È di qualche settimana fa la notizia dei vincitori della terza edizione del Premio italiano di Architettura, l'annuale riconoscimento nato dal sodalizio tra il Museo MAXXI di Roma e la Triennale di Milano che, ogni anno, mette in evidenza due progetti distintisi per qualità architettonica e conferisce un premio a un architetto che, grazie al suo lavoro, è stato esempio di valori e buone pratiche.
Un impegno condiviso nella valorizzazione dell'architettura italiana, con l'occhio attento verso l'innovazione, la qualità del progetto e il ruolo sociale e ambientale dell'architettura. Tra 37 candidature proposte quest'anno da un gruppo di esperti, il riconoscimento per il "miglior progetto realizzato negli ultimi tre anni" è stato assegnato al restauro e all'ampliamento dell'ACCADEMIA CUSANUS, firmato da MoDus Architects (Sandy Attia e Matteo Scagnol), mentre Atelier Remoto (Valentina Merz e Lara Monacelli Bani) conquista il premio "miglior giovane progettista" con l'installazione DANDALÒ, già vincitrice della prima edizione NXT MAXXI L'Aquila, prossima all'inaugurazione.
Matteo Scagnol e Sandy Attia (MoDus Architects) | Lara Monacelli Bani e Valentina Merz (Atelier Remoto)
Se, per la giuria internazionale¹, il progetto di MoDus si è distinto "per la qualità urbana del complesso, spazi accessibili e di alto valore civico", relazione tra conoscenza e comunità", Dandalò spicca per "eleganza e narratività attenta e consapevole rispetto al territorio aquilano, insieme a realizzabilità e spazialità adatta ad accogliere gli eventi estivi".
Nessuna incertezza per il premio alla carriera, assegnato all'unanimità all'architetto, designer e accademico fiorentino ANDREA BRANZI.
¹ Giovanna Melandri (Presidente Fondazione MAXXI) • Stefano Boeri (Presidente Triennale Milano) • Pippo Ciorra (Senior Curator MAXXI Architettura) • Lorenza Baroncelli (Direttore artistico Triennale Milano) • Simona Della Rocca | BDR bureau (Vincitrice Premio giovani nel 2021) • Maria Giuseppina Grasso Cannizzo (Vincitrice Premio miglior edificio o intervento completato nel 2021) • Lina Ghotmeh (architetta) • Joseph Grima (Direttore creativo della Eindhoven Design Academy) • Mirko Zardini (architetto e curatore).
Premio italiano di Architettura | la mostra
a cura di Pippo Ciorra
Al MAXXI di Roma in mostra fino a settembre nella sala Carlo Scarpa anche i progetti dei finalisti: il progetto Anonima Agricola di Captcha Architecture, il Bivacco Fanton di DEMOGO studio di architettura, la Scuola di musica di Bressanone di Carlana Mezzalira Pentimalli, CAMUC - casa museo Cannas di laiBE architettura con Paolo Depau, Piazza del mercato di Enrico Dusi + Matteo Ghidoni, Alessandro Checchin/Sinergo Spa.
Premio al miglior edificio realizzato negli ultimi 3 anni
→ Restauro e ampliamento Accademia Cusanus | MODUS ARCHITECTS
Sintesi perfetta tra vecchio e nuovo, il progetto di MoDus Architects si relaziona armoniosamente con la preesistenza dando vita a un complesso organico, interconnesso e aperto alla comunità.
Un intervento delicato, quello di MoDus, che richiedeva di lasciare inalterati i tratti dell'esistente annettendo un nuovo spazio pubblico per riconnettere nella sua interezza il complesso.
Situata lungo la riva del fiume Isarco, a Bressanone, nata come centro per l'apprendimento dedicato allo scambio e all'incontro tra mondo religioso e laico, l'Accademia Cusanus è composta da da tre edifici: Paul Norz Haus, Mühlhaus, e Haupthaus, quest'ultimo realizzato dall'architetto Othmar Barth.
Nonostante l'acceso dibattito che generò nel 1962 - al momento della sua inaugurazione - per la sua estetica così moderna in mattoni e cemento a vista, oggi l'edificio, oltre che capolavoro di Barth, è diventato uno dei landmark di Bressanone.
Semplicità e decoro sono le parole chiave del nuovo gesto architettonico, tradotte in un perfetto equilibrio tra strutture, superfici e luce.
I due interventi progettuali più significativi ed espliciti di MoDus si sviluppano al piano terra dell'Haupthaus, dove un asse di nuova formazione apre l'edificio: al livello inferiore, la grande sala conferenze diventa il nuovo fulcro del complesso; al piano terra, grazie al nuovo asse nord-sud (a sostituzione del corridoio senza uscita) l'ingresso principale è collegato con il refettorio, lungo il quale trovano posto la caffetteria e l'area d'ingresso di recente introduzione, con spazi per sedute informali e viste affacciate sull'unica sala per seminari del piano.
