sclerata : [post n° 368651]

freelance (per Ily o chi vuole risposndere)

Solo una curiosità, ho letto che Ily lavora come freelance, mi è parso di capire con una tariffa oraria.
Ily se non sono indiscreta quanto chiedi all'ora, ovviamente credo dipenda da quello che ti chiedono di fare, ma volevo capire se hai un tariffa minima sotto la quale non ti "sprechi" nemmeno.
Ho in mente una cifra ma non vorrei dire assurdità.

(fino a poco fa ero dipendente e avevo uno stipendio fisso e netto, quindi non mi sono mai trovata ad affrontare netto, lordo, iva, ritenute ecc...e ho regime dei minimi che però finisce quest'anno...
Ily :
Nell'azienda con cui collaboro "a chiamata" prendo 14 euro l'ora. La mia tariffa "a vacazione" è invece di 25.
Per la rivista, vengo pagata un tot. ad articolo, più un fisso mensile per la consulenza agli utenti (risposte a quesiti tecnici), più extra per prestazioni aggiuntive (partecipazione a fiere, eccetera).
ponteggiroma :
Io per le sole "prestazioni aggiuntive" 200,00 cad., Per tariffe orarie mi regolo di volta in volta.
sclerata :
che bello Ily...mi sembra una cosa molto affascinante lavorare per una rivista...

kia :
si deve essere stimolante soprattutto vista la miseria umana della maggior parte degli studi di architettura e del mestiere in sè come lo è ora
alsi :
"miseria umana" mi fa molto ridere ma e' moto vicina alla mia esperienza, devo dire che per ogni caso decente ho visto 3 casi miserevoli.
desnip :
kia, la "miseria umana" esiste anche nel settore editoriale. La maggior parte dei giornali on line "pagano" con la visibilità oppure offrono cifre irrisorie.
Adesso poi ho scoperto che c'è un modo di lavorare che io ho definito il "cottimo 2.0".
ponteggiroma :
@desnip, ma cosa si intende esattamente con "pagare con la visibilità"? . E il c.d. cottimo 2.0.?
Scusa ma sono curioso, anche se non è esattamente il mio campo
Ily :
Me lo chiedo anche io Desnip.
Sclerata a me piace molto, ma purtroppo ci arrotondi e non ci campi...
desnip :
La visibilità significa che non ti pagano, ma pubblicano l'articolo con la tua firma e magari con qualche nota biografica e i contatti. Secondo loro questo porta lavoro...

Il cottimo 2.0 è più complesso da spiegare... Ricordate che una volta c'erano gli operai a cottimo? Ti portavano a casa il materiale per realizzare un prodotto, ad es. un vestito (stoffa, bottoni, cerniere), e poi pagavano tot lire per ogni capo realizzato. Per guadagnare una cifra decente bisognava lavorare tanto e io da bambina ricordo che nel mio palazzo c'erano delle ragazze che facevano questo lavoro e sentivo le macchine per cucire che andavano anche di notte.
Dunque, oggi poichè ogni sito Internet funziona solo se ha "contenuti" aggiornati e validi, qualunque attività svolgi devi avere un blog e non un sito statico. Vendi pentole? Allora devi avere un blog sulle pentole. Ma siccome il venditore di pentole non ha nè il tempo nè la capacità di occuparsene, si affida a delle società apposite, che "appaltano" la scrittura degli articoli a copywriter freelance. Ogni agenzia cura vari blog, quindi ha centinaia di articoli da far scrivere, che vengono pagati pochi euro, anche 2-3 a pezzo o 5 centesimi a parola. Quindi, per guadagnare un minimo ci sono ragazzi che scrivono centinaia e centinaia di articoli al mese, con la qualità che va a farsi benedire.
Ily scrive e sa cosa ci vuole per fare un pezzo di qualità.
sclerata :
@desnip credo dipenda anche da cosa scrivi e su cosa scrivi.
Un conto è scrivere di pentole e materassi (tanto per dire qualcosa a caso) un conto è credo scrivere pezzi di un certo spessore come credo li scriva Ily.
Io dal canto mio scrivo solo recensioni di romanzi, ma è una passione, non mi paga nessuno. L'unica cosa davvero carina è che dopo un tot di buone recensioni mi mandano un testo appena uscito gratis in cambio di una recensione tempestiva. Mi piace leggere quindi così leggo quasi gratis.
Se esistesse un lavoro per il quale ti pagano solo per leggere sarebbe il mio.
alsi :
so di dire una cosa antipatica ma le cose vanno dette per quello che sono, sapete quando si disse: non sei nel traffico... sei il traffico! cioe' non ti lamentare della situazione, renditi conto che ne sei anche la fonte...
Ogni volta che si accetta un lavoro gratis si alimenta un circuito vizioso, se sbaglia chi non paga i propri dipendenti (e sbaglia), i propri collaboratori ecc. sbaglia anche chi accetta di lavorare gratis. Questo perche' si alimenta il mercato sbagliato e alla fine si fa concorrenza sleale a chi li paga.
Mi ritrovo spesso a discutere con colleghi di questo fatto ed e' difficile affrontare il discorso, ma vi invito tutti a riflettere su questo punto. Io anche ho lavorato a queste condizioni in passato ma ora penso che sia eticamente scorretto non solo per il datore di laoro ma anche per il sottoposto o dipendente accettare queste condizioni. Non c'e' paga che sia un credito o una voce da aggiungere in cv ecc.
desnip :
Quoto alsi. Scusa, sclerata, ma se tu scrivi recensioni gratis per passione, alimenti un mercato malato per quelle persone, ad es. laureati in lettere, che dovrebbero farlo per lavoro.
E cmq non è detto che scrivere di pentole e materassi abbia meno spessore dello scrivere di una tecnica di restauro. Dipende da cosa si scrive. Ad es. sui materassi ci sarebbe talmente tanto da dire, vista l'evoluzione "tecnica" dei prodotti che si è avuta negli ultimi anni (tanto per dirne una il memory foam è un materiale sperimentato dalla NASA).
sclerata :
alimento un mercato malato??
Senza polemica alcuna, credo abbiate frainteso.

Si tratta di una passione, sto su un sito, su un blog, come volete chiamarlo, che permette agli iscritti di scrivere la propria opinione su dei romanzi, non mi sto mettendo a fare critica letteraria, non è quello l'intento e non ne sarei nemmeno in grado.

Scusate ma passioni per qualcosa che non sia architettura non ne avete? Credo di sì...
Tanto che magari scrivete su qualche blog o forum a riguardo.
Si tratta di questo eh, mica niente di trascendentale


alsi :
io ho letto di giornali che pagano con visibilita'... ma forse intendevi a riguardo della tua passione sui romanzi, avevo capito su riviste specializzate, cosi' come leggo ora la questione e' diversa ci mancherebbe, senno' qui nessuno dovrebbe scrivere!
sclerata :

@alsi, mi sembrava che ti riferissi al fatto che i giornali pagano con la visibilità...poi desnip ha citato me ma forse non sono stata chiara io, forse ha frainteso lei...non scrivo su riviste specializzate (di narrativa/letteratura poi..)...magari fossi in grado di farlo!
Ily :
Comunque Sclerata si, a me piace molto!
desnip :
Ok, sclerata, allora ci siamo intesi tutti. :-)
Cmq alsi sì, ci sono molti giornali che offrono visibilità. Ma chi accetta è solo stupido. Io scrivo da 8 anni (solo per giornali che mi pagano) e ho una discreta visibilità sul web, ma posso assicurarvi che non mi è servita assolutamente a niente, se non per avere un paio di lavoretti del tutto trascurabili, niente di più di quello che faccio nella mia normale attività.
sclerata :
Desnip...guarda ieri guardavo il sito di una rivista di arredamento (a livello di casalinga di Voghera eh, non roba "altolocata") ed era proposto un "contest": ti danno una pianta, un tema da sviluppare e vogliono piante del progetto, con arredi, gli devi indicare che arredi e che marca, vogliono anche i render e preventivo. Se vinci il contest... ti chiedono di pagare 200 euro (+ iva) e inseriscono il tuo nome con la tua zona geografica sulla rivista per 1 mese.
Se non vinci...hai fatto un lavoro che cmq richiede tempo ...e qualcuno probabilmente ha un progetto gratis...
fulser :
questa cosa delle riviste mi fa morire. Noi abbiamo fatto qualche tempo fa una bella villa con prodotti anche particolari, una rivista ci ha proposto di farci l'articolo (non una pubblicità, un'articolo proprio) e per essere citati come azienda avremmo dovuto pagare un tot. Noi abbiamo rifiutato.
Mi immagino queste riviste che fanno pagare una certa cifra a tutti (progettista, falegname, negozio di mobili, elettricista ecc).... Per carità, il prodotto finale è bello, ma alla fine mi sembra tutto un autoincensamento (chi si loda s'imbroda... poi l'architetto fa vedere agli altri clienti e ai colleghi la rivista con l'articolo su di lui, che ha pagato, lo stesso fa l'elettricista e alla fine chi legge la rivista sono sempre gli stessi personaggi che si leggono tra di loro). Nel caso di sclerata, la rivista probabilmente chiede i soldi anche alle ditte per i prodotti citati, inoltre ha anche chi gli fa il progetto e per giunta paga per proporlo. Praticamente un articolo fatto con poco contributo di redazione (e magari anche in redazione ha degli stagisti che sperano di imparare il mestiere inerente...quindi alla fine anche lì tutto un abbassare i costi.).
Ripeto, poi alla fine è una specie di autoincensamento, per carità legittimo e certe volte anche ben fatto, ma non so cosa possa giovare dal punto di vista pratico. Per non parlare del sistema che ha qualche cosa di malato, perchè c'è qualcuno che ci guadagna ma non si capisce di preciso chi.
pepina :
@fulser, tempo di immaginare la rivista..è locale vero?proprio ieri ce l'avevo sotto mano
Ily :
Io quando scrivo articoli di design o tecnici ma con recensione di prodotti sono io che scelgo le ditte da citare in piena autonomia... Ma le aziende non devono pagare... mah!!!
Quindi nel mio caso (e della "mia" rivista) è tutta farina del sacco dei redattori.
Io sono ancora praticante e sono pagata regolarmente, anzi mi hanno pagato anche gli articoli di prova perché ritenuti "pubblicabili".
Ily :
Ma infatti io sono molto soddisfatta di questa mia collaborazione!
fulser :
@pepina: si, immaginavo che l'avresti riconosciuta ;-)
@Ily: infatti sono sicura che il tuo caso è diverso, da come ne hai parlato anche in passato, c'è però tutto un sottobosco di queste riviste marginali che mi lasciano perplessa.
