Fino al 6 giugno, a New York sarà possibile visitare il Nomadic Museum, concepito da Shigeru Ban come spazio espositivo privo di separazioni tra architettura e opere esposte al suo interno. In realtà, prima ancora che concettuale, l'affinità tra collezioni/istallazioni d'arte e museo è per così dire "funzionale": il Nomadic è costituito da 148 container accatastati e collegati tra loro, che definiscono la struttura a scacchiera del perimetro; inoltre, con la riproposizione di quella che si può considerare la cifra stilistica dell'architetto giapponese, gli elementi di sostegno del soffitto e i pilastri sono tubi di carta riciclata del diametro di 30 e 76 centimetri.
La natura effimera dell'edificio è legata alla posibilità di trasportarlo in giro per il mondo. Tutto il museo può essere smontato e riposto in alcuni dei container di acciaio che lo compongono (ne vengono impiegati 37, mentre gli altri 113 sono affittati nel luogo di destinazione del Nomadic). Lo scarso impatto sull'ambiente, insieme all'uso di materiali naturali o recuperati, rende l'opera di Ban, presentata per la prima volta a Venezia nel corso della Biennale del 2002, anche un esempio di architettura sostenibile.
La mostra intitolata "Ashes and Snow" e dedicata all'artista canadese Gregory Colbert - come riporta Downtown express - è l'evento intorno al quale è stata programmata la trasferta newyorkese del Nomadic Museum. Sul tratto di costa che accolse i superstiti del Titanic (secondo quanto riferisce AOL News) è stata affittata per 300.000 dollari l'area che ospiterà nei prossimi tre mesi (l'esposizione ha aperto sabato scorso) la struttura di circa 4200 mq.
I visitatori accederanno allo spazio interno del museo attraverso una passerella centrale in legno, sopra la quale, a 12 metri di altezza, è sospesa una tenda semitrasparente realizzata con un milione di bustine da tè pressate. Il carattere multimediale della mostra, incentrata sull'idea che uomini e animali fanno parte di un insieme inscindibile, si riflette nelle scelte di allestimento: oltre alle 199 gigantografie proiettate sulle pareti, il pubblico potrà vedere un cortometraggio di un'ora dello stesso Colbert, realizzato con Pietro Scalia.
Per il progetto Nomadic, come anticipato lo scorso autunno da Knowledgeplex, lo studio di Shigeru Ban ha collaborato con Dean Maltz di New York (architetto associato), Ombra Bruno di Milano (architetto d'interni delle sale espositive), Alessandro Arena di Catania (per l'illuminotecnica) e Buro Happold di New York (strutture).
Immagini e approfondimenti:
Galleria di foto (da NYNewsday.com)
Foto (da GammaBlaBlog)
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