How will we live together? Come vivremo insieme?
Alla domanda del curatore della 17. Mostra Internazionale di Architettura, il Padiglione Venezia risponde ponendo al centro la qualità dell'architettura per l'educazione delle generazioni future, "perché possano imparare meglio, più in profondità e più a lungo di noi".
Lo fa con una mostra tradizionale, curata da Giovanna Zabotti, senza effetti speciali, che concentra invece l'attenzione sui valori di integrità, onestà, gentilezza e relazioni basate sulla fiducia, punti cardine del buon vivere insieme.
Varcando l'ingresso dalla porta centrale, ci si trova di fronte un grande tavolo e una parete di disegni raffiguranti le Education Station, una serie di modelli che, sulla scia della precedente ricerca delle Earth Station, promuove la conoscenza e l'istruzione, il Sapere come usare il sapere, appunto.
La provocazione, e la conseguente riflessione che il progetto vuole far scaturire, è legata alla necessità di una rivoluzione dell'insegnamento, ancora troppo legato al trasferimento di nozioni strumentali e tecniche, che necessita invece di orientarsi verso il lato emozionale dell'individuo.
Una serie di massime, completa l'esposizione. Su una parete si legge "Vitruvio diceva che l'architetto deve conoscere l'astronomia se vuole costruire tetti": quando costruisci un tetto non fai semplicemente un riparo dalla pioggia, ma qualcosa che ti connette con le stelle".
Il richiamo alle coperture lo si ritrova infatti nei cinque modelli sospesi, cinque grandi tetti che fanno volgere lo sguardo verso l'alto per ammirare ciò che ci circonda e ambire a un futuro migliore, ma che rappresentano, allo stesso tempo, il simbolo di riparo e dello stare insieme, a conferma dell'importanza della domanda avanzata dal curatore Sarkis.
Accanto alla sala centrale, la visita prosegue con due diverse sezioni: a sinistra l'Economia della Bellezza di Emilio Casalini e a destra la sala dedicata alle opere dei giovani artisti vincitori della seconda edizione del concorso del Comune di Venezia "Artefici del nostro tempo".
foto: © Elisa Scapicchio
Economia della bellezza, il progetto di Emilio Casalini
Giornalista e scrittore, il progetto di Emilio Casalini, da anni impegnato nella ricerca della bellezza come strumento e fine per la valorizzazione delle sfumature della nostra identità, trova la sua forza nella collaborazione con Marina e Susanna Sent, duo di artiste di Murano, che ha realizzato per l'occasione un modello in vetro, omaggio al patrimonio della città di Venezia nei suoi 1600 anni.
"Si tratta di una rappresentazione dei luoghi del vivere" - spiega Casalini - "in cui iniziano a interagire tre variabili: gli spazi (natura, agricoltura, villaggio, borgo, città, periferia ecc), le persone e i saperi da cui attingere. La comunità sta al centro, ma è proprio dall'interazione tra le variabili che ha origine la contaminazione. Questo vuol dire avere il coraggio di affrontare il mutamento sistemico".
Artifici del nostro tempo
Le 8 sezioni della sala mostrano i lavori di giovani artisti selezionati sulla base di un concorso indetto dal Comune di Venezia. Artefici del nostro tempo, mette in mostra 8 sezioni attorno al tema del vivere insieme: design del vetro, vetro realizzato, fotografia, fumetto, pittura, poesia visiva, video clip musicali e street art.
foto: © Elisa Scapicchio
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