desnip :
@fulser: quelli si chiamano "articoli publiredazionali" e sono del tutto leciti.
@Ily: ci sono anche sulla rivista dove lavori tu e, ripeto, si tratta di una cosa del tutto lecita.
fulser :
no no desnip, so benissimo cosa sono gli articoli di cui dici e non si tratta di questo. La rivista di cui parlo, che tocca un territorio abbastanza circoscritto, è fatta tutta così. C'è la pubblicità, ci sono gli articoli dichiaratamente publiredazionali e gli "articoli" veri e propri.
Niente da ridire sulla leicità, perchè non c'è niente di nascosto o sotterfugi, è tutto alla luce del sole e ripeto, il prodotto è anche piuttosto bello e curato, con magnifiche immagini e anche, perchè no, bei progetti; è che alla fine si tratta di un gruppo ristretto che si parla addosso.
fulser :
... e quelli di cui parlo, dove paghi per essere citato tra i realizzatori, sono gli "articoli".
mari :
@fulser Gli "articoli" dietro cui c'è qualcuno che paga per apparire, se non è esplicitato che si tratta di un'informazione pubblicitaria, si chiamano "marchette". E non è proprio una bella cosa.
fulser :
@mari: questa è un'altra cosa. Guardate che non dico niente che non sia risaputo, e sottolineo che è una cosa alla luce del sole, FATTURATA e tutto. Nelle riviste locali è ordinaria amministrazione. Per esempio c'è una rivista di gastronomia che funziona allo stesso modo. Credete davvero che che le riviste con caratteristiche circoscritte possano vivere delle 4 copie che vendono in edicola e delle pubblicità di alcune aziende locali? Qui non parliamo di Abitare o Domus o Casabella, ma riviste che vengono lette in un ambito regionale, in cui molti, coscentemente, investono perchè ritengono che essere letti magari nello studio di un architetto che ha realizzato una villa possa portare un certo riscontro. Semplicemente un giorno qualcuno ha probabilmente ritenuto che ci potesse essere un mercato tra gli operatori del settore e ha messo su questa cosa (chi nell'architettura, chi nella gastronomia, chi nell'arredamento ecc), e tutti sperano che magari la rivista arrivi nelle mani di un qualche probabile cliente.
Non è una cosa che mi piaccia molto, ma ripeto è una realtà francamente piuttosto nota, non mi pare di dire niente di nuovo e mi stupisco se non ne avete mai sentito parlare. A me il sistema non piace molto, ma quello che trovo più irritante non è tanto questo, ma il fatto che poi alla fine ci si legge tra quei quattro gatti che sono stati citati. E' un'autocelebrazione, insomma.
pepina :
@fulser...pensare che quella rivista che conosciamo ci arriva in studio a gratiss quindi..bho! Se non ricordo male l'aveva pubblicizzata qualche tempo fa anche l'Ordine esplicitando il meccanismo.
arko :
Desnip, ci piacerebbe leggerti... se sapessimo come.
anche io scrivo, prevalentemente di musica su un sito di critica ( non solo musicale). Non vengo pagato, ovviamente, ma siamo amici da sempre, quindi non ci vedo nulla di male. e, onestamente, dato l'andazzo che avete descritto, non mi sento di levare lavoro a nessuno ( anche perchè il sito cerca continuamente collaboratori).
In ogni caso spesso questi siti ti offrono la possibilità di pubblicare con loro e di conseguire il tesserino di pubblicista...mi pare comunque un buon compromesso...per chi vi ha interesse, ovviamente.
desnip :
arko.... "In ogni caso spesso questi siti ti offrono la possibilità di pubblicare con loro e di conseguire il tesserino di pubblicista"...
Per conseguire il tesserino di pubblicista (io ce l'ho) devi dimostrare di aver lavorato per un giornale almeno 2 anni, essendo REGOLARMENTE RETRIBUITO (con buste paga, fatture o quello che sia).
Quindi, questo fatto che i giornali "offrono" la possibilità di conseguire il tesserino è un'altra grande pagliacciata. In realtà i collaboratori devono essere pagati, sennò il tesserino se lo sognano (e il mio commercialista mi ha raccontato sistemi inenarrabili per far risultare che pagano).
E poi, "avere il tesserino" significa sostanzialmente essere iscritto a un ordine, con conseguente pagamento diella quota annuale e formazione continua obbligatoria. E non se non lavori e sei pagato la vedo dura...
Ily :
Anche io sto facendo il praticantato da pubblicista, però vengo pagata veramente... E non credo mi iscriverò all'albo dei giornalisti, anche se comunque avere la qualifica aiuta (ho chiesto al mio direttore e spero proprio di poter continuare a scrivere senza iscrivermi all'albo: uno basta e avanza!!!).
arko :
Purtroppo la realtà di questi giornali, soprattutto di quelli che fanno critica, è che non percepiscono guadagni...e quindi come fanno a pagare? D'altro canto i collaboratori vengono avvertiti subito, ed accettano di buon grado visto che, come dici tu, l'escamotage per far risultare che sono stati pagati si trova. Deontologicamente non è giusto, ma la realtà è questa. Ti assicuro che questa rivista è molto apprezzata e letta, e offre quindi un servizio...soprattutto agli addetti ai lavori che bramano recensioni...visto che il teatro non se lo fila nessuno... Preferisco questo discorso al finanziamento pubblico di molti giornali, delle cui sorti poco mi cale. Purtroppo il sistema funziona male e chi suo malgrado vuole in qualche modo tirare avanti la carretta anche in maniera gratuita, non ha altra scelta se non quella di accogliere collaborazioni gratuite.
desnip :
"l'escamotage per far risultare che sono stati pagati si trova": arko io parlo di una cosa illegale!!!!
Non è solo deontologicamente scorretto ma anche illegale oltre che rappresentare un'evasione fiscale, perchè qui sto parlando di finte buste paga...
Se i siti di cui parli tu lo vogliono fare per volontariato, senza guadagnarci niente, lo possono fare benissino. Ma non possono promettere ai collaboratori il "tesserino", perchè per farglielo avere, devono pagarli.
alsi :
Quoto desnip!
arko :
potete quotare quanto volete...io mica ho detto che è giusto :D
Ho detto che è così...che vi piaccia o no...è così
e ho aggiunto che per piccole realtà lo comprendo anche, a fronte invece di giornali affermati che non ti pagano gli articoli... quello è meno giustificabile secondo me.
In casi come quello descritto non ci guadagna nessuno, manco il direttore, anzi ci mettono i soldi per pagare il webmaster.... direte...cavoli suoi... certo, infatti... io comunque preferisco poter leggere una rivista fatta bene che mi dia informazioni utili a non leggere, o leggere robaccia finanziata...
Allora secondo i tuoi discorsi meglio i Blog, che non sono registrati presso i tribunali, e quindi va bene pure che "sfruttino" la manovalanza, che in questo caso, se non si sapesse, non può nemmeno prendere il tesserino... tra le due realtà preferisco la prima, che, perlomeno, ti da la possibilità di avere qualcosa in cambio della tua prestazione.
alsi :
fino a quando ci sono persone che lavorano in nero o gratis, fino a quando ci sono datori di lavoro che sfruttano i dipendenti e i collaboratori si inquina il mercato, tutto il resto e' fuffa. Chi alimenta questo mercato irregolare mette in difficolta' chi e' regolare.

all'inizio ci cascano tutti, mi ci metto anche io, poi pero' si deve crescere e ammettere che chi lo fa fa male e basta. Le cose gratis non si fanno a meno che non si parli di volontariato ok? Allora tutto e' lecito, si va alla croce rossa, al circolo ricreativo ecc e si fa veramente qualcosa per gli altri o per se stessi senza ritorno professionale.

densip :
Mah... mi sembra proprio strano che non ci guadagni nessuno e ci sia un direttore, un webmaster....
Se uno vuole "comunicare" si fa un blog e non ha bisogno nè di webmaster nè di collaboratori.
arko :
Scusa eh desnip, ma perchè metti in dubbio quello che dico. Ho già detto che sono cari amici, e sono certo che non guadagnano niente. hanno una passione per il teatro, che, sperano, possa portare a far guadagnare loro anche qualcosa, visto che nell'ambiente sono molto stimati... ma soldi niente...te lo posso assicurare
Fanno critica, e quindi pubblicizzano, positivamente o negativamente, un settore che non si fila nessuno ( non stiamo parlando di teatro "pop", ma di avanguardia e robe simili)
Per fare questo si smazzano, vanno in giro per festival, dove al massimo gli pagano la stanza ( e ci mancherebbe)... fanno ore piccole per correggere le bozze, per pubblicare, per tenere sempre aggiornati lettori e addeetti ai lavori..e ci spendono anche dei soldi. Molti chiedono di collaborare di loro spontanea volontà perchè conoscono il loro valore e perchè questo duro lavoro ha portato loro una certa notorietà nel settore... e loro accettano queste collaborazioni, non senza accertarsi della qualità della scrittura dei candidati. Io onestamente non ci vedo niente di male...sono divulgatori, nè più nè meno di un semplice blog,... la differenza è che non sono ammanicati con nessuno e fanno tutto in una maniera decisamente più professionale. sarebbero da elogiare, altro che biasimo.
alsi :
Ok tu dici che e' una cosa che si fa solo per passione...
mari :
Scrivere senza ricevere alcun compenso può essere considerato un hobby ma non un lavoro. E' impensabile fare il lavoro di giornalista senza essere pagati, non è concepibile se si decide di farlo con serietà, e il ragionamento non cambia se parliamo di aspiranti giornalisti. Dietro ad un articolo serio c'è un grande lavoro: devi andare alle fonti, verificarle, e, se si tratta di leggi, studiarti testi anche consistenti con rimandi da una legge all'altra; se una legge è in parlamento e vuoi avere aggiornamenti, il lavoro sugli emendamenti è pesante. Devi costruirti contatti, incrociare informazioni, rimanere aggiornato costantemente su una quantità enorme di argomenti. E anche se scrivi di una semplice architettura, ricavare un'informazione, come ad esempio la data di consegna dei lavori o il costo dell'opera, può comportare un numero indefinito di telefonate. Un'intervista ad un architetto, spesso indispensabile per comprendere un'architettura e raccontarla, può durare anche un'ora se non arrivano sufficienti ed interessanti informazioni da poter scrivere. Giusto un elenco per dire che è inconcepibile fare tutto questo senza essere pagati. Non si fa informazione seria con i sotterfugi di cui si parla.
E le riviste che pubblicano progetti di architettura sotto compenso fanno un danno all'informazione. Ormai molti architetti scambiano l'articolo su un giornale con un servizio costruito ad hoc per far apparire le loro opere al meglio. Credono quasi che il giornalista sia a disposizione per far sembrare il loro lavoro più brillante di quello che sia, fino ad arrivare a chiedere di controllare i contenuti dell'articolo prima della pubblicazione. E questo è assurdo. E la colpa di questo andazzo è delle riviste poco serie e mi meraviglia che un Ordine professionale possa appoggiare una cosa del genere, visto che gli Ordini dovrebbero tenere alla diffusione della qualità dell'architettura e della cultura del progetto.
Fortunatamente anche nel campo dell'architettura ci sono riviste e siti seri e persone che ancora credono nell'informazione e nella possibilità di cambiare le cose in meglio grazie al potere della stampa.
desnip :
arko, allora non ci siamo capiti: non ci sta niente di male nel fare quello che dici.
Ma tu hai parlato chiaramente del fatto che loro "promettono" ai collaboratori l'iscrizione all'ordine dei giornalisti. Per farlo, devono pagarli e basta. E se non lo fanno, ma fanno in modo che risulti diversamente è una cosa illegale. Punto.
arko :
no.
mi sono spiegato male io
il tesserino da giornalista NON è una moneta di scambio...e loro non promettono nulla.
Essendo una rivista registrata al tribunale possono fornire le credenziali per avere il tesserino ( 70 articoli in due anni continuativi, se non erro). Tutto qua.
l'unico intoppo è che non possono pagarli, e qui entra la questione che dicevi... bisogna dimostrare di essere stati pagati. Ma chi prende il tesserino è ben felice di attestare un pagamento che non c'è...senza alcun tipo di problema. Questa è in effetti una cosa che non dovrebbe farsi, per questioni deontologiche, e possiamo essere pure d'accordo. Ma essendo collaborazioni volontarie, in cui si sa dal primo giorno che non si percepirà nulla, ma si avranno gli accrediti per gli spettacoli e la pubblicazione dei propri scritti, io credo che tutto sommato non ci perda nessuno...anzi...
desnip :
Certo che ci perde qualcuno. :-)
Ci perde chi quella cosa la fa per lavoro e il lavoro non lo trova perchè c'è qualcuno che lo fa gratis.
Scusa, è come quando quei laureati in architettura che hanno un impiego, tipo scuola o posto al comune, fanno il "progettino" gratis agli amici. Quelli fanno perdere l'occasione a chi lo fa di lavoro...
Oddio, se è una cosa una tantum non fa niente. Ma se diventa un'attività abitudinaria il danno lo creano eccome.
arko :
Sì ma, e poi concludo perchè ci stiamo dilungando anche troppo, la scelta è tra lasciare aperta una rivista o chiuderla. Voi preferite che chiudano, io no.
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