Era il 1951, il Cavaliere Ubaldo Badas, delegato per la Sardegna dell'Ente Nazionale Artigianale e Piccole Industrie (ENAPI) dal 1936, ricevette l'incarico dall'Assessorato regionale del Lavoro e dell'Artigianato per il progetto del padiglione della Mostra Permanente dell'Artigianato di Sassari, nel nord della Sardegna. Ad affiancarlo nell'impresa fu l'amico di gioventù Eugenio Tavolara.
Si trattava di un'opera pubblica ambiziosa che, attraverso il coinvolgimento di due tra le più importanti personalità artistiche dell'isola, auspicava a rilanciare l'artigianato sardo attraverso uno spazio permanente dedicato all'esposizione e alla vendita: in sintesi, museo-negozio, aperto a manifestazioni di carattere artistico-culturale secondo gli interessi della cittadinanza.
La posizione prescelta si mostrava strategica, sia dal punto di vista delle connessioni con la città storica, che sotto l'aspetto planimetrico, con la struttura collocata e integrata all'interno di un giardino di piante di alto fusto, in uno dei punti più belli della "città nuova", con la volontà dare una nuova funzione a quell'area comunale fino ad allora rimasta priva di attrezzature e arredo urbano.
foto: © Elisa Scapicchio
foto: © Davide Virdis
A distanza di anni, dopo una prolungata chiusura, il nuovo capitolo del Padiglione è affidato alla gestione del Museo Nivola che, con la mostra "Faccio con la mente penso con le mani - Artigianə, Designer e Makers della Sardegna contemporanea", a cura di Giuliana Altea, Antonella Camarda e Luca Cheri, darà vita a una narrazione contemporanea della tradizione, declinata in molteplici forme.
Si tratta del racconto degli ultimi quindici anni di creatività e progetti made in Sardegna, in una produzione che va dal design industriale al recupero di antiche tecniche artigianali, dall'high-tech all'archeologia sperimentale, e, soprattutto, contro l'idea di un'isola che ripropone passivamente una tradizione senza tempo.
Per Giuliana Altea, Presidente della Fondazione Nivola e co-curatrice della mostra, questo evento "presenta per la prima volta con ampiezza il fermento di iniziative, idee e progetti che caratterizzano l'artigianato contemporaneo in Sardegna: uno scenario che ha trovato già 10 anni fa un prestigioso riconoscimento internazionale con il Compasso d'oro ADI - Associazione per il Disegno Industriale, attribuito alla XIX Biennale dell'artigianato DOMO, e che oggi è entrato in una nuova fase, più dinamica e attenta alla sostenibilità."
In concomitanza con la mostra riaprirà, inoltre, al pianterreno del Padiglione, lo storico Salone delle Botteghe, affidato alla gestione di Confartigianato, destinato a diventare vetrina permanente e centro di promozione e vendita con un programma di animazione che comprende stand espositivi, laboratori ed eventi diretti a far conoscere a 360° le produzioni artigiane dell'Isola.
in mostra: Alterego Surfboards • Antonio Arcadu • Stefano Asili • Silvio Betterelli • Andrea Branzi • Arias • Artijanus Artijanas • BAM Design • Stefano Carta Vasconcellos • Monica Casu • Annalisa Cocco • Serena Confalonieri • Cube Controls • Antonello Cuccu • Paolo Curreli • Gianni Cusinu • Mara Damiani • Ebanisteria Meccanica • Fabrizio Felici • Giuseppe Flore • Antonio Forteleoni • Jari Franceschetto • Caterina Frongia • Francesco Frulio • Pietro Fois • Heart Studio • Paulina Herrera • Giulio Iachetti, Lalanà • MAAN Motocicli Audaci • Antonio Marras • Carolina Melis • Roberta Morittu • Mustras • Antonio Nivola • Eugenia Pinna • Genesio Pistidda • Pretziada • Caterina Quartana • Fabio Ruina • Celestino Sanna • Mauro Scassellati • Gianfranco Setzu • Studio Pratha • Celestino Sanna Studio • Su Trobasciu • Tempo Artigiano • Terrapintada • Tessile Medusa • Maria Antonia Urru • Walter Usai • Sara Vignoli • Roberto Virdis • Zannellato/Bortotto.
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Il progetto originale di Ubaldo Badas
Quello che Ubaldo Badas aveva in mente per il padiglione, al momento dell'ideazione del progetto, era uno spazio attrezzato, che si configurasse come un percorso urbano alternativo e accessibile.
La struttura si sviluppa, infatti, come una sorta di piazza coperta, non lontana dal centro storico, così da creare un ampliamento dell'emiciclo Garibaldi.
L'edificio consta di due volumi, soggetti a variante in fase progettuale, ma essenzialmente coerenti nelle funzioni: un blocco allungato, a pianta rettangolare (37 x 23 metri), destinato alle esposizioni, che si innesta, perfettamente in asse, su un corpo a pianta quadrata (di circa 30 metri di lato), più basso, svuotato da un'ampia corte centrale sulla quale erano affacciate le botteghe artigiane.
L'intersezione tra i due volumi si caratterizza, invece, per la presenza di una galleria coperta che, attraversando il padiglione, rappresenta un percorso pubblico privilegiato di ingresso al giardino.
Degna di nota, poi, l'attenzione di Badas ai rivestimenti esterni: colori chiari per i fronti rivolti a sud, scuri per quelli rivolti a nord, puntando molto sui toni del verde, per una migliore integrazione nel contesto.
All'interno trovano spazio il salone d'onore, isolato e pensato come palcoscenico per manifestazioni di varia natura e la sala mostre di circa 800 metri quadrati.
foto: © Elisa Scapicchio
I lavori di costruzione del padiglione si protrassero per un lungo periodo: la realizzazione della struttura in cemento armato si concluse alla fine del 1954 mentre l'opera di completamento, pur dopo una prima inaugurazione nel novembre 1956, proseguì fino alla fine del 1957.
Durante questi lunghi anni alcune modifiche al progetto cambieranno in parte il rapporto del padiglione con il giardino che lo ospita, ma sostanzialmente l'impianto e l'immagine esterna dell'edificio resteranno confermati.
Fu, invece, la struttura portante a subire diversi stravolgimenti a partire dalla seconda metà del 1953 e fino all'estate del 1954, assumendo forme sofisticate "ottimizzate" che avvicinano la progettazione di Badas alla corrente del realismo e dell'espressionismo strutturale.
Quello del Padiglione Tavolara fu, infatti, un intervento di grande valore per l'isola che allora, come oggi, non poteva vantare una grande varietà di architetture moderne e contemporanee.
Nonostante la presenza del mare, Badas riuscì ad inserirsi, con grande padronanza della materia, nel clima culturale che si respirava in quegli anni intorno alla ricerca statica, prendendo probabilmente spunto da architetture di grandi maestri come Adalberto Libera che proprio nel 1953, a Cagliari, stava mettendo in atto soluzioni affini a quelle portate avanti in continente dai più originali architetti italiani.
Nonostante lo studio e l'ispirazione tratta dai colleghi, le sperimentazioni di Badas riuscino a brillare di luce propria, riuscendo così ad anticipare forme e soluzioni che diverranno, nel corso degli anni Cinquanta, soluzioni abituali di molti colleghi oltre il mare.
Per approfondimenti si rimanda alla pubblicazione "Il Padiglione dell'Artigianato a Sassari architettura e conservazione" a cura di Rinaldo Capomolla, Stefano Gizzi, Tullia Iori, Sergio Poretti e Rosalia Vittorini.
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