L'area dell'ex circolo privato, al piano interrato, è stata invece trasformata in una serie di sale per seminari, contigue grazie all'aggiunta della sala conferenze. Questa, illuminata dall'alto da un lucernario a forma di U, segna la sagoma del cortile fuori terra, che si trasforma così da spazio residuo in luogo pubblico a valenza sociale.
foto: © Gustav Willeit
Premio Miglior Giovane Progettista
→ Dandalò | ATELIER REMOTO
A dare il nome al progetto è il "'ndandalò", che in dialetto abruzzese significa "altalena".
Riparo e ombra colorata, dalla seconda metà di luglio Dandalò troverà spazio nella piazza antistante Palazzo Ardinghelli (sede del MAXXI L'Aquila), un invito per i passanti a restare, a sedersi, a partecipare e a farsi trasportare dall'atmosfera di festa.
Il progetto nasce dalla volontà di coniugare tradizione locale e risposta alla necessità di creare un luogo di aggregazione, attivando i quattro fronti della piazza di Santa Maria Paganica. L'obiettivo, regalare nuove e inattese fruizioni dello spazio pubblico.
Un mix di suggestioni dà forma all'installazione, dal paesaggio che attraversa l'Abruzzo - prima montagna, poi vallate e infine mare - alle molteplici prospettive delle vie dell'Aquila, tra barocco, contemporaneo, gazebi, palazzi rinascimentali e chiese diroccate. Non da meno, il riferimento al valore della cultura locale, che associa l'elemento telaio - assemblaggio elementare, leggero e trasportabile - alle processioni delle feste popolari dell'Aquilano, con le strutture adornate da lenzuoli e tele trasportate a mano per le vie della città.
Ecco quindi che Dandalò richiama, immediatamente, il gesto della festa, inteso come momento di gioia, un insieme di simboli riconoscibili per la comunità, a partire dalla tradizione tessile locale di coperte di lana, ricami e tovaglie, rivisitata in chiave contemporanea attraverso l'utilizzo di nuovi materiali.
Dal punto di vista tecnico, Dandalò è composto da una pedana di morali in legno di 8 x 8 appoggiati su zavorre in cemento, rivestita di tavolati in legno dipinto che formano delle gradinate e delle nicchie per la sosta ed il riposo. Grazie alla pendenza della piazza la pedana raggiunge un'altezza di 80 cm verso ovest e di circa 10 cm verso est, consentendo, così, di alloggiare tutte le attrezzature tecniche per luci e audio e lo spazio per la raccolta dei rifiuti.
La struttura verticale, composta da un sistema di telai in tubi di acciaio grigi satinati controventato da traversi posizionati ortogonalmente, definisce due stanze - una all'ingresso del museo e l'altra dell'arrivo da Corso Vittorio Emanuele - e un pergolato, che funziona da quinta tra area palco e lato sedute fronte museo.
L'intero progetto è pensato seguendo la buona regola della facilità di smontaggio, prevedendo quindi il posizionamento dei profili giuntati e non saldati, senza compromettere la stabilità della struttura.
La copertura in vele, risultante di una serie di profili in alluminio cavi di lunghezza distinta a seconda delle aree del padiglione, è agganciata ai traversi della struttura primaria, modificabile a seconda delle necessità. La distanza tra gli elementi - lasciando filtrare aria, sole e pioggia - consente alla struttura di evitare l'effetto vela in caso di vento e di eccessiva sollecitazione per il deposito di acqua piovana.
Dandalò la notte brillerà, grazie a corpi luminosi led da esterni che saranno inseriti nei profili cavi in alluminio, simulando l'effetto di catenarie di luci sospese.
Il Premio alla Carriera ad Andrea Branzi
Classe 1938, Andrea Branzi è il fondatore - insieme a Paolo Deganello, Massimo Morozzi e Gilberto Corretti - del collettivo Archizoom Associati, il primo gruppo di avanguardia noto in campo internazionale, i cui progetti sono oggi conservati presso il Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell'Università di Parma.
Considerato tra i maggiori esponenti del design neomoderno, i lavori di Branzi rappresentarono la società e le dinamiche del tempo, contestando e sovvertendo le regole fino a quel momento considerate immutabili nel mondo di architettura e design.
Nel 1966, Archizoom insieme a Superstudio, lanciò il Manifesto della Superarchitettura, "l'architettura di superproduzione, superconsumo, superinduzione da consumare, il supermercato, il superuomo, il super gas".
I suoi oggetti sono stati prodotti da Alessi, Cassina, Qeeboo, Vitra e Zanotta.
Negli anni ha ricevuto numerosi premi, tra cui, nel 1987, il prestigioso Compasso d'oro alla carriera.
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