Ischia, Pichetto: 12 anni fa stanziati oltre 3 mln per Casamicciola, ma gli interventi sono ancora in fase di progetto

di Mariagrazia Barletta

«È amaro ricordare che per la messa in sicurezza della zona costiera e la riduzione dell'erosione e la stabilizzazione dei versanti del Comune di Casamicciola sono stati stanziati dodici anni fa dal ministero dell'Ambiente complessivamente 3 milioni e 100 mila euro, ma gli interventi risultano ancora in fase di progettazione», ad affermarlo è il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto, intervenuto mercoledì 30 novembre ad un question time alla Camera dei Deputati.

Probabilmente 3 milioni e 100mila euro non sono bastano a mettere in sicurezza il territorio dell'Isola verde, ma le parole del ministro mettono in evidenza l'incapacità locale di spendere le risorse. «La fragilità e la naturale predisposizione del territorio - ha detto Pichetto, riferendosi all'isola - è accertata e documentata: il 49% del territorio è classificato a pericolosità elevata e molto elevata, sono oltre 13.000 gli abitanti residenti in aree a maggiore pericolosità per frane».

«Il dissesto idrogeologico - ha detto il ministro - è un'emergenza nazionale che lo Stato non ha saputo affrontare efficacemente. È chiara l'urgenza di giungere alla semplificazione delle procedure per l'attuazione e il finanziamento degli interventi, al rafforzamento delle strutture tecniche di supporto ai commissari straordinari. Il Piano è in via di formale definizione, contemplando 139 interventi e una spesa di oltre 350 milioni di euro a carico del bilancio del Mase (il ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica)».

Va ricordata anche un po' di storia: il governo Renzi nel 2014 aveva istituito un'unità di missione presso la presidenza del Consiglio dei ministri, denominata Italia Sicura, che prevedeva un Piano nazionale 2015-2020 contro il dissesto idrogeologico da 7 miliardi di euro per oltre 3500 interventi in tutto il Paese, cui si aggiungevano ulteriori 2,7 miliardi per cantieri già previsti ma trovati bloccati. Dunque un piano di contrasto da 9,7 miliardi con regia del Governo. Struttura poi smantellata dal governo Conte (con il Dl 86 del 2018), che ne ha trasferito le competenze al ministero dell'Ambiente. In seguito, nel 2019, viene presentato da Conte il Proteggi Italia, un maxi-piano nazionale per la sicurezza del territorio da 10,853 miliardi di euro spalmati su tre anni (2019-21).

Difficile dire quelle risorse quali strade abbiano preso (di sicuro le somme spese sono state minime rispetto agli stanziamenti). Alcune informazioni su questo fronte si ricavano da una nota dell'Anci, l'associazione dei comuni italiani depositata alla Camera a novembre 2020 in occasione di alcune audizioni informali svolte sul tema del contrasto al dissesto idrogeologico. Secondo la memoria dell'Anci, «Del Piano del 2014 da 9,5 miliardi di euro varato dal Governo con ItaliaSicura, ne sono stati spesi solo circa 3 per 1475 progetti. [...] Il Governo Conte nel 2019 con Proteggi Italia: 10,853 miliardi di euro stanziati per il triennio 2019-2021. Su tre miliardi a disposizione che i Commissari straordinari hanno stanziato per il 2019 sono stati spesi solo 315 milioni di euro in 263 progetti esecutivi di tutela del territorio dal dissesto idrogeologico. Un decimo dei finanziamenti previsti. Secondo l'Agenzia per la coesione territoriale dal 2007 a oggi (novembre 2020, nda) le regioni Italiane hanno speso il 20% degli 1,6 miliardi di fondi comunitari messi a disposizione (320 milioni)».

Quanto alla difficoltà di spesa, già l'allora struttura centralizzata "Italia sicura" aveva analizzato le principali cause che tenevano bloccate le risorse stanziate in precedenza e individuate in: mancati controlli e mancate attivazioni di interventi sostitutivi, ritardi nelle autorizzazioni o nei pagamenti, valutazioni di impatto interminabili, lunghissime fasi di progettazione con durata media 4-6 anni, impossibilità da parte di piccoli e medi Comuni di garantire stazioni appaltanti nella gestione delle gare o nella direzione lavori, incapacità di gestire conflitti locali.

