2 i continenti attraversati, 11 gli Stati percorsi, 30 le città visitate in 40 giorni, 25 le opere di Renzo Piano viste e almeno un centinaio quelle di altri celebri maestri dell'architettura. Questi sono solo alcuni dei numeri utili a descrivere il sorprendente itinerario appena percorso tra Europa e Stati Uniti da Maria, Alvaro, Antoine e Chiara.
Genova, agosto 2023 - Una quinta edizione che si è conclusa nel migliore dei modi possibili, guardando tutti insieme l'orizzonte dalle terrazze gradonate di Punta Nave, l'headquarter genovese di Renzo Piano. Arrivati qui dopo 38 giorni in giro per il globo terracqueo, Antoine, Chiara, Maria e Alvaro su Facebook, strumento che hanno usato come vero e proprio diario di viaggio, raccontano: "non scegli la tua famiglia. Al di là della straordinaria esperienza architettonica rappresentata da questo viaggio, la sua dimensione umana è qualcosa che non potevamo immaginare. [..] Il Renzo Piano World Tour è stata una straordinaria opportunità per porsi nuove domande, per trovare risposte nell'analisi del costruito e per capire che le persone hanno un ruolo attivo nei luoghi che vivono e dunque non si può pensare all'architettura come un qualcosa di svincolato dal contesto geografico, sociale e culturale in cui essa sorge."
Promosso dalla Fondazione Renzo Piano, in collaborazione con la Fundación Botín, Selvaag Gruppen, Vitra Design Foundation, ProViaggiArchitettura e professionearchitetto.it, da quando ha preso avvio, nel 2017, il Renzo Piano World Tour non è mai stato uguale: nel corso degli anni, e per differenti motivi, ha infatti variato il numero dei partecipanti, ha modificato tappe, destinazioni, emisferi. Su una cosa però resta fedele a se stesso: rappresentare un'occasione unica, un percorso di scoperta emotiva e spaziale, un approccio verso il mondo, gli altri, l'ambiente e l'architettura, espressione dell'arte del costruire. Perché, sostiene Milly Piano, a capo dei programmi educativi della Fondazione "Visitare un edificio è un'esperienza insostituibile, nonostante l'accesso alle informazioni oggi sia molto agevole."
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IL TOUR 2023: 19 GIUGNO >26 LUGLIO
Parte #1 - la cara, vecchia Europa: Francia, Svizzera, Norvegia, Grecia, Spagna
È una tradizione immancabile: anche l'edizione 2023 del World Tour non poteva che prendere avvio da Parigi, con la visita allo studio del Renzo Piano Building Workshop in rue des Archives. La capitale francese - casa di Antoine, laureato alla ENSAPM - del resto è la città più indicata da dove iniziare questo percorso di scoperta. Il motivo? In comune, Parigi e il RPWT, hanno l'essere il "luogo zero" di un viaggio straordinario: qui infatti si trova il Beaubourg, l'opera che rese Piano neanche quarantenne famoso nel mondo, e qui è iniziato, il 19 giugno, il giro del mondo in quaranta giorni dei quattro ragazzi.
Il programma parte da subito serrato, non c'è tempo da perdere. Da vedere a Parigi, ci sono le numerose opere che l'architetto genovese ha realizzato negli anni - tra cui, appunto, il Beaubourg - la Fondation Jérôme Seydoux-Pathé e il Centre d'animation Les Halles-Le Marais Palace Pathé, il cantiere under construction per la ristrutturazione dell'edificio art decò considerato, all'epoca, il più bel cinema d'Europa.
Il tour prosegue in treno, direzione Svizzera. Prima tappa: la sede del Cern, a Ginevra, lo Science Gateway Building di RPBW, tre padiglioni e due "tubi" collegati tra loro da un ponte sopraelevato. "L'edificio è come un satellite, con un ponte di 200 metri, approdato in un bosco costruito di 440 alberi appena piantati."
A causa di un contrattempo di prenotazione, il programma è stato ribaltato, aprendo la possibilità di mantenere il percorso attraverso Losanna andando a Berna in treno. Immancabile allora la visita all'EPFL campus con il Rolex Learning Centre di SANAA (2010) , al rigoroso Museo Cantonale delle Belle Arti di Barozzi Veiga e il Musée de l'Elysée di Aires Mateus. A Berna - e poi a Basilea - l'itinerario dei ragazzi continua con un focus sugli iconici apparati museali realizzati qui negli anni da Renzo Piano, edifici capaci di instaurare un rapporto di reciprocità dialettica con i paesaggi in cui sono inseriti: il Zentrum Paul Klee (1999-2005) e la Fondazione Beyeler (1991- 1997). "Progetti che hanno una forte dualità, l'essere ben integrati nel paesaggio e allo stesso tempo essere in grado di distinguersi dal contesto, punti di riferimento dalla silhouette distinta, che si fonde con la topografia."
Veloce passaggio al Kunstmuseum Basel di Christ & Gantenbein e poi via diretti al celebre Vitra Campus, a Weil am Rhein, "delizioso parco divertimenti con padiglioni a diverse scale" che ha avuto il merito di "esportare per la prima volta in Europa l'architettura di Tadao Ando e Frank Gehry, trampolino di lancio che li ha successivamente fatti conoscere e apprezzare nel vecchio continente."
A Rochamp - anche quest'anno annoverata tra le esperienze più intense - sono accolti dalla Chapelle Notre Dame du Haut di Le Corbusier (1950-1955) e poi nel Monastère Sainte Claire, i dormitori per le suore che RPBW ha realizzato lì accanto, tra il 2006 e il 2011, dove i ragazzi hanno trascorso la notte. "Costruire accanto a un patrimonio architettonico è una sfida, e lo è ancora di più quando si cerca di non sminuire la sua importanza e di far sì che rimanga al centro dell'attenzione." commentano i quattro "Renzo Piano qui è riuscito a creare questo progetto come parte della topografia collinare, potendo trovarlo solo se sai dove cercarlo, un progetto che si preoccupa di guardare il paesaggio che lo circonda."
Il viaggio prosegue nella capitale norvegese Oslo, patria di Maria, a visitare alcune opere di architettura contemporanea recentissime: il Museo Nazionale Klaus Schuwerk (Kleihues + Schuwerk), la Biblioteca Deichman di Lund Hagem + Atelier Oslo, il Munch Museum di Estudio Herreros, riaperto nel 2021, un museo verticale con vista panoramica sulla città che riunisce non solo la collezione di Edvard Munch ma anche una serie di spazi espositivi flessibili. O, spostandosi sul porto, l'iconica Opera House dei locali Snøhetta e in fondo, ai margini di Tjuvholmen, l'Astrup Fearnley Museum, edificio museale di RPBW completato nel 2012, che comprende un parco pubblico di sculture e una spiaggia balneabile in cui "gli elementi verticali strutturali e il tetto in vetro hanno entrambi l'ispirazione di una vela e di un albero. La facciata in legno di pioppo ha un collegamento con le abitazioni vernacolari dei pescatori e le barche scandinave".
Si prosegue, virando la rotta verso il caldo Mediterraneo, destinazione Atene. Qui, il primo, doveroso pit stop dei ragazzi è presso la Stavros Niarchos Foundation a Kallithea, il complesso culturale vista mare completato da RPBW nel 2016 che, con i suoi 170mila mq tra edificio e parco pubblico, è capace di generare una nuova collina riscrivendo la topografia urbana. E dato che il Renzo Piano World Tour ha come main topic quello dell'arte del costruire dando attenzione ai dettagli e al contesto, beh ad Atene poteva mancare la visita all'Antica Acropoli, al Sito Olimpico e al Museo ad essa dedicato realizzato dallo svizzero B. Tschumi?
Ci si sposta ancora, sono trascorse due settimane, ormai i ragazzi sono praticamente a metà dell'itinerario. Arrivano in Spagna: prima nella rovente Bilbao, per l'iridescente Guggenheim Museum di Frank Gehry (1997) e l'Azkuna Zentroa di Philippe Starck (il centro culturale con piscina trasparente sul tetto) poi a Santander, per il Centro Botin, partner di quest'avventura, l' opera del 2017 di RPBW e luis vidal + architects costituita da due volumi sull'oceano "rialzati da terra in modo da creare uno spazio pubblico sottostante e in modo che il cemento blu del pavimento, soprattutto in una giornata di pioggia, crei una forte continuità con l'acqua".
Ma è da Madrid Barajas (e il coloratissimo aeroporto di Richard Rogers) che si prende il volo per arrivare oltreoceano, tra le tappe più attese del viaggio.
Parte #2: Welcome in the USA
Nel lungo e densissimo itinerario americano - che ha visto i ragazzi attraversare differenti Stati con (più o meno) ogni mezzo a disposizione possibile - c'è stata moltissima architettura contemporanea, certo, ma anche tantissimi maestri del Moderno. Alvaro, Chiara, Maria e Antoine hanno infatti icontrato sul suolo americano un esorbitante numero di icone del Novecento, di quelle che hanno saputo cambiare per sempre la storia dell'architettura e del design: Wright, Mies, Kahn, Schindler, Eames, Saarinen, Neutra, SOM.
New York
Il segmento statunitense inizia - e come potrebbe essere altrimenti - dalla sfavillante New York. Soltanto qui, nel giro di 3 giorni, i ragazzi hanno visitato un quarto del numero totale di edifici previsto dal viaggio. Qualche esempio? Il nuovissimo Richard Gilder Center for Science, Education, and Innovation, di studio Gang, il New Amsterdam Pavilion di Unstudio, la Beekman Tower di Frank Gehry, lo Storefront for art and architecture di Steven Holl+Vito Acconci e il New Museum of Contemporary Art, Sanaa. E ancora, la Biblioteca Deusto di Rafael Moneo, il World financial center di Cesar Pelli e i vari interventi residenziali a firma di Zaha Hadid Architects, Herzog & De Meuron, passando per il grande progetto di ricucitura (urbana ed emotiva) effettuato in questi anni nell'area del World Trade Centre: l'Oculus e la St. Nicholas Greek Orthodox Church, di Santiago Calatrava, il 9/11 Memorial Pavilion di Snøhetta, la Freedom Tower di D.Childs/ SOM, il WTC 3 di Richard Rogers, quello di Fumihiko Maki, il 9/11 Memorial di Michael Arab e Peter Walker.
Naturalmente senza trascurare le opere simbolo della Grande Mela: il Guggenheim, l'Empire State Building, il Flatiron di Daniel H. Burnham, il Brooklyn Bridge, il Chrysler building, il Seagram building di Mies Van Der Rohe e il piccolo, raffinatissimo Noguchi Museum nel Queens. Per non parlare delle tante opere che qui ha realizzato il RPBW: oltre all'ampliamento del Whitney Museum, tra la fine dell'Highline e il fiume Hudson, "la nostra parte preferita dell'edificio è lo spazio di circolazione all'aperto a sbalzo verso la città, che collega il museo ai dintorni" hanno raccontato i ragazzi dopo la vista, la Morgan Library and Museum, un insieme di edifici nel cuore di Manhattan circondati dalla fitta griglia urbana oggetto di rinnovamento nel 2003, il New York Times building (con FXFOWLE architects), il nuovo panoramico campus urbano della Columbia University sulla 125th strada, con gli elementi di facciata con cemento in fibra di vetro e la sua diversa gerarchia di linee orizzontali e verticali. Il Lenfest Center for the Art, insieme di spazi pensati per le arti performative, aperti, flessibili e funzionali dove scorci di città si alternano a elementi opachi e il Jerome L Greene Science Center, con il suo caratteristico colore blu in facciata.
New Haven e Boston
Giorno 21, da New York, a New Haven. Nel complesso di YALE, i ragazzi esplorano l'Architecture School di Paul Rudolph, la David s. Ingalls Hockey Rink di Eero Saarinen e la Yale Art Gallery di Louis Kahn, con il suo "soffitto formato da nervature a forma di tetraedro che definiscono le direzioni delle vetrate e delle pareti espositive. Passeggiando per il parco poi" continuano "si intravede un origami di pietra che ospita una preziosa biblioteca: è la biblioteca di libri e manoscritti Beinecke Rare progettata da Gordon Bunshaft."
Poi, vanno a Boston per 24 ore. Ad aspettarli c'è la visita all'ampliamento dell'Isabella Stewart Gardner Museum completato dal RPBW nel 2012, in cui i volumi assumono la forma di una grande serra tra gli alberi e ospitano un auditorium, laboratori, una galleria, aule, bar e aree comuni. Un'altro ampliamento interessante riguarda gli Harvard Art Museums dove il vecchio e il nuovo sono sapientemente collegati attraverso un tetto in vetro inclinato che copre il cortile storico restaurato del Fogg Museum, donando la giusta luce alle gallerie e ai laboratori di conservazione.
Chicago
In questa specifica parte del viaggio americano, l'incontro con alcune architetture icona del XX secolo è forte. In particolare con le opere di due giganti: Wright e Mies.
Arrivati a Chicago, Illinois, ad accoglierli tra le verdi strade di Hyde Park, c'è infatti la Robie House di Frank Lloyd Wright, la casa in stile prairie progettata nel 1910, "esempio di grande dettaglio materico nel modo in cui Wright enfatizza le linee orizzontali nella muratura: i giunti orizzontali sono riempiti con malta leggera e i piccoli giunti verticali con malta color mattone." Sempre nel paesaggio urbano di Oak Park, i ragazzi si imbattono poi in una composizione volumetrica che nella sua essenzialità cattura l'attenzione: è lo Unity Temple. "In questo edificio, F.L. Wright ci fa sentire avvolti da una spiritualità che diventa tangibile attraverso la cura dei dettagli e l'uso di materiali e geometrie semplici."
Passando per la Crown Hall di Mies Van der Rohe, Maria, Alvaro, Chiara ed Antoine si dirigono poi alla Farnsworth House, una casa studio sperimentale, iper minimalista, pensata per proiettare all'interno tutto ciò che la circonda: semplice a prima vista, e priva di qualsiasi compartimentazione interna (se non pochi mobili e una parete di servizio che accoglie bagno, cucina e camino) si erge su colonne in acciaio che dialogano con l'orizzontalità della composizione generale. "Ogni passo che facevamo nei boschi lungo l'acqua per arrivare a Farnsworth House," scrivono "aumentava la nostra curiosità di vedere finalmente un'icona che abbiamo visto tante volte durante le lezioni. Mies diceva sempre meno è meglio, la dichiarazione perfetta per descrivere questo progetto."
Si prosegue nel Quartier generale del Jackson Wax, il grande complesso in mattoni e pilastri fungiformi "un bosco di colonne in grado di portare la natura all'interno dell'edificio" realizzato da Wright insieme all'ingegnere Jaroslav Polívka come sede dei laboratori dell'omonima azienda. E prima di lasciare la sorprendente Chicago, i ragazzi hanno fatto tappa presso il Chicago Art Institute: situato a Grant Park e attraversato dai binari della ferrovia, la nuova ala trasparente dell'edificio museale firmato RPBW si trova ruotata di 90° verso nord, fornendo un nuovo punto di accesso al museo dal Millennium Park.
Dallas, Fort Worth, Houston (senza problemi)
È tempo di rimettersi in marcia, in auto, verso il torrido Texas. Arrivati a Dallas c'è da visitare subito il NASHER SCULPTURE CENTER di RPBW, un giardino-museo che ospita più di 300 opere d'arte e che si compone di cinque padiglioni rettangolari uguali e paralleli, i cui volumi sono delineati da pareti in travertino che proiettano la loro superficie verso l'esterno con "il tetto che è forse il suo elemento più singolare, cinque volte di vetro incassate e sospese alle pareti laterali sostenute da bretelle, un sistema a traliccio formato da pannelli di alluminio che permettono solo il passaggio della luce diretta da nord."
A Fort Worth, invece, il Modern Art Museum di Tadao Ando e l'introverso KIMBELL ART MUSEUM di Louis Kahn, poi ampliato dal RPBW nel 2013. Un museo - costituito da due edifici in cui l'antico incontra il moderno, privo di ornamenti - che ricorda l'architettura romana con i suoi archi, e che pone particolare attenzione all'uso "drammatico" della luce naturale zenitale, diffusa attraverso riflettori in alluminio sotto le volte. L'intervento rispettoso di Renzo Piano ha proporzioni simili all'edificio di Kahn e dialoga con il suo portico attraverso pilastri in cemento e travi in legno sopra le quali galleggia il tetto in vetro.
Via, via, direzione Houston: dopo il Museum of Fine Arts Mies Van Der Rohe, il Kinder Building at the Museum for Fine arts di Steven Holl, la Rothko Chapel di Philip Johnson, Howard Barnstone e Eugene Aubry e il progetto di trasformazione Post Market di OMA è il momento di spostarsi ancora, per visitare la MENIL COLLECTION di RPBW, nota per i suoi brise soleil in cls prefabbricato a forma di foglia, capaci di creare un gioco di ombre diventando essi stessi un'opera d'arte.
Da East a West Coast: California
San Francisco
Welcome to Frisco! Anche qui il Renzo Piano Building Workshop ha piantato una bandierina, con il progetto della CALIFORNIA ACADEMY OF SCIENCES, nato in seguito alle conseguenze del terremoto del 1989 e completato nel 2008. Undici edifici raggruppati in un cortile centrale, per mantenere l'essenza del luogo in cui si trova, il Golden Gate Park, realizzati a partire dall'idea di sopraelevare di 10 metri una parte del parco, trasformandolo in un tetto verde ricoperto da 1.700.000 piante.
Non può mancare, tra una salita e l'altra, e le nuvole sul Golden Gate Bridge, la visita al SFMOMA di Mario Botta + Snøhetta, il De Young Museum di Herzog & De Meuron, il Salesforce Park and Tower di César Pelli e il Contemporary Jewish Museum di Daniel Libeskind. E ora direzione Los Angeles (passando per Carmel). In cinque edizioni del tour, in effetti, a Carmel non ci era mai stato nessuno. Ma si trova lungo il percorso e tra le case in riva al mare spicca quella progettata da F.L.Wright con la sua vetrata che sottolinea questo legame in cui lo spazio domestico dialoga con il paesaggio naturale.
Los Angeles
"Noleggiare un'auto per andare da San Francisco a Los Angeles non è solo un modo di viaggiare, ma un viaggio nel viaggio." scrivono i quattro su Facebook. Come dargli torto: è l'essenza della vita on the road americana, quei paesaggi infiniti con le trivelle, l'oceano e frastagliate coste californiane che si aprono davanti ai loro occhi.
Giunti nell'assolata città degli angeli, Chiara, Antoine, Alvaro e Maria vanno diritti al BROAD MUSEUM di Diller Scofidio & Renfro. Un oggetto architettonico massiccio, imponente, dalle geometrie complesse. E poi la Walt Disney Concert Hall di Gehry and partners, l'iconica EAMES HOUSE, anche nota come casa studio n. 8, un edificio simbolo dell'architettura moderna della metà del XX secolo situato nel quartiere Pacific Palisades di Los Angeles, progettato e costruito nel 1949 da marito e moglie Charles e Ray Eames. E infine il GETTY CENTER, la cittadella bianca arroccata sulle colline sopra Santa Monica, progettata da R. Meyer come un campus per le arti rivestito in travertino italiano.
Veloce pit stop anche in altri due capolavori del Moderno: la residenza VDL di Richard Neutra, e la Schindler House di Rudolph Schindler, entrambi progetti domestici radicali per la loro epoca.
Manca ormai pochissimo. Prima di ripartire dal suolo americano ci sono ancora due edifici da vedere, ed entrambi portano la firma di Renzo Piano: il LACMA e l'Academy Museum of Motion Pictures. Il primo, che "sembra più vicino a un campus universitario che a un museo convenzionale, che per poter unificare più edifici dispersi, propone lo spazio interstiziale tra loro con una forte identità visiva in cui il cuore del progetto è la grande pensilina in acciaio che sembra fluttuare sopra i visitatori." Ma forse uno degli elementi più caratteristici è l'uso del colore rosso negli elementi strutturali degli spazi di circolazione esterni, che risalta sul travertino stesso.
