Salve a tutti!
E' un pò di tempo che volevo inserire questo post......, il titolo stesso la dice lunga, infatti dopo quasi un anno e mezzo di disillusioni, amarezze, realtà sbattuta in faccia e qualche nota positiva, avverto il peso di una mia scelta: dopo aver studiato in una grande città, da fuori sede, ho scelto di tornare nel mio territorio, il quale è a metà strada e non lontano tra due grandi metropoli, quindi facilmente raggiungibili.
Il mio territorio, a cui sono molto legato, non è una provincia inerte, anzi, solo che ultimamente mi risulta soffocante. Appena ti laurei le ambizioni sono tante, ma subito si scende con i piedi a terra...solo che a volte mi chiedo se almeno ci avessi provato, in fondo in un grande centro le possibilità sono maggiori, è pur vero che se ti va male rischi di andare a dormire sotto i ponti. Forse è stato anche il mio modo di pensare provinciale e meridionale, ma io al pensiero di non avere una casa "veramente mia", un pezzo di terra dove coltivare il basilico e altro, la cosa mi inquieta e non poco. Vedo anche esaurita l'esperienza nello studio in cui sto attualmente, è ora di cambiare, ma di cambiare sul serio, tant'è che miro anche all'estero. Dico così' perchè i miei amici/colleghi di università che vivono in città non è che se la passino bene......
MI piacerebbe sapere se sono io la mosca bianca oppure se c'è un'albinismo dilagante...Ciao
archyerrante : [post n° 266591]
VADO O RESTO?
Dipende da cosa vuoi fare della tua vita professionale, se è più importante di farti una famiglia, degli amici ecc.
Nelle città è più difficile avviare uno studio da soli, anche perchè se non conosci nessuno i lavori non arriveranno mai, lo stesso accade anche in provincia, ma essendo tutto più piccolo hai la possibilità di conoscerle le persone che ti potranno commissionare dei lavori.
La provincia però è anche la terra di geometri ed ingegneri che progettano tutto.
Non c'è Architettura, ma solo edilizia e delle peggiori, basta guardarsi attorno, quindi professionalmente è umilinate e sconfortante lavorare in provincia.
Forse ti potrà capitare qualche committente "illuminato", ma più probabilmente no, potrai avere più possibilità di progettare qualcosa, ma anche il rischio di fare solo perizie, docfa e tabelle millesimali a vita.
Secondo me se hai la possibilità di andare all'estero, parti, in Italia tornaci per le ferie, trova lavoro in qualche studio, possibilmente grande, dove potrai fare carriera e sicuramente avrai più soddisfazioni che a stare da solo in uno studio di provincia.
Anche io sono "tornato" dopo l'università, in città mi pagavano anche meno che in provincia, ho lavorato in uno studio di ingegneri, e poi ho aperto il mio, il lavoro c'è abbastanza, anche se la crisi si sente, ma alla fine è tutto un rincorrersi di scadenze, pagamenti, notule non ancora pagate ecc.
Non è proprio il massimo della vita ( professionale).
Anche io adesso penso, cavolo ma se fossi andato all'estero, se avessi fatto l'erasmus quell'anno......come sarebbe la mia vita adesso????
Fai te ma fare l'Architetto di paese alla fine diventa un lavoro come un altro, senza soddisfazioni, come lavorare alle poste, si diventa burocrati, dei passa carte per il Comune senza nemmeno accorgersene, sempre in attesa del progetto quello vero che ti fa tornare la voglia di progettare, disegnare......
Non ti scoraggiare, anche in provincia ci sono degli ottimi studi di progettazione e delle belle architetture, la vita è tua e solo te devi decidere cosa farne... e come si dice: La fortuna aiuta gli audaci........
Nelle città è più difficile avviare uno studio da soli, anche perchè se non conosci nessuno i lavori non arriveranno mai, lo stesso accade anche in provincia, ma essendo tutto più piccolo hai la possibilità di conoscerle le persone che ti potranno commissionare dei lavori.
La provincia però è anche la terra di geometri ed ingegneri che progettano tutto.
Non c'è Architettura, ma solo edilizia e delle peggiori, basta guardarsi attorno, quindi professionalmente è umilinate e sconfortante lavorare in provincia.
Forse ti potrà capitare qualche committente "illuminato", ma più probabilmente no, potrai avere più possibilità di progettare qualcosa, ma anche il rischio di fare solo perizie, docfa e tabelle millesimali a vita.
Secondo me se hai la possibilità di andare all'estero, parti, in Italia tornaci per le ferie, trova lavoro in qualche studio, possibilmente grande, dove potrai fare carriera e sicuramente avrai più soddisfazioni che a stare da solo in uno studio di provincia.
Anche io sono "tornato" dopo l'università, in città mi pagavano anche meno che in provincia, ho lavorato in uno studio di ingegneri, e poi ho aperto il mio, il lavoro c'è abbastanza, anche se la crisi si sente, ma alla fine è tutto un rincorrersi di scadenze, pagamenti, notule non ancora pagate ecc.
Non è proprio il massimo della vita ( professionale).
Anche io adesso penso, cavolo ma se fossi andato all'estero, se avessi fatto l'erasmus quell'anno......come sarebbe la mia vita adesso????
Fai te ma fare l'Architetto di paese alla fine diventa un lavoro come un altro, senza soddisfazioni, come lavorare alle poste, si diventa burocrati, dei passa carte per il Comune senza nemmeno accorgersene, sempre in attesa del progetto quello vero che ti fa tornare la voglia di progettare, disegnare......
Non ti scoraggiare, anche in provincia ci sono degli ottimi studi di progettazione e delle belle architetture, la vita è tua e solo te devi decidere cosa farne... e come si dice: La fortuna aiuta gli audaci........
Ecco uno scarafaggio albino, presente.
Imho dipende dal carattere e dalla sensibilità personale.
A me succede che se non mi realizzo (da tre anni non progetto) mi sento male, cammino gobbo, non ho fiducia nel pensare ad una relazione sentimentale volta al futuro, vedo gli amici operai coi bambini come un extra-terrestre, mi chiudo nell'apatìa... ...e tutto questo CONTINUANDO a sopravvivere con gli amici di prima e le abitudini consuete.
Ecco perchè uno strappo, una scelta drastica (salvo lutti familiari ad esempio, come successe a me), può diventare non una soluzione ma un preludio di questa.
Oggi, tuttavia, anche solo avere un legame lavorativo agonizzante, per chi non è ricco di famiglia può essere sufficiente ad escludere di "scappare" via, a fare quelle esperienze che una volta, quando c'era lavoro, ti consentivano di tornare ed avere slancio, contatti, offrire CV appetiti dalle aziende/studi e crescere. Ora quasi per niente.
E allora SPERI che l'azienda che ti ha preso all'estero ti tenga... ...salvo poi essere costretto VERAMENTE a farti una vita là... ...e magari avere altri rimpianti.
Ricordo il figlio di un cliente di mio padre... ...andò a Berlino negli anni del boom, pagato a ore. Finito il boom s'è messo a fare l'architetto vicino a Pisa. Per 5 anni il padre l'ha foraggiato perchè non vedeva una lira ed ora penso che sopravviva, magari qualcosina ha fatto.
Imho dipende dal carattere e dalla sensibilità personale.
A me succede che se non mi realizzo (da tre anni non progetto) mi sento male, cammino gobbo, non ho fiducia nel pensare ad una relazione sentimentale volta al futuro, vedo gli amici operai coi bambini come un extra-terrestre, mi chiudo nell'apatìa... ...e tutto questo CONTINUANDO a sopravvivere con gli amici di prima e le abitudini consuete.
Ecco perchè uno strappo, una scelta drastica (salvo lutti familiari ad esempio, come successe a me), può diventare non una soluzione ma un preludio di questa.
Oggi, tuttavia, anche solo avere un legame lavorativo agonizzante, per chi non è ricco di famiglia può essere sufficiente ad escludere di "scappare" via, a fare quelle esperienze che una volta, quando c'era lavoro, ti consentivano di tornare ed avere slancio, contatti, offrire CV appetiti dalle aziende/studi e crescere. Ora quasi per niente.
E allora SPERI che l'azienda che ti ha preso all'estero ti tenga... ...salvo poi essere costretto VERAMENTE a farti una vita là... ...e magari avere altri rimpianti.
Ricordo il figlio di un cliente di mio padre... ...andò a Berlino negli anni del boom, pagato a ore. Finito il boom s'è messo a fare l'architetto vicino a Pisa. Per 5 anni il padre l'ha foraggiato perchè non vedeva una lira ed ora penso che sopravviva, magari qualcosina ha fatto.
Quoto in tutto DR COSTA. E'la fotografia della situazione italiana. Anch'io lavoro in uno studio di provincia e sento esaurita la mia funzione qui, ma l'affitto và pagato e la vita a volte ti porta a fare scelte che non avresti mai immaginato di poter fare. Ma rifletto sul mio futuro e penso di non aver mai percepito tanta incertezza ecco perhcè mi pongo le tue stesse domande. Andare o restare? Famiglia o lavoro? Perchè mi sembra evidente, si tratta di scegliere tra queste due cose e sembra una condanna. Noi una vita normale non la possiamo fare sotto nessun punto di vista e perlomeno senza rinunciare alla professione (!!!??!!!!). Un consiglio che ti posso dare è di cominicare a reperire contatti per farti un'idea verosimile della situazione che troverai...l'Estero non è l'eldorado oggi il mondo è globale e senza un pizzico di fortuna e di astuzia rischieresti di dover tornare a casa prima che da una città italiana.
Ciao
in bocca al lupo!!!
In bocca al lupo
Ciao
in bocca al lupo!!!
In bocca al lupo
"Un consiglio che ti posso dare è di cominicare a reperire contatti per farti un'idea verosimile della situazione che troverai...l'Estero non è l'eldorado"
quoto Isil
cerca di farti un'idea della situazione che c'è dove vorresti andare. Poi ragiona di coseguenza, pensa a quello che vuoi dalla tua vita.
quoto Isil
cerca di farti un'idea della situazione che c'è dove vorresti andare. Poi ragiona di coseguenza, pensa a quello che vuoi dalla tua vita.
Dopo qualche anno presso studi privati, pur avendo alcune conoscenze in città ma che non fruttano un accidente (ed in ogni caso non amo dover ringraziare qualcuno) dopo aver provato ad avviare un'attività mia con risultati allarmanti (clienti che latitano e non rispondono a mail e telefonate oltre a non pagare ovviamente) essendo ancora decisamente giovane e lontana dai 30, mi sto mettendo in moto, sto preparando la fuga in ogni minimo dettaglio, comprensiva di incursioni estere per sostenere colloqui. tuttavia sto riscontrando delle difficoltà insormontabili nell'interagire con il miur per vedermi riconosciuta la qualifica di architetto (per lavorare in UE tra l'altro mica alle bahamas) secondo la convenzione di Lisbona. A roma leggono le mie mail ma non mi rispondono...incredibile.
DR COSTA ha scritto una bella risposta e molto veritiera, la fotografia perfetta della situazione italiana.
DR COSTA ha scritto una bella risposta e molto veritiera, la fotografia perfetta della situazione italiana.
Ragazzi vi ringrazio per avermi descritto il vostro pensiero.
E' dura, ma veramente dura.....Ho 28 anni, e dopo un anno e mezzo di incertezze, davanti a me continuo a vedere il nulla più totale....
Io e i miei amici/amiche dell'univesrità abbiamo tutti le stesse ansie, solo che io sono stato il primo ad uscire dalla gabbia di matti dell'università (anni quasi buttati, visto che fuori ti richiedono tuttaltre competenze), quindi almeno aspetterò qualcuno di loro per partire, da solo è veramente un rischio.
Tutti noi, credo, aspiriamo a qualcosa di livello superiore, ma qui il problema è che non si raggiunge nenche il minimo per fare una vita decente, allora veramente ti chiedi se sia giusto perseverare o meno.
E' vero che la fortuna aiuta gli audaci, ma senza una botta di cxxo e un po di skey per dire addio a tutto e a tutti non credo che si vada tanto lontano, lo dico perchè l'audacia non mi manca, diciamo che voglio solo evitare di fare il passo più lungo della gamba, daltronde, purtroppo, i miei genotori non vivono per sempre..., anzi li ringrazierò tutta la vita perchè mi hanno sempre aiutato e continuano a farlo.
E' dura, ma veramente dura.....Ho 28 anni, e dopo un anno e mezzo di incertezze, davanti a me continuo a vedere il nulla più totale....
Io e i miei amici/amiche dell'univesrità abbiamo tutti le stesse ansie, solo che io sono stato il primo ad uscire dalla gabbia di matti dell'università (anni quasi buttati, visto che fuori ti richiedono tuttaltre competenze), quindi almeno aspetterò qualcuno di loro per partire, da solo è veramente un rischio.
Tutti noi, credo, aspiriamo a qualcosa di livello superiore, ma qui il problema è che non si raggiunge nenche il minimo per fare una vita decente, allora veramente ti chiedi se sia giusto perseverare o meno.
E' vero che la fortuna aiuta gli audaci, ma senza una botta di cxxo e un po di skey per dire addio a tutto e a tutti non credo che si vada tanto lontano, lo dico perchè l'audacia non mi manca, diciamo che voglio solo evitare di fare il passo più lungo della gamba, daltronde, purtroppo, i miei genotori non vivono per sempre..., anzi li ringrazierò tutta la vita perchè mi hanno sempre aiutato e continuano a farlo.