La chiesa dell'Autostrada di Michelucci sorge ai margini di Firenze in direzione del mare, in un territorio che è chiamato dai fiorentini "La Piana". Si tratta di una zona pianeggiante di origine paludosa, fiancheggiata sia a nord che a sud dalle colline, che negli ultimi 60 anni ha vissuto un boom edilizio esponenziale tanto da essere oggi una delle zone più densamente costruite della Toscana.
Nel celebrare i 60 anni di questa straordinaria opera, anche alla luce del drammatico episodio di Calenzano al deposito dell'Eni, occorre ripensare allo sviluppo di questo territorio e chiedersi se questo oltretutto muta anche la percezione che abbiamo di un monumento come la Chiesa dell'Autostrada.
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Cartolina anni 60' Chiesa dell'Autostrada © collezione Serena Acciai
In 60 anni
Ogni volta che dalle colline mi capita di scendere verso questa piccola pianura cerco con lo sguardo dei punti di riferimento precisi quali i grandi complessi colonici che ancora permangono come isole nel caos e su tutti il grande tetto verde della Chiesa dell'Autostrada: una tenda nel paesaggio urbano che oggi, ancor più di 60 anni fa, proprio per lo sviluppo sconsiderato dell'edilizia circostante, costituisce una sosta, uno spazio di quiete arricchito da ulivi, un luogo salvo dove fermarsi tra snodi, zone industriali, grandi arterie di comunicazione che hanno cancellato i principi di insediamento di un territorio un tempo completamente agricolo.
Già, perché la zona tra via di Limite, Campi e l'Osmannoro era (come testimoniato dalle foro aeree) fino a 60 anni fa completamente coperta da campi. Oggi solo una parte permane a verde in corrispondenza dell'Oasi di Focognano; restano poi le case coloniche, molte in rovina e solo alcune abitate in una campagna che non ha i consueti margini che in Toscana sono ancora legati a quell'idea di "buon governo" che faceva della coltivazione architettonica del paesaggio uno dei propri vanti.
Qui la campagna è tranciata dalle grandi arterie o lasciata come spazio residuale in un'area che sarebbe di estrema bellezza naturale chiusa com'è a nord dalla linea dell'Appennino fiorentino e a sud dalle linee sinuose delle colline. In questo contesto 60 anni fa, a coronamento della grande opera che fu la realizzazione dell'Autostrada del Sole, Michelucci con l'ausilio di maestranze provenienti da diverse regioni d'Italia costruì il suo capolavoro più lirico.
Foto aerea, 1954 © IGM-Regione Toscana esec. volo Gruppo Aereo Italiano
Foto aerea, 2023 © Regione Toscana
La Chiesa e il suo parco
Provenendo da nord, attraverso una serie di svincoli, si arriva alla Chiesa dell'Autostrada. La sensazione di quiete immediatamente pervade il visitatore già sull'ingresso del parco di ulivi che la circonda.
Il percorso come sempre nelle architetture di Michelucci è il flusso narrativo che accompagna la visita come se l'architettura si potesse percorrerla come trovandosi dentro un fiume. E così si varca la soglia del sagrato che è al contempo memoriale ai caduti per la realizzazione dell'Autostrada del Sole per poi raggiungere il grande atrio d'ingresso alla Chiesa che è ancora, come a Santa Maria Novella, una galleria illuminata da una lama di luce a sud.
Qui, rispetto alla stazione di Firenze sentiamo un pathos più palpabile, grazie anche alle sculture di Emilio Greco e all'ausilio di quelle silenziose "stanze" di verde dove abitano alcuni ulivi del piccolo giardino laterale alla maniera di un moderno hortus conclusus.
Il percorso dopo alcuni gradini conduce alla grande aula della chiesa che è un tripudio di verticalità e dove la coesistenza di calcestruzzo e pietra rosa di San Giuliano che caratterizza anche gli esterni raggiunge il suo apice di naturalezza.
All'interno dell'aula sembra di stare dentro un guscio, un ventre teso di cemento armato che si alza verso il cielo nella tensione dei pilastri verticali. La complessa planimetria può essere letta come la rielaborazione moderna di una basilica paleocristiana così come la presenza del matroneo, elemento fondamentale della tradizione liturgica cristiana nel mediterraneo. Il cerchio poi si chiude attraverso un camminamento che permette, passando per il battistero curvilineo, a sud-ovest di ritornare sul sagrato.
Foto © Serena Acciai
Foto © Serena Acciai
Foto © Serena Acciai
Il tutto pieno e il rischio della situazione attuale
A partire proprio dagli anni del boom economico nella Piana è stato messo di tutto, come se fosse un territorio "magazzino" creando così un conglomerato di abitazioni, attività produttive, servizi, luoghi ricreativi e negli anni 90' il più grande centro commerciale della zona. La situazione attuale, dove è avvenuta poche settimane fa la terribile esplosione al deposito Eni di Calenzano, è frutto di anni di politiche e scelte urbanistiche poco lungimiranti.
Non si può accatastare tutto in un territorio, voltarsi dall'altra parte e non considerare oggi che episodi come l'alluvione del novembre 2023 sono qualcosa di prevedibile se non si rispetta la natura stessa dei territori. Aree con elevatissima pericolosità idraulica (perché spesso al di sotto del livello del fiume Arno) sono state negli anni urbanizzate a dismisura, altrove sono stati tombati canali e fossi, cercando di far convivere zone industriali, residenze, aree commerciali ed aree di notevole pregio paesistico e naturalistico.
Come ricucire oggi i margini di un territorio che in 60 anni ha visto avvenire tutto questo? Occorreranno delle politiche comuni a tutti i comuni della Piana e una forte volontà rigenerativa che metta al centro il recupero, per quanto è possibile oggi, di quei caratteri costitutivi della natura di questa piccola pianura ai margini di Firenze.
Foto aerea, 2023 © Regione Toscana
La solitudine del monumento
La Chiesa dell'Autostrada chiusa com'è tra svincoli e altri edifici, appare oggi più isolata di 60 anni fa.
Anche se da sempre è stata a fianco della grande arteria di comunicazione per la quale è nata, oggi appare più nascosta e quindi più sola rispetto a quel paesaggio al quale Michelucci l'aveva legata con i calibrati scorci che da essa si aprivano sul paesaggio ancora quasi vergine.
Foto © Serena Acciai
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