Questo è il cinico commento di mio padre, pensionato col doppio di uno stipendio "standard" di oggi, ad un mio commento su di un arch. ben più vecchio di me (+ di 40 anni) che ammetteva di "metterci la firma" per 1000 euro sicuri al mese e vedeva la normale famiglia come un rischio folle che non poteva permettersi.
Per lui è assurdo che vi sia gente di 50 anni disoccupata che va in palestra anzichè "lavorare".
Come spiegargli il concetto di "Crisi"? Il fatto che una vita (lavorativa e non) come la sua, da ex dipendente che ha fatto carriera e mantenuto una famiglia, oggi è un miraggio? Ha ragione lui probabilmente, mah... sicuramente in una generazione è cambiato il mondo ed il conflitto generazionale acutizza ancor più il disagio.
Edoardo : [post n° 291099]
"Perchè non va a lavorare in fonderia?"
Scusami ma il tuo mess sembra scritto da un adolescente o da un giovane laureato con ancora illusioni e fantasie e non da un 40enne !!!
Non credo che tuo padre non sappia cosa significhi il concetto di "Crisi" ....
Senz'altro una volta c'era la possibilità trovare un lavoro e di migliorare, ma sempre con impegno e sacrificio ...
Oggi, è superfluo dire che c'è crisi e che nn si trova lavoro, e nel nostro settore si fà sentire parecchio, ma è pur vero che molti "colleghi" non hanno coraggio e grinta e non vogliono adattarsi, impegnarsi ...
ed è assurdo che un disoccupato , abbia il tempo per andare in palestra!!!! ...il tempo che un disoccuopato occupa in palestra dovrebbe usarlo per trovare lavoro ...
Non credo che tuo padre non sappia cosa significhi il concetto di "Crisi" ....
Senz'altro una volta c'era la possibilità trovare un lavoro e di migliorare, ma sempre con impegno e sacrificio ...
Oggi, è superfluo dire che c'è crisi e che nn si trova lavoro, e nel nostro settore si fà sentire parecchio, ma è pur vero che molti "colleghi" non hanno coraggio e grinta e non vogliono adattarsi, impegnarsi ...
ed è assurdo che un disoccupato , abbia il tempo per andare in palestra!!!! ...il tempo che un disoccuopato occupa in palestra dovrebbe usarlo per trovare lavoro ...
Concordo con Giada e in parte con tuo padre anche se ho 30 anni (o giù di lì): non mi sembra saggio da parte di disoccupato andare in palestra invece di andare a cercare lavoro; poi non dico che non debba fare attività fisica, però può andare benissimo a correre/in bici/pattinare/ecc senza spendere soldi.
La crisi c'è, è vero, ma ci sono tante persone che non sanno nemmeno cosa sia il valore del sacrificio e credono che avere una laurea dia diritto ad avere un certo stile di vita omologato per tutti e imposto dalla società, a prescindere dalle possibilità economiche.
La crisi c'è, è vero, ma ci sono tante persone che non sanno nemmeno cosa sia il valore del sacrificio e credono che avere una laurea dia diritto ad avere un certo stile di vita omologato per tutti e imposto dalla società, a prescindere dalle possibilità economiche.
Avete colto il peggio, non avete colto il significato di quello che volevo evidenziare.... limitandovi all'osservazione sulla palestra poi, su gente rimasta disoccupata a 50 anni. Su queste osservazioni e temi delicati chi vuole fare moralismi sguazza, e mi rattrista leggere tali repliche con contenuti così ipocriti...
Non credo sia possibile un dialogo generazionale sulla crisi. Alla fine sembra una guerra tra meno poveri e più poveri...il settantenne si lamenta se con una nuova tassa si vede ridotta la pensione, il quarantenne non ha possibilità di stabilizzarsi. Cosa è peggio? Ognuno guarda esclusivamente il suo, e anche in maniera piuttosto ottusa. I genitori accettano di aiutare i figli finchè all'infinito, quando non capiscano che il sistema su cui hanno vissuto e che gli ha permesso di accumulare è lo stesso che adesso li fa avere i cosiddetti bamboccioni in casa.
E' altresì vero che chi ha versato i contributi ha "diritto alla pensione", vetsera.
Il cardine del "famose a capì generazionale" probabilmente è proprio il concetto di "diritto al lavoro" così come sentito dalle nostre famiglie, visto magari come un qualcosa che c'è, basta volerlo, e per lavoro qualsiasi "Essi" intendono un'assunzione nel proprio settore, e con retribuzione tale da garantire abbondantemente la piena autosufficienza.
Oggi abbiamo politici che vogliono aprirci gli occhi ad una certa realtà: ognuno per sè e nessuno è più garantito. Perchè? Perchè abbiamo sforato nei decenni passati ed ora il welfare diventa un lusso. E' chiaro che se a leggere qua fossimo tutti GIOVANI professionisti realizzati mi cospargerei il capo di cenere. Sarei un forte sostenitore del precariato totale, del "liberismo sociale" tuttavia, se vi fosse un contesto di ricchezza che a mio avviso NON SCATURISCE dal precariato stesso, dal fare terra bruciata dei diritti, ma deve essere stimolato da iniziative anche politiche ed economiche. CHi dice oggi, dall'alto dello scranno di P.Chigi, di arrangiarsi perchè è così o di andare a spostare le cassette al mercato a chi non trova lavoro (ex ministro) mi fa pena, perchè per avere il coraggio di fare tali affermazioni bisogna avere le capacità di creare ricchezza, quindi occupazione, libera e non. Per me la cosa più amara è sentire tanti trentenni, tante donne soprattutto, che considerano un miraggio poter fare dei figli: se si rompe questo anello la società muore.
Alla fine quel che manca a molti di noi, me per primo, forse è la capacità di assumersi le responsabilità di aver fatto delle scelte così importanti mentre credevamo che poter conseguire determinati titoli (ed esperienze) significasse AUTOMATICAMENTE realizzarsi secondo i canoni delle generazioni del Boom economico. Così non è e ce ne rendiamo amaramente conto, ma una strada alternativa è possibile, le tutele devono poterci essere e non facciamoci infinocchiare da chi ha interesse a mortificare il nostro futuro, per favore.
Il cardine del "famose a capì generazionale" probabilmente è proprio il concetto di "diritto al lavoro" così come sentito dalle nostre famiglie, visto magari come un qualcosa che c'è, basta volerlo, e per lavoro qualsiasi "Essi" intendono un'assunzione nel proprio settore, e con retribuzione tale da garantire abbondantemente la piena autosufficienza.
Oggi abbiamo politici che vogliono aprirci gli occhi ad una certa realtà: ognuno per sè e nessuno è più garantito. Perchè? Perchè abbiamo sforato nei decenni passati ed ora il welfare diventa un lusso. E' chiaro che se a leggere qua fossimo tutti GIOVANI professionisti realizzati mi cospargerei il capo di cenere. Sarei un forte sostenitore del precariato totale, del "liberismo sociale" tuttavia, se vi fosse un contesto di ricchezza che a mio avviso NON SCATURISCE dal precariato stesso, dal fare terra bruciata dei diritti, ma deve essere stimolato da iniziative anche politiche ed economiche. CHi dice oggi, dall'alto dello scranno di P.Chigi, di arrangiarsi perchè è così o di andare a spostare le cassette al mercato a chi non trova lavoro (ex ministro) mi fa pena, perchè per avere il coraggio di fare tali affermazioni bisogna avere le capacità di creare ricchezza, quindi occupazione, libera e non. Per me la cosa più amara è sentire tanti trentenni, tante donne soprattutto, che considerano un miraggio poter fare dei figli: se si rompe questo anello la società muore.
Alla fine quel che manca a molti di noi, me per primo, forse è la capacità di assumersi le responsabilità di aver fatto delle scelte così importanti mentre credevamo che poter conseguire determinati titoli (ed esperienze) significasse AUTOMATICAMENTE realizzarsi secondo i canoni delle generazioni del Boom economico. Così non è e ce ne rendiamo amaramente conto, ma una strada alternativa è possibile, le tutele devono poterci essere e non facciamoci infinocchiare da chi ha interesse a mortificare il nostro futuro, per favore.
Qualcuno potrebbe causticamente rispondere: "La strada alternativa è la fonderia"... ...ma lo anticipo io! ;-)
Purtroppo le vecchie generazioni non capiscono bene il disagio che hanno oggi i giovani e in particolare i giovani professionisti. Avendo loro vissuto una crescita continua sia economica che sociale dal dopoguerra fino all'altro ieri, non comprendono a fondo come le nuove generazioni, per di più con tanto di titolo che qualche anno fa era visto come una meta, non riescano a realizzarsi. Inoltre, quelli che fortunatamente sono arrivati ad una pensione dignitosa, fanno ancora più fatica, poichè hanno avuto un buon lavoro e ora ne godono i frutti, non entrando completamente all'interno delle problematiche che un basso tenore economico comporta. Il disagio più forte è però per i figli che, nel rapporto conflittuale con una categoria di genitori poco informati o che snobbano il problema credendo che la crisi sia una "scusa" da parte dei giovani, non hanno neanche l'apporto morale che può aiutare a non scoraggiarsi. E noi cerchiamo di non scoraggiarci......
meglio lasciare gli altri liberi di pensare ciò che vogliono, senza «fargli capire che...».
La verità é che capiscono benissimo. Semplicemente, hanno opinioni diverse.
La verità é che capiscono benissimo. Semplicemente, hanno opinioni diverse.
Come hai ragione Edoardo!!! Pensa che negli anni '70 mio padre cominciò a lavorare come dattilografo (DATTILOGRAFO!!!) e col suo stipendio riusciva a:
- pagare l'affitto di un trilocale;
- mantenere se stesso e sua moglie (mia madre);
- uscire a cena o al cinema una/due volte la settimana;
- fare le vacanze al mare d'estate.
Oggi, con un primo stipendio cosa si fa?!?
- pagare l'affitto di un trilocale;
- mantenere se stesso e sua moglie (mia madre);
- uscire a cena o al cinema una/due volte la settimana;
- fare le vacanze al mare d'estate.
Oggi, con un primo stipendio cosa si fa?!?