Costruire ponti, anche solo metaforicamente: questo impone, o per lo meno auspica, la responsabilità civile dell'architettura, offrire soluzioni pratiche e il più possibile immediate nei contesti dove c'è l'emergenza. Il tema della ricostruzione, infatti, deve essere inteso come lo spazio delle possibilità, dell'opportunità di intervenire portando miglioramenti per i territori e le popolazioni.

È in questa direzione di cooperazione e utilità civile - "il contributo più rilevante che l'architettura può dare alla pace" - che si muove Design for Peace, progetto ideato da Luca Milan di Studio Next Urban Solutions, promosso dal CNAPPC in collaborazione con l'Ambasciata d'Ucraina nella Repubblica Italiana e l'Ordine di Roma, cofinanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri (Dipartimento Politiche Giovanili).

Design for Peace è un progetto che vuole avviare un percorso per definire una visione di ricostruzione delle città ucraine. "Obiettivo di questa operazione" racconta Luca Milan, "è avere già nel cassetto proposte valide per ripartire subito in fase ricostruttiva. I luoghi oggetto di progettazione, infatti, sono stati indicati direttamente dall'Ambasciata d'Ucraina in Italia, all'interno di una mappatura che indica 380mila edifici danneggiati da cui ne sono stati selezionati 20, siti o edifici di interesse collettivo come scuole, università, centri civici."

PROGETTA IL CAMBIAMENTO CHE VUOI VEDERE NEL MONDO

Per rendere questo progetto operativo, nell'ottobre 2022 è stata lanciata dal CNAPPC una call nazionale destinata ad architetti under 35 rifugiati dall'Ucraina in Italia per l'assegnazione di 10 borse finanziate dal Dipartimento Politiche Giovanili della Presidenza del Consiglio dei Ministri italiana, per lo sviluppo di progetti di recupero e re-design di alcuni luoghi simbolo delle città ucraine colpite dalla violenza della guerra in corso.

Su 10 borse della durata di quattro mesi messe a disposizione, ne sono state assegnate soltanto cinque e attivati altrettanti workshop, a Reggio Emilia, Roma, Bari, Napoli, Verona.

"La prospettiva di Design for Peace" conclude Luca Milan "è che diventi un'infrastruttura dotata di un comitato transnazionale permanente attraverso cui si costituiscono gruppi creativi di lavoro e cooperazione, un format esportabile, replicabile, il primo di una serie. Ora l'emergenza è l'Ucraina, domani, chissà."

L'area di intervento nella cittadina di Korosten

LA MOSTRA - COSTRUTTORI DI PACE

Mercoledì 5 aprile, alla Casa dell'Architettura / Complesso monumentale dell'Acquario Romano, inaugura la mostra "Costruttori di pace - Visioni di cooperazione professionale per la rigenerazione sociale e urbana. I Progetti degli Architetti Ucraini", a cura di Tiziana Pecoraro e Giorgio Mitrotta, dedicata agli architetti parte del progetto Design for Peace.

Cinque i progetti delle giovani progettiste - agli uomini è vietato lasciare il paese - che per quattro mesi hanno lavorato fianco a fianco con gli studi ospitanti e i tutor (anch'essi under 35) che gli erano stati assegnati.

Nadia Bashtannik, ospitata a Reggio Emilia dallo studio Gasparini Associati, si è occupata di immaginare la nuova Facoltà di Pedagogia "Hryhoriya Skovorody" all'interno dell'Università Pedagogica Nazionale di Kharkiv H.S. Skovoroda. Ivanna Gaidarzhy presso lo Studio NEXT Urban Solutions di Roma, ha progettato i nuovi laboratori, mensa, teatro e palestra per la scuola primaria e secondaria del Liceo Comunale N.2 di Korosten V. Synhaïvskyi. Olena Hordynska a Rutigliano (BA) con ALTERECO è intervenuta sul Palazzo Comunale della cultura di Mykolayïv «Korabelnyi» progettando il Korabel Kultural Park. Iryna Orekhva ospitata dallo studio Di Girolamo Engineering di Napoli ha immaginato il rinnovamento del Dipartimento dello Sport dell'Istituto Politecnico di Kharkiv presso l'Università Tecnica Nazionale «Istituto Politecnico di Kharkiv». Infine, Anastasia Strelets Zamryka a Verona da ABC PLUS, ha ripensato la Facoltà di Economia "V.N. Karazin" dell'Università Nazionale di Kharkiv V. N. Karazin.

Il CNAPPC stamperà un volume dedicato al progetto Design for Peace e ai risultati dei workshop.

