bonaparte : [post n° 222619]
donne che abbandonano...
si parla molto di donne che abbandonano la libera professione intorno ai 40, qualcuno ha idea o esperienza o ha letto sondaggi di quello che vanno a fare queste nostre colleghe?
l'ho letto anche io e lo trovo molto strano. L'ho già detto da qualche parte, non ricordo in quale post, ma in genere tra i miei compagni di studi sono pochissimi quelli che riescono a fare la professione, quindi di solito abbandonano PRIMA di questa età. Tra quelle che invece fanno la professione, di solito lo studio è stato avviato intorno ai 35, quindi non so proprio da dove vengono queste statistiche.
Che abbiano trovato il marito ricco che "qualcuno" ci consigliava di trovare?
Che abbiano trovato il marito ricco che "qualcuno" ci consigliava di trovare?
Io credo che sia sopratutto un problema di gestione dei figli, putroppo.
E' innegabile che a noi donne toccano la maggior parte delle incombenze domestiche e della cura di figli e anziani: basta avere un figlio piccolo, nessun parente che ti aiuta (perchè le architette tendono a fare i figli sui 35 anni, per i ben noti problemi di inserimento nel mondo del lavoro), e magari i genitori anziani da accudire perchè non si hanno i soldi per la casa di riposo o la badante, e che gli asili nido se sei libera professionista ti mettono in coda perchè tanto il tuo tempo lo gestisci come vuoi, e la frittata è fatta.
Aggiungiamoci anche una certa difficoltà intrinseca nell'affermarsi, visto che PURTROPPO da un certo tipo di committenza una donna architetto è vista come buona solo per accostare il divano alle tendine, figuriamoci mai se viene ad esempio presa in considerazione per le strutture o i collaudi, o per "litigare" in cantiere cogli operai.
Ovvio che un'architetta che non ha la vocazione della libera professionista pura cerchi di riciclarsi in qualcos'altro: professoressa di scuole superiori, tecnica comunale, impiegata tecnica di aziende ecc, magari tenendo buona la partita iva per piccoli progetti per arrodondare. Fortunata chi ci riesce!!!
E' innegabile che a noi donne toccano la maggior parte delle incombenze domestiche e della cura di figli e anziani: basta avere un figlio piccolo, nessun parente che ti aiuta (perchè le architette tendono a fare i figli sui 35 anni, per i ben noti problemi di inserimento nel mondo del lavoro), e magari i genitori anziani da accudire perchè non si hanno i soldi per la casa di riposo o la badante, e che gli asili nido se sei libera professionista ti mettono in coda perchè tanto il tuo tempo lo gestisci come vuoi, e la frittata è fatta.
Aggiungiamoci anche una certa difficoltà intrinseca nell'affermarsi, visto che PURTROPPO da un certo tipo di committenza una donna architetto è vista come buona solo per accostare il divano alle tendine, figuriamoci mai se viene ad esempio presa in considerazione per le strutture o i collaudi, o per "litigare" in cantiere cogli operai.
Ovvio che un'architetta che non ha la vocazione della libera professionista pura cerchi di riciclarsi in qualcos'altro: professoressa di scuole superiori, tecnica comunale, impiegata tecnica di aziende ecc, magari tenendo buona la partita iva per piccoli progetti per arrodondare. Fortunata chi ci riesce!!!