In apertura, Parco Arte Sella, ©Arte Sella, fotografia di Giacomo Bianchi
Un'architettura dell'anima, che con il suo linguaggio possa richiamare alla mente precisi simboli e suscitare emozioni e sensazioni in grado di rafforzare quella relazione speciale che permette all'uomo di connettersi intimamente con la natura. È questo uno dei caratteri distintivi della nuova installazione che sarà accolta ad Arte Sella, il parco d'arte contemporanea che, tra i boschi della Valsugana (Tn), ospita opere d'arte generando un dialogo unico tra l'ingegno dell'uomo e il mondo naturale. Un luogo suggestivo, arricchito dal contributo di artisti e architetti di nota fama, come - solo per citarne alcuni - Eduardo Souto de Moura, Kengo Kuma, Michelangelo Pistoletto, Edoardo Tresoldi.
È prevista per l'autunno la realizzazione di una nuova installazione, nata da un'iniziativa promossa dall'azienda Scrigno Spa con i partner YACademy, accademia internazionale di architettura con sede a Bologna, e MC A Mario Cucinella Architects. Si è concluso a fine maggio il workshop che ha coinvolto, sotto la supervisione dello studio MC A e con la collaborazione del suo dipartimento di Ricerca e Sviluppo R&D, alcuni studenti dei corsi di YACademy in Architecture for Humanity e Architecture for Exhibition (edizione 2020). Sono tre le proposte di «architettura nomade» scaturite dal workshop ed una tra queste (la selezione è in corso) sarà realizzata all'interno del parco Arte Sella, contestualmente alla piantumazione di mille alberi come gesto simbolico di risarcimento del danno creato al Parco dalla tempesta Vaia che nel 2018 ha flagellato il Triveneto.
L'installazione come portale simbolico verso il cambiamento
«A door on a better world» è il tema sviluppato dai tre gruppi di progettisti, che hanno potuto contare sulla tutorship di Martina Ruini, architetto dello studio MC A e su revisioni effettuate direttamente da Mario Cucinella. «Abbiamo chiesto ai giovani progettisti di sviluppare una riflessione sulle implicazioni che l'architettura ha sull'ambiente, attraverso un'installazione che simboleggiasse un rinnovato approccio da parte dell'architettura verso le tematiche di natura ambientale, collocandosi in un luogo simbolo della relazione tra uomo e natura, qual è il parco Arte Sella», racconta Martina Ruini. Dunque un manufatto in armonia con un contesto decisamente suggestivo, attento al tema della sostenibilità, capace anche di stimolare riflessioni - imprescindibili dopo la tempesta Vaia - sul cambiamento ambientale.
«Le installazioni hanno anche lo scopo di veicolare un messaggio simbolico, in qualche modo eterno, in cui potersi riconoscere anche in futuro. Per questo un'attenzione particolare è stata prestata al linguaggio dell'architettura, dal quale doveva scaturire un messaggio da lasciare alla società», aggiunge Martina Ruini. «Infine, la sfida di creare un'architettura che avesse anche un carattere nomade, in modo da relazionarsi al cambiamento che colpisce purtroppo anche questi luoghi». «Tutti i progetti sono stati molto apprezzati da Scrigno, da Mario Cucinella e da Arte Sella, ora bisogna sceglierne uno e la loro fattibilità avrà un peso decisivo nella decisione finale», conclude Martina Ruini.
Le tre proposte
THE JOURNEY
di Afreen Ali, Anna Collatuzzo, Arezoo Mohepour, Juan Salamanca Balen, Paula Strieder
Un santuario in cui riflettere e che invita al viaggio, inteso come percorso interiore. È questo, in estrema sintesi, il concetto chiave del progetto «The journey». La micro-architettura si compone di semplici profili metallici e di una base in lamiera zavorrata anche per mezzo di pietre locali. Il confine interno ed esterno del "volume" è formato da corde elastiche di riuso. Le corde, colorate, accennano ad una compenetrazione di due diversi volumi innestati su basi di diversa forma (quadrata quella esterna e circolare quella interna).
