«Un miliardo e 600 milioni di tagli alla rigenerazione urbana è un grave errore del governo, che per giunta confligge con l'orientamento espresso dalla maggioranza di approvare una legge proprio sulla rigenerazione urbana. Rivolgiamo un appello all'Esecutivo e al Parlamento per il ripristino delle risorse»: così in una nota l'Istituto Nazionale di Urbanistica sui contenuti dell'articolo 104 della Manovra in discussione alle Camere.
L'INU segnala «il taglio lineare di 800 milioni ai cosiddetti Pinqua, i progetti del Programma innovativo per la qualità dell'abitare gestiti dal ministero delle Infrastrutture e realizzati dai Comuni che hanno firmato convenzioni con lo Stato aggiudicando appalti alle imprese. I cantieri sono avviati e le imprese potrebbero rivalersi sui Comuni in caso di interruzione dei lavori per sopravvenuta mancanza di fondi. Un'altra grave conseguenza sarebbe il ritiro degli investimenti privati».
Gli 800 milioni dei Pinqua, prosegue l'Istituto Nazionale di Urbanistica, «vengono poi tagliati a fronte di anticipazioni sul Pnrr che il governo ha già acquisito dall'Unione europea. Dall'inserimento in Pnrr dei Pinqua deriva quindi l'obbligo di conclusione nel 2026, ma come si farà a ultimarli se si tagliano i finanziamenti? E se non si ultimano, come si giustificherà in sede europea il mancato raggiungimento degli obiettivi?». L'INU segnala anche che «altri 800 milioni tagliati sono del Programma periferie degradate. Anche in questo caso le convenzioni sono firmate, gli appalti avviati e i contributi dei privati attivi».
Leggendo l'articolo 104 si scopre che i tagli sono anche maggiori. Oltre alle risorse del Pinqua e a quelle per la rigenerazione urbana dei comuni, vengono tagliati anche 1,3 miliardi, spalmati tra il 2025 e il 2034, destinati ai comuni per la messa in sicurezza di scuole, strade, edifici pubblici e del patrimonio culturale. Vengono tagliati anche 800 milioni (2025-31) destinati agli enti locali per le spese di progettazione per la messa in sicurezza del territorio a rischio idrogeologico e per l'efficientamento delle scuole e del patrimonio pubblico. Viene anche cancellato il fondo di 400 milioni per ciascuno degli anni dal 2025 al 2034, previsto dalla legge di Bilancio 2020, per gli investimenti indirizzati allo sviluppo infrastrutturale del Paese, in particolare nei settori di spesa dell'edilizia pubblica.
Altri 90 milioni vengono sottratti al Fondo per la progettazione degli enti locali destinato al finanziamento della redazione di progetti per opere destinate alla messa in sicurezza di edifici e strutture pubbliche. Ce n'è anche per le ciclovie turistiche che perdono 31,9 milioni. Taglio di 600 milioni assegnati dalla legge di Bilancio 2019 ai comuni per il triennio 2028-30 per la realizzazione di opere pubbliche destinate alla messa in sicurezza degli edifici e del territorio. Altri 2 miliardi e 376 milioni sono tolti alle regioni. Erano spalmati tra il 2027 e il 2034 e destinati alla rigenerazione urbana e alla progettazione di opere pubbliche.
L'Istituto Nazionale di Urbanistica rivolge in conclusione un appello a governo e Parlamento per «il ripristino dei fondi per la rigenerazione urbana, per ragioni tecniche ma anche perché si tratta di risorse che vanno a beneficio della qualità di vita nelle nostre città. Servono in primo luogo ai cittadini che hanno diritto a spazi pubblici più salubri, a infrastrutture rinnovate, a servizi più efficienti. È tra l'altro quanto meno paradossale che le risorse vengano cancellate proprio nella fase in cui emerge la volontà politica di condurre in porto la legge sulla rigenerazione urbana, che rischia così di trasformarsi in un mero spot, per giunta infelice».
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