La scuola come centro civico, in certi casi occasione di riqualificazione, che funzioni da stimolo per la coesione delle comunità. Un luogo dove gli spazi aperti possano avere valore didattico e dove anche i corridoi, gli atri e gli uffici del personale si carichino di nuovi significati e funzioni. Massima attenzione anche all'inclusione: una scuola che sia davvero per tutti deve anche saper stimolare i cinque sensi e assecondare le diverse capacità cognitive.
Sono state presentate oggi, 2 maggio, alla Triennale, a Milano, le linee guida per la progettazione di scuole innovative cui ha lavorato un pool di rinomati architetti: Renzo Piano, Cino Zucchi, Mario Cucinella, Stefano Boeri, Massimo Alvisi, Sandy Attia, Luisa Ingaramo, affiancati dal celebre maestro e visionario pedagogista, Franco Lorenzoni, co-fondatore della casa-laboratorio di Cenci (Terni), da Andrea Gavosto, economista e presidente della Fondazione Giovanni Agnelli e da Carla Morogallo, direttore operativo de La Triennale di Milano e dalla dottoressa Raffaella Valente.
Si tratta, più nel dettaglio, delle linee guida per la realizzazione di 195 interventi di edilizia scolastica finanziati con le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Interventi che dovranno passare per un maxi-concorso di progettazione. Tra l'altro proprio le risorse destinate alle 195 scuole e al relativo concorso sono state rafforzate dal Dl Pnrr 2 in vigore dal 1° maggio.
Le linee guida tracciano le coordinate della scuola ideale in dieci punti.
Innanzitutto, una scuola deve rapportarsi con il contesto ed essere proiettata verso la comunità e per farlo non si può prescindere da un'architettura di qualità, che, in alcuni contesti, va considerata come un'opportunità unica di riqualificazione del territorio. «Una scuola di qualità parte da un pensiero progettuale coeso, che si sforzi di far confluire e dia forma alla duplice natura simbolica e pedagogica dell'istituzione scolastica», si legge nelle linee guida. Che la scuola sia a basso impatto ambientale e concepita per ridurre al minimo interventi costosi di manutenzione, è ormai un obbligo. Una scuola sostenibile è anche durevole: «progettare oggi vuol dire assumersi la responsabilità di costruire scuole che devono durare alcuni decenni», è l'altro punto, solo apparentemente scontato in quanto spesso disatteso, del decalogo.
Viene ripreso il tema della scuola come centro civico, già contenuto nelle linee guida del ministero dell'Istruzione del 2013: «Negli orari extrascolastici vanno facilitate relazioni intense tra le generazioni e tra le tante diversità che sempre più abitano le nostre città, rendendo gli spazi della scuola dedicati alla comunità luoghi di incontri e sperimentazioni. L'apertura della scuola alla comunità assume dunque un'importanza cruciale nel progetto educativo e architettonico, che deve favorire la mescolanza di età, saperi, competenze, proposte e momenti di fruizione».
Fare lezione all'aperto, nei cortili, è una buona prassi ma non sufficientemente adottata nelle scuole italiane. Gli spazi all'aperto vanno dunque rafforzati, si raccomanda nel documento. «L'ambiente esterno è il luogo di elezione per fare esperienza non solo legata al contesto naturale (il contatto con la terra, l'osservazione dei fenomeni meteo, la coltivazione), ma anche come prolungamento degli ambienti interni. Spazi all'aperto dovrebbero essere facilmente accessibili dalle aule, ma anche da laboratori, biblioteche, spazi comuni e di ristorazione, in una sorta di continuità d'uso che ne faciliti l'appropriazione. Corti interne, terrazze, patio, giardini pensili, logge, verande, pergole, padiglioni, ecc. sono luoghi articolati per mediare la distinzione che separa l'involucro edificato dal contesto circostante».
Gli spazi interni devono potersi adattare facilmente a modelli di insegnamento differenti e personalizzati. Ed anche i corridoi, gli atri e le scale vanno ripensati. «Gli spazi distributivi assumono un ruolo centrale, non solo nei momenti di pausa, ma per lo stesso apprendimento, se messi in grado di accogliere momenti di attività collettive e di gruppo, luoghi dove svolgere attività in autonomia o semplicemente discutere, aspettare, incontrarsi: "spazi rifugio" per ritrovarsi con sé stessi, ma anche spazi grazie ai quali promuovere un processo di apprendimento che - coerentemente ai traguardi metacognitivi suggeriti dalle Indicazioni nazionali - dia rilevanza al ruolo attivo dello studente nella costruzione e nell'impiego delle diverse strategie di lavoro scolastico».
Attenzione anche agli ambienti di lavoro. «Oggi gli spazi del personale che lavora nella scuola - in particolare, ma non solo, dei docenti - sono concepiti come ambienti di servizio, ma vanno ripensati come risorse dell'azione educativa», raccomandano ancora le linee guida. «Soprattutto nell'ottica di un'estensione del tempo scuola al pomeriggio, è utile concepire ambienti dove gli insegnanti possano lavorare serenamente e comodamente, preparare lezioni, fare ricerca, co-progettare con i colleghi o anche solo avere un momento di pausa e convivialità».
Una scuola per i cinque sensi. È importante - viene sottolineato nel documento - «promuovere un apprendimento efficace e inclusivo, rivolto realmente a tutti, richiede didattiche che integrino diversi stili cognitivi (visivo, verbale e non verbale, uditivo e cinestetico). Le strategie degli insegnanti dovrebbero di volta in volta valorizzare uno o più di questi canali per permettere a ciascuno di apprendere al meglio». Neanche la dimensione tattile va trascurata, «da considerare anche nella scelta dei materiali per realizzare superfici diversificate e il più possibili "naturali", contrapposte alla immagine standardizzata e sintetica propria di molte scuole».
Anche le attrezzature e gli arredi hanno una grande importanza: «L'equilibrio fra spazi attrezzati per attività specifiche e spazi aperti a più usi è un fattore importante per facilitare diverse modalità di interazione. Gli arredi (anche quelli fissi) sono fondamentali per connotare gli spazi nei loro diversi usi, aiutando a personalizzarli, rendendoli realmente funzionali». Non per ultimo, una scuola è connessa se le nuove tecnologie diventano una delle infrastrutture diffuse di apprendimento, raggiungendo tutti gli ambienti della scuola per sostenere attività didattiche e amministrative.
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