Lo aveva già detto chiaramente e lo ha ribadito in un intervento nella trasmissione "Che tempo che fa" il 13 novembre, intervistato da Fabio Fazio: la loggia Isozaki a Firenze non si farà. Parola del neo-sottosegretario di Stato al ministero della Cultura, Vittorio Sgarbi. E, sulla stessa linea, da quanto riporta il Corriere Fiorentino, è anche il ministro Gennaro Sangiuliano.
Secondo Sgarbi, la loggia è «orrida» e «sembra una rete per materassi, alta il doppio delle logge di Vasari». Il riferimento è alla loggia pensata come uscita dagli Uffizi da Arata Isozaki e Andrea Maffei, vincitori del concorso internazionale di progettazione bandito nel lontano 1998 (stesso anno in cui venne bandito il concorso per il Maxxi), al quale parteciparono grandi nomi dell'architettura (Gae Aulenti, Mario Botta, Norman Foster, Vittorio Gregotti e Hans Hollein).
L'uscita prevista su piazza del Grano (già piazza Castellani), ossia sul retro degli Uffizi, ha una storia travagliata e infinita. Da sempre trova dalla sua parte sostenitori che si oppongono a chi la osteggia caldamente.
E ora la storia si ripete, cambiano solo gli attori. Da una parte, il sindaco Nardella vorrebbe che l'opera venga realizzata e il ministero, invece, salvo improbabili colpi di scena, è pronto a cancellarla insieme allo stanziamento di 12 milioni di euro che il precedente dicastero, guidato da Dario Franceschini, aveva messo a bilancio per realizzare l'intervento, inserendolo ad agosto 2020 nel piano strategico «Grandi Progetti Beni Culturali», varato dopo aver incassato il parere favorevole della conferenza unificata Stato-Regioni e dopo il passaggio in Consiglio superiore dei beni culturali.
«Isozaki ha vinto e quindi noi cosa dobbiamo fare? Pagare il progetto, ma non dobbiamo per forza farlo», ha affermato Sgarbi nell'intervista condotta da Fazio. «Lo Stato ha stanziato 12 milioni, possiamo anche non stanziarli. Oggi ho chiamato Paolo Pejrone (il noto paesaggista, nda) - ha proseguito il sottosegretario - per fare lì un giardino, un'uscita come una siepe nella quale tu entri ed esci, con un po' di acqua, una cosa semplice».
Secondo Sgarbi, lo Stato non è autorizzato a «fare quello che un privato non potrebbe fare». «Prova a immaginare - ha continuato rivolgendosi al conduttore di Rai - se Prada, Gucci o Ferragamo chiedessero questa roba qui. Lo stato deve farla con l'arroganza del potere perché ha dei soldi da buttare? No, facciamola in maniera decorosa, oltretutto è vecchia del millennio scorso, perché è del 1998 e lui (Isozaki, nda) lo paghiamo come è stato pagato. Questa è la mia posizione serena e conservatrice, ma non contro di lui, perché poi ci sono dei progetti bellissimi che vengono realizzati».
La storia-odissea del progetto
L'architetto giapponese nel febbraio 2001 firmò la convenzione con il ministero per i Beni culturali per realizzare il progetto esecutivo e contestualmente firmò anche il protocollo con il Comune di Firenze per la progettazione preliminare di piazza Castellani. Fu allora che si scatenarono gli oppositori. Nello stesso anno l'iter venne bloccato.
«Nel frattempo, cominciò una campagna di scavi in piazza Castellani che portò alla luce reperti archeologici, identificati come un probabile pezzo della prima cerchia delle mura. Questo ritardò anche i lavori per la ristrutturazione della piazza, che comunque proseguirono dopo le necessarie indagini», si legge in un vecchio comunicato del Comune di Firenze.
Nel frattempo anche il progetto esecutivo dei "Nuovi Uffizi" (per la riorganizzazione e l'ampliamento del museo), subì una fase di stallo finché, nel febbraio 2003, il sindaco Leonardo Domenici e il ministro per i Beni culturali Giuliano Urbani sottoscrissero un accordo per sbloccare la situazione, sia per la loggia di Isozaki sia per il progetto esecutivo degli Uffizi. L'accordo prevedeva che una quota parte di risorse stanziate dal Comune per realizzare il progetto di Isozaki, venisse utilizzata dal ministero per redigere il progetto esecutivo dei Nuovi Uffizi. In cambio il ministero si impegnava a garantire le ulteriori risorse per realizzazione dell'intero complesso delle opere, compresa la nuova uscita progettata da Isozaki.
Nel 2004 fu presentato il progetto esecutivo dei Nuovi Uffizi e realizzata la sistemazione di piazza del Grano (già piazza Castellani) così come pensata da Isozaki. «Per quanto riguarda la loggia - si legge ancora nella ricostruzione dei fatti ad opera del Comune - nel 2004 terminò la campagna di scavi nella piazza dal cui esito, come precisato dal ministro Urbani, dipendeva il futuro del progetto. Su espressa richiesta del sindaco Domenici che a tal proposito aveva inviato al ministro una lettera, Urbani nell'ottobre 2004 annunciò che il progetto doveva essere rivisto sulla base dei reperti rinvenuti nel corso degli scavi archeologici. Nell'aprile 2005 un importante passo avanti per la risoluzione della vicenda: Isozaki, il ministero e il Comune siglarono un accordo per una nuova ipotesi progettuale dell'uscita dei Nuovi Uffizi "», la quale avrebbe dovuto valorizzare il tessuto archeologico venuto alla luce in seguito agli scavi.
A giugno 2006 arriva il via libera alla progettazione esecutiva dell'uscita e ai successi lavori di realizzazione. Nel 2007 la battaglia contro l'opera continua da parte di consiglieri comunali dell'opposizione e arriva anche un'interrogazione all'indirizzo dell'allora ministro dei Beni culturali, Rutelli. Seguono anni di polemiche, fino a quello che è stato annunciato come punto di svolta: il finanziamento, ad agosto 2020 della loggia con i 12 milioni del piano strategico del Ministero della Cultura. Una «storica decisione» l'aveva definita il sindaco, Dario Nardella ringraziando il ministro Franceschini. Sembrava tutto risolto, ma poi arriva il cambio di governo e di opinioni, nel frattempo i progetti invecchiano, si cancellano, resuscitano. E forse neanche le attese decennali e i colpi di spugna fanno più scalpore quando le storie si ripetono, sempre uguali, con insistenza.
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