felicia : [post n° 215994]
Architetto, interior design o semplice arredatore?
sto iniziando ad avere una crisi d'identità...chi mi aiuta a ritrovare la dimensione giusta!?...ho preso una laurea sperando di fare da grande l'architetto, in realtà forse faccio l'arredatore?...è opportuno forse che le università inizino a ri-pensare alla figura dell'architetto?...il mio collega arredatore, non è Architetto nè tantomeno possiede altre qualifiche, ha fatto il falegname per anni e con passione e senza studi oggi è un ottimo arredatore mentre io forse sono 1/2 architetto e 1/2 arredatore o forse niente?
Ecco perdonami ma questo voler gerarchizzare a tutti i costi una professione o dar + importanza a l'una o all'altra mi fa impazzire dalla rabbia! Dove si insinua forse la tua crisi, nel fatto che non costruisci? Secondo te quindi un Castiglioni non è stato degno del titolo di architetto, mentre un palazzinaro costruttore qualsiasi sì? "Dal cucchiaio alla città" poi, che fine ha fatto? Inoltre: se il genio di Leonardo non si è mai posto il problema, xchè ce lo dovremmo porre noi? Persone come i falegnami, che hanno imparato con le loro mani come si costruiscono le cose, sono molto più architetti di noi che abbiamo studiato come si fanno! Arredare significa progettare ciò che sta a contatto con la vita, ciò che rende confortevole la fruizione di un ambiente. Significa portare vivibilità e funzione dentro ad un parallelepipedo di pareti, senza poi contare tutto il lato estetico ed emozionale, vorrei che per molti questo fosse identificato con architettura, ci sarebbero luoghi di alta qualità !
si ok ci sto (tralasciando gli estremi Leonardo & co), ma non a caso nel suo sito il suo "creato" è distinto in industrial design, allestimenti e architetture!non è forse questo gerarchizzare?
Parole splendide Bonaparte!!! La mia prof di restauro, nonchè relatrice di tesi, non ha mai progettato nulla di nuovo, solo restauri, ed è un Architetto con la A maiuscola!!!
Concordo con Bonaparte, troppe discussioni che dividono la categoria e non portano nulla di buono tranne l'aumento dei pregiudizi da parte di tutti gli altri.
Più qualità e meno discussioni inutili...
Più qualità e meno discussioni inutili...
felicia, certo l'Università ha un sacco di difetti e molte responsabilità per le crisi di identità, ma quello che dice bonaparte è sacrosanto: infatti, è quella la specializzazione.
Tempo fa ho letto tra i post lo scoramento di una neo-laureata che diceva più o meno "usciamo dall'università credendo di avere il mondo ai nostri piedi, e invece dobbiamo imparare tutto", e mi ha fatto accapponare la pelle! Ma perchè un architetto dovrebbe avere il MONDO AI SUOI PIEDI???? Ma quando mai?? Un po' di umiltà, per favore, e meno puzza sotto il naso: per quanto mi riguarda i bravi artigiani sono una risorsa da difendere con i denti. Non è una critica verso di te, mi pare da quello che dici che i problemi te li poni, ma c'è qualcosa che non va se TUTTI i laureati in architettura pensano, da "grandi", di fare il progettista alla Fuksas o alla Piano o quello che è...
L'architettura non è solo quello e, aggiungerei, non tutti sono in grado di essere Gehry solo perchè hanno studiato architettura. Il privilegio dell'architetto dovrebbe essere quello di avere una apertura mentale tale da essere in grado di spaziare in molti ambiti e dopo una serie di esperienze approdare ad una propria professionalità, che può essere benissimo anche quella di fare il falegname, perchè no?
Poi tutto il resto dei problemi pratici di stage, sfruttatori, ecc ecc che tagliano le gambe è un altro discorso... non lo apro nemmeno.
Tempo fa ho letto tra i post lo scoramento di una neo-laureata che diceva più o meno "usciamo dall'università credendo di avere il mondo ai nostri piedi, e invece dobbiamo imparare tutto", e mi ha fatto accapponare la pelle! Ma perchè un architetto dovrebbe avere il MONDO AI SUOI PIEDI???? Ma quando mai?? Un po' di umiltà, per favore, e meno puzza sotto il naso: per quanto mi riguarda i bravi artigiani sono una risorsa da difendere con i denti. Non è una critica verso di te, mi pare da quello che dici che i problemi te li poni, ma c'è qualcosa che non va se TUTTI i laureati in architettura pensano, da "grandi", di fare il progettista alla Fuksas o alla Piano o quello che è...
