In copertina la serra-ponte tra i due edifici
Courtesy of Diller Scofidio + Renfro e Stefano Boeri Architetti
Una torre botanica-residenziale, un ponte-serra che si arricchisce di funzioni culturali e il recupero (con ampliamento) del Pirellino, l'edificio a torre degli anni Sessanta sede, fino al 2015, degli uffici comunali. È un progetto di respiro internazionale, che tenta di rispondere alle sfide climatiche e ambientali quello che si aggiudica il concorso per la riqualificazione dell'edificio di via Pirelli 39 a Milano, indetto da Coima Sgr il 25 novembre 2019. A vincere la competizione è il team di Stefano Boeri (Stefano Boeri Architetti) e Elizabeth Diller (Diller Scofidio + Renfro).
La nuova visione italo-newyorkese per il completamento della riqualificazione dell'area di Porta Nuova raccoglie l'esperienza del Bosco verticale e dell'High-Line nella Grande Mela, ovviamente associandovi evidenti innovazioni. Stefano Boeri e Elizabeth Diller (in collegamento da New-York) hanno illustrato il progetto in un convegno tenutosi a Milano (con collegamento streaming per un ampio pubblico) e aperto da Manfredi Catella, Ceo e fondatore di Coima Sgr.
Il progetto prevede la conservazione della torre degli anni '60 (il cosiddetto Pirellino) e delle fondazioni dell'attuale edificio ponte che scavalca via Melchiorre Gioia, la strada che attualmente divide in due il parco della Biblioteca degli alberi. Sulla base dell'edificio-ponte, portata a nudo, si imposterà una struttura leggera a maglia, trasparente, che accoglierà la serra botanica, spazi per la cultura ed il tempo libero. Tassativamente aperti al pubblico. A partire dalla serra-ponte si ergerà un nuovo edificio residenziale che si lascerà colonizzare da 420 alberi (quasi quanti ne contiene la Biblioteca degli alberi).
Alla fase di ammissione hanno partecipato 70 gruppi con 359 gruppi di lavoro in rappresentanza di 15 Paesi, ha ricordato Catella. I sei finalisti erano: 3xn (Danimarca), David Chipperfield (Inghilterra/Italia), Diller Scofidio + Renfro e Boeri (Usa/Italia), Heatherwick (Inghilterra), Vittorio Grassi (Italia), Wilmotte (Francia).
Le tre «sfide» secondo Boeri
«Si è trattato - ha spiegato Boeri - di immaginare un'operazione di rigenerazione urbana in un punto molto importante di Milano, senza consumare un metro quadro in più di suolo e facendo tre cose: rigenerare un edificio nobile della storia dell'architettura moderna italiana e milanese; pensare un edificio che mettesse i piedi nel parco (la Biblioteca degli alberti, nda), rilanciando la ricerca sul rapporto tra architettura e botanica che costituisce una delle sfide che tutte le città del mondo stanno cercando di esplorare. La terza grande sfida è quella di pensare che il ponte potesse diventare qualcosa che oggi non esiste in Europa: uno spazio pubblico aperto alla città, un ponte tra due pezzi di Milano».
La vista del complesso dalla Biblioteca degli alberi
© Courtesy of Diller Scofidio + Renfro e Stefano Boeri Architetti, Rendering by Aether Images
Il progetto come un ecosistema verde
«Il lavoro include dei miglioramenti anche dell'area circostante. Via Gioia verrà ridotta, passerà da sei a quattro corsie e sarà fiancheggiata da filari di alberi. Vi sarà una pista ciclabile su entrambi i lati», aggiunge Elizabeth Diller. La mobilità leggera sarà migliorata laddove gli studi hanno riscontrato attraversamenti ostili ai pedoni. Il verde sarà presente al suolo, nella grande serra e anche negli spazi privati, «per creare una situazione di immersione nel verde», rimarca Diller. «Il concetto - aggiunge l'architetto - è quello di realizzare un vero e proprio modello di utilizzo misto che sia sostenibile per la crescita urbana».
Il Pirellino
Abbandonato dal 2013, l'edificio sarà riqualificato e ospiterà uffici. «Come molti altri edifici di questo periodo purtroppo non soddisfa gli standard attuali, ha altezze dei soffitti limitate, non è prestazionale soprattutto per quando riguarda l'involucro ed è molto difficile attuare dei sistemi adeguati dal punto di vista ambientale. Inoltre non è conforme ai requisiti sismici. È anche pericoloso dal punto di vista ambientale perché contiene molto amianto», spiega ancora l'architetto newyorkese. Dunque è necessario secondo i progettisti una profonda operazione di riqualificazione.
