Mentre il Parlamento cerca di trovare una soluzione al caso Milano esploso con le indagini della Procura che ha portato al sequestro di numerose strutture, in ultimo le due torri residenziali del complesso "Scalo House", con una disposizione di servizio il Comune chiude lo sportello dell'edilizia.
Una chiusura che l'Ordine degli Architetti di Milano ritiene «inaccettabile, sia sul piano giuridico che sul piano sostanziale e delle ordinarie dinamiche di relazione e partecipazione costruttiva che da sempre a Milano caratterizzano il rapporto tra i cittadini, i loro professionisti e la pubblica amministrazione».
Come si legge nella disposizione di servizio, la chiusura si renderebbe necessaria per le criticità che la direzione specialistica Attuazione diretta Pgt e Sue e la direzione Rigenerazione urbana riscontrano nell'attività ordinaria, nonché per il «perdurare delle aperture di indagini nonché delle acquisizioni di fascicoli e la copiosità degli stessi».
Un'altra motivazione sta - da quanto si legge sempre nella disposizione - nella «difficoltà oggettiva dei dipendenti dello Sportello unico per l'edilizia di continuare serenamente a operare nel proprio lavoro senza possibilità, in attesa che le indagini e gli eventuali processi chiariscano i fatti contestati, di affermare la difesa delle proprie scelte amministrative».
Per cui si dispone che «venga formalmente interrotto il servizio di prenotazione appuntamenti, in quanto si rende necessario eliminare ogni canale di contatti informali attraverso i quali si possano fornire informazioni sull'istruttoria delle pratiche in corso o dare eventuali chiarimenti tecnici o procedurali prodromici alla formalizzazione di titoli edilizi».
Duro il commento di Federico Aldini, presidente dell'Ordine degli Architetti della provincia di Milano, secondo cui: «Oltre ad evocare, in maniera errata, una incomprensibile suggestione dell'esistenza di non meglio precisati rapporti di non corretta "informalità", che non restituisce giustizia alla professionalità e serietà né dei dipendenti comunali né dei cittadini e dei loro professionisti, che interloquiscono quotidianamente con l'amministrazione, questo provvedimento della dirigenza dell'urbanistica comunale sancisce un inammissibile ritorno ad un passato antecedente la legge n. 241/90 sulla trasparenza amministrativa e sul pieno diritto di partecipazione dei cittadini all'attività amministrativa».
«Da oggi, infatti - prosegue Aldini -, a voler seguire la citata disposizione n. 9/2024, l'unica modalità di dialogo con l'amministrazione rischia di diventare - per chi se lo potrà permettere - quello delle diffide legali a funzionari e dirigenti, per ottenere risposte circa lo stato dei procedimenti. In assenza di queste risposte scatteranno inevitabili ricorsi giurisdizionali contro il silenzio-inadempimento, e con essi le richieste di danni da ritardo ai medesimi funzionari e dirigenti. Poiché non possiamo in nessun modo credere che sia questo panorama ciò che il Comune di Milano pensa e vuole, invitiamo l'amministrazione a ritirare questo provvedimento contro il quale, in caso contrario, l'Ordine valuterà come agire a tutela del pubblico interesse e dei propri iscritti».
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