L'architettura non è solo quello e, aggiungerei, non tutti sono in grado di essere Gehry solo perchè hanno studiato architettura. Il privilegio dell'architetto dovrebbe essere quello di avere una apertura mentale tale da essere in grado di spaziare in molti ambiti e dopo una serie di esperienze approdare ad una propria professionalità, che può essere benissimo anche quella di fare il falegname, perchè no?
Poi tutto il resto dei problemi pratici di stage, sfruttatori, ecc ecc che tagliano le gambe è un altro discorso... non lo apro nemmeno.
X Felicia:
Ho sempre pensato che per un architetto, più che l'estrema specializzazione, fosse molto importante un'ottima cultura generale, sopratutto per chi -come me- vorrebbe con tutto il cuore dedicarsi all'analisi dell'edilizia storica, delegando al altri la progettazione.
Chi sa tutto di un campo (ad esempio la progettazione bioclimatica), purtroppo spesso non riesce a muoversi efficacemente in altri ambiti...
O forse un architetto che non progetta, dedicandosi magari soltanto alla direzione lavori, ai collaudi strutturali, all'analisi storica e morfologica dell'edilizia storica o alla redazione di analisi preliminari per i piani regolatori, non ha più diritto al suo titolo?
In fondo, le nozioni puramente "tecniche" (ad. esempio lo spessore di un massetto) possono essere facilmente acquisite studiando uno dei tanti appositi manuali, ma la cultura generale, che ti consente di fare i collegamenti interdisciplinari e di capire l'architettura, no: se ti capiterà di ristrutturare una casa colonica del 1800, se non saprai -almeno a grandi linee- come vivevano i contadini dell'epoca, e quindi perchè le loro case erano fatte in un certo modo, come potrai mettreti al servizio di quella casa per ristrutturarla con amore e rispetto?
O, se dovessi progettare una SPA, potrei -ad esempio- muovermi ispirandomi ai maggiori esperti mondiali di stabilimenti termali, gli antichi Romani, o adattare alle nostre esigenze la struttura di un tipico hammam turco: ma se non so queste cose, come procedo?
Ho sempre pensato che per un architetto, più che l'estrema specializzazione, fosse molto importante un'ottima cultura generale, sopratutto per chi -come me- vorrebbe con tutto il cuore dedicarsi all'analisi dell'edilizia storica, delegando al altri la progettazione.
Chi sa tutto di un campo (ad esempio la progettazione bioclimatica), purtroppo spesso non riesce a muoversi efficacemente in altri ambiti...
O forse un architetto che non progetta, dedicandosi magari soltanto alla direzione lavori, ai collaudi strutturali, all'analisi storica e morfologica dell'edilizia storica o alla redazione di analisi preliminari per i piani regolatori, non ha più diritto al suo titolo?
In fondo, le nozioni puramente "tecniche" (ad. esempio lo spessore di un massetto) possono essere facilmente acquisite studiando uno dei tanti appositi manuali, ma la cultura generale, che ti consente di fare i collegamenti interdisciplinari e di capire l'architettura, no: se ti capiterà di ristrutturare una casa colonica del 1800, se non saprai -almeno a grandi linee- come vivevano i contadini dell'epoca, e quindi perchè le loro case erano fatte in un certo modo, come potrai mettreti al servizio di quella casa per ristrutturarla con amore e rispetto?
O, se dovessi progettare una SPA, potrei -ad esempio- muovermi ispirandomi ai maggiori esperti mondiali di stabilimenti termali, gli antichi Romani, o adattare alle nostre esigenze la struttura di un tipico hammam turco: ma se non so queste cose, come procedo?
non mi trovo in assoluto accordo con quanto voi dite...vi faccio una semplice domanda: se aveste problemi al cuore vi rivolgete al cardiologo o al medico generico?se un cliente vuole arredare casa si rivolge ad un interior designer o ad un architetto?sarò un pò troppo laconica nel mio commento ma questa è l'idea che mi son fatta...ecco perchè penso che le università debbano prepararci ad esser competitivi sin da subito permettendoci di avere le idee chiare in anticipo senza aspettare di brantolare nel buio aspettando l'illuminazione celestiale dopo qualche anno (3-4-5-5-6 quanti?) per capire cosa realmente possiamo/vogliamo "far da grandi"...le attuali condizioni lavorative non dipendono forse anche dalla scarsa professionalità (io direi + specializzazione) di noi architetti all'uscita degli atenei?...è un caso che un operaio specializzato vien più ap-pagato di un operaio generico?
non puoi sperare che la scuola/università ti prepari al mondo del lavoro dal punto di vista tecnico, è quasi impossibile che riesca a stare al pari della realtà: fanno fatica paesi più evoluti del nostro, figurati noi. Infatti la tendenza, nei paesi con scuole di livello, è dare ottime basi e un "indirizzo professionale", chiamamolo così.
