jrk87 : [post n° 371496]

A chi vi ispirate quando affrontate un progetto ?

E' una domanda banale, ma ognuno ha i suoi miti e fonti di ispirazione.
Nel caso che domani fosse assegnato un incarico privato, per la tipologia tradizionale casa, e trovaste uno dei committenti più liberali e aperti mentalmente della storia dei committenti, a chi vi ispirereste per un primo progetto preliminare ? Avete un vostro particolare metodo compositivo sul quale state portando avanti una ricerca ?

Secondo voi l'architetto oggi in italia, ha possibilità di fare ricerca nel campo compositivo o è ormai troppo coinvolto in pratiche o persone dequalificanti da dimenticarsi persino che esiste l'architettura ?
sclerata :
in generale a nessuno.
alla seconda domanda rispondo che no: non se lo può permettere, non ha tempo.
se invece ha ereditato grosso studio e/o ha spalle adeguatamente coperte può permettersi di filosofeggiare su qualsiasi cosa.
Edoardo :
Me ne accorgo alla fine, a chi mi sono ispirato... o a cosa. Non è mai un processo razionale.
Ricerca? Dipende. Se non devi lavorare (mantenuto) o se sei introdotto già in ambiti avviatissimi forse sì. Un amico s'è affacciato 8-10 anni prima di me sfruttando il periodo BOOM in grossi studi e ora, sto paraculo, collabora da casa come "outsourcing" (?) anche con un grosso studio. Magari chi è più giovane di me fa il cameriere o è già all'estero. Dipende da tante cose. A me il pane lo danno dei tecnici di provincia, con i quali progettavo... fino al 2009 e con i quali qualche possibilità c'era. Diciamo che spesso tendo a fare un elemento (ah l'architettese...) curvo nei progetti, non so se sia un refuso di Ando, Meier o Aalto. Boh.
pepina :
@jrk almeno tu ti poni il problema :)
Pier76 :
l'ispirazione non viene mai da sola osservando il foglio bianco o facendo il 'palo' in un luogo. Arriva sempre dalla messa a sistema delle conoscenze acquisite, del quadro di esigenze della committenza legate proprio alle singole individualità e cosa ben più importante da ciò che noi siamo in relazione agli altri e da ciò che gli altri sono in relazione a noi. Dal rapporto che si instaura, oserei dire 'intimo' perché profondo fino a toccare il cuore, nasce il progetto. I pollai che invece vediamo costruiti ovunque nascono dal cosiddetto 'copia' e 'incolla'. Li si riconoscono perché sempre uguali a se stessi, indipendentemente dalla committenza, noiosi in quanto prevedibili e maledettamente ripetitivi. Ciò vale anche per i grandi architetti riconoscibili dal materiale o le forme adottate. Inutile fare citazioni al riguardo
john :
concordo con sclerata, io poi non lo facevo neanche all'università, consapevole che il mio futuro lavoro non sarebbe stato certo l'archistar e quindi ho cercato di imparare il più possibile su: esecutivi, antincendio, sicurezza, cantiere, burocrazia, catasto, vincoli, risanamenti, impianti etc...insomma "edilizia" non architettura....l'auditorium lo lascio a Renzo o ai famosi con le spalle coperte citati sempre da sclerata....triste? non saprei...per me è stato sempre così e il problema me lo pongo relativamente: Ovvio che poi qualche spunto per sistemare un appartamento in modo che il committente o affini dicano "eh bhè...si vede che ci ha messo mano un architetto" lo cerco..ma sempre con approccio personale legato alle MIE idee di abitare e non di certo filosofia...
ponteggiroma :
direi che dipende:
x progetti di ponteggi: mi faccio ispirare dall'autorizzazione ministeriale e congiuntamente dalle prescrizioni della 81/08;
x ctu ed esec immobiliari: linee guida ABI, codice civile e non ultimo il DM di riforma 83/2015;
x autorizzazioni comunali e soprintendenze: cerco ispirazione direttamente dalla faccia del funzionario che ho di fronte;
x sicurezza: la già citata 81/08;
x cantieri: la mia esperienza e, perchè no, anche l'esperienza delle imprese (quando ce l'hanno);
x interni: le esigenze del cliente cercando di incanalarle nella giusta direzione con un po' di senso critico.
x casa mia: le esigenze mie e della mia famiglia
pepina :
@ponteggi, quindi per le esigenze tue e della tua famiglia vale sempre l'autorizzazione ministriale e l'81 :P
ponteggiroma :
@pepina: no!
Ultimamente mi sto rendendo conto che per le esigenze della mia famiglia ci vorrebbe un corso di studi apposito
pepina :
@ponteggi, era una battuta! almeno tu sai quali sono le vostre esigenze, io non ho ancora capito le mie :)
alsi :
beh quando fai una cosa che secondo te ha senso e senti lamentele.... ecco le esigenze della famiglia
Edoardo :
E c'è un pò di "Volpe e l'Uva" pure in questi commenti, ovvero "all'architettura non c'arrivo però sò figo anzi pure meglio". Io invece all'architettura non c'arrivo e mi sento uno stronxo. Beato chi si sente "giusto", ammesso poi che abbia l'onestà intellettuale di scrivere qui quello che pensa veramente della propria carriera... nel caso, percarità, ognuno ha i suoi obiettivi. Gli auditori? Vorrei farli io. L'azzeccagarbugli o il tecnico? Vorrei farlo fare a qualcun altro. Grazie.
ponteggiroma :
alsi: le lamentele ci sono sempre ed è proprio questo il guaio! Ma non fateci caso, oggi ho il dente avvelenato su quel fronte. Mentre per tutto il resto mi sento veramente "figo"
Edoardo :
Beato te, l'importante è crederci, dà forza. ;- )
jrk87 :
Oh, è una sfilza di risposte insolite che mai mi sarei aspettato. Del resto credevo che ognuno conservasse un po' di influenza dai grandi maestri. Mi affliggono risposte del tipo "normativa", davvero la normativa vi condiziona così tanto nella progettazione ? E' chiaro che più commesse hai più sei in grado di filosofeggiare, ma il rapporto commesse = archistar non sempre è vero.
Da cui ne deduco che ciò che pensavo fosse vero, la normativa e la sua pedissequa applicazione alla lettera, snatura il processo compositivo, snaturando anche la pratica propria dell'arte. E comunque si possono fare cose belle anche applicando la normativa.

Sinceramente avrei preferito risposte del genere: mi piace come tizio dispone i volumi, come modella la luce con le forme, per questo mi rifaccio a lui, o come tizio X usa il legno in determinate situazioni. ma forse è un romanticismo, che nella libera professione viene in larga parte snobbato . Tralasciando le situazioni personali di ognuno mi sembra che la maggior parte delle persone forse perde un po' troppo quel lato artistico e creativo tipico della nostra professione in funzione della brevità, economia, committenza.
Edoardo :
Jrk87, se sei del 1987 ti capisco. Qua di gente che fa questa lussuosa professione, cioè l'architetto come intendi tu, non ce n'è a mio avviso. Il problema è che l'architetto dovrebbe essere ciò che intendi tu... ma purtroppo bisogna lavorare nella vita, per questo molti hanno risposto o malinconicamente o tergiversando o facendo ironie.
jrk87 :
Ciao edo, non ho capito se lavorare per molti significa alienarsi o no. La mia era una domanda molto presa alla larga dalla vita di tutti i giorni.
Lo scoprirò un giorno.
Pierpaolo76 :
Ragazzi non banalizziamo il problema perché iella che voi chiamate committenza nulla ha a che fare con la normativa. La prima ha un cuore, la seconda spesso e volentieri è' fatta con il culo visto che mai si ripete uguale da città a città. L'ispirazione può originarsi da un progetto già visto di un grande maestro ma ciò se ci pensate e' del tutto irrilevante perché ciò che si ha davanti ne l'accettare un incarico e' il cliente. Punto. Ecco perché si dice che se noi siamo la mamma lui e' il papà. Per progettare dobbiamo entrare in contatto e in rapporto continuamente con lui modificando continuamente ciò che noi andiamo a progettare. Questo non vuol dire affatto calarsi le braghe pe farlo contento bensì percorrere con lui una vera e propria avventura dove i maestri stanno a guardare come i cartelli stradali in una autostrada. La normativa sono gli sos che troviamo disseminati lungo il percorso. Aiutano certo, ma non lungo tutti i punti del percorso. Nella stragrande maggioranza delle situazioni ci siamo solo noi con la nostra coscienza e il nostro bagaglio di conoscenze. Solo noi e ciò in cui crediamo. Non importa se bello o brutto, quanto piuttosto sentito o meno. Grazie a tutti per gli applausi
kia :
devo essere sincera, i "grandi maestri" proprio li lascio perdere visto che faccio cose molto terra-terra. In quelle 2/3 case restaurate da me sono stata influenzata....dal mio capo. Pensa te! con tutti difetti che può avere la collaborazione nel suo studio, devo ammettere che l'esperienza, il buon gusto e il suo senso pratico mi hanno influenzato. Poi lavorando in centro storico ogni casa è un caso a parte (non ce n'è una uguale) e sono gli immobili stessi che suggeriscono soluzioni interessanti (magari togli una cassa porta e trovi un portale in pietra che non ti aspettavi e che puoi sistemare, ecc.ecc.)
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