«Quello che volevo era avere storia!». - diceva questo Lina Bo Bardi. E il suo spazio nella storia dell'architettura se l'è conquistato a pieno titolo, confermato anche dal Leone d'Oro speciale alla memoria assegnatole esattamente due anni fa dalla Biennale di Venezia, a ben 29 anni dalla sua morte.
Figlia di Enrico Bo, impresario edile che le fece scoprire il fascino del cantiere, Achillina (questo il suo nome per esteso) era considerata, sin dalla giovinezza, una personalità fuori dagli schemi, lontana dai canoni di allora che immaginavano il futuro delle ragazze a servizio della casa e della famiglia.
Ribelle, sfrontata e determinata, dopo la laurea conseguita nel 1939, lasciò una Roma devastata dalla guerra alla volta di Milano, città che le aprì le porte alla professione, prima con il suo amico e collega Carlo Pagani e poi con Gio Ponti e Bruno Zevi, con i quali portò avanti numerosi progetti editoriali, primo fra tutti la rivista Domus, per cui divenne anche co-direttrice.
Fu proprio l'ambiente dinamico che la circondava, attivo nei progetti per la ricostruzione, ad aiutare la sua personalità a definirsi sempre di più. Nel 1945 fondò, insieme a tredici fidati colleghi, il Movimento Studi Architettura (MSA) e nel 1946, dopo aver sposato il critico d'arte e gallerista Pietro Maria Bardi, invitato a dirigere il Museo d'Arte di San Paolo, si trasferì insieme a lui in Brasile. Un viaggio lunghissimo via mare e una nuova terra all'orizzonte, dove gli occhi sognanti e speranzosi di quella giovane donna trovarono finalmente casa.
Nonostante le non poche difficoltà, l'attività professionale di Lina Bo Bardi trovò qui, finalmente, l'equilibrio perfetto tra sperimentazione, impegno politico e sociale: il ruolo dell'architetto, per lei, appariva legato sempre più al benessere delle persone e l'evolversi delle tecnologie rappresentava uno strumento per risolvere le difficoltà del vivere quotidiano.
«Per un architetto - scriveva - la cosa più importante non è costruire bene, ma sapere come vive la maggior parte della gente. L'architetto è un maestro di vita, nel senso modesto di impadronirsi del modo di cucinare i fagioli, di come fare il fornello, di essere obbligato a vedere come funziona il gabinetto, come fare il bagno. Ha il sogno poetico, che è bello, di un'architettura che dia un senso di libertà».
Architettura e design, scenografia e museografia, senza mettere da parte l'attività editoriale, a cui si dedicò anche in Brasile: non c'è campo tangente all'architettura che Lina Bo Bardi non abbia toccato, prediligendo la progettazione di edifici pubblici, quale massima espressione del suo pensiero.
«Gli architetti devono avere un contatto profondo con il vivere, perché il vivere è tutto».
Di seguito, alcuni spunti di approfondimento - tra progetti, libri e documentari - per scoprire (o approfondire) questa meravigliosa figura femminile che riuscì ad emergere in un mondo dominato da uomini.
Per approfondire la figura di Lina Bo Bardi, puoi visitare il sito dell'Instituto Bardi, che ha sede proprio nella famosa Casa de Vidro a San Paolo.
I progetti su Rai Cultura
Su Rai Cultura, nella sezione Arte, un carosello di immagini sintetizza la vasta produzione progettuale di Lina Bo Bardi che spazia dal design all'architettura, fino all'allestimento e alla scenografia teatrale: dalla celebre Bardis Bowl Chair del 1950 alla Casa de Vidro del 1952, fino ad arrivare al Museu de Arte de São Paulo (meglio noto come MASP), il SESC Pompeia e il Teatro Oficina, suoi progetti più famosi.
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Lina Bo Bardi "Museu de Arte de São Paulo"(MASP). Disegno, MASP Research Center | fonte: Rai Cultura
Un libro | La dea stanca
Il titolo sembra legato a un appellativo che l'editore e scrittore Valentino Bompiani le diede per il suo lavorare senza tregua. Tra le pagine, un lavoro di oltre vent'anni di ricerca che ha portato l'autore Zeuler R. Lima a pubblicare, per Johan & Levi, la biografia più completa di Lina Bo Bardi.
Questo splendido volume, nel suo totale di circa 400 pagine, mette insieme non solo le idee che portarono alla realizzazione delle straordinarie opere giunte fino a noi, ma anche i pensieri, le paure e le teorie anticipatrici di Achillina Bo, la giovanissima laureata che lasciò Roma negli anni della guerra per cercare miglior sorte a Milano, città dinamica e con maggiori possibilità di lavoro.
Da Gio Ponti a Bruno Zevi, fino all'incontro con Pietro Maria Bardi che, dopo essere diventato suo marito, la portò con sè in Brasile, dove Lina Bo Bardi ebbe modo di esprimere, non senza difficoltà, tutto il suo talento.
Questo è un libro emozionante, consigliato a tutti coloro che vogliano approfondire la figura di Lina Bo Bardi non solo sotto l'aspetto professionale, ma anche il suo lato umano, quello di una donna che dovette lottare per affermare le sue idee.
Un libro per bambini | Lina. Avventure di un'architetta
Edito da Topipittori, scritto e illustrato da Ángela León, il libro romanza l'incredibile storia di Lina Bo Bardi per renderla comprensibile ai più piccoli, ma senza omettere gli aspetti più difficili, come l'essere donna in quel tempo, la Guerra e la dittatura.
"Trattandosi di un libro per bambini" - ha affermato l'autrice - "a volte ho dubitato su come toccare questi temi, ma considerando la storia di Lina e il momento in cui viviamo, ho trovato importante parlare di libertà e dittatura. Penso che i bambini possano capire tutto, infatti hanno più capacità di imparare che gli adulti, e ho cercato di essere chiara perché non volevo omettere le tematiche più difficili e semplificare troppo la storia di Lina".
Lina Bo Bardi. Architettura e vita tra Italia e Brasile
In occasione dell'installazione "Un meraviglioso groviglio", a cura dell'artista e regista inglese Isaac Julien allestita al Museo MAXXI nel 2021, Margherita Guccione (allora Direttore MAXXI Architettura, oggi a capo del progetto Grande MAXXI) e Maria Argenti, direttore della "Rassegna di Architettura e Urbanistica" e esperta di architettura brasiliana, ripercorrono la vita e la carriera di Lina Bo Bardi, dalla sua formazione professionale, agli anni vissuti a Milano con le prime esperienze progettuali insieme a Carlo Pagani e l'impegno nelle redazioni di diversi periodici di architettura, trattando i temi dall'abitare fino alla ricostruzione post bellica.
La conversazione si concentra, poi, sul periodo vissuto in Brasile insieme a suo marito Pietro Maria Bardi, dove trovò la sua piena realizzazione professionale e artistica che la vide perfettamente integrata nel tessuto culturale dell'epoca, lasciando segni indelebili nella scena dell'architettura brasiliana contemporanea.
Lina Bo Bardi, Curator
Il video documentario, scritto, prodotto e diretto da Zeuler R. Lima (autore del libro sopra citato) nel 2014 per celebrare il centenario dalla nascita di Lina Bo Bardi, offre invece una panoramica sulla poliedrica figura dell'architetta come curatrice, facendo emergere, nel suo pensiero, i punti di contatto tra la cultura popolare, il design industriale, l'architettura e il teatro.
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