Ma davvero tu pensi che potresti andare a scuola/università e dire: "voglio fare (che ne so, per dire) l'arredatore di interni" e la scuola ti insegna TUTTO quello che serve? Ti può dare delle dritte, insegnarti come muoverti, darti delle basi per capire gli spazi, e una marea di informazioni per scegliere al meglio, ma non potrà MAI insegnarti tutti gli intoppi che puoi trovare in cantiere, e quale colore usare per un determinato manufatto, e quale legno ecc ecc.
Non dico che non ci debbano essere specializzazioni, anzi, ci devono essere e ben precise, proprio per quello non capisco: un cardiologo prima diventa medico, poi si specializza in cardiologia. Se non vuoi fare l'arredatore o il falegname, nessuno ti obbliga, tu sei/dovresti essere un libero professionista e quindi decidi tu della tua vita (e ripeto, non voglio aprire il tema sfruttamento negli studi ecc). Competitivi fin da subito?? Un qualunque buon direttore di cantiere o un geometra con un po' di esperienza mangia vivo CHIUNQUE appena uscito dalle università di architettura.
Ti consiglierei di leggere De Finetti, era un architetto degli anni '30; adesso non ricordo il testo purtroppo, ma se lo trovo lo posto.
Ma davvero tu pensi che potresti andare a scuola/università e dire: "voglio fare (che ne so, per dire) l'arredatore di interni" e la scuola ti insegna TUTTO quello che serve? Ti può dare delle dritte, insegnarti come muoverti, darti delle basi per capire gli spazi, e una marea di informazioni per scegliere al meglio, ma non potrà MAI insegnarti tutti gli intoppi che puoi trovare in cantiere, e quale colore usare per un determinato manufatto, e quale legno ecc ecc.
Non dico che non ci debbano essere specializzazioni, anzi, ci devono essere e ben precise, proprio per quello non capisco: un cardiologo prima diventa medico, poi si specializza in cardiologia. Se non vuoi fare l'arredatore o il falegname, nessuno ti obbliga, tu sei/dovresti essere un libero professionista e quindi decidi tu della tua vita (e ripeto, non voglio aprire il tema sfruttamento negli studi ecc). Competitivi fin da subito?? Un qualunque buon direttore di cantiere o un geometra con un po' di esperienza mangia vivo CHIUNQUE appena uscito dalle università di architettura.
Ti consiglierei di leggere De Finetti, era un architetto degli anni '30; adesso non ricordo il testo purtroppo, ma se lo trovo lo posto.
beh insomma bisogna fare assolutamente chiarezza riguardo a quello di cui ci si occupa. c'è un' abisso tra fare e pensare o progettare architettura e arredamento.
un architetto si occupa di architettura e un arredatore di arredamento. tu potresti essere un architetto che si occupa di arredamento ma l'importante è avere ben chiara l' enormità di differenza di campo.
l' architettura è un arte umanistica, complessa e antica e paragonabile forse solo alla scultura, con inoltre altre sue specifiche complessità, ambientali paesaggistiche e urbanistiche.
l'arredamento è molto meno gravemente, una questione di composizione di oggetti fruibili in uno spazio interiore, le implicazioni sono molto diverse.inoltre mentre chiunque può fare l'arredatore, molto più difficile è essere architetto.
un architetto si occupa di architettura e un arredatore di arredamento. tu potresti essere un architetto che si occupa di arredamento ma l'importante è avere ben chiara l' enormità di differenza di campo.
l' architettura è un arte umanistica, complessa e antica e paragonabile forse solo alla scultura, con inoltre altre sue specifiche complessità, ambientali paesaggistiche e urbanistiche.
l'arredamento è molto meno gravemente, una questione di composizione di oggetti fruibili in uno spazio interiore, le implicazioni sono molto diverse.inoltre mentre chiunque può fare l'arredatore, molto più difficile è essere architetto.