La scuola come un catamarano, ispirata alla tradizionale maneaba, edificio tipico delle Kiribati. Una scuola itinerante, pensata per raggiungere le isole dell'atollo, quasi fosse un incrocio tra scuolabus e aula, facilmente assemblabile come in un gioco di costruzioni. È l'idea sviluppata da cinque giovani progettisti: Laura Conti, Jacopo Donato, Elena Giaccone, Tatiana Nebiolo e Alessandro Tamburello, guidati da Raul Pantaleo, co-fondatore del noto studio TAMassociati. La proposta è frutto del laboratorio organizzato nell'ambito del corso "Architecture for Humanity" di YACademy.
Suddivisi in gruppi, i corsisti hanno elaborato soluzioni per una scuola per l'infanzia resiliente alle condizioni estreme che sempre più spesso l'atollo di Tarawa, capitale della Repubblica di Kiribati, deve fronteggiare a causa dell'innalzamento delle acque degli oceani. Con un'altezza media di 80 cm sul livello del Pacifico, le isole di Kiribati sono oggetto di frequenti inondazioni e bersaglio di uno spray salmastro che avvelena le riserve di acqua potabile, desertifica l'isola e distrugge le coltivazioni. A dispetto delle condizioni limite, le popolazioni locali non smettono di lottare attivamente per difendere la vita nei loro territori.
È in questo difficile contesto che si inserisce la scuola-catamarano, resiliente e versatile.
«Oltre a quelle di natura climatica e geografica, ci sono problematiche sociali, politiche e culturali cui dare risposta. C'è sicuramente bisogno di un'architettura resiliente rispetto al problema climatico e geografico, ma c'è anche da risolvere una serie di disuguaglianze legate all'accesso non egualitario alla scuola e alla qualità della scuola stessa», spiega Elena Giaccone. «C'è anche un problema di materie prime: la popolazione ha utilizzato il legno per costruire, andando a diradare la vegetazione sulle coste e questo ha reso gli atolli ancor più vulnerabili rispetto alle inondazioni», aggiunge Laura Conti.
La scuola itinerante, un ibrido tra architettura e imbarcazione
A partire dalle vulnerabilità, nasce l'idea di progettare una scuola itinerante, un'ibridazione tra nave e architettura, che navigando potesse raggiungere tutti i bambini degli atolli, per poi attraccare ad un molo. Un'architettura che dunque assolvesse anche alla funzione di scuolabus.
Il piccolo natante è così flessibile per concezione da poter anche essere costruito per altre specifiche funzioni itineranti, come un mercato o un ambulatorio e in generale per servizi primari per la popolazione.
La maneaba come fonte di ispirazione
«Ci siamo ispirati alla maneaba, tipica di Kiribati. Si tratta di un luogo pubblico in cui ci si incontra, si sta insieme, si fanno attività culturali», prosegue Elena Giaccone.
La tradizionale maneaba è un'architettura costituita da un grande tetto su pilastri, aperto sul perimetro, un luogo simbolo per la vita politica e comunitaria. Con l'attracco di più architetture-catamarano, il molo stesso diventa una sorta di agorà, il centro della vita pubblica proprio come la maneaba. È un po' l'idea di scuola come community center, che in orario extra-scolastico può diventare un importante punto di riferimento per la popolazione e volgere diverse tipologie di attività. Il molo ha anche la funzione che può avere un cortile nelle nostre scuole.
Il progetto open-source
Considerando il problema delle materie prime, il giovane team immagina di utilizzare i container navali, le cui rotte di rifornimento raggiungono Kiribati, per far arrivare sull'isola elementi in legno, già prefabbricati che la popolazione, in piena autonomia, potrebbe assemblare. «L'idea è quella di costruire queste imbarcazioni mediante un workshop che coinvolga la stessa popolazione, in modo da creare un'occasione di condivisione di conoscenza, di creazione di professionalità», riferisce ancora Elena Giaccone.
La proposta è quella di utilizzare il progetto open-source Wikihouse che nasce per la realizzazione di piccole abitazioni a basso costo che tutti possono montare a partire da una sorta di kit. Le parti in legno vengono tagliate con macchine a controllo numerico e tutti i componenti possono essere messi insieme attraverso un gioco di incastri. Si tratta di un processo di prefabbricazione estremamente semplificato. «Gli elementi, in legno sagomato, si uniscono come un puzzle attraverso incastri. La scuola verrebbe assemblata velocemente dalla popolazione, e questo incentiverebbe anche una formazione su una tipologia costruttiva che poi i cittadini potrebbero riutilizzare per altre necessità. Abbiamo scelto un progetto open-source, già disponibile e aperto a tutti, per riproporlo sia per lo scafo che per la parte superiore che accoglie la scuola», continua Laura Conti.
Il piccolo manufatto si compone di uno scafo in cui si incastra la parte superiore ospitante le aule. Quest'ultima è costituita da una serie di portali e controventi. Il tetto, sempre in legno, serve anche per catturare energia: i progettisti hanno infatti immaginato di installarvi moduli fotovoltaici.
Arredi e divisori valorizzano l'artigianato locale
Nelle aule della scuola-catamarano vengono valorizzati manufatti dell'artigianato locale, sia per creare elementi di separazione facilmente rimovibili che gli arredi interni. Questi ultimi, pieghevoli, possono poi essere addossati alle pareti per generare uno spazio interno completamente libero e adatto a qualsiasi funzione. Ciascuna imbarcazione è in gradi di ospitare due aule e un piccolo blocco-servizi.
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