Ideare un laboratorio di cultura popolare a Tokyo, che permetta ai creativi di varie discipline di conoscere le radici della tradizione giapponese. Questa la richiesta degli organizzatori di concorsi di progettazione del team di Bee Breeders, nella competizione Tokyo Pop Lab lanciata lo scorso novembre e appena conclusa.
Al primo posto si posizionano Attilio De Palma, Andrea Longo e Enrico Nicli, tre giovani italiani, che hanno proposto due cubi sopraelevati, posti l’uno di fronte all’altro, e collegati da una passerella aerea.
Al secondo posto un’altra équipe italiana (Stella Cinzia, Leonardo Ramondetti, Marco Lagamba e Francesco Montesoro) apprezzata dalla giuria per l’organizzazione funzionale data al progetto e per le attività sociali previste. Al terzo posto, Alina Kvirkveliya e Sacha Gengler dalla Svizzera con una proposta che secondo la giuria si è distinta per chiarezza.
Una sfida complessa era stata rivolta ai partecipanti: valutare in maniera critica le principali correlazioni tra produzione culturale e architettura.
Il progetto vincitore
Attilio De Palma e Andrea Longo sono laureati in architettura al Politecnico di Torino e hanno fatto squadra con il loro futuro collega, Enrico Nicli, per ora studente di architettura alla stessa Facoltà. I giovani progettisti hanno formato un gruppo che prende il nome di “Equoatelier“, operando in diversi ambiti e scale del progetto, dall’interior design alla trasformazione urbana. Nelle loro esperienze: la collaborazione con istituzioni d’arte per lo sviluppo di lavori che mettessero in connessione arte e architettura e poi con alcuni Comuni e diversi enti per innescare, attraverso percorsi partecipati, politiche di rigenerazione urbana.
Nonostante le esperienza lavorative già in atto, «partecipare ad un concorso di progettazione è uno dei momenti migliori nella professione di un architetto», affermano. «Il concorso è un’opportunità per non rimanere troppo ancorati alla burocrazia della realtà, e per esplorare a fondo il pensiero che conduce al progetto», continuano i vincitori. «Non potremmo mai immaginare la professione di architetto escludendo la partecipazione a concorsi», concludono.
Per la competizione Tokyo Pop Lab hanno immaginato due grandi cubi leggeri e sopraelevati dal suolo. Uno di essi ospita laboratori di ricerca sui mass media e l’altro è dedicato alla sperimentazione. Quest’ultimo appare come una sfera rossa ricoperta da una scatola rivestita di immagini, ossia da una sorta di velo. Un muro in cemento separa il marciapiede esterno dalle attività che si svolgono nel Pop Lab, che comprende una corte pubblica ed una galleria.
Al secondo posto un altro team di italiani
L’idea di un’architettura rialzata caratterizza anche il progetto del team classificatosi al secondo posto. Stella Cinzia, Leonardo Ramondetti, Marco Lagamba e Francesco Montesoro, anch’essi giovani progettisti (classe 1989-90), tutti laureati al Politecnico di Torino, con in comune esperienze di studio e di lavoro in giro per il mondo, tra Cina, Portogallo, Corea del Sud e Canada.
La loro proposta prevede volumi fluttuanti che ospitano al loro interno le funzioni accademiche, quali le aule, una biblioteca, etc.., mentre lo spazio pubblico è concepito in continuità con la vita urbana.
Il progetto terzo classificato
Il terzo posto va ai giovani svizzeri Alina Kvirkveliya e Sacha Gengler. La loro proposta: un cubo leggermente bombato e rivestito da una membrana vetrata che produce una riflessione distorta dell’ambiente circostante. All’interno una sala espositiva concepita come un grande vuoto.