Prima di arrivare al nucleo si percorre così una sorta di percorso anulare, ed il viaggio ha inizio. L'interno è una «sorta di punto di osservazione verso il cielo, quindi l'installazione simboleggia un ritrovato rapporto tra elementi primari, ossia il cielo e la terra con cui il visitatore entra in contatto nel momento in cui sosta nel centro dell'installazione. La semplicità di questo rapporto tra elementi rappresenta anche un ritorno alle origini», spiega ancora Martina Ruini. «I giovani progettisti - prosegue l'architetto - hanno voluto sviluppare una riflessione sul carattere precario della permanenza degli uomini rispetto alla vita del nostro pianeta, nonché sui cambiamenti che ci coinvolgono e che sono molto più importanti e potenti di noi stessi». La natura col tempo si impossesserà della struttura colonizzandola. L'installazione si fonderà così con la vegetazione.
ESHO FUNI
di Nicoletta Centioni, Marta Daturi, Francesca Maestri, Diego Vazquez
Il progetto si ispira al principio buddista (esho funi) secondo cui l'essere umano e l'ambiente sono non solo interdipendenti, ma costituiscono un tutt'uno. Noi come esseri umani siamo inseparabili dalla natura e il nostro ambiente riflette il nostro io interiore, questo il principio da cui il progetto trae la sua ragion d'essere. «Riferendosi al principio buddista, i progettisti riportano al centro il rapporto tra uomo e natura in modo molto esplicito», spiega Ruini. Le somiglianze strutturali tra il corpo umano e le piante (la colonna vertebrale è paragonabile ad un tronco, i rami alle braccia, la linfa al sangue, etc..) diventano fonte di ispirazione, in particolare i progettisti si soffermano sull'analogia tra il midollo, che nella pianta costituisce la via di trasporto per far arrivare il nutrimento fino ai rami e alle foglie, ed il cuore umano.
Entrare nel cuore di un tronco è l'azione che dà forma ad uno spazio simbolico in cui meditare sul principio buddista. L'installazione si compone prevalentemente di tronchi di legno che lasciano spazio ad una cavità in cui si colloca una seduta. «Si induce il visitatore non solo ad una riflessione, ma anche ad un'interazione spinta con l'elemento naturale, che è anche opera d'arte», spiega ancora l'architetto dello studio MC A. Nello spazio interno è presente una serie di specchi incollati sulla faccia di alcuni tronchi. Seguono diverse inclinazioni così da riflettere in modi diversi la natura circostante e l'utente.
STRUMENTI SONORI NELLA FORESTA
di Viviana Cerlino, Elena Giaccone, Tatiana Nebiolo
Qui il principio ispiratore proviene dalla fisica del riverbero: ogni impulso sonoro si può dire che interagisca con ciò che gli sta intorno, cosicché la permanenza di un suono in un ambiente dipende dalla capacità dei corpi di riflettere o assorbire le onde sonore.
Ogni passaggio è registrato e dura nell'ambiente, l'uomo come minuscolo frammento partecipa a questo continuo concerto. «Fermati e ascolta questo incredibile suono a cui stai partecipando» è l'invito implicito nella proposta progettuale di un portale pensato come uno strumento musicale all'interno del bosco a sua volta ispirato a dei versi di Fernando Pessoa:
«Se ascolto, sento i tuoi passi
esistere come io esisto»
«L'aspetto più interessante di questo progetto è che l'installazione non crea uno spazio», sottolinea ancora Martina Ruini. Il visitatore può interagire con essa attivando le tessere che la compongono. Un elemento ludico, composto da portali che tengono insieme tessere di legno disposte in file parallele, tutte libere di muoversi e ruotare intorno ai fili d'acciaio che le sostengono.
La forza motrice è il vento e lo strumento musicale è l'installazione stessa. Le tessere di diverse essenze avranno una diversa densità e peso specifico, così da emettere suoni differenti. Il legno, deperibile, col tempo tornerà alla terra. L'installazione - è l'idea lanciata dai progettisti - potrebbe essere realizzata nelle foreste a rischio nel mondo, come simbolo per sensibilizzare le coscienze rispetto al tema della preservazione degli ecosistemi forestali.
pubblicato il: