La Toscana allena gli occhi di chi la vive: ogni angolo rappresenta uno stimolo, ogni panorama suggerisce una cartolina. Scattare foto e selezionare scorci diventa però un’impresa se, come nel mio caso, si è alla ricerca di ciò che è rimasto semplice e pulito, se lo sguardo mira a geometrie immuni alle inesorabili decorazioni del tempo.
Dal sud della Toscana
Il disegno architettonico di Mario Botta per Cantina Petra (Suvereto) si realizza splendidamente in un progetto dal sapore agricolo che sembra appartenere da sempre alla natura di questa terra. Uno degli elementi caratterizzanti è sicuramente la scalinata centrale che, oltre a dar luce agli ambienti interni, spalanca la vista sui disegni delle vigne circostanti. In un’ottica altrettanto ecologica si dispongono, a pochi chilometri di distanza nel Golfo di Baratti, Casa Saldarini (detta La Balena) e Casa Esagono, duplice frutto del visionario architetto Vittorio Giorgini.
Il sentiero verso nord è costellato di tappe notevoli: la Chiesa della Beata Vergine Maria (Larderello), realizzata su progetto di Giovanni Michelucci; il borgo di Ghizzano, un gioiello d’altri tempi capace di accogliere numerose opere permanenti di arte contemporanea; l’edificio Cooper di Massimo Carmassi (Pontedera), il cui ritmo serrato di aperture e pilastri a tutta altezza non può lasciare indifferenti. La plasticità di Leonardo Savioli orienta il paesaggio di Montecatini Alto: l’ampliamento del Cimitero proietta il visitatore in uno spazio dedito alla meditazione e al raccoglimento; le aperture protese verso il cielo sembrano creare un dialogo tra l’opera stessa e la natura circostante.
La Fattoria di Celle, situata in località Santomato (Pistoia), cela al proprio interno un vero e proprio museo a cielo aperto: dalla seconda metà del Novecento racchiude infatti la Collezione Gori, una raccolta di circa 80 opere artistiche ambientali. Tra queste spicca La Cabane éclatée aux 4 salles di Daniel Buren, un parallelepipedo esploso verso il cielo completamente rivestito da specchi.
Vista dalla scalinata della Cantina Petra – Mario Botta – Suvereto (LI) | Carlotta Di Sandro © 2020
Borgo di Ghizzano (PI) – Alicja Kwade, SolidSky | Carlotta Di Sandro © 2020
Edificio Cooper – Massimo Carmassi – Pontedera (PI) | Carlotta Di Sandro © 2020
Collezione Gori della Fattoria di Celle – Interno della La Cabane éclatée aux 4 salles” di Daniel Buren – Pistoia | Carlotta Di Sandro © 2020
Lungo la strada
La tappa d’obbligo di un itinerario nel segno della creatività più recente è certamente il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato. A metà degli anni Ottanta fu Italo Gamberini a concepire il primo museo di arte contemporanea d’Italia: un luogo dinamico dove poter godere delle opere ed attuare al contempo ricerca artistica. Il corpo originario è stato poi implementato dall’intervento di Maurice Nio nel 2016 con una futuristica ala color oro che abbraccia e raddoppia la struttura di Gamberini. Ormai alle porte di Firenze non ci resta che ammirare la Chiesa di San Giovanni Battista, chiamata più semplicemente Chiesa dell’Autostrada, di Giovanni Michelucci, inconfondibile punto di maturazione e rinnovamento nel percorso progettuale dell’architetto pistoiese. La copertura, dinamica e visivamente leggera, sembra essere sostenuta all’interno da intrecci di rami che si protraggono in varie direzioni.
Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci – Italo Gamberini – Prato (PO) | Carlotta Di Sandro © 2020
Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci – Maurice Nio – Prato (PO) | Carlotta Di Sandro © 2020
Esterno della Chiesa dell’Autostrada del Sole – Giovanni Michelucci – Campi Bisenzio (FI) | Carlotta Di Sandro © 2020
Interno della Chiesa dell’Autostrada del Sole – Giovanni Michelucci – Campi Bisenzio (FI) | Carlotta Di Sandro © 2020
Firenze
A Firenze decidiamo di percorrere un itinerario non convenzionale sulle tracce di chi, con rispetto ed intelligenza, ha saputo innestare la propria opera nella terra madre del Rinascimento.
Natalini Architetti e Guicciardini Magni Architetti sono i progettisti del rinnovato Museo Dell’Opera del Duomo: il più ricco centro di sculture monumentali fiorentine al mondo. All’interno si trovano, infatti, i capolavori che furono realizzati per gli edifici ecclesiastici che sorgono nelle immediate vicinanze: la Cattedrale di Santa Maria del Fiore, il Campanile di Giotto e il Battistero di San Giovanni.
Al suo interno troviamo capolavori come La Pietà di Michelangelo, Maria Maddalena di Donatello, La Porta del Paradiso di Lorenzo Ghiberti e moltissimi altri.
Procedendo all’ombra della Cupola del Brunelleschi ci dirigiamo verso Piazza SS. Annunziata dove il primo orfanotrofio d’Europa, ovvero Lo Spedale Degli Innocenti, ha rinnovato nel 2016 la propria veste grazie al progetto di Ipostudio Architetti. Un importante intervento di rilettura museografica si è coniugato nella pratica con estrema delicatezza donando a Firenze e allo Spedale un nuovo gioiello di architettura contemporanea.
Facendo un piccolo passo indietro nel tempo ci dirigiamo in Via Piagentina dove, su un lotto angolare, sorge la Casa per Appartamenti di Leonardo Savioli, risalente alla metà degli anni ’60. Forte dell’esperienza progettuale del complesso di case popolari di Sorgane, redatto a più mani insieme a Michelucci, Ricci e altri architetti, qui Savioli adotta il medesimo criterio progettuale basato sull’assemblaggio di elementi modulari in cemento liberamente componibili. Ne scaturisce un edificio caratterizzato da una forte plasticità che, articolato lungo un asse verticale immaginario, ridefinisce la tipologia della casa torre fiorentina.
Ogni particolare, dal pluviale all’infisso, è trattato con estrema cura: ognuno contribuisce all’organicità dell’insieme, dando vita ad un chiaro esempio di autonomia stilistica.
Se la critica ha riservato a Savioli giudizi estremamente positivi, lo stesso non possiamo dire della vicina Chiesa Del Sacro Cuore. Realizzata dall’architetto Lando Bartoli, si staglia con imponenza mediante l’avveniristico campanile realizzato in collaborazione con Pier Luigi Nervi. Il campanile può essere considerato il forte elemento di riconoscibilità in una zona di Firenze che, nel secondo dopoguerra, fu vittima di pesante speculazione edilizia.
C’è da aggiungere che con la chiesa del Sacro Cuore venne adottato uno schema poco convenzionale come quello del campanile-facciata, nonché un uso consapevole ed originale della libertà compositiva allora concessa.
Entrata Museo dell’Opera del Duomo – Natalini Architetti con Guicciardini Magni Architetti – Firenze | Carlotta Di Sandro © 2020
Museo degli Innocenti – Ipostudio Architetti – Firenze | Carlotta Di Sandro © 2020
Casa per appartamenti – Leonardo Savioli – Firenze | Carlotta Di Sandro © 2020
Chiesa Del Sacro Cuore – Lando Bartoli con la collaborazione di Pier Luigi Nervi – Firenze | Carlotta Di Sandro © 2020
Deviazione
In meno di mezz’ora ci lasciamo alle spalle Firenze e arriviamo alla Cantina Antinori nel Chianti Classico, esempio perfetto di come l’architettura possa inserirsi nella natura nel pieno rispetto del ritmo paesaggistico circostante.
La sensibilità di Archea ha infatti dato vita ad un progetto ipogeo che cela al suo interno un susseguirsi di scorci meravigliosi. La Cantina Antinori è un luogo insolito, affascinante e seducente. Le linee curve ci guidano alla scoperta di un luogo in cui, ad ogni passo, sembra di appartenere ad una diversa scenografia. Segno distintivo e capolavoro stilistico è sicuramente la scala elicoidale che collega i 3 piani della struttura.
Cantina Antinori nel Chianti Classico – Archea – San Casciano V.P. (FI) | Carlotta Di Sandro © 2020
Scala Elicoidale della Cantina Antinori nel Chianti Classico – Archea – San Casciano V.P. (FI) | Carlotta Di Sandro © 2020
Particolare della scala elicoidale della Cantina Antinori nel Chianti Classico – Archea – San Casciano V.P. (FI) | Carlotta Di Sandro © 2020
Dentro e oltre: il confine tra la Toscana e l’Emilia Romagna
Sulla schiena dell’Appennino tosco-emiliano, al di sopra di conifere, abeti ed aceri montani si dispiega con dolcezza un muro lungo due chilometri, tessuto con conci irregolari di pietra arenaria grigia: è il fulcro progettuale del Cimitero Germanico progettato dall’architetto Dieter Oesterien. All’interno del suo abbraccio il silenzio impera ed il cielo investe interamente questo luogo surreale.
In 12 ettari di terreno, ritmato da sentieri concentrici e scalinate, sono disparse, con precisione quasi maniacale, 16.000 lastre di granito grigio dentro ognuna delle quali giace il ricordo di due soldati. È un luogo ricco di luci limpide ed ombre scure che trovano nel cuneo di pietra proteso verso il cielo, perfetto finale di un chiaro labirinto, la loro massima espressione.
Attraversando il confine tra Toscana ed Emilia Romagna giungiamo a Riola, un piccolo paese situato nella valle del fiume Reno, unico luogo in Italia ad accogliere l’opera di uno dei più grandi maestri del Movimento Moderno: Alvar Aalto.
La prima pietra del progetto, commissionato nel 1965 dal cardinale Giacomo Lercaro, venne posata dopo numerose insidie nel 1976. Alto si occupò della progettazione dell’intero complesso parrocchiale, la cui composizione architettonica si basa sul tema della ripetizione degli elementi e sul sapiente uso della luce.
Una volta valicata la porta d’ingresso si ha la sensazione di essere avvolti dalle pareti curve e dai dolci telai strutturali che sorreggono la copertura, caratterizzata da ampie e frastagliate vetrate che captano i raggi solari proiettandoli all’interno della navata asimmetrica.
La luce, riverberando sul candido intonaco delle pareti, va a convergere verso l’altare, vero e proprio nodo formale e luminoso dell’intera chiesa.
Si concludono così le mie orme in un viaggio insolito, sorto dalla volontà di guardare la Toscana (e non solo) con occhi nuovi, lontano dai percorsi di massa. Il prezioso ed indissolubile legame che unisce queste zone al passato, all’arte antica, al Medioevo ed al Rinascimento ha determinato una visione d’insieme ormai classica ed inflazionata, incapace di valorizzare gli elementi che ancora non sono pervasi dalla Storia.
È stato dunque necessario operare un lavoro inverso che, in un percorso dal generale al particolare, ha preferito i dettagli ai paesaggi, focalizzando l’attenzione dei miei scatti su nuovi modi di osservare la mia terra.
Cimitero Germanico del Passo della Futa – Dieter Oesterlen – Firenzuola (FI) | Carlotta Di Sandro © 2020
Esterno e interno della Chiesa di Santa Maria Assunta – Alvar Aalto – Riola di Vergato (BO) | Carlotta Di Sandro © 2020
di Carlotta Di Sandro
Segui Carlotta Di Sandro su Instagram
© RIPRODUZIONE RISERVATA