La decennale storia del polo giudiziario di Trento arriva a un punto fermo: le ex carceri austro-ungariche saranno oggetto di restauro. L'esecutivo - elaborato dallo studio C+S Architects di Carlo Cappai e Maria Alessandra Segantini - sarà consegnato nei primi giorni di settembre, dopodiché la Provincia potrà bandire la gara europea per l'affidamento dei lavori. A comunicare il calendario e a svelare il progetto è lo studio, con sedi a Treviso e Londra, da poco insignito del premio "Architetto italiano" dal Cnappc.
Dagli spazi recuperati - di proprietà della Provincia - si ricaveranno 8.700 mq che andranno ad ampliare il tribunale esistente ospitato nel Palazzo di Giustizia attiguo alle ex carceri, per un intervento che ammonta a 20 milioni di euro. Le ex carceri sono, infatti, parte integrante di un complesso unitario di edifici che comprende anche lo storico Palazzo di Giustizia. Un compendio inaugurato negli anni Ottanta dell'Ottocento e che rappresenta un'importante testimonianza del periodo austro-ungarico in Trentino.
La realizzazione del polo giudiziario tra le mura del complesso ottocentesco ha una storia lunga e tortuosa, che vede tra gli episodi più importanti l'indizione di un concorso internazionale di progettazione (2005) per la realizzazione della cittadella della giustizia, con la previsione di demolire l'ex penitenziario. Poi la battaglia del Fai e della sezione Trentino di Italia Nostra, affiancati dalla cittadinanza, che riconoscevano nel bene un valore architettonico e storico-testimoniale. Oggi l'epilogo che, salvo colpi di scena, appare certo: le ex carceri resteranno in piedi per una nuova vita.
Il progetto di C+S Architects, imperniato sulla tutela e valorizzazione del bene, prevede la massima apertura al pubblico del piano terra che sarà animato da ristoranti, da una caffetteria, una cella-museo e completato dall'ufficio del Casellario e dalla sede dell'ordine degli Avvocati.
«Il riconoscimento della qualità spaziale e costruttiva del complesso ci ha spinto a realizzare un lavoro di riqualificazione dell'edificio esistente - spiega Cappai - innestando una nuova infrastruttura delicata capace di tradurre e reinterpretare il complesso per adeguarlo al nuovo programma». «La filosofia del progetto - prosegue - mira a preservare il più possibile le strutture esistenti. Il piano terra è stato progettato come uno spazio ibrido, che possa essere aperto anche a un pubblico più ampio (previo controllo di sicurezza all'ingresso) per favorire l'idea che gli edifici pubblici sono edifici di comunità e dovrebbero ospitare un piano terreno accogliente e vivibile».
Il progetto prevede il mantenimento dell'attuale distribuzione verticale: le tre scale esistenti saranno interamente conservate e affiancate da due nuovi ascensori, mentre, per motivi di sicurezza antincendio, verranno inserite quattro nuove scale esterne di emergenza.
«La definizione della materialità dei vani scala è stata altrettanto importante per far dialogare il vecchio e il nuovo», aggiunge Segantini. «I vani scala - prosegue - sono in laterizio vetrificato in equilibrio cromatico con l'edificio esistente. I mattoni sono stratificati in modo da creare una trama di luce e cambiano ogni singolo momento della giornata». «Un parapetto strutturale in acciaio - conclude - definisce le rampe con un materiale simile a quello dei balconi, per stabilire un dialogo con la pietra, materiale molto utilizzato nell'ex carcere».
Il primo e il secondo piano saranno occupati dal Tribunale Ordinario. Il terzo piano, in origine un sottotetto disabitato, ospiterà le unità di trattamento aria, mentre l'ala est sarà ridisegnata da uno spazio multifunzionale comune, grazie alla sostituzione di alcune capriate esistenti con nuove travi sagomate ad arco in legno lamellare e all'apertura di lucernari.
I tipici ballatoi saranno rinforzati con lame in acciaio e aumentati di dimensioni mediante l'inserimento di un nuovo cordolo in acciaio in continuità con i nuovi parapetti. La nuova infrastruttura Mep ridisegnerà la facciata interna degli uffici in continuità con i nuovi serramenti. Un sistema di contro-pareti metalliche è inserito nelle strutture esistenti per contenere, schermare e rendere ispezionabile tutto il sistema impiantistico. Una soluzione reversibile che rafforza il concetto di costruzione di un delicato, ma anche schietto, dialogo tra antico e nuovo. «Il gioco del progetto - concludono gli architetti - è quello di costruire un dialogo tra vecchio e nuovo, favorendo la bellezza dell'edificio originario con una nuova bellezza di dettagli ricercati, capaci di definire un incontro poetico tra tradizione e innovazione».
CREDITS
Head designers and technical coordination:
Carlo Cappai, Maria Alessandra Segantini, C+S Architects
Project manager Architecture: Stefano di Daniel, C+S Architects
Collaborators C+S: Sai Anugna Buddha, Tu Bui, Federica De Marchi, Giulia Guizzo, Anamika Gupta, Damla Karabay, Jurgis Prikulis
Structures: Pierluigi Coradello
Mep engineering: Oscar Nichelatti, Manuele Rolleri Survey,
Fire and safety and administrative coordination: Areatecnica srl
Bill of quantity: Venice Plan srl
© RIPRODUZIONE RISERVATA
pubblicato il: