In occasione della sesta edizione di Mantova Creativa, in programma dal 27 al 29 maggio 2016, il Parco dell’Arte di Mantova posto sulla sponda nord-est del Lago di Mezzo (zona Sparafucile) si arricchirà di cinque nuove opere.
Sono infatti stati selezionati i progetti finalisti della quarta edizione del Concorso Parco dell’Arte promosso da Mantova Creativa in collaborazione con il Parco del Mincio e il Comune di Mantova e con il sostegno di Tea. Al concorso hanno partecipato 20 artisti, designer e architetti provenienti da Mantova, Svizzera, Sicilia, Puglia, Milano, Trento, Torino, che hanno progettato sculture e installazioni appositamente per questa particolare location ispirandosi alla natura del parco e alla storia della città.
I finalisti sono stati selezionati dalla giuria presieduta dall’architetto Giampaolo Benedini (Mantova Creativa e composta dall’architetto Bruno Agosti (responsabile Area Tecnica e Vigilanza del Parco del Mincio), dal dottor Giorgio Grossi (responsabile servizio verde pubblico Mantova Ambiente – Gruppo Tea spa) e dalla dottoressa Manuela Zanelli, storico e critico dell’arte.
Le opere selezionate sono: “Clit” di Toni Scarduzio (Grosseto), “Narciso” di mag.MA architetture (collettivo attivo tra Genova, Imperia e Firenze), “Temenos o L’albero dei tamburi” di Susanna Rosellini e Walter Prati (Milano), “Soglie” di Paolo Uboldi (Milano) e “Paesaggi naturali” di Angelo Scardino (Taranto).
I cinque finalisti procederanno ora alla realizzazione materiale delle opere, che andranno ad aggiungersi alle 23 che attualmente compongono il Parco dell’Arte, frutto delle precedenti edizioni del concorso.
Le cinque nuove opere saranno inaugurate durante la sesta edizione di Mantova Creativa, domenica 29 maggio, quando sarà inoltre comunicata l’opera prima classificata del concorso. Al suo autore, grazie al contributo di Tea, del Comune e del Parco del Mincio, andrà un premio di 3.000 euro, mentre gli altri quattro finalisti riceveranno 600 euro.
I PROGETTI Parco dell’Arte 2016
Temenos o l’albero dei tamburi di Susanna Rosellini e Walter Prati
L’installazione è composta da un grande albero e da 3 tamburi di legno posti intorno. Un percorso “colorato” unisce i tre tamburi di legno e segna il “luogo”. L’Albero dei Tamburi costruisce un luogo “sacro”, spazio interiore che si fa concreto, dentro il quale riconoscersi attraverso il suono. L’Albero, attraverso i Tamburi, riproduce il legame tra la materia e lo spirito (dell’uomo) grazie all’azione del percussionista. Un rito per il quale chi percuote, chi suona, pone le condizioni per entrare in contatto con se stesso, nella parte più profonda di sé.
Narciso di mag.MA architetture
Uno specchio, poggiato sul terreno, si prende gioco della natura, del cielo, degli alberi, delle nuvole, dell’uccello in volo e dell’uomo che in esso si riflettono. Integrato nel terreno, riflette la natura che l’accoglie, restituisce l’immagine del paesaggio circostante, capovolto ma simmetrico. La percezione visiva della natura riflessa nello specchio attrae il visitatore e al contempo l’inganna. Come Narciso, egli non osserva la realtà ma ne contempla l’immagine. E duplice è l’inganno se quella che appare come la superficie calma di un piccolo stagno si rivela essere un elemento artificiale, corpo estraneo in un ambiente naturale.
Soglie di Paolo Uboldi
L’installazione è composta da otto porte che racchiudono in un ottagono un pavimento di ghiaia: la decontestualizzazione di un oggetto comune, come una porta, all’interno di uno spazio naturale, crea nuovi significati amplificandoli e rendendoli percepibili. Le otto porte aperte, creano un limite inconsistente che, una volta attraversato, permette al visitatore di fermarsi e contemplare questo spazio di transizione estraneo alla realtà, oppure entrare da una porta e rapidamente uscire da un’altra.
Paesaggi naturali di Angelo Scardino
L’opera rappresenta la fusione tra le creazioni della natura e quelle dell’uomo. In parallelepipedi freddi e squadrati, simili alle costruzioni in cemento, si inseriscono delle linee sinuose, che costruiscono la figura di una donna. L’opera richiama gli skyline delle grandi metropoli ma anche chi le vive, ovvero l’uomo. L’opera, composta da parallelepipedi di altezze differenti, mostra varie forme a seconda del punto da cui la si osserva: dalla composizione di figure geometriche astratte alla completa visualizzazione della figura antropomorfa in essa rinchiusa.
Clit di Toni Scarduzio
Si tratta di un omaggio ad Alexander Calder, posizionato nel parco con il bacino del Mincio ed il profilo della città di Mantova alle spalle. La sua figura vuole essere un inno ed un ringraziamento al sapere ed al sentimento che muove tutte le persone di “Mantova Creativa” nell’intento di valorizzare il Parco con l’aiuto dell’arte – da sempre un grande sentimento che muove ormai con linguaggi diversi tante menti rispettose dell’ambiente per il riciclo dei materiali, ma pur sempre luccicanti, che al riflesso del sole cercano di richiamare l’attenzione di chi dalla città voglia avvicinarsi alla natura e lasciarsi andare per qualche istante. “Clit” è stata pensata per essere vissuta ed attraversata dalle persone che potranno passarci sotto.