Hanno identificato le energie giuste, le hanno incanalate affinché il loro progetto, elaborato vagliando i desideri della comunità e analizzando i contesti, potesse diventare realtà. Chiusi i cantieri, il lavoro non è concluso: la vita della piazza va indirizzata in modo che quell'affezione al luogo, già stimolata durante ogni fase del progetto, possa servire ad assicurare un solido futuro ai nuovi spazi.
Sono solo alcune delle azioni che a Rovigo hanno dato nuova forma e vita alla piazza intitolata a Jerry Masslo scappato dal Sudafrica e rifugiatosi in Italia, ucciso da una banda criminale a Villa Literno nel 1989, dove aveva subito le angherie dei caporali. Inaugurata lo scorso 6 aprile. Protagonisti sono i progettisti del G124, il laboratorio di idee applicate alle periferie, costituito nel 2013 da Renzo Piano appena nominato senatore a vita.
A Rovigo sono stati impegnati i giovani progettisti, sostenuti da Piano con il suo stipendio da senatore: Gabriella Coletta, Fedora Favaretto, Riccardo Giacometti e Cecilia Spezzati, cui si sono uniti nella fase di progettazione esecutiva e realizzazione dei lavori Maria Francesca Lui e Marco Lumini. A guidarli è stato Edoardo Narne, professore dell'Università di Padova - dipartimento Icea, nonché coordinatore delle università coinvolte nel G124.
Il vuoto urbano - privo di identità e per niente vissuto dalla popolazione, in quanto del tutto privo di quelle qualità che permettono ad un invaso di essere definito piazza - è diventato uno spazio accogliente e funzionale, un luogo di incontro in cui assistere anche a manifestazioni ed eventi. Una piazza a tutti gli effetti, dotata di un nuovo boschetto, di margini alberati, di un'idonea illuminazione, di un padiglione in legno che ne moltiplica le potenzialità. Una realizzazione relativamente modesta nelle dimensioni, ma non di certo nelle ambizioni.
«Sono sorpreso da quanto stia funzionando bene questa esperienza del G124 da quando abbiamo iniziato a lavorare con le Università. Ogni volta che facciamo un micro-progetto dobbiamo riuscire a creare un comitato di difesa civica, qualcuno che lo adotti e lo segua. È importante che i progetti vengano difesi nel tempo», afferma Renzo Piano osservando gli esiti del progetto di Rovigo. «La mia - prosegue il senatore a vita - è gratitudine piena a tutti: ai ragazzi che lavorano, all'entusiasmo che feconda questi progetti che è sproporzionato - fortunatamente - rispetto alla misura dei progetti stessi». Il riferimento è alla piazza di Rovigo, e anche ai cantieri in corso a Napoli e a Bari, dove tanti soggetti sono intervenuti per sostenere e finanziare i progetti e dove le amministrazioni comunali hanno compreso il senso delle iniziative, sposandole e permettendone concretamente la realizzazione.
E, in effetti, a Rovigo sono stati numerosi i soggetti coinvolti per passare dal render alla realizzazione. Il padiglione in legno e acciaio, del costo di 80mila euro, è stato progettato con l'aiuto dello studio Milan Ingegneria ed è stato eseguito e realizzato grazie alla generosità della ditta Bertani Legno che lo ha finanziato.
L'amministrazione comunale e la Fondazione Cariparo si sono fatti carico dei costi per il rifacimento della piazza, ciascuna partecipando con un contributo di 80mila euro.
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© G124 | foto di Marco Lumini catalogo
La piazza realizzata coinvolgendo la comunità, l'amministrazione e finanziatori
E, non solo: associazioni, scuole e cittadini sono stati attivamente coinvolti, anche durante le fasi di cantiere. Ad esempio, la rimozione di una parte della pavimentazione è stata eseguita con l'aiuto dei ragazzi delle scuole e della comunità, in giornate-evento partecipate. Il materiale è stato poi riciclato per realizzare un vialetto per la scuola edile e i cordoli della nuova piazza.
«Durante l'inaugurazione abbiamo realizzato un allestimento per mostrare alla comunità quali sono le possibilità della piazza, che ha una capienza di 150-200 posti a sedere», racconta Marco Lumini. «È stata una giornata densa di eventi e partecipata. Abbiamo organizzato delle attività con i ragazzi, completando il progetto della piazza e siamo andati avanti con i racconti delle persone che sono intervenute aiutandoci nel progetto», aggiunge Cecilia Spezzati. «Abbiamo testato - prosegue - il padiglione in tutte le sue forme, la sua acustica, l'uso serale e la capacità della piazza».
«Dobbiamo solo essere sicuri che spenti i riflettori la vita continui, ossia che questi luoghi vengano adottati e difesi», afferma Piano. «Il nostro - aggiunge l'architetto genovese - è un mestiere complesso: noi siamo costruttori di ripari per il genere umano e non è mai solo un'operazione tecnica, ma anche semantica, etica, umanistica, proprio per questo noi dobbiamo occuparci, così come si fa per i bambini che nascono, della loro salute e della loro crescita».
E, in effetti, è proprio quello che sta avvenendo a Rovigo: «Ci stiamo impegnando affinché la piazza sia animata dalle manifestazioni giuste e ci sia un gruppo che si prenda cura dei nuovi spazi. Un'associazione ha già capito il potenziale della piazza e in questi giorni sta discutendo con l'amministrazione per adottarla», sottolinea Edoardo Narne. A parlare in rappresentanze del comitato in via di costituzione è Marta Gasparetto: «Alcuni anni fa - spiega - Rovigo si è dotata di un regolamento per la gestione dei beni comuni e, forte di questo, il nostro piccolo gruppo si è proposto al comune come gestore della piazza. Abbiamo presentato il nostro programma, che inizialmente è quello di informare le associazioni, le scuole e i gruppi sportivi dell'esistenza di questo nuovo luogo di aggregazione dalle grandi potenzialità, ma vogliamo anche proporci con un ruolo attivo, organizzando degli eventi».
Nasce un luogo attrattivo e accogliente, adatto a molteplici attività
Nel frattempo, la piazza non è più poco frequentata. La qualità conquistata la rende un luogo attrattivo e accogliente che riesce ad incanalare verso di sé i flussi del quartiere. Un luogo estremamente permeabile, privo di barriere e per questo sicuro, reso piacevole anche grazie alla presenza degli alberi: aceri platanoidi, frassini e ontani, irrigati con un impianto goccia a goccia, sono andati ad aggiungersi ai tigli già presenti.
Il padiglione è in legno lamellare e acciaio, realizzato su plinti in calcestruzzo armato. Ha pilastri cruciformi e un sistema di travi, sempre in legno lamellare. È dotato di illuminazione notturna ed è già stato predisposto un piano di manutenzione per il legno. È concepito per accogliere una vasta gamma di momenti di socialità e spettacoli, e si presta anche a valorizzare la storica tradizione musicale della città veneta.
«Questa esperienza resterà appiccicata alla pelle dei progettisti» - afferma Piano riferendosi ai borsisti del G124. «Il lavoro fatto implica diverse responsabilità: raccogliere i fondi, farne una gestione oculata e parsimoniosa, trattandosi di denaro pubblico e di donazioni, organizzare un cantiere. E poi ci sono l'etica, che ha a che fare con l'arte di creare luoghi di incontro, e la poetica dei luoghi, perché il nostro mestiere si lega alla bellezza, la bellezza primaria, quella vera, non alla bellezza frivola o di superficie. È un mestiere che comporta mille difficoltà, ma straordinario, in cui la poetica del costruire, la poetica degli spazi, la luce, l'emozione generata dagli spazi si uniscono all'etica del costruire luoghi di incontro, alla necessità di essere bravi e pazienti costruttori, perché non solo bisogna sapere come costruire, ma l'idea del rammendo che noi perseguiamo - conclude - implica pazienza e voglio ricordarlo: il rammendo non è rattoppo, ma è un'opera sottile e di straordinaria di intelligenza».
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