Sabato prossimo riapre il Museum of Modern Art (MoMA) di New York nella sede restaurata e arricchita di nuove gallerie e attrezzature rivolte al pubblico, contenute nell'edificio di sei piani che costituisce una notevole espansione: l'area occupata dal museo è passata da 35.116 a 58.527 mq e lo spazio espositivo si è incrementato di circa 3700 mq. La data scelta per il battesimo ufficiale della struttura coincide con il settantacinquesimo anniversario della fondazione del MoMA, inizialmente ospitato da un edificio con un unico piano e oggi sistemato in un complesso che ha assunto le dimensioni di un intero isolato.
Sono trascorsi sette anni dal conferimento dell'incarico per l'ampliamento del MoMA, che nel periodo dei lavori ha trovato una collocazione provvisoria nella sede di Queens (MoMA QNS). Nel 1997 la scelta degli amministratori di una delle più prestigiose istituzioni culturali americane lasciò perplessi molti esponenti del mondo dell'arte e dell'architettura: vincitore del concorso internazionale risultò il semisconosciuto Yoshio Taniguchi, che prevalse su concorrenti di grosso calibro quali Bernard Tschumi, Steven Holl, Rafael Vinoly, Tod Williams e Billie Tsien, Rem Koolhaas e Wiel Arets, Jacques Herzog e Pierre de Meuron, Dominique Perrault, Toyo Ito.
Taniguchi, laureato in Ingegneria meccanica alla Keio University e poi specializzato in Architettura ad Harward (dove è tornato anche da docente), prima dell'intervento al MoMA aveva lavorato esclusivamente in Giappone - dove tuttora ha sede il suo studio - ed era lontano anni-luce da un panorama dominato da opere quali il Guggenheim di Bilbao. In effetti l'idea di museo portata avanti dall'architetto giapponese nell'espansione del MoMA ha caratteristiche diametralmente opposte al mirabolante edificio di Gehry e, in generale, a quegli spazi espositivi fortemente connotati come "oggetti" di architettura a prescindere dalla natura e dalla qualità delle opere esposte al loro interno.
Taniguchi ha rivelato di avere optato per una certa essenzialità perché convinto che la fruizione del museo in quanto edificio non debba sovrapporsi all'esposizione delle opere: "Senza opere d'arte, l'architettura del museo dovrebbe apparire incompleta. Se risulta completa, si tratta di un museo molto scadente".
Concentrando l'attenzione sulle opere, il progettista ha creato una serie di percorsi e passaggi di transizione che, attraverso il succedersi di spazi di dimensione, quota e luminosità diversa, infondono un senso di attesa e di stupore nei visitatori. Nelle nuove gallerie, svoltando un angolo o percorrendo tratti intermedi, si viene colpiti dalla visione inaspettata di un dipinto o una di scultura, sistemati spesso in collocazioni insolite decise dai curatori in base alle caratteristiche degli spazi, ma non imposte da Taniguchi.
Il fulcro dell'espansione è l'atrio, che si innalza di quasi 34 metri rispetto alla quota della strada ed è illuminato dall'alto con luce naturale. Intorno sono organizzate tutte le gallerie (fatta eccezione per quella dedicata alla fotografia), tra cui una dedicata all'arte contemporanea e una ai nuovi mezzi di comunicazione. Su un lato dell'atrio è disposta una fila di colonne, quasi a indicare uno schema di circolazione, e sull'altro un ampio muro. La luce naturale ha acquisito maggiore importanza nel nuovo MoMA, al punto che Taniguchi si è rammaricato di avere dovuto ridurre per questioni di budget il numero dei lucernai.
In realtà, tenedo conto che la spesa complessiva è stata stimata intorno ai 425 milioni di dollari, le somme a disposizione erano molto sostanziose, anche se inferiori a quelle inizialmente preventivate (858 milioni), che avrebbero dovuto essere raccolte tramite donazioni per finanziare l'acquisto del terreno, la costruzione dell'edificio e la gestione della sede di Queens. Dopo l'11 settembre infatti l'entusiasmo dei sostenitori si è in parte raffreddato e il flusso di denaro si è rallentato al punto da indurre il consiglio di amministrazione del MoMA a valutare l'ipotesi di abbandonare il progetto. Alla fine le risorse necessarie si sono recuperate anche grazie a un notevole aumento del biglietto d'ingresso, che ha generato diverse polemiche.
Gli altri punti fermi dell'intervento sono il passaggio che consente di attraversare il museo tra la 53esima Ovest e la 54 Strada, la nuova facciata sulla 54esima e l'ampliamento dell'Abby Aldrich Rockfeller Sculpture Garden. Senza alterare il progetto di Philip Johnson, datato 1953, Taniguchi ha esteso il giardino a est, ovest e sud, acquisendo spazi dell'ex Garden Hall. Sul giardino delle sculture affaccia il ristorante "the Modern", al primo piano, e diverse gallerie e aree destinate alla sosta dei visitatori. In tutto l'edificio le cortine vetrate consentono di guardare verso il giardino e verso gli spazi urbani che circondano il museo.
Le attrezzature per il pubblico comprendono anche un bar, due caffé (Cafe 2 e Terrace 5), il MoMA Design and Book Store (con ingresso sulla 53esima strada e nell'atrio principale) e il MoMA Books, per l'acquisto di prodotti legati alle esposizioni temporanee. Le scale mobili sono presenti solo dal secondo piano piano in poi, perché Taniguchi intendenva far confluire tutto il flusso dei visitatori attraverso l'atrio e il giardino. Terence Riley, il curatore capo del Dipartimento di Architettura e Design presso il MoMA, ha paragonato il progetto di Taniguchi ad un intervento di pianificazione urbana, per la sua capacità di ricomporre in un'unica trama le varie componenti del museo, visto come un organismo complesso analogo alla città.
In concomitanza con la riapertura, al MoMA sarà inaugurata una mostra dedicata a Yoshio Taniguchi, incentrata su nove progetti di museo realizzati dall'architetto, che è stato nominato anche membro onorario del consiglio di amministrazione del museo. L'intento dell'esposizione è chiarire la sua visione dell'architettura, fatta di equilibri e contrasti ricomposti attraverso l'uso di linee essenziali e materiali quali granito, marmo, legno di quercia, alluminio e vetro.
Nonostante alcuni compromessi dettati dai già citati tagli al budget e dalla necessità di mediare tra le esigenze dei vari soggetti coinvolti nella gestione del museo (direttore, amministratori, curatori), Taniguchi ha dichiarato di avere realizzato la maggior parte delle idee per il nuovo MoMA. "È quasi perfetto" ha aggiunto a proposito del nuovo museo "Nessuno si aspetta che lo dica perché sono giapponese - si presuppone che mi mantenga umile".
Sito ufficiale del Museum of Modern Art
pubblicato il: - ultimo aggiornamento: