Secondo la giurisprudenza prevalente, per «gazebo» si intende, nella sua configurazione tipica, una struttura leggera, non aderente ad altro immobile, coperta nella parte superiore e aperta ai lati, realizzata con una struttura portante in ferro battuto, in alluminio o in legno strutturale, talvolta chiuso ai lati da tende facilmente rimuovibili. Come tali, e purché non abbiano autonomia funzionale e non realizzino uno spazio chiuso stabile, i gazebo rientrano nella nozione di manufatti leggeri e quindi nel novero dell'edilizia libera.
Pertanto, una struttura leggera, chiusa in parte con porte scorrevoli, non può essere considerata un gazebo e dunque per realizzarla occorre un permesso di costruire.
Ad affermarlo è il Consiglio di Stato con la sentenza 8049 del 2023, in risposta al ricorso presentato da un cittadino di Aversa (Napoli) che nel 2013 aveva ricevuto un'ordinanza di demolizione dal Comune per aver realizzato su di un locale commerciale, in assenza di permesso di costruire, una struttura simile ad un gazebo.
Appunto simile, ma non un gazebo. Più nel dettaglio, l'interessato aveva costruito «una struttura in legno tipo gazebo con chiusura sul lato est effettuata con porte scorrevoli in vetro e alluminio, e su lato ovest poggiante sulla parete perimetrale del fabbricato». «La struttura - si legge ancora nella sentenza - ha una forma di rettangolo irregolare delle dimensioni di circa metri 16,00 di lunghezza, una larghezza media di circa metri 4,80».
Nessun dubbio per i giudici amministrativi: il manufatto non risponde alla definizione di gazebo. La struttura, essendo chiusa tanto sul lato ovest (in quanto poggia sulla parete perimetrale del fabbricato) quanto su quello est (da porte scorrevoli e in alluminio), risultava assoggettata al previo rilascio di un permesso di costruire.
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