Prima ancora di prendere la matita in mano, ci piace pensare che ogni architetto cerchi ispirazione in ciò che lo circonda, tra le forme, i suoni e i colori del suo studio di architettura. “Forse i progetti devono nascere in posti speciali” racconta Markus Scherer “e il mio l’ho scelto sulle rive del fiume Passirio, nel centro storico di Merano.

Circa vent’anni fa il pluripremiato architetto altoatesino ha trasferito il suo studio d’architettura all’interno del parco Elisabetta, sotto i portici dello storico edificio novecentesco Plankenstein. Da allora, la natura del parco, le sagome dei passanti e il rumore del fiume che attraversano le grandi vetrate dello studio, accompagnano il suo processo creativo.

Ursula Schnitzer, Markus Scherer e la figlia Magdalena
Ursula Schnitzer, Markus Scherer e la figlia Magdalena

Da meno di un anno è possibile per chiunque godere di questo paesaggio. Scherer ha infatti trasformato l’ala adiacente il suo studio in un loft per le vacanze. “L’idea e il progetto sono nati durante la pandemia, insieme a mia moglie Ursula e a mia figlia Magdalena. È il nostro primo progetto di famiglia.

Un progetto nato a sei mani, da un comune senso della bellezza, dell’arte e dell’architettura. Ursula Schnitzer è infatti curatrice e coordinatrice progetti al museo Merano Arte.

Noi siamo stati per qualche giorno i fortunati “inquilini” di questa intuizione architettonica. Ed è proprio qui che li abbiamo incontrati, per parlare del progetto e lasciarci guidare da qualche consiglio per un viaggio di pochi giorni in Alto Adige.

foto courtesy of Markus Scherer | ©DPerbellini
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Sembra un negozio ma non lo è: ecco il loft per vacanze disegnato dalla famiglia Scherer

Il Plankenstein è uno dei complessi architettonici più significativi di Merano”, ci spiega l’architetto, “si tratta della prima struttura in calcestruzzo della città. Il complesso è composto da otto edifici che formano un cortile interno, realizzati tra il 1906 e il 1907 su progetto del costruttore Pietro Delugan.

Il piano terra dell’immobile era pensato come porticato commerciale, con grandi vetrate e spazi a doppia altezza affacciati sul fiume Passirio e la Wandelhalle sulla riva opposta.

Ora dietro le vetrine non sono più le merci ad essere esposte ma le persone e la vita. Sull’angolo dell’edificio lo studio di Scherer mostra il dietro le quinte del lavoro dell’architetto: riunioni, modellini, discussioni, disegni, sorrisi. Poi, proseguendo lungo il portico, la vetrata del Parcloft mette in scena quello che l’architettura può regalare: spazi di vita, condivisione, intimità. Tutto sembra essere pronto all’accoglienza, mancano solo un buon libro da sfogliare e un caffè bollente da sorseggiare sulla panca. E poi, relax!

foto courtesy of Markus Scherer | ©DPerbellini
foto courtesy of Markus Scherer | ©DPerbellini
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Ma cosa vuol dire vivere in vetrina?

Ovviamente non è per tutti, chi sceglie di soggiornare qui sceglie un certo tipo di esperienza, legata al rapporto con il fiume e il parco”, racconta Scherer. “Tuttavia, per garantire l’intimità degli ospiti e preservare la fluidità dello spazio a doppia altezza, abbiamo pensato ad un sistema di tende che isola lo spazio intimo delle camere.”

Da dentro, più che un’abitazione, il Parcloft appare come uno spensierato collage di ricordi, una conversazione tra elementi differenti che parlano tutti la lingua dell’arte e del design, quella che Markus e Ursula prediligono. E quindi gli occhi si perdono tra i poster delle mostre del Merano Arte, le fotografie di Forte Fortezza, i libri sull’architettura in Alto Adige e i pezzi storici del design italiano.

