Il critico e curatore Edoardo Persico (1900-1936), autore, con Giuseppe Pagano, di alcuni memorabili Casabella, diceva che "l'architettura è sostanza di cose sperate". Essa, infatti, ha la capacità di racchiudere sogni e futuro, ponendosi come un dispositivo, uno strumento di trasformazione concreto, a servizio di persone e città.
Su questo stesso solco ha lavorato il tema di questa quinta edizione della Biennale di Architettura di Pisa, "collettiva, sentita, profonda", se dovessimo descriverla con tre aggettivi. Un tema scelto per sottolineare quanto l'architettura abbia il dovere di essere un progetto condiviso, radicato sul territorio, presente nella società, generatore di benessere per la collettività, portando avanti una battaglia culturale per affermare un nuovo equilibrio sociale.
Tanti gli appuntamenti che si sono susseguiti, tra presentazioni di libri, mostre, dibattiti, eventi con le scuole e i professionisti. Sottolinea Massimo Del Seppia, Presidente di LP. "I progetti in mostra ci hanno insegnato molto, i convegni sono stati di grande utilità, il catalogo uno strumento di lavoro e approfondimento per il futuro. Ma quello che più conta sta nel fatto che in questi giorni abbiamo capito quanto sia importante l'impegno, la generosità e il metterci la faccia per un obiettivo comune da cogliere, ognuno facendo la propria parte per essere sempre più inclusivi cercando di rendere le nostre città strumento di benessere e di pace."
I copertina l'allestimento RPBW Renzo Piano Buiding Workshop Arsenali Repubblicani - Biennale Architettura Pisa · photo © Giulia Mura
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Boom di presenze
I numeri ce lo dicono: questa edizione è stata particolarmente apprezzata dalla cittadinanza. Le presenze registrate - oltre 4000 - rappresentano un numero molto significativo, dimostrando un forte aumento d'interesse verso questo progetto culturale.
Negli anni, c'è stato, infatti, un delta di incremento esponenziale e la kermesse è diventata sempre più trasversale ed inclusiva, entrando a far parte del sistema culturale di Pisa.
Un appuntamento fisso da aspettare. "Il fatto che si sia stata un'edizione particolarmente ben riuscita" ci dice Massimo del Seppia, presidente e co-curatore insieme a Pietro Berti, Silvia Lucchesini e Fabrizio Sainati dell'Associazione LP - Laboratorio Permanente per la città "ce lo dimostra un aspetto: che mi accorgo delle cose, le sfumature, che ci sono riuscite meno bene. Avendo raggiunto a pieno il nostro obiettivo principale, abbiamo avuto modo di capire i dettagli che dobbiamo ancora migliorare."
3 big, 3 donne
Un bel cambio di passo: questa edizione si è concentrata non tanto nella ricerca della parità di genere, quanto al dimostrare che tra professionisti con un portato progettuale importante non vi è poi differenza, anzi.
"La nostra non è stata una richiesta per assecondare un tema ad oggi particolarmente sentito, è stata una 'casualità'. I tre studi hanno autonomamente scelto di mandare come loro rappresentati migliori tre donne, dimostrando che a livelli così alti dell'architettura è pieno di professioniste capacissime: Benedetta Tagliabue ovviamente in quanto owner della firma, ma anche Elisabetta Trezzani (con Antoine Chaaya) dello Studio RPBW Renzo Piano Buiding Workshop e Jette Hopp di Snøhetta".
Si sono visti progetti di architettura, quanto meno
A differenza della deludente esperienza veneziana, in cui avevamo fatto presente che tra i grandi assenti compariva proprio l'architettura, nel caso delle Biennale di Pisa - che ha una dimensione e una storia diversissima - tra gli intenti principali c'è stato invece quello di sollecitare i professionisti a dare risposte concrete, portando progetti e case studies per far vedere a tutti che l'architettura non è una disciplina fine a se stessa, un prodotto culturale effimero, ma un servizio per la collettività. "Ognuno di noi" commentano dall'Associazione LP "deve iniziare a fare la sua parte per quel che riguarda la città condivisa e l'equità sociale, ricordandosi che l'architettura ha un ruolo fondamentale nel dare risposte."
Di certo poi è la squadra a fare la differenza. Questa Biennale è riuscita così bene perché sono state tante le persone coinvolte con passione nel progetto. Partendo da Giorgio Tartaro che ha moderato tutti i main talk al comitato scientifico: Massimo Pica Ciamarra, Carmen Andriani, Silvia Bodei, Roberto Bosi, Fabio Daole, Stefania Franceschi, Luca Lanini, Giovanni Multari, Edoardo Narne, Pisana Posocco e Manuela Raitano - che ha prima scelto i 25 invitati dal team curatoriale e poi selezionato i 20 studi (su 100 candidature) esposti in mostra nelle sei sezioni di ricerca individuate: l'Abitare, gli Spazi pubblici e strutture di connessione sociale, l'Arte e cultura, la Cura, le Scuole, lo Sport.
Una qualità di esempi, da nord a sud, da est a ovest, dall'Italia e dall'estero, particolarmente alta. Inclusi i 7 gruppi di lavoro di studenti scelti dal Prof. Luca Lanini, ordinario presso il DESTeC di Ingegneria a Pisa e coordinatore della call universitaria.
