Parco della Giustizia a Bari: prima il concorso poi la realizzazione con appalto integrato

di Mariagrazia Barletta

Un'opera imponente, da 405 milioni di euro, che passerà per il concorso di progettazione per l'acquisizione prima del progetto di fattibilità tecnica ed economica e poi del definitivo. Subito dopo in calendario c'è un appalto integrato come soluzione per accelerare i tempi. L'Agenzia del Demanio, il Comune di Bari e il Ministero della Giustizia hanno scandito tempi e modi del percorso che porterà alla realizzazione del Parco della Giustizia a Bari, destinato a prendere il posto delle ex caserme Capozzi e Milano.

L'Agenzia, a partire dalla consegna del primo lotto - entro i primi 6 mesi del 2025 - ha presentato e aggiornato il cronoprogramma che è diviso in due fasi.  Sin da subito sono previste la demolizione degli edifici, la bonifica del sito e la realizzazione del parco.  

«La fase 1 - si legge in un comunicato congiunto dell'Agenzia del Demanio, ministero della Giustizia e Comune di Bari - passa dal concorso di progettazione Pfte all'approvazione del progetto definitivo del I lotto, con termine novembre 2022».  

«La fase 2 riguarda l'appalto integrato per  la progettazione esecutiva ed l'esecuzione lavori del primo lotto - Tribunale penale con annessa Procura -  e realizzazione del Parco. Il termine di consegna è fissato per il 30 giugno 2025, con l'impegno della massima accelerazione per ridurre quanto più possibile gli ultimi 6 mesi».

A breve il concorso

Il bando per l'acquisizione del progetto di fattibilità tecnica ed economica, si apprende sempre dal comunicato, dovrà uscire a giorni.  Si punta alla restituzione alla città e al territorio di uno spazio di alto pregio. Saranno inoltre richiesti standard prestazionali elevati dell'opera, in linea con le nuove indicazioni in materia di qualità progettuale, sostenibilità ambientale ed efficientamento energetico. Inevitabile un'alta attenzione alle politiche green, al fine di migliorare gli aspetti ambientali, in particolare in ordine alla qualità dell'aria, alla riduzione dell'inquinamento, alla resilienza ai cambiamenti climatici, alla salvaguardia della biodiversità in ambito urbano, al miglioramento del paesaggio. 

Il progetto dovrà infine riuscire a creare valore economico-sociale grazie alla riqualificazione complessiva di un'importante area della città di Bari e all'apertura di ampi spazi di verde urbano per la collettività.

La cittadella della Giustizia: dall'inagibilità alle procedure accelerate

Garantire il regolare svolgimento dei procedimenti e dei processi degli uffici del tribunale penale di Bari e della Procura della Repubblica, dopo la dichiarata inagibilità (da parte del Comune di Bari) del Palagiustizia che li ospitava, era tra i temi scottanti affrontati dal Governo nel 2018. Una vicenda che fa parte anche dei racconti più scandalosi che hanno trovato spazio nelle pagine dei giornali, con le udienze svolte in una tendopoli.

A gennaio del 2018 era stato firmato un protocollo d'Intesa tra ministero della Giustizia, Demanio, Comune e Città Metropolitana di Bari, Corte di Appello, Procura Generale, ministero delle Infrastrutture e Provveditorato alle opere pubbliche per la realizzazione di una cittadella della giustizia a Bari. Si arriva a ottobre 2020 quando viene firmata la convenzione tra il ministero della Giustizia e l'Agenzia del Demanio per la realizzazione del Parco della Giustizia nell'area delle caserme dismesse "Capozzi" e "Milano". Lo scorso febbraio si conclude la gara, bandita dall'Agenzia del Demanio, per l'affidamento dei servizi di architettura e ingegneria relativi alle indagini preliminari al progetto di fattibilità tecnica ed economica. Ad aggiudicarsi l'incarico è un raggruppamento guidato Politecnica Ingegneria ed Architettura.

Arriva poi il decreto Infrastrutture (Dl 121 del 2011) e con esso la procedura per la progettazione e la realizzazione viene accelerata facendo ricorso, sulla scia dell'esperienza del Ponte San Giorgio a Genova e di quelle a seguire, ad un Commissario straordinario con poteri speciali, funzioni di stazione appaltante e ampie possibilità di deroga rispetto al Codice degli appalti.

Le regole straordinarie, scritte ad hoc per le procedure gestite dai commissari, prevedono inoltre che l'approvazione dei progetti da parte dei commissari stessi, d'intesa con i presidenti delle Regioni territorialmente competenti, sostituisce ogni autorizzazione, parere, visto e nulla osta occorrenti per l'avvio o la prosecuzione dei lavori. Fanno eccezione le opere sottoposte a tutela ambientale e ai beni culturali e paesaggistici.

Nel caso del Parco della Giustizia di Bari, il decreto Infrastrutture ha stabilito che il commissario straordinario approvi il progetto di fattibilità in sede di conferenza di servizi, con la partecipazione obbligatoria di un rappresentante del ministero della Giustizia e con il parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Per l'opera pugliese, l'approvazione del progetto da parte del Commissario dovrà tener conto, in particolare, dei pareri, nulla osta e autorizzazioni necessari ai fini della localizzazione dell'opera, della conformità urbanistica e paesaggistica dell'intervento, della risoluzione delle interferenze e delle relative opere mitigatrici e compensative.

L'approvazione del Pfte ha effetto di variante degli strumenti urbanistici vigenti. La variante urbanistica comporta l'assoggettamento dell'area a vincolo preordinato all'esproprio. Infine, il Dl Infrastrutture offre al Commissario la possibilità di ricorrere all'appalto integrato e dunque all'affidamento congiunto della progettazione definitiva ed esecutiva e dell'esecuzione dell'opera.

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