Nel disegno di legge di Bilancio per il 2023 non vi è traccia di nuovi stanziamenti per combattere il dissesto idrogeologico, se si esclude un'iniezione di ulteriori risorse (rispetto a quelle stanziate dalla legge 160 del 2019) destinate a contribuire alla spesa degli enti locali per progetti definitivi ed esecutivi volti non solo alla realizzazione di interventi di messa in sicurezza del territorio, ma anche di messa in sicurezza ed efficientamento delle scuole, degli edifici pubblici e del patrimonio culturale. Le nuove risorse per tali progetti sono pari a 250 milioni distribuiti tra il 2023 (50 milioni) e il 2025.

Infine, la Manovra 2023 prevede un Fondo per il contrasto al consumo del suolo, con una dotazione di 160 milioni di euro. «Ai 105 milioni previsti dalla Finanziaria del 2019 per la bonifica dei siti orfani è stato aggiunto - ha precisato Pichetto - l'investimento del Piano nazionale di ripresa e resilienza per un ammontare di 500 milioni, destinati agli interventi da intraprendere per la riqualificazione di almeno il 70% della superficie del suolo dei siti orfani, con lo scopo di ridurre l'occupazione del terreno e migliorare il risanamento urbano, obiettivo da raggiungere entro il primo trimestre del 2026».

Sul fronte del dissesto idrogeologico e del rischio alluvione, va ricordato che anche il Pnrr non è troppo generoso, stanziando per tale "missione" soli 2,49 miliardi.

A mettere in evidenza le problematiche da risolvere per mettere in sicurezza in nostri territori è stata anche la Corte dei conti, che recentemente ha evidenziato: l'assenza di un'efficace politica nazionale, di natura preventiva e non urgente, per il contrasto al dissesto idrogeologico; la difficoltà degli organi amministrativi nell'inserire la tutela del territorio nelle proprie funzioni ordinarie; la debolezza dei soggetti attuatori e dei commissari/presidenti straordinari delle Regioni, che non hanno strutture tecniche dedicate. La Corte dei conti ha inoltre sottolineato le difficoltà procedurali, l'assenza di controlli adeguati e di un sistema unitario di banche dati.

Il ministro Pichetto ha toccato anche il tema dei condoni. «Il Consiglio dei ministri - ha detto - si è espressamente impegnato nell'adozione entro fine anno del Piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico, che avrà nella lotta al dissesto idrogeologico un suo punto fermo. Se ci impegniamo all'approvazione e all'attuazione del Piano, mi sembra evidente l'impossibilità di avallare  misure che andrebbero a minare la sicurezza del nostro territorio».

Il Piano nazionale di adattamento è «un documento di indirizzo fondamentale per far fronte alle conseguenze ambientali e socio economiche dei cambiamenti climatici», ha rimarcato il ministro. Il Piano, ha ricordato, «è attualmente sottoposto a procedimento di Valutazione ambientale strategica. È intenzione di questo governo accelerare l'aggiornamento del documento, in base alle osservazioni della Commissione Via- Vas. Il Piano sarà presentato per la consultazione pubblica entro fine anno».

Il ministro ha infine risposto sul tema della cartografia. Riguardo al progetto Carg, ovvero la cartografia geologica e geomatica, coordinato da Ispra, «Il ministero garantirà il reperimento di risorse, per dotare il Paese di una cartografia aggiornata e condivisa con le Regioni e gli istituti di ricerca». Infine il ministro ha ricordato «l'impegno nell'implementazione di strumenti per il contrasto al rischio idrogeologico». «Il progetto Carg - ha detto - ha ripreso vita con le precedenti manovre. Consentire la corretta prosecuzione di quanto è stato fatto negli ultimi anni, ovvero il completamento della cartografia, è un'azione rilevante per favorire la programmazione degli interventi contro il dissesto, nonché per la progettazione di infrastrutture sicure e la salvaguardia dell'ambiente». Il ministro ha inoltre ricordato il sistema Rendis, il Repertorio nazionale degli interventi per la difesa del suolo, e la sua riforma prevista con risorse Pnrr, volta «a una sua semplificazione» e «ad efficientare le modalità di pianificazione e programmi di prevenzione e manutenzione del territorio».

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