Dal Consiglio superiore dei Beni culturali arriva il no, forse definitivo, alla "nuova" uscita degli Uffizi. Bocciata, ancora una volta, l'idea di Arata Isozaki, l'architetto giapponese scomparso lo scorso dicembre, e di Andrea Maffei. Dopo 25 anni il progetto ritorna nei cassetti; stessa sorte per le gru, da smantellare dopo una "sosta" ventennale in loco.
La soluzione Isozaki-Maffei si era aggiudicata il concorso di progettazione bandito nel lontano 1998 (stesso anno in cui venne indetta la competizione per il Maxxi), al quale parteciparono grandi nomi dell'architettura (Gae Aulenti, Mario Botta, Norman Foster, Vittorio Gregotti e Hans Hollein). Ma la sua storia è un alterarsi di "stop and go". L'ultimo oppositore, in ordine cronologico, è stato Vittorio Sgarbi, che, lo scorso novembre, intervistato da Fabio Fazio alla trasmissione "Che tempo che fa", aveva paragonato la loggia a «una rete per materassi, alta il doppio delle logge di Vasari». Questo il parere del sottosegretario di Stato al ministero della Cultura, ora appoggiato - da quanto si apprende dall'Ansa - all'unanimità dal Consiglio superiore dei Beni culturali.
Eppure, la monumentale uscita - prevista su piazza del Grano (già piazza Castellani) - era stata rimessa in marcia, ad agosto 2020, dai 12 milioni stanziati con il piano strategico «Grandi Progetti Beni Culturali» varato dall'allora ministro per i Beni e le attività culturali, Dario Franceschini. Piano che aveva ricevuto il parere favorevole della conferenza unificata Stato-Regioni agli inizi di agosto, dopo il passaggio proprio in Consiglio superiore dei beni culturali. Ma, si sa, i cambi di governo e di amministrazione sono tra i peggiori nemici dei progetti.
La storia-odissea del progetto
La loggia ha una storia travagliata, comune a tanti progetti italiani. L'architetto giapponese nel febbraio 2001 firma la convenzione con il ministero per i Beni culturali per realizzare il progetto esecutivo e contestualmente firma anche il protocollo con il Comune di Firenze per la progettazione preliminare di piazza Castellani. Ed è da allora che si scatenano gli oppositori. Nello stesso anno l'iter viene bloccato. «Nel frattempo, comincia una campagna di scavi in piazza Castellani che porta alla luce reperti archeologici, identificati come un probabile pezzo della prima cerchia delle mura. Questo ritarda anche i lavori per la ristrutturazione della piazza, che comunque proseguono dopo le necessarie indagini», si legge in un vecchio comunicato del Comune di Firenze.
Nel frattempo, anche il progetto esecutivo dei "Nuovi Uffizi" (per la riorganizzazione e l'ampliamento del museo), subisce una fase di stallo che prosegue fino a febbraio 2003, quando il sindaco Leonardo Domenici e il ministro per i Beni Culturali Giuliano Urbani sottoscrivono un accordo per sbloccare la situazione, sia per la loggia di Isozaki sia per il progetto esecutivo degli Uffizi. L'accordo prevede che una quota parte delle risorse, stanziate dal Comune per realizzare il progetto di Isozaki, venga utilizzata dal ministero per redigere il progetto esecutivo dei Nuovi Uffizi. In cambio il ministero si sarebbe dovuto impegnare a garantire le ulteriori risorse per realizzazione dell'intero complesso delle opere, compresa la nuova uscita progettata da Isozaki.
Nel 2004 viene presentato il progetto esecutivo dei Nuovi Uffizi e realizzata la sistemazione di piazza del Grano (già piazza Castellani) così come pensata da Isozaki. «Per quanto riguarda la loggia - si legge ancora nella ricostruzione dei fatti ad opera del Comune - nel 2004 termina la campagna di scavi nella piazza» dal cui esito, come precisato dal ministro Urbani, sarebbe dipeso il futuro del progetto. Su espressa richiesta del sindaco Domenici che a tal proposito aveva inviato al ministro una lettera, Urbani nell'ottobre 2004 annuncia che il progetto sarebbe stato rivisto sulla base dei reperti rinvenuti nel corso degli scavi archeologici.
Nell'aprile 2005 viene fatto un importante passo avanti per la risoluzione della vicenda: Isozaki, il ministero e il Comune siglano un accordo per una nuova ipotesi progettuale dell'uscita dei Nuovi Uffizi, la quale avrebbe dovuto valorizzare il tessuto archeologico venuto alla luce in seguito agli scavi. A giugno 2006 arriva il via libera alla progettazione esecutiva dell'uscita e ai successi lavori di realizzazione. Nel 2007 la battaglia contro l'opera continua da parte di consiglieri comunali dell'opposizione e arriva anche un'interrogazione all'indirizzo dell'allora ministro dei Beni culturali, Rutelli.
Seguono anni di polemiche, fino a quello che è stato annunciato come punto di svolta: il finanziamento, ad agosto 2020, della loggia con i 12 milioni del piano strategico del ministero, allora guidato da Dario Franceschini. Una «storica decisione»: parola del sindaco, Dario Nardella. Ma, la storia (italiana) insegna che non basta l'arrivo dei finanziamenti per essere sicuri della realizzazione di un'opera pubblica. I progetti avanzano, invecchiano, forse con la speranza che il riposo nei cassetti dia beneficio al progetto stesso tanto quanto l'invecchiamento in botte di un buon vino. Ma, in ogni caso, lo stop è sempre in agguato.
E forse, gli stop, così come accade per le attese decennali, non fanno più scalpore. Forse quando le storie si ripetono con insistenza, purtroppo, si insinua la rassegnazione. E, di storie-odissea l'Italia è piena, si pensi all'iter - tanto per restare in territorio fiorentino - della stazione dell'Alta velocità di Norman Foster e Arup o agli ostacoli più recentemente incontrati dal progetto di recupero dello stadio Artemio Franchi. Così come è piena la storia di concorsi naufragati, bloccati o per mancanza di finanziamenti o per bandi sbagliati (come per le 51 scuole del Miur), o, ancora, per ricorsi infiniti (come per il nuovo ospedale del Trentino) o per cambi di amministrazione (si pensi alla copertura dell'Arena di Verona).
© RIPRODUZIONE RISERVATA
pubblicato il: