lu : [post n° 249462]

laurea quinquennale VS 3+2

Ciao a tutti! sono una studentessa di scienze dell'architettura, già laureata in disegno industriale e con qualche anno di esperienza lavorativa.
Noto tra gli annunci di lavori su vari siti che spesso è richiesta la laurea quinquennale, mi chiedo: ma non erano equiparate? perchè questo pregiudizio nei confronti del percorso 3+2?
La cosa mi lascia un po' perplessa anche perchè in alcuni atenei (tipo quello in cui frequento io) i corsi della quinquennale sono tenuti da dinosauri e gli studenti fanno fatica a terminare gli studi, mentre ai corsi del nuovo ordinamento i docenti sono più flessibili e cmq persone con esperienza e molto preparate.
Mi dite cosa ne pensate?
A presto :)
Fean :
Ai colloqui con laurea quinquennale intendono qualsiasi tipo di laurea presa in 5 anni, non la triennale. specialistica, magistrale, quinquennale ue... vanno bene tutte
tonno :
A mio avviso credo che negli annunci con "quinquiennale" vogliono far riferimento ai 5 anni, indistintamente se v.o. o 3+2. Per quanto riguarda la questione dinosauri e n.o. secondo me il n.o. è una fabbrica di laureati. Da recenti calcoli ci sono in Italia 500K tecnici (geometri, ingegneri, architetti) che bene o male posso fare il medesimo lavoro. Ciò spiega il perchè dell'agguerrita concorrenza e dei miseri, se così li vogliam chiamare, stipendi.
Lebia :
No, in realtà 3+2 e quinquennale sono sinonimi. Riguardo al nuovo ordinamento, ti da molte più possibilità rispetto al vecchio ordinamento. Sta poi agli studenti sfruttarle, ma se sono delle pecore che vanno tutte nella stessa direzione che puoi farci? Hanno la stessa intelligenza delle formiche che quando devono morire, fanno il vortice e muoiono tutte insieme. Quindi Lu se hai capito le mie parole, sfrutta tutte le occasioni di imparare cose diverse che ti vengono offerte, perchè nella vita, spesso per essere trattati con rispetto, è necessario fare virate pazzesche e magari diventare specialisti in un settore preciso dell'architettura in cui non hai mai pensato di lavorare (e in cui magari sarai anche l'unica della tua zona!).
desnip :
quoto tonno sulla fabbrica di laureati. In effetti mi stupisce come oggi riescano tutti a laurearsi in corso. Così vedo uscire dall'università sullo stesso piano un sacco di caproni, ma anche molti ragazzi volenterosi e di talento, senza un'adeguata preparazione, ma non per colpa loro.
lu :
Grazie, allora ho solo frainteso.
lu :
Speriamo in tempi migliori o cambiamo lavoro ?_?
lu :
Ciao Lebia, grazie per la risposta, mi domando se specializzarsi, in tempi come questo non sia un'arma a doppio taglio. Mi spiego meglio. Parlo sempre per esperienza personale. Intraprendere una strada troppo specialistica significa essere tagliata fuori da una serie di possibilità ed essere "etichettata".
Possiedo un profilo piuttosto specializzato, infatti fino a 2 anni fa lavoravo senza difficoltà, oggi è diverso perchè il settore da cui provengo è letteralmente "colato a picco", che dire, mi chiedo se questa strada della specializzazione sia davvero valida.
Cmq io non mi fermo e continuo :)
Lebia :
Lu, io voto la pensata del Politecnico di Milano. Si sono inventati un corso di laurea in Architettura con due laboratori annuali obbligatori: uno è il normale laboratorio di progettazione in versione annuale e il secondo, è un laboratorio di specializzazione a scelta. Capisci che messa così è un altro paio di maniche. Mi sono espressa male io, intendevo consigliarti di specializzarti all'interno di un'ottica come questa. Molti diranno che allora ti tocca fare fatica due volte quando seguendo un altro corso di architettura faresti la metà della fatica, ma sono, a mio avviso, fortune che capitano e osservando il mondo del lavoro, direi anche da non lasciarsi scappare.

Riguardo al laurearsi in tempo, è una scelta personale. Io sono andata all'università tutti i giorni per 6 anni e al sabato sera ero a casa a fare progettazione anzichè andare in discoteca come probabilmente faceva Desnip. Tutt'ora dopo 6 anni di università, la sto ancora frequentando per specializzarmi ulteriormente. C'è chi lo vede come un obbligo e quindi preferisce uscire con la ragazza e chi preferisce fare progettazione il sabato sera piuttosto che buttare ore inutilmente in discoteca. Sono scelte diverse di vita.
Lebia :
Riguardo all'essere etichettati: se sei un architetto specializzato per i tuoi colleghi sei un essere inferiore che perde il contatto a 360 gradi con il progetto; se sei un Architetto, per la gente comune fai parte di una categoria di professionisti che fa ridere e lavora male. E a chi lo dobbiamo? Di certo non a noi che dobbiamo ancora iniziare a lavorare, ma bensì alle generazioni precedenti che ci hanno rovinato la reputazione prima ancora di cominciare. Prima fare l'Architetto era un lavoro nobile, adesso quando dici "sono architetto" ti ridono in faccia e vanno dal geometra. Perchè?
carmen :
Se dovessi avere un collaboratore o assumere qualcuno sicuramente cercherei chi ha fatto i vecchi 5 anni...capirei maggiormente gli sforzi compiuti in ogni facoltà da chi l'ha frequentata un tempo, purtroppo... (mi sembra di sentire che oggi nelle varie facoltà 3+2 gli esami si faccian nel giro di poche settimane...io per un esame progettuale impiegavo un anno di tempo con revisioni quasi settimanali...)ho avuto a che fare con ragazzi laureati ultimamente ma ciò che san fare è più usare perfettamente autocad, 3d etc che saper come muoversi effettivamente...o avere cconoscenze generali dell'architettura...purtroppo dico...
Ily :
Hai ragione cara Lebia, io a causa delle ore "buttate" e del pendolarismo (3 ore al giorno tra andare e tornare) ci ho messo due anni in più: è stata una scelta di vita consapevole, derivante dal non volermi ridurre a un'eremita coll'esaurimento nervoso e le occhiaie alle ginocchia per le notti in bianco prima delle consegne.
Sono stati cinque anni di purgatorio, dovuti a tutti quegli eterni laboratori di progettazione, per fortuna semestrali, seguiti da due anni appaganti dedicati completamente al restauro.
Se sei stata felice e lo rifaresti hai fatto benissimo così.
Ily :
Ciao Carmen, per fortuna da noi i laboratori di progettazione duravano un solo semestre, con circa tre mesi effettivi di lezione, e una revisione alla settimana.
Purtroppo però ce n'era uno a semestre, tra progettazione costruzione recupero ecc. Alla fine si finiva sempre a progettare e le lezioni erano veramente poche, perchè le revisioni duravano un'intera giornata... durante la quale si cazzeggiava per l'80% del tempo.
Se devo essere sincera, dai laboratori di progettazione ho imparato cosa NON MI PIACE dell'architettura: ci ho messo anni a riimparare a progettare, togliendomi dalla testa tutte quelle sciocchezze da laboratorio.
Non ci hanno mai fatto lezioni serie sull'architettura contemporanea, e gli insegnamenti si riducevano a cosa piaceva o non piaceva al prof. Tu dovevi copiare un progetto di archistar o inventarti un'idea astratta su cui poi dovevi ingabbiare l'edificio da progettare.
Una volta a laboratorio IV feci un progetto ispurandomi a Muratori, mi fu detto che non andava bene. Il prof ogni volta mi diceva che non andava bene, senza mai dirmi perchè. Alla fine io e il mio compagno abbiamo superato l'esame con 20, solo per togliercelo di torno: erano pianti tutte le settimane.
Stessa cosa con Urbanistica: 23, esaurimento nervoso e un odio per l'urbanistica che non ho ancora superato...
Secondo me l'insegnamento fatto in questo modo produce solo danni.
carmen :
Cia Ily, hai ragione tempo e soldi se ne è perso parecchio in passato, ma anch'io da quello che ho fatto poi ho capito effettivamente cosa mi piaceva o non mi piaceva fare. O quante caz...e ci hanno insegnato per niente, ma è appunto da quelle cose che poi son riuscita a trovare un indirizzo che faceva per me (ovviamente una volta finito l'università...). Quello che sto vedendo è che ci sono tutti questi ragazzi che escon e già dopo tre anni si senton architetti arrivati e sventolano la laurea con supponenza, quando invece non sanno che fare l'architetto è veramente difficoltosa e molte volte impossibile...a volte mi si presentano in studio ragaz con curricoli enormi, con stage in giro per il mondo e poi quando chiedi certe semplicità o come compilare certi documenti ti guardano come se tu fossi un povero stupido di architetto. (non sanno però che fare l'architetto è fare anche il burocrate e compilare o stampare ogni volta una miriade di carte...alla facciazza della foresta amazzonica purtroppo...)
Edoardo :
Allora, io ho fatto una tesi in prog. urbana a Firenze: 11 punti.

Il progetto era una fantomatica "riconnessione urbana" attraverso dei margini: (una ferrovia, un parco ed un canale, il famigerato Navile a Bologna).
Per realizzare l'accesso a questo polo sportivo-ricreativo-medico ecc... avevo il problema delle case dei ferrovieri, un lembo di tessuto urbano delocalizzato rispetto a tutto.

Il prof. disse: "Bisogna pur rompere le uova nel paniere, per fare la frittata!!!"
Feci tabula rasa delle case (e dei ferrovieri) travalicando qualsiasi regola e piano, ero come Albert Speer, ma senza Fuhrer.
desnip :
"al sabato sera ero a casa a fare progettazione anzichè andare in discoteca come probabilmente faceva Desnip"
:-)))))))))))))
Secondo me se c'è qlcno che mi conosce si starà facendo grandi risate...
Ma chissà che immagine di me traspare da quello che scrivo...
DR COSTA :
Fare l'Architetto, non è solo fare un bel progetto di architettura, bisogna prima di tutto realizzare il progetto.
Al committente non importa niente che il tuo sia il progetto migliore se alla fine diventa un disastro in fase di esecuzione.
Molti architetti questo non lo hanno ancora capito.
Con i soldi non si scherza soprattutto se sono di altre persone che si sono rivolte a noi per un progetto.

Fare l'Architetto, non è saper fare concorsi o rendering, è ben altra cosa, per lo meno in Italia e soprattutto in provincia.
Solo i grandi studi si possono permettere la "direzione artistica" del progetto e poi affidare la progettazione esecutiva a società di ingegneria.
In provincia devi sper progettare bene tutto, dal preliminare all'esecutivo e fare la direzione dei lavori altrimenti un qualsiasi geometra ti toglie il lavoro.
Ma per fare questo ci vuole umiltà ed esperienza e chi non lo capisce difficilmente sarà un bravo architetto.
La nostra è una professione fatta di compromessi su tutto che molto spesso portano a sacrificare il progetto.
Quindi 3+2 o 5 anni fa lo stesso, chi avrà veramente studiato e non semplicemente fatto gli esami che davano più crediti potrà iniziare a capire cosa vuol dire essere Architetto.
L'università ti da una infarinatura di progettazione il resto lo devi imparare te con il lavoro, come qualsiasi professione.
Certe volte in cantiere mi chiamano geometra, ed io rispondo garbatamente "architetto ", questo perchè di architetti nei cantieri ce ne sono pochissimi tutti in ufficio a fare rendering e concorsi di progetti semi-irrealizzabili senza l'intervento di ARUP.
A screditare una categoria di professionisti ci vuole poco, soprattutto in provincia dove è quasi inesistente una cultura architettonica.
Chi fa i rendering da i 5+1 o da Archea non è un architetto è un disegnatore e se poi ti trovi ad affrontare un progetto vero qualsiasi cosa sia iniziano i problemi per questo molte persone preferiscono il "buon geometra" che gli propone il progettino e lo realizza anche.
Un Architetto deve quindi fare un buon progetto di architettura, affrontare la mole di burocrazia che sta dietro al progetto, realizzarlo e rispettare i costi preventivati.
Edoardo :
Giusto DR COSTA, ma se un architetto (che E' un progettista innanzitutto) perde la sua identità in nome della convenzionalità ottusa di provincia, non sarà mai nè architetto nè geometra nè niente imho.
Io ho a che fare con gente (ingegneri) molto ligi a proporre soluzioni le più banali possibili, ed ovviamente spesso più efficaci di brutti progetti. Ma quelli non sono progetti.
E' progettare copiare una tipologia e stirarla? E' progettare ignorare il cliente e "buttare giù un progetto" senza VOLER capire cosa sente e desidera il cliente col motto "andiamo avanti"? Io vedo delle caserme di mattoni (case) e dei capannoni sempre con lo stesso modulo prefabbricato e con la stessa tipologia, non è vero che la progettualità esclude la praticità, i costi ed il cantiere.
Il fascino della progettazione è proprio nella ricerca sintesi tra tutti gli aspetti,rinnovandosi, ricercando e chi si ferma alla misura, chi vede il progetto solo come l'incipit di una pratica, come il primo fastidio da sbrigare, sottovalutando che si tratta invece della prima tessera di un domino, per me, architetto, ingegnere o geometra che sia, può anche spararsi.
Edoardo :
desnip, non ti preoccupare, anche a Picasso dicevano che la sera faceva il cubista.
Lebia :
Edoardo, scusa la curiosità, ma tu di cosa ti occupi nel tuo lavoro? Mi sembra strano che esista ancora un "sognatore" che nonostante abbia appurato quale realtà lo circondi, continua a sognare di fare architettura. Quello che vorresti tu è fare architettura, quello che fanno gli altri è qualcos'altro.
Edoardo :
Io nel mio lavoro mi occupo di quello che c'è da fare giorno per giorno.

Siccome amo l'architettura e poterla fare, ed ho contatti lavorativi nel mio campo, resisto anche alle mansioni meno gratificanti in attesa che maturino le condizioni per realizzarmi.
Oggi ho compilato i moduli per una dia di una baracca 3x2, fatto un Pdf per un impianto fotov. in un capannone e ridimensionato delle foto... ...uao.
5 anni fà ho progettato un centro servizi da più di 1.000 mq. tutto da solo, parlando con ingegneri specializzati che hanno realizzato la mia idea. E questo lo devo a un geom. che è diventato un amico, che mi ha sempre lasciato libertà e visibilità ai clienti.
Domattina mi alzo alle 6 che ho da finire una palazzina per un'altra geom, dove c'è il mio zampone però, poi alle 8.30 vado in ufficio (il giorno dopo però sono sulle piste da sci con i miei sci da slalom sul ghiaccio, fanculo).

Vedere la tua idea costruita, viverla, vedere gli altri che la vivono è indescrivibile.

Nel mentre... ...lavoro e incasso e solo l'idea di potermi realizzare un domani mi fà alzare la mattina e arrivare a sera.
Ho gettato delle basi ma s'è fermato tutto, ho un contratto serio da anni ormai e contatti da prima, resisto.
Non è nè facile nè bello, ma i miei titolari per primi riconoscono la situazione e cercano di mettermi a mio agio pur non potendo io rendere come il mio collega ingegnere, col quale discuto anche di strutture (oggi abbiamo parlato di una capriata, resistenza al taglio, cerchiaggi flessibili o meno a seconda della forma del muro).

Potenziali clienti ne avrei... ...parlo di imprenditori... ma per ora non c'è niente qui nè dove lavoro nè dove collaboro occasionalmente.
La mia idea di essere e fare l'architetto non morirà mai, morirò prima io forse.

Scusate se mi sono dilungato ma Lebia hai toccato un punto debole!
-Basta che non me ne tocchi altri sennò ti tocco io poi-
Lebia :
Perchè lo definisci "punto debole"? Credo che non sia solo il tuo punto debole, ma lo sia di tutti in questo periodo. Stavo parlando con una ragazza che si è laureata alla mia stessa sessione, stesso laboratorio ma anni diversi. Lei in nove mesi non ha ancora trovato lavoro. Io devo dire che ho tempo libero in esubero (riesco tranquillamente a studiare, ad andare in biblioteca all'università, a fare le commissioni per i miei, ecc.), ma riesco anche a lavorare e soprattutto, a fare esperienza gestendo direttamente un progetto. E' poco, lo so, ma sapere questa cosa mi rende un po' meno "debole" perchè alla fine sono già fortunata a poter fare la gavetta.
denilson :
Ciao, guarda io ho fatto la laurea quinquennale vecchio ordinamento...non era proprio una passeggiata, e onestametne ritengo che se in 5 anni "non sono architetto io", non vedo come possa esserlouno con la laurea triennale. Certo la vita fuori poi ti rende più o meno abile a prescindere dal corso di Laurea, però secondo me è diverso
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