L'incarico conferito alcuni mesi fa a Renzo Piano dal Whitney Museum of American Art di New York si è concretizzato nell'approvazione del progetto di ampliamento, sviluppato finora dall'architetto genovese nelle sue linee generali - la versione definitiva verrà sottoposta alla Landmarks Preservation Commission (l'agenzia per la salvaguardia dei monumenti cittadini) nel prossimo mese di gennaio.
Dimenticati i trascorsi di Rem Koolhaas, ultimo di una serie di progettisti "licenziati" nel corso degli anni, sotto la spinta dell'opinione pubblica interessata a salvagurdare lo status quo e il carattere originario dei quartieri storici di New York, il Whitney ha decisamente virato verso lidi più tranquilli. Se la proposta di Koolhaas prevedeva un edificio aggiuntivo in grado di sovrastare e "aggredire" il museo preesistente di Breuer, la torre proposta da Renzo Piano sembra piuttosto ricucire il tessuto urbano e favorire l'apertura verso l'esterno del Whitney, che attualmente risulta piuttosto ripiegato su sè stesso, soprattutto in virtù della barriera costituita dal giardino delle sculture: nelle intenzioni di Piano, due immobili verranno demoliti su Madison Avenue per lasciare spazio a un nuovo vestibolo di ingresso, con la copertura in vetro e un piccolo giardino, da cui i visitatori potranno accedere al nuovo atrio.
Naturalmente uno dei nodi cruciali del progetto, al di là del contrasto ricercato tra il rivestimento argenteo (pannelli in lega di rame e alluminio) scelto per il nuovo edificio di nove piani e il granito scuro che ricopre il museo di marcel Breuer, sta nel collegamento tra vecchio e nuovo corpo di fabbrica, o meglio tra spazi espositivi preesistenti e aggiunti. Dell'edificio preesistente fa parte un ponte dalla ingombrante sagoma di calcestruzzo, che sottrae luminosità alla corte delle sculture e, a causa della copertura anch'essa in calcestruzzo, arriva a sovrapporsi e nascondere alla vista l'edificio che ospita il museo.
Piano, scartata l'ipotesi azzardata della demolizione del ponte, ha ideato altri passaggi pedonali, sotto forma di passerelle di vetro che dovranno scavalcare l'intercapedine di 3 metri tra il Whitney Museum e l'edificio di espansione, collegando vecchie e nuove gallerie. Queste ultime, in generale, rispettano l'intenzione manifestata da Piano al momento dell'incarico, di applicare agli spazi espositivi le caratteristiche del loft, ovvero una certa flessibilità dovuta all'ampiezza delle dimensioni e all'assenza di divisori fissi.
Si distinguono dalle altre le gallerie all'ultimo piano, destinate alle esposizioni temporanee e soprattutto dotate di un articolato meccanismo per gestire e regolare la luce naturale: pannelli in alluminio forati da piccole aperture a forma di occhiello impediranno alla luce proveninete da sud di danneggiare le opere esposte, mentre le luce proveniente dalle altre direzioni sarà filtrata atraverso un sistema di lucernai.
Per approfondimenti:
www.professionearchitetto.it/news/notizia.asp?id=2846
Immagine del plastico:
http://graphics7.nytimes.com/images/2004/11/09/arts/09whit1.184.jpg
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