Nel 1924, il pittore francese Jacques Majorelle acquistò un terreno ai margini della Palmeraie di Marrakesh, dove costruì una villa e creò un giardino che aprì al pubblico nel 1947. Nel 1980, Yves Saint Laurent e Pierre Bergé divennero proprietari di questo leggendario giardino, mantenendolo come un luogo aperto al pubblico, un pezzo di città dove l'arte e la natura si fondevano l'una nell'altra. Il 2024 segna il 100° anniversario di questo affascinante sito.

Più di tutto è il blue elettrico, da fondale marino che rimane in mente dopo una visita al Jardin de Majorelle, quello stesso blue che porta appunto il nome di Jacques Majorelle e che il pittore francese utilizzò nel 1937 per dipingere i prospetti del suo bianco atelier modernista. Era nato così il Blue Majorelle, che affondava le sue radici in un'antica tradizione mesopotamica. Era infatti dai lapislazzuli afgani che sin dall'antichità sin otteneva quel profondo blu oltremare, che decora tra l'altro, anche la maschera funeraria di Tutankhamen.

Marrakesh Villa Oasis anni Venti  © schizzo Serena Acciai

Photo © Serena Acciai

La genesi e l'evoluzione del Giardino Majorelle a Marrakesh

Durante un periodo di convalescenza Jacques Majorelle visitò il Marocco per la prima volta nel 1917, innamorandosene e stabilendosi poi definitivamente nella medina di Marrakesh. Nel 1923 acquistò dei terreni adiacenti ad un palmeto già parzialmente piantumati con i classici "saf saf" che avrebbero poi dato il nome alla villa moresca che Majorelle avrebbe fatto costruire "Villa bou saf saf" ribattezzata poi Villa Oasis da YSL e Pierre Bergé. All'architetto Paul Sinoir nel 1931 Majorelle commissionò anche un atelier modernista per creare poi l'iconico giardino. Per i successivi 40 anni il pittore ne alimentò la crescita con piante provenienti dai cinque continenti che ne accrebbero la variegata flora, la fama internazionale ed i proibitivi costi di manutenzione.

photo © danipuntoeffe

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L'alta moda e il Moroccan way of life

Nel 1966 YSL e Pierre Bergé arrivarono a Marrakesh. Yves Saint Laurent che era nato a Orano, in Algeria, nel 1936, ne rimase folgorato. Quando trent'anni dopo riscoprì il Nord Africa, ritrovò la luce particolare della regione e il colore che rivelava. Il Marocco è stato una fonte inesauribile di ispirazione per YSL che vi si recava due volte l'anno, a dicembre e a giugno, per disegnare le sue collezioni che in seguito sono state dominate dai contrasti di colore.

Lo stesso YSL avrebbe più tardi dichiarato: "In Marocco ho capito che il mio cromatismo era quello delle zelliges, degli zouacs, delle djellabas e dei caftani. L'audacia che è stata mia da allora, la devo a questo Paese, alla violenza degli accordi, all'insolenza delle mescolanze, all'ardore delle invenzioni".

Fin dalla loro prima volta in Marocco Yves Saint Laurent e Pierre Bergé iniziarono a frequentare il giardino Majorelle e tutto quel milieu di grandi nomi dell'arte, della moda e della finanza che aveva trasformato Marrakesh da un sonnolento luogo ai margini del deserto in una delle città più festose del mondo.

Dalla salvaguardia al Museo dell'Arte Islamica, Fondazione e infine il Museo Berbero

Alla morte di Majorelle e successivamente della sua ex-moglie il giardino viene progressivamente abbandonato cadendo in disuso mentre il progetto di un complesso alberghiero minacciava di distruggerlo. YSL e Bergé fanno di tutto per fermare il progetto finché nel 1980 riescono ad acquistare il giardino Majorelle e la villa moresca adiacente. Decidono di vivere nella villa del pittore che ristrutturano con l'aiuto dell'amico decoratore Bill Willis. Il loro intento era quello di fare di Majorelle il giardino più bello del mondo, cosi per anni investirono nell'arricchimento di fauna e flora per creare un habitat unico, un'oasi nel cuore di Marrakesh.

Già dagli anni '80 un Museo di Arte Islamica fu creato all'interno della villa cubista color blu oltremare. Presentava pezzi della collezione personale di YSL e PB provenienti dall'Oriente, dall'Africa e dall'Asia. Nel 2001 vediamo il crearsi anche della Fondation Jardin Majorelle, mentre nel 2011 il primo sito museale di Arte Islamica diviene il Museo Berbero che ospita almeno 600 pezzi della collezione privata della coppia dell'alta moda. Entrambi erano infatti personalmente interessati e affascinati dalla cultura berbera che si rispecchia anche in molte delle collezioni di YSL.

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Le case e i giardini raccontano storie

E se il Museo YSL a Marrakesh costruito nel 2017 dallo Studio KO, come è stato scritto, sorvola sul rapporto tra creazione e commercio presentandosi come un contenitore piuttosto asettico per esaltare il contenuto e celebrare la vita e l'opera di YSL, la casa e il giardino raccontano fortunatamente un'altra storia, una dimensione più intima.

Questi ultimi mostrano la completa adesione di Jacques Majorelle prima, e di YSL e PB poi, alla cultura berbera. Il giardino e la casa ma anche il Museo Berbero mostrano al visitatore come la cultura locale è stata per la pittura di Majorelle e per YSL una fonte unica d'estro mettendo in luce quel processo creativo, proprio di ogni disciplina artistica, che a partire dalla tradizione riesce a sintetizzarla per attualizzare il linguaggio dell'arte.

Tornando al blue e al giardino, Yves Saint Laurent disse: "per molti anni ho trovato nel giardino Majorelle di Marrakesh una fonte inesauribile di ispirazione e ho spesso sognato i suoi colori unici".

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