I progetti sono esposti dal 5 al 17 aprile a Roma
presso l'Acquario Romano, piazza Manfredo Fanti 47.

L'INTERVISTA

Abbiamo incontrato Ivanna Gaidarzhy, classe 1994, che fino all'inizio del conflitto lavorava ad Odessa nello studio Sivak+Partners .

gli architetti Ivanna Gaidarzhy e Luca Milan (Studio Next Urban Solutions)

Partiamo dal progetto in mostra, cosa puoi raccontarci?
Si tratta di una scuola primaria e secondaria nella cittadina di Korosten, nel nord dell'Ucraina, costituita da due edifici storici, uno del 1917 e uno del 1960. Un grande lotto, adiacente al parco pubblico, su cui insistono anche tanti piccoli edifici di nessun valore da demolire. Sotto questa scuola esiste un museo ipogeo dedicato all'epoca sovietica che esponeva 7 carri armati: per questo motivo durante il conflitto è stato ritenuto un obiettivo sensibile ed il sito è stato bombardato. Fortunatamente i due edifici storici principali non sono andati distrutti. Tutto questo sistema di fabbricati però attualmente non è connesso, impedendo - soprattutto in inverno quando il clima nel nord del Paese è rigidissimo - di organizzare la vita scolastica e parascolastica in ambienti adeguati. Ma soprattutto raggiungibili senza dover percorrere tratti in esterna.

Quali le richieste migliorative?
Nell'ottica di rendere questo plesso scolastico un campus contemporaneo, il Governo ha richiesto che in fase ricostruttiva venga fornito di una nuova palestra, di un nuovo teatro, di una nuova mensa, nuove aule e laboratori.

Quali sono state quindi le priorità progettuali da affrontare?
Direi tre: creare un sistema di connessioni e percorsi coperti tra gli edifici, dotare la scuola di un posto sicuro, vale a dire un bunker (che abbiamo progettato sotto alla mensa, in prossimità dei magazzini con le scorte) e renderla uno spazio multifunzionale, aperto alla città e alle attività extrascolastiche. L'idea è che lo sforzo di ricostruzione sia per tutta la collettività, per cui immaginiamo che la palestra per esempio, o il teatro, possano diventare anche spazi da utilizzare la sera dalla comunità.

E come si è sviluppato poi?
Come un sistema di fabbricati in mattoni facciavista, in cui abbiamo dato priorità ad una composizione chiara e funzionale dei volumi ora collegati tra di loro. Abbiamo anche fatto dei ragionamenti relativi al landscape, dal momento che molte essenze qui non riescono a resistere.

Quali sono state le tue ispirazioni per questo progetto?
Faccio una premessa. Molti edifici in Ucraina sono grigi, sono cupi, tristi. Ecco perché io immagino architetture a colori! La mia ispirazione è stata Ricardo Bofill, con la Muralla Roja, ad Alicante. Anzi - sorride - io avrei voluto fare tutto giallo e rosso.

La domanda allora sorge spontanea: c'è per caso Roma dietro questa ispirazione?
Inconsciamente si, in fondo molti palazzi qui hanno i colori dell'ocra, dell'ambra, del mattone. Sicuramente mi ha influenzato la luce dorata di questa città.

Quale è stata la parte più bella di questa collaborazione?
La parte migliore è stata il lavoro di squadra, paritario rispetto agli altri componenti di Studio NEXT. È stato un progetto condiviso, discusso, che ha generato una crescita in "modalità valanga", un confronto professionale arricchente sotto tutti i punti di vista.

Come deve essere per te l'architettura? E l'interior design?
L'architettura per me deve essere molto chiara, pulita, senza fronzoli. Nell'interior invece amo le combinazioni, di nuovo e antico, di stili, di materiali e concept. Dal momento che spesso i pezzi di design europei sono difficili da reperire e hanno costi proibitivi per noi, nei miei progetti - siano di tipo domestico o commerciale - tendo a sperimentare soluzioni d'impatto low tech disegnate e studiate ad hoc, e realizzate grazie agli artigiani locali. Un esempio su tutti: la quinta metallica con le lampadine realizzata per la TAU gelaterie, il nostro ultimo progetto prebellico.

Come descriveresti allora il tuo stile?
Mi piacciono gli opposti che si attraggono, per cui userò tre coppie di opposti per descrivermi: "Mix and match", "past and future", "semplicity and complexity".

Alcuni lavori di Ivanna Gaidarzhy realizzati prima del conflitto

TAU gelaterie, Odessa, 2022

SAB. Odessa, 2018

Old town apartment, 2019

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