Ogni arredo nasconde la sua storia, le discussioni e le riflessioni che l’hanno portato a essere quello che è. Proprio come per l’architettura, anche il progetto di un arredo è un processo” racconta l’architetto. “Disegnare la scala-libreria, ad esempio, è stato molto lungo. Doveva avere una trasparenza, ma risolvere il problema dell’anticaduta, doveva essere funzionale ma allo stesso tempo arredare il soggiorno.”

foto courtesy of Markus Scherer | ©DPerbellini
foto courtesy of Markus Scherer | ©DPerbellini

Ognuno in famiglia, ha il proprio arredo del cuore. Per Magdalena è il paravento a soffietto, proprio perché la sua ideazione è stata un “processo”.

Mio papà voleva dividere la vetrata, mia mamma aveva inizialmente proposto delle tende come nelle stanze, ma alla fine ci siamo tutti accordati sul vimine viennese per rendere omaggio al periodo in cui è stato progettato l’edificio.” Il progetto è poi stato fatto su misura da Scherer.

foto courtesy of Markus Scherer | ©DPerbellini

Ursula infine conclude la carrellata con gli occhi rivolti in alto, verso le grandi lettere che compongono il nome “Parclof”. “Le abbiamo trovate in un piccolo mercatino dell’usato. Quando mi accorsi che c’erano tutte quelle di cui avevamo bisogno l’ho preso come une segno”.

foto courtesy of Markus Scherer | ©DPerbellini

Merano e Alto Adige in un weekend, prove tecniche per indecisi

Quando si parla di vacanze l’Alto Adige è sempre tra le mete più gettonate d’Italia.

A fare la sua fortuna, oltre alla natura lussureggiante e alle sue eccellenze culinarie, è proprio la ricchezza dei grandi nomi dell’architettura contemporanea che ne hanno costellato il paesaggio: Werner Tscholl, feld72, bergmeisterwolf, MoDus Architects e Markus Scherer stesso.

Come tutti, anche noi avevamo una to-do-list fittissima, ma per fortuna abbiamo potuto approfittare della chiacchierata con la famiglia Scherer per ribilanciare un po’ i nostri piani e concentrarci su qualche esperienza inedita della zona. Ecco quelle che ci sono piaciute di più:

Relax sul fiume Passirio: dalla Wandelhalle alla Passeggiata Gilf

Una colazione al café Wandelhalle all’ombra dell’omonima struttura liberty, un giro al mercatino delle pulci (l’ultimo sabato del mese), un tuffo nel fiume e poi su per la Passeggiata Gilf fino alla Pulverturm per vedere la città dall’altro. “È straordinario poter godere di una natura così selvaggia nel pieno centro di una città”, ci racconta Ursula. “Tra spiaggette, punti di vista inaspettati e una vegetazione lussureggiante, è un invito alla lentezza e alla riflessione”.

Café Wandelhalle

Un tuffo nel modernismo altoatesino: il Gretl am See e il Seehotel Ambach

Un impianto balneare mozzafiato affacciato sul panorama da cartolina del lago di Caldaro. È Magdalena a parlarci di questa struttura. L’architetto che l’ha costruito, Othmar Barth, ha avuto un ruolo decisivo nell’architettura modernista dell’Alto Adige e ha costruito, poco lontano da qui sulla riva nordorientale del lago, il Seehotel Ambach. Barth considerava l’albergo una delle sue opere più riuscite e, spesso, trascorreva qui le proprie ferie, pur vivendo nella vicina Bressanone. Se al Gretl am See tutti possono accedere e concedersi un tuffo nel lago, nell’albergo Ambach non è facile entrare, ma su prenotazione anche gli ospiti esterni possono permettersi una colazione in questo capolavoro modernista.

lago di Caldaro

La sorpresa: l’ampliamento del cimitero di Monte Santa Caterina

Sul Monte Santa Caterina, isolato su un picco roccioso della Val Senales, si trova il progetto di Arnold Gapp per l’ampliamento del cimitero e di una cappella mortuaria. Come una semplice e piccola casa di legno e cemento si apre al paesaggio attraverso una parete interamente vetrata. È Ursula a suggerirci la gita, il progetto faceva infatti parte della selezione delle opere della mostra “Architettura di montagna in Alto Adige” ospitata al Merano Arte nel 2018. “Questo era uno dei pochi interventi su cui tutti i membri della giuria erano unanimemente d’accordo.”

cappella sul Monte Santa Caterina

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