Nel 2015 ha vinto il concorso per l’ampliamento della scuola primaria di Boltiere (Bergamo) e ora si è aggiudicato quello per la riconversione dell’ex cinema a Pieve a Nievole, in provincia di Pistoia. Il giovane studio OPPS architettura, nato nel 2015 da giovani architetti toscani, si fa notare per gli ottimi piazzamenti ai concorsi di progettazione. Dal 2016 lo studio ha sede a Firenze. A fondarlo sono Filippo Pecorai, Francesco Polci e Antonio Salvi (tutti architetti under 30).
Nel 2015 e 2017 OPPS architettura è stato invitato al New Generation Festival come studio emergente e, nel 2016, si è posizionato al quarto posto nella top ten dei più talentuosi architetti italiani under 36, stilata dall’associazione non profit New Italian Blood nell’ambito dell’ottava edizione del premio Nib. Ha ottenuto, tra l’altro, un secondo posto al concorso internazionale per l’ampliamento dello storico acquario della stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli e un altro secondo premio alla competizione lanciata nel 2015 dal Museo Regionale di Scienze naturali di Torino per la progettazione delle sue aree di accoglienza e dei servizi accessori.
Per la rifunzionalizzazione dell’ex cinema-teatro a Pieve a Nievole, i fondatori di OPPS, con la collaborazione di Paola Chiriatti e Chiara Caroli, hanno proposto un progetto che si fonda sul concetto di dialogo. Il bando – lanciato dal Comune (si trattava di un concorso di idee) – chiedeva di trasformare l’ex cinema in un nuovo contenitore, ospitante una sala polifunzionale, una biblioteca e alcuni uffici comunali. Invitava, inoltre, i progettisti a immaginare la riqualificazione dell’area circostante.
“Dialogo”, il progetto di OPPS architettura
Gli spazi interni: due anime in dialogo tra loro
«Il dialogo come idea di progetto architettonico, che recupera l’immagine di due attori sul palco del teatro, alla ricerca di un secondo tempo dell’ex cinema». È questa l’immagine alla quale il progetto si ancora.
I due “attori” sono i due blocchi funzionali che si prevede andranno a dare nuova vita all’ex cinema. Da una parte c’è il blocco degli uffici amministrativi comunali e dall’altra i locali pubblici (una sala polifunzionale e la biblioteca comunale). Ciascuno dei due nuclei funzionali è autonomo, ben distinto in pianta e in alzato dall’altro, e caratterizzato da un fuoco centrale attorno al quale si organizzano gli spazi e si distribuiscono i flussi. All’interno della grande “scatola” dell’ex cinema si creano due volumi quasi gemelli, l’uno dedicato alle funzioni pubbliche, che occupano la porzione est dell’edificio, e l’altro contente gli uffici amministrativi, che va a ingombrare tutta la parte ovest della struttura.
Per gli uffici il “fuoco” centrale è dato da una grande scala elicoidale che mette in collegamento il grande atrio del piano terra con gli spazi che verranno occupati dalle sedi distaccate del comune. La sala polifunzionale del piano terra, che non vuole essere solo uno spazio utilizzato in occasione di eventi, ma anche un punto di sosta e di passaggio, è invece caratterizzata da una gradonata che dà accesso alla biblioteca del piano superiore. Oltre a funzionare da collegamento verticale, la grande scalinata funge anche da seduta in occasione di eventi.
La scala e la gradonata, elementi caratterizzanti e simbolici, generano due ampi spazi a doppia altezza assimilabili ad una corte coperta. Entrambe vengono esaltate e valorizzate attraverso un rivestimento in rovere che va a contrastare, per colore, con il pavimento e il soffitto.
I due “attori”, ossia i due blocchi funzionali, condividono equamente il volume a disposizione, sono ben distinti ma anche in dialogo tra loro. I due blocchi condividono, infatti, delle aree di servizio e di attesa aperte ai diversi utenti, poste in posizione baricentrica rispetto al volume dell’ex cinema. Inoltre, in base ai diversi scenari di utilizzo, la sala polifunzionale può varcare i limiti del blocco funzionale in cui si inserisce per andare a sconfinare nell’area di ingresso agli uffici, oppure essere separata da questa grazie ad un sistema di pareti mobili che scorrono all’interno di setti contenitori. Alla stessa maniera, la sala può aprirsi verso l’esterno, verso la piazza, dalla quale è separata per mezzo di un’ampia vetrata.
La nuova struttura indipendente dall’involucro
Il progettisti immaginano di conservare l’involucro dell’ex cinema, andandovi a ritagliare delle nuove aperture, e di inserire un nuovo sistema strutturale in acciaio, con fondazioni autonome e che segue la scansione delle strutture in cemento armato dell’ex cinema. La struttura esistente viene mantenuta inalterata anche in copertura.
Una nuova piazza pubblica
Il progetto di OPPS architettura travalica la scala dell’edificio e, andando a ridisegnare gli accessi al fabbricato dell’ex cinema e proteggendolo dalla contigua ferrovia, va a generare nuovi spazi pubblici, resi accoglienti e “domestici” con pochi e calibrati gesti.
Gli architetti di OPPS prendono in considerazione alcuni interventi programmati, che andranno a modificare la strada di accesso all’ex cinema, tra i quali la realizzazione di un sottopassaggio. Immaginano, allora, di creare una vasta area pedonale che si estende fino alla vicina piazza (piazza XXVII Aprile), in modo da generare uno spazio pubblico continuo. Vanno a ripensare gli accessi all’area e, riconfigurando la facciata di un edificio esistente, sede di un centro sociale, conferiscono un carattere pubblico all’ingresso alle nuove funzioni, attribuendo allo stesso tempo unità all’area di progetto, attualmente priva di organicità.
La nuova facciata del centro sociale ha, dunque, un ruolo importante. «Questa doppia pelle – spiegano i progettisti – contiene i cancelli degli ingressi (il vecchio diviene passaggio di sevizio) e ricrea una visibilità che cerca di trasmettere ai cittadini sia la rappresentanza dell’istituzione pubblica che la domesticità di un ambiente abitato».
Variando l’accesso all’ex cinema, i progettisti creano un nuovo percorso e una piazza pubblica. Per proteggere i nuovi spazi dalla vicina ferrovia viene immaginato un diaframma che corre quasi parallelamente ai binari e si piega in una pensilina rastremata. Questa indirizza il pubblico verso un percorso molto più ampio ed arioso rispetto al precedente, che culmina in una piazza. Questa prende il posto dell’ex bocciodromo, destinato ad essere demolito.
Dare riconoscibilità alle nuove funzioni e rendere ben visibile l’intervento, sono due azioni cardine del progetto. «L’incremento della visibilità – spiegano i progettisti – avviene in maniera diffusa durante tutto il percorso, a partire dalla nuova pavimentazione e dal punto d’ingresso, dove vengono innestati un grande albero e una panchina, in modo da evidenziare la vocazione pubblica e intima del progetto».
Mariagrazia Barletta