Vista da nord
© Courtesy of Diller Scofidio + Renfro e Stefano Boeri Architetti, Rendering by Aether Images
Molto ristretta la pianta e ampio il nucleo centrale: una condizione che suggerisce ai progettisti di ampliare la superficie sul lato nord, a partire dal settimo piano. A nord, dunque, la facciata sarà ridisegnata. Per l'ampliamento, si è optato per il lato sud perché a nord la struttura in calcestruzzo dà un carattere forte all'edificio che i progettisti non hanno voluto intaccare. La facciata in calcestruzzo sarà ristrutturata; quella a nord, rivestita di alluminio, sarà invece rivista dal settimo al 26esimo piano. Anche il tetto varierà ma mantenendo l'altezza attuale dell'edificio.
La torre residenziale
Per la nuova torre il punto di partenza è il Bosco verticale, ma con qualche variazione sul tema. «Se il Bosco verticale è un tentativo a tutti gli effetti di dimostrare che è possibile portare una popolazione di alberi, un vero e proprio bosco nel cielo della città, nella nuova torre abbiamo lavorato con un concetto analogo dal punto di vista della presenza del verde, ma ragionando più sulla tradizione del giardino all'italiana, sulla realizzazione di una presenza della natura vegetale più razionale, più legata al concetto di un orto botanico», riferisce Boeri.
Vista da Sud
© Courtesy of Diller Scofidio + Renfro e Stefano Boeri Architetti, Rendering by Aether Images
La torre, alta 110 metri, è realizzata nel parco della biblioteca degli alberi ed ha i primi tre piani pubblici che collegano la torre con la serra-ponte. Ospiterà circa 13mila piante, 420 alberi (in tutto otto essenze) e 4mila arbusti, accogliendo la sfida della riforestazione urbana con tutti i benefici, in termini di qualità dell'aria e di smorzamento delle temperature, che ne derivano. Si stima che le piante potranno assorbire 14,1 tons di CO2 all'anno. Il verde caratterizzerà la torre disegnando delle fasce vegetali che riprendono i cromatismi del parco di Petra Blaisse.
La struttura sarà in acciaio e legno con un cuore di cemento armato.
La grande serra-botanica
Il ponte ospiterà la serra botanica, il cui tetto sarà accessibile, ma anche gallerie espositive, un caffè artistico, un'area mercato, un anfiteatro pubblico all'aperto, un'area wellness e spazi per eventi. Più nel dettaglio, il ponte-serra è concepito come un'estensione della Biblioteca degli alberi e collegherà le due parti del parco divise da via Gioia.
La spettacolare serra sarà un giardino botanico, ma viene immaginata anche come un luogo in cui si fa ricerca, riflettendo sulle preoccupazioni locali e globali relative all'ecologia e alla biodiversità. È la serra del futuro che viene immaginata, in cui «la natura dovrà essere immersiva, interattiva, autosufficiente, soprattutto dovrà pensare al futuro delle scienze botaniche e dell'ecologia». «È pensata come un incubatore di vita urbana e naturale», riferisce ancora Elizabeth Diller. All'interno della serra troverà posto una foresta con alberi molto fitti.
L'idea è che sarà l'area eventi a permettere di sostenere economicamente il mantenimento della serra. Come le radici di una pianta, la serra-ponte potrà riciclare i rifiuti per produrre calore e acqua. I progettisti hanno studiato un sistema che raccoglie le acque dalle torri che verranno depurate e riutilizzate, in modo da ridurre l'impatto ecologico della serra. Saranno inoltre installati pannelli solari.
Il progetto - va precisato - utilizza i bonus volumetrici consentiti dalla legge regionale n. 18 del 2019, contestata dal Comune davanti al Tar nella parte in cui toglie l'obbligo di demolizione, entro 18 mesi dall'approvazione del Pgt, degli edifici abbandonati (e non recuperati), introducendo per essi un bonus volumetrico del 25 per cento. Il destino della serra ponte si aggancia dunque al futuro esito della vicenda.
di Mariagrazia Barletta
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