In apertura scuola a Puos d'Alpago, ritaglio della fotografia di © Gustav Willeit

Concorso vinto nel 2019; progettazione esecutiva conclusa nel 2020 e realizzazione tra il 2021 e il 2024. È questa la cronologia del percorso che parte dal render e finisce con la conclusione dei lavori della scuola media di Puos d'Alpago, nel Bellunese. Il progetto è frutto di un concorso di progettazione aggiudicato a febbraio 2019 a tre architetti oggi poco più che trentenni (classe 1989), titolari dello studio Facchinelli Daboit Saviane - Fds Architettura. A bandirlo era stato il comune di Alpago con la collaborazione della Fondazione Architettura Belluno Dolomiti e il contributo dell'Ordine Architetti di Belluno.

Dopo il concorso il team si è ampliato e ai tre giovani architetti Gianluca Facchinelli, Celeste Da Boit e Giada Saviane, autori del progetto architettonico, si sono uniti lo StudioTre Associati (coordinamento alla sicurezza e direzione lavori) Rodolfo Senoner (strutture), Luca Salti (indagini geologiche) e Pietro Canton, Studio Bortot, Maurizio Cason (Mep).

La scuola (poco più di 3 milioni l'importo dei lavori) è stata edificata su un lotto di 3.400 mq confinante con l'ex istituto professionale (oggi edificio polifunzionale), la scuola primaria e con l'area agricola.

Ingresso nord, fotografia di © Gustav Willeit

Corte alberata, fotografia di © Gustav Willeit

Veduta da sud-est, fotografia di © Gustav Willeit

Gli spazi interni sono stati disegnati attorno alla grande agorà centrale, strategica per la creazione di un centro civico per la collettività e dunque per l'apertura degli spazi oltre l'orario scolastico. Il progetto, dunque, sviluppa il tema della "piazza coperta", il cui "tetto" è costituito dal volume della scuola stessa che poggia su quattro nuclei: quattro volumi cavi in calcestruzzo che ospitano all'interno funzioni di servizio e i collegamenti verticali. Lo spazio coperto che viene così a crearsi al piano terra, ossia la piazza-agorà, è in diretta continuità con l'esterno.

Prospetto sud, fotografia di © Gustav Willeit

Agorà, fotografia di © Gustav Willeit

Veduta da nord, fotografia di © Gustav Willeit

In altre parole, i nuclei in calcestruzzo colorato, che racchiudono gli spazi di servizio, determinano il perimetro dell'agorà, «dove le funzioni - spiegano i progettisti - si contaminano in un laboratorio diffuso, animato dai volumi in legno della sala lettura e dell'accoglienza».

«L'asse pedonale alberato del masterplan - proseguono gli architetti - attraversa l'edificio, portando le alberature all'interno della scuola tramite le corti perimetrali, che illuminano gli ambienti a uso collettivo. Aule e laboratori si alternano su due piani attorno all'agorà, con la quale sono sempre in contatto attraverso vetrate e pareti scorrevoli».

Vista con in fondo la chiesa di San Pietro, fotografia di © Gustav Willeit

Sala lettura, fotografia di © Gustav Willeit

Aula con vista sul paesaggio, fotografia di © Gustav Willeit

«La caratteristica principale di questo luogo - aggiungono allo studio Fds - è la permeabilità visiva tra i vari ambienti, che crea una sorta di paesaggio interno. Il progetto ricerca la coincidenza di forma, struttura e materia. Lo fa attraverso un guscio di calcestruzzo facciavista realizzato con una tecnologia in prefabbricazione avanzata che, oltre a non aver bisogno di ulteriori strati di finitura, contiene già la coibentazione e le predisposizioni impiantistiche».

Laboratori interciclo, fotografia di © Gustav Willeit

Laboratori con le gelosie, fotografia di © Gustav Willeit

Dettaglio del parapetto, fotografia di © Gustav Willeit

Alcuni elementi elementi architettonici sono pensati per generare atmosfere diverse, che cambiano con lo scorrere del tempo e delle stagioni. In particolare lo spazio centrale è caratterizzato dalla presenza delle gelosie: frangisole formati da pannelli prefabbricati in calcestruzzo con una trama a fori triangolari che riprendono, seppure ad una scala maggiore, i motivi reticolari in mattone tipici dei fienili della Valbelluna.

In inverno il disegno a triangoli resta impresso sul pavimento andando a contornare triangoli di luce che "camminano" con lo spostarsi del sole. Inoltre, una serie di lucernari in copertura porta la luce diretta d'estate e indiretta d'inverno nell'agorà centrale e nei laboratori; «le differenti inclinazioni degli svasi troncoconici fanno sì che i singoli lucernari si illuminino in alternanza durante la giornata. Le alberature introducono al centro dell'edificio l'elemento naturale, che cambia forma e cromia, segnando le stagioni e lo scorrere degli anni», concludono i progettisti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

pubblicato il: