia, Sunia, Sicet e Federdistribuzioni. In un momento in cui i centri storici soffrono della crisi economica generata dalla pandemia, che probabilmente peserà sempre di più sulla vitalità delle nostre città, il disegno di legge assume un valore ancora più importante.
Risorse pari a 500 milioni annui per cofinanziare interventi inseriti nei Piani di rigerazione comunali
Il Ddl prevede l'istituzione, presso il ministero dell'Economia, di un fondo nazionale per la rigenerazione urbana finalizzato al finanziamento di bandi regionali ai quali potranno partecipare gli enti locali che abbiano predisposto un piano comunale di rigenerazione urbana. In pratica, i comuni individuano, all'interno degli strumenti urbanistici generali, gli ambiti urbani che necessitano di interventi di rigenerazione. Individuate le aree, anche eventualmente sotto sollecitazione dei privati, il comune redige il piano comunale di rigenerazione urbana, definendo gli obiettivi, gli interventi e la stima dei relativi costi. Tra l'altro il piano comunale può essere anche di iniziativa privata.
Per le risorse, è prevista la costituzione di un fondo nazionale per la rigenerazione, con una dotazione di 500 milioni annui, destinati al cofinanziamento dei bandi regionali ai quali partecipano i comuni. I bandi regionali, oltre a distribuire le risorse, vanno anche a definire i contenuti minimi dei piani di rigenerazione comunali.
I comuni possono, ovviamente, anche accedere ai fondi strutturali europei. Inoltre il Ddl prevede la costituzione di una cabina di regia presso la presidenza del Consiglio dei ministri, dedicata alla rigenerazione urbana. La cabina, tra l'altro, deve incentivare l'utilizzo di fondi pubblici disponibili e utili per l'attuazione degli interventi individuati nei piani comunali. La cabina ha anche il compito di incentivare la partecipazione di investitori nazionali ed esteri. In più, i comuni, ottenuto il finanziamento per la rigenerazione, possono accedere, senza oneri aggiuntivi, ad un prestito garantito dalla Cassa depositi, da restituire una volta incassati i finanziamenti statali.
Obbligo di concorso per realizzare gli interventi di rigenerazione urbana
Se la progettazione degli interventi inseriti nel piano comunale di rigenerazione non può essere sviluppata dall'amministrazione, scatta l'obbligo di ricorso al concorso di progettazione o di idee, con procedura aperta. Il Ddl prevede anche l'obbligo di affidare ai vincitori, al termine del concorso, il perfezionamento del progetto di fattibilità tecnica ed economica. Con il pagamento del relativo compenso le stazioni appaltanti acquisiscono la proprietà del progetto. Una volta ottenute le risorse, i livelli successi di progettazione vanno affidati al vincitore del concorso.
Per compensare i progettisti, i comuni hanno a disposizione il fondo rotativo per la progettualità (previsto dalla legge 549 del 1995) e i fondi europei Fesr.
Piano nazionale di rigenerazione urbana
Si prevede anche la realizzazione di un piano nazionale per la rigenerazione urbana da emanare con un Dpcm, su proposta di vari ministeri (Infrastrutture, Beni culturali, Ambiente, Economia), sentita la Conferenza unificata. Gli obiettivi del piano nazionale sono molteplici e comprendono la messa in sicurezza, la manutenzione e la rigenerazione del patrimonio edilizio pubblico e privato.
Deroghe per agevolare azioni di rigenerazione
Il Ddl prevede anche la possibilità di derogare ai limiti di densità edilizia, di altezza, di distanza fra i fabbricati e ai rapporti massimi tra spazi destinati agli insediamenti residenziali e produttivi e spazi pubblici o riservati alle attività collettive, al verde pubblico o a parcheggi, da osservare ai fini della formazione dei nuovi strumenti urbanistici o della revisione di quelli esistenti.
Tra l'altro, le aree territoriali ricomprese nei piani comunali di rigenerazione urbana selezionati con i bandi regionali, sono dichiarate di interesse pubblico. E ciò ha valore anche ai fini delle espropriazioni.
Tra l'altro si prevede che le regioni inseriscano nella propria legislazione dei premi volumetrici per gli interventi di rigenerazione urbana, entro dei limiti che vengono precisati dal Ddl. La legislazione regionale deve inoltre prevedere la possibilità di delocalizzazione delle relative volumetrie anche in altre aree urbane e l'ammissibilità di modifiche alla destinazione d'uso di immobili di piccola taglia, anche in deroga allo strumento urbanistico.
Attraverso accordi di partenariato pubblico-privato potranno essere accordate delle deroghe anche più importanti rispetto anche agli strumenti urbanistici, nel caso in cui ci sia un importante beneficio pubblico.
Incentivi alla rigenerazione urbana
Per gli immobili oggetto di interventi di rigenerazione urbana sono previsti numerosi incentivi fiscali. «In particolare - si legge nella relazione che accompagna il ddl -, si prevede che agli immobili oggetto di interventi di rigenerazione urbana non vengano applicati l'imposta municipale propria, la Tasi e la Tari. Inoltre, i comuni, per gli interventi di rigenerazione urbana, possono deliberare la riduzione, in misura superiore al 50 per cento, dei tributi o canoni di qualsiasi tipo, dovuti per l'occupazione del suolo pubblico».
di Mariagrazia Barletta
IL TESTO DEL DDL RIGENERAZIONE URBANA
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