È il noto architetto Giovanni Vaccarini, con Enrico Ciampoli, Herman Carbonetti e Sandro Spadafora, ad aggiudicarsi il concorso per la ricostruzione della scuola primaria "Giovanni XXIII" e della scuola media di Corradini-Fermi di Avezzano (L'Aquila). Il nuovo complesso , che nasce dalle esigenze di ricostruzione post-sisma, è destinato ad ospitare un totale di 625 alunni. Entrambe le scuole saranno delocalizzate e riunite in un unico plesso nell'area nord della cittadina abruzzese.
La scuola-parco
Una scuola aperta al territorio, utilizzabile anche ben oltre le esigenze didattiche, dotata di una palestra e di un'agorà utilizzabili autonomamente. Il progetto concepisce il nuovo polo come laboratorio permanente di ricerca e sperimentazione, con spazi esterni integrati con l'ambiente costruito. Sono questi alcuni dei punti fermi su cui si basa la strategia progettuale messa a punto dal team vincitore (al momento la graduatoria è provvisoria).
Ambiziosi anche gli obiettivi "ecologici": il progetto punta a raggiungere la quota del 60% di superficie permeabile, il 40% di aree verdi e propone l'uso di materiali drenanti per almeno il 30% delle superfici.
A partire dal naturale declivio del lotto, i volumi che definiscono il nuovo istituto onnicomprensivo sono modellati in armonia con il suolo, definendo, senza soluzione di continuità, una sorta di parco-scuola in cui si avvicendano spazi interni per la didattica ed esterni per lezioni all'aria aperta. «La matrice semantica - viene spiegato nella relazione progettuale - è quella del disegno del suolo della piana del Fucino, un approccio fortemente identitario che lega in maniera indissolubile il progetto alla città di Avezzano». Quanto al parco, questo, come parte integrante del sistema insediativo e didattico, è concepito per permettere «una costante interconnessione, fisica e visiva tra gli spazi collettivi, individuali ed esplorativi».
La copertura-giardino diventa un importante elemento espressivo che caratterizza i nuovi volumi, conferendo ad essi qualità spaziale, cromatica e percettiva. Ma il tetto giardino, a disposizione delle comunità scolastica e civica, è anche molto più di un elemento espressivo, è anche un'intercapedine tecnica che consente di gestire la distribuzione dell'energia.
Cardo e decumano come metafora del foro romano
L'istituto è strutturato intorno a due assi principali, una sorta di "cardo" e "decumano", alla cui intersezione è posizionato il polo civico; una metafora del foro romano.
«Si cresce e si diventa uomini e cittadini attraverso la famiglia, attraverso il territorio, attraverso la scuola, ma si cresce e si vive bene e in maniera completa nella misura in cui questi tre luoghi sanno comunicare e interagire tra di loro», spiegano ancora i progettisti. «Quindi il Polo si pone anche come locus di dialogo, di narrazione e di interazione tra alunni, famiglie, istituzioni e territorio».
La scuola per una didattica «di coinvolgimento»
La struttura architettonica e gli arredi sono pensati per promuovere la «didattica di coinvolgimento e di responsabilizzazione individuale». Il progetto propone, ad esempio, di collocare una compostiera per la raccolta dell'umido della mensa, l'utilizzo di pannelli solari, un impianto di raccolta delle acque reflue. Si opta inoltre per materiali ecocompatibili, si punta ad ottenere elevate prestazioni energetiche dell'involucro edilizio. L'obiettivo: «rendere non solo abitabile, ma pedagogicamente attraente l'investimento educativo».
L'impianto delle aule didattiche è caratterizzato da una particolare attenzione alla flessibilità e modularità delle sue parti per mezzo di pareti mobili che creano ambienti di dimensione diversa ed addizionabili a seconda delle necessità didattiche. Il progetto attribuisce grande importanza anche al colore che contribuisce alla riconoscibilità degli spazi per gli alunni.
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