Da gennaio 2009 a maggio 2010 sono state 53.932 le ispezioni effettuate nel settore dell’edilizia, che hanno portato alla scoperta del 51,11% di irregolarità.
I lavoratori irregolari individuati sono stati 20.576, di questi il 43% è risultato in nero.
Tra gli stranieri, sono stati trovati invece 1.180 lavoratori in posizione non regolare, di cui 296 clandestini.
In tutto i cantieri sospesi sono stati 3.007: la quasi totalità, 2.949, perché vi erano lavoratori stranieri irregolari, mentre 58 sospensioni sono dovute a violazioni della tutela e della sicurezza.
I dati sono stati resi noti idal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, nel corso di un’audizione a Palazzo Madama alla commissione d’inchiesta sulle morti bianche.
Sacconi, sottolineando che in questa attività di controllo sono impiegati 3.859 ispettori con l’apporto di 380 carabinieri, si è detto orgoglioso della strategia di contrasto messa in campo dal ministero.
E ha poi ribadito che occorre “garantire gli interventi ispettivi su tutto il territorio nazionale”, per questo “stiamo lavorando a nuove ipotesi di collaborazione con i carabinieri e la guardia di finanza”, ha detto, ricordando che è “già in corso una sperimentazione dell’ attività ispettiva straordinaria in 4 regioni del Mezzogiorno, dedicata al sommerso totale in edilizia e agricoltura”.
Ora, ha continuato Sacconi, l’intenzione è quella di estendere “la collaborazione con i carabinieri attraverso un maggiore impiego della cosiddetta territoriale nell’ambito dell’arma, cioè le sedi territoriali che diffusamente l’arma ha e che possono essere utili per individuare quel lavoro privo di tutele e di pericolo immanente per la salute dei lavoratori”.
Per quanto riguarda la guardia di finanza, invece, il ministro ha detto di aver già incontrato il nuovo comandante generale, per individuare l’intelligence che deve precedere alla selezione delle attività ispettive, con una priorità a quegli ambiti merceologici in cui il lavoro sommerso costituisce un pericolo per la salute dei lavoratori.
“Stiamo ampliando la capacità di intervento e di intelligenza sugli obiettivi e abbiamo ipotizzato anche meno ispezioni – ha aggiunto- ma con l’obiettivo sostanzialistico di superare le ispezioni indifferenziate”.
Vogliamo, spiega, “individuare le priorità dell’attività ispettiva, delle violazioni sostanziali che non possono essere messe sullo stesso piano delle violazioni formali“.
L’intenzione, cioè, è quella di colpire “con un’azione robusta e tolleranza zero il peggio del peggio”, cioè “quelle forme di sfruttamento peggiori” come, ad esempio, “il lavoro minorile”.
Su questo è mancato un accenno polemico del ministro:
“Considero insolente la tesi espressa da un commentatore che dice: siccome c’era la crisi avremmo ridotto la capacità ispettiva”.
Ebbene “è proprio nella crisi che è importante portare avanti una concreta azione non sulle unghie delle zanzare da limare ma sugli elefanti da cacciare dalle praterie, rivolgendo l’azione a quelle zone che sono più a rischio e in modo da guardare alle violazioni sostanziali in quell’area dove spesso è in pericolo la vita delle persone”.
A fine intervento Sacconi ha parlato dell’idea di una possibile “patente a punti”, che in particolare nel sistema edile “è utile per verificare l’idoneità tecnico-professionale delle imprese e dei lavoratori autonomi”.
Si tratta, di uno “strumento che passa dall’attribuzione iniziale a ogni azienda o lavoratore di un punteggio e il cui azzeramento” porta all’impossibilità di poter lavorare. Un sistema di qualificazione su cui sta ragionando un gruppo di lavoro del ministero con Regioni e parti sociali.
(Fonte: INAIL)