Allestimento Benedetta Tagliabue - EMBT Architects agli Arsenali Repubblicani - Biennale Architettura Pisa · photo © Giulia Mura
Allestimento Snøhetta agli Arsenali Repubblicani - Biennale Architettura Pisa · photo © Giulia Mura
Coinvolgimento dell'intera città
Questa Biennale diffusa si è sviluppata in 7 location differenti, compiendo per la città un doppio servizio: rendere Pisa una delle protagoniste della manifestazione e, grazie ad un grande sforzo di sistematizzazione e sinergia con le Istituzioni, rendere fruibili spazi bellissimi, sottoutilizzati e solitamente chiusi al pubblico. Oltre agli Arsenali Repubblicani infatti - sede della mostra principale con i progetti di RPBW, Snøhetta e EMBT - l'Associazione LP ha aperto il Bastione Sangallo con il Padiglione Pisa, la Scala sopra Le Logge con il Padiglione Comune di Pisa (dove sono stati esposti progetti e idee per la città) il Fortilizio Torre Guelfa con la mostra su Giovanni Michelucci e le sue opere legate al sociale, dato accesso all'Auditorium di Palazzo Blu, all'Auditorium dell'Opera della Primaziale e a Palazzo Lanfranchi, che ha ospitato il Padiglione Università di Pisa e la mostra Le ville progettate da Mies van der Rohe.
"La Biennale è amore allo stato puro per la città".
Viva i talk del sabato mattina
"Questa formula nuova (su proposta di Fabrizio Sainati) di fare le conferenze il sabato mattina in un auditorium dedicato - a Palazzo Blu, affacciato sul Lungarno - è stata vincente, e siamo riusciti ad avere un grande coinvolgimento di pubblico per tre weekend di seguito" prosegue ancora Del Seppia.
Una mossa saggia in effetti, dal duplice valore: liberare spazio espositivo agli Arsenali (invece che occupare un'intera navata per le sedie) e avere uno spazio adatto, integrato e ben cablato tecnologicamente, per accogliere i talk e le presentazioni di ospiti internazionali. Un successo.
Snøhetta, quando il concept domina
Negli Arsenali Repubblicani, headquarter della manifestazione e sede del Padiglione Internazionale, i 3 big invitati hanno dato la loro personale interpretazione su 3 "sottotemi" su cui erano stati chiamati a lavorare, partendo dalla loro esperienza in merito: RPBW ha sviluppato "la cura", Snøhetta "la cultura", EMBT "gli spazi pubblici e le strutture di connessione sociale".
Ogni studio aveva a disposizione 6 tavoli quadrati da organizzare, della dimensione di 244x244 cm. Ne sono emersi tre approcci diversissimi, in cui ciascuno si è espresso dando una propria visione e risposta progettuale, compositiva e contenutistica.
E se lo studio Piano dà sempre prova di straordinaria eleganza, Benedetta Tagliabue di colore, fantasia, ibridazioni e forme libere, lo studio norvegese Snøhetta - solitamente autore di visioni architettoniche interessantissime - per questa occasione perde slancio, si fa "flat" e propone un approccio un po' troppo concettuale, analitico, con progetti un po' vecchiotti e già visti. Peccato.
Mostra Michelucci: troppe parole
L'intento curatoriale con cui Pietro Berti e Massimo del Seppia hanno messo su la mostra su Giovanni Michelucci (1891-1990) è nobile, nobilissimo, ma del resto che fosse un fuoriclasse non lo ha mai messo in dubbio nessuno. L'intento era proprio rilanciare l'attualità del messaggio di Michelucci sulla necessità di pensare e progettare città nuove, più eque e solidali.
Il nostro unico appunto, al netto della qualità dei lavori, è stato sul set up espositivo: ospitata nella Torre Guelfa la mostra era organizzata con grandi tavoli su cui l'apparato testuale prevaleva su quello visivo. Lo diciamo con rammarico, ma va preso atto: le persone non leggono quasi più nulla. Motivo per cui per noi si è trattato di un'occasione un poco persa, dal momento che quasi tutti non avranno letto per mera pigrizia i testi a corredo delle immagini, perdendosi buona parte della narrazione invece voluta dai curatori.
Idee per la prossima edizione
Abbiamo infine chiesto a Massimo del Seppia, a caldo, quali le cose da rifare e quali le proposte di contenuti su cui lavorare per l'edizione 2025. "Se la mente va alla prossima edizione, quello che mi piacerebbe riprendere - dato che ha funzionato benissimo in questa - è invitare 3-4 studi internazionali importanti, usando la formula di talk il sabato e mostra nelle navate degli Arsenali, e usare ancora spazi straordinari e sottoutilizzati come il Bastione Sangallo, anche per restituire alla città anche un servizio."
E rispetto ad un possibile tema? "Un tema secondo me urgentissimo da affrontare è quello ambientale, non tanto dal punto di vista della sostenibilità dei processi, ma nel senso della comprensione dell'unità tra l'uomo e la natura, dell'uomo come parte dell'ecosistema e non distruttore. Occorre una rivoluzione culturale rispetto alle città del futuro".
Appuntamento alla prossima biennale!
Massimo Del Seppia intervistato da Giulia Mura, photo © Nicola Ughi
biennaledipisa.com
associazionelp.it
Scala al Camilla Biennale Architettura Pisa · photo © Nicola Ughi
HANNO PARTECIPATO
Invitati: Barreca & La Varra, Labics, TAMassociati, T-Studio Architecture & Design - Guendalina Salimei, NOA architetti, Hawkins\Brown, Atelier(s) Alfonso Femia, Michelangelo Pugliese, Rossiprodi associati, Enrico Molteni, Diverserighestudio, Dietrich | Untertrifaller Architekten, MBM Arquitectes, Park associati, Alvisi Kirimoto, MDU Architetti, ELASTICOSPA - Stefano Pujatti Architetti, Guillermo Vázquez Consuegra Arquitecto, Isolarchitetti, MoDusArchitects, MIDE Architetti, Matteo Agnoletto G124, Studio De Martino.
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