Lombardia – Cambia la legge sul servizio idrico

La legge risponde anche alle richieste dei 144 Comuni che si erano fatti promotori di un referendum abrogativo della normativa vigente.

Con il voto unanime del Consiglio regionale, viene modificata la legge lombarda sulla gestione delle acque pubbliche. L’Assemblea ha infatti approvato un nuovo testo sul servizio idrico integrato, a cui si stava lavorando da molti mesi.

La legge risponde anche alle richieste dei 144 Comuni che si erano fatti promotori di un referendum abrogativo della normativa  vigente.

In particolare vengono meno alcuni obblighi fortemente contestati dai Comuni: l’obbligo di mantenere separate la gestione delle reti e degli impianti  dall’attività di erogazione del  servizio idrico e il vincolo di affidamento della gestione dei servizi esclusivamente tramite gara.

Nel nuovo testo, inoltre,  non si prevede l’ingresso di soggetti diversi dagli enti locali nelle società patrimoniali costituite dai Comuni.

“Si ripristina la libertà di autodeterminazione dei Comuni,– ha spiegato il relatore Giovanni Bordoni – all’interno naturalmente delle regole  comunitarie, risolvendo anche il problema normativo che era stato oggetto di un ricorso della Corte Costituzionale. “

Bordoni ha fatto riferimento alle criticità ricorrenti negli affidamenti dei servizi di erogazione, che sono state rilevate dall’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici dei lavori: in Italia, di 61 affidamenti in house (ossia senza gara) esaminati,  solo 6 sono stati ritenuti a norma di legge.

Il relatore  ha ricordato le regole che vanno rispettate dai Comuni nella costituzione degli Ato e nella scelta dei modelli di affidamento.

“Due cose i Comuni non devono fare: andare avanti senza regole e agire come se la giurisprudenza nazionale ed europea non esistesse” , ha detto.  
“Sono da sempre sostenitore della concorrenza là dove esiste il mercato – ha affermato Bordoni- ma se esiste una situazione di monopolio di fatto penso sia compito del legislatore dare regole a questo monopolio e non inseguire un ideale di liberalizzazione che, nei fatti, non farebbe che sostituire un monopolista ad un altro.”

Soddisfazione è stata espressa anche da tutti i Gruppi che compongono l’Assemblea, sia per la conferma del ruolo pubblico nella gestione della risorsa acqua (questo tema è stato sottolineato in particolare da Rifondazione, SD e dal Centrosinistra ma anche dalla Lega Nord che ha ricordato il proprio atteggiamento di salvaguardia della risorsa idrica come bene pubblico) che per l’aver evitato un possibile conflitto istituzionale.

Negli interventi si sono colti anche diversi spunti di riflessione sulle liberalizzazione e privatizzazioni dei servizi.

“Che la situazione in Italia sia complessa lo dimostra quanto reso noto dall’Autorità per la Vigilanza – ha detto la Presidente della Commissione Ambiente, Margherita Peroni –  Anche nella nostra Regione sono presenti criticità che solo il rispetto delle leggi in vigore e delle regole stabilite possono contribuire a superare, come dimostra il consenso unanime espresso oggi dal Consiglio e dei Comuni che avevano indetto il referendum.”

“Il settore delle risorse idriche rimane a prevalenza pubblica” , ha confermato l’Assessore Alle Reti, Massimo Buscemi, che ha ricordato come questa soluzione condivisa contribuisce a rimuovere una serie di ostacoli che hanno reso complessa la gestione del settore idrico.

All’interno della legge si può segnalare, fra l’altro, che la Regione (d’intesa con l’Autorità) individua, all’interno della tariffa, una quota, su ogni metro cubo d’acqua erogato,  da destinare al finanziamento di progetti di cooperazione internazionale che garantiscano l’accesso all’acqua dei paesi in via di sviluppo e alla tutela idrogeologica del territorio.
(Fonte: regione Lombardia)

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