E il recente Academy Museum of Motion Pictures, principale museo cinematografico del mondo, dove l'intervento di RPBW ha saputo dare nuova vita all'ex grande magazzino May Company del 1939, rappresentando il cinema attraverso l'architettura di un grande volume sferico che ospita il David Geffen Theatre e che sembra sollevarsi dal suolo.
Rientro in Italia
Nel giorno 38 di questo lungo percorso di scoperta, il Renzo Piano World Tour giunge a Genova, dopo un volo Los Angeles - Milano.
Siamo al rush finale. Da vedere per Antoine, Maria, Alvaro e Chiara c'è un ultimo cantiere, il WATERFRONT di Levante di RPBW, il grande masterplan che conclude la sequenza di interventi sul lungomare e che riguarda la riqualificazione del grande palazzetto circolare in cls (ex polo fieristico) in un palasport, la realizzazione di due corpi residenziali gemelli, un hotel, dei blocchi uffici, negozi, parcheggi, due torri, due ponti, canali, una nuova parte di porto, un lungo parco lineare che ricuce la città al mare.
Un passaggio agli Archivi dello Studio Piano e poi dritti a Punta Nave, per l'emozionante incontro conclusivo con Renzo e Milly Piano. "Per il momento non sappiamo quello che ci aspetta dopo questo viaggio" commentano i ragazzi "tornare alla vita di tutti i giorni, stare più di due giorni nello stesso posto, non camminare per 25 km o disegnare, scattare e scrivere 10 posti diversi ogni giorno. Ci sentiamo molto grati per questa esperienza che è una delle più profonde, stimolanti, coinvolgenti, toccanti che un architetto possa vivere."
E così, il 40° giorno è arrivato e bisogna darsi un pizzicotto per non pensare che questo World Tour sia stato solo un bellissimo sogno. Ogni grande avventura, del resto, arriva a termine. Prima di partire allora, ciascuno diretto alla propria destinazione finale, serve un ultimo doveroso omaggio comune a Franco Albini, il grande architetto genovese amante del mare e della leggerezza da sempre considerato tra le più grandi ispirazioni di Piano.
RENZO PIANO WORLD TOUR 2023
promosso da Fondazione Renzo Piano, Fundación Botín, Vitra e Selvaag Gruppen, in collaborazione con ProViaggiArchitettura e professionearchitetto.it
PARTECIPANTI
Antoine Geiger, classe 1995, laureato alla ENSAPM, École nationale supérieure d'architecture Paris-Malaquais; Chiara Barbetta, classe 1996 laureata a Roma, alla Sapienza;, Maria Schroeder, classe 1995, dalla AHO-Oslo School of Architecture and Design e Alvaro Romero Sancho, (classe 1996) laureato alla Universidad Politecnica de Madrid.
LA FONDAZIONE RENZO PIANO
La Fondazione è stata costituita a Genova nel 2004. È un'istituzione no-profit dedicata alla promozione della professione di architetto, che esercita attività di studio e ricerca nel campo dell'architettura. Il programma della Fondazione Renzo Piano si articola in diverse attività: conservazione e valorizzazione dell'archivio, formazione e divulgazione. La sua nascita si deve anche alla consapevolezza di quanto fossero diventate importanti la conservazione e la reperibilità dei documenti di progetto accumulati in quarant'anni di lavoro. Tra le attività legate al filone della formazione, vi è la promozione di una serie di stage presso gli uffici del Renzo Piano Building Workshop di Genova e Parigi. Gli stage, di durata semestrale, sono interamente finanziati da una borsa di studio messa a disposizione dalla Fondazione stessa, ma sono le Università coinvolte (alcune tra le più importanti al mondo) a scegliere di volta in volta, secondo criteri suggeriti dagli studi RPBW, gli studenti più meritevoli.
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#RPWT.2023 - Renzo Piano World Tour Award 2023
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