andre : [post n° 393864]

Fate tutti gli architetti?

Fate tutti gli architetti? Perché io a due anni dalla laurea mi son già stancato di essere sfruttato, sottopagato e non ho più voglia di investire il mio tempo verso un mestiere che con l'architettura (per come me l'hanno insegnata) non c'entra nulla e dove sento che, anche dopo molti anni, si continua comunque a fare la fame. Quindi vi chiedo qualcuno di voi fa altro mestiere nella vita pur avendo una laurea in architettura ? (intendo lavori dove la laurea in architettura un po' ritorna utile, giusto per non buttare così soldi e sudori investiti per essa).
gg :
Salvo casi rari, credo non ci sia un momento in cui si smette di essere sfruttati, in questo mestiere. E credo sia la storia di tante altre professioni, non soltanto della nostra. Oggi è lo studio che ti dà lavoro, domani è un cliente a cui non puoi dire di no, o un collega con cui collabori e se ne approfitta.
Ciascuno di noi accetta lo sfruttamento per ottenere un vantaggio, in termini di esperienza, o di posizione. A volte il bilancio è positivo, altre volte no. Puoi decidere di non accettarlo, e fare altro.
In ogni caso, le esperienze fatte, positive e negative, influenzano il tuo percorso professionale. Un percorso, appunto, cioè una raccolta di esperienze che ti portano a fare, se hai fortuna, quello per cui avrai lavorato e studiato nel frattempo, o comunque qualcosa che ti piace.
Posso dirti che oggi il mio lavoro consiste in qualcosa che non mi sarei mai immaginato di fare due anni dopo la laurea, anche perché non esisteva proprio niente del genere, all'epoca. E tante altre esperienze diverse le ho fatte nel corso degli anni, reinventandomi un lavoro mai uguale a sé stesso.
E la mia ambizione, in futuro, è proprio di trovare altre nuove applicazioni della mia laurea e della mia abilitazione, dei miei fallimenti e dei miei successi.
Credo che l'aver studiato Architettura, che ti stimola ad essere concreto e creativo, mi abbia molto aiutato in questo percorso. E in questo senso non l'ho mai considerato tempo e soldi persi. Anzi.
Hermes :
andre, capisco il tuo punto di vista, ancora non condizionato e deviato. Purtroppo fare gli architetti è appannaggio di pochissimi e chi ha le possibilità (gioventù+testa+due lire) secondo me deve giocarsi le sue chances dove si può fare architettura e dove il lavoro in studio viene riconosciuto e pagato come un lavoro. Nessuno mai ammetterà qui di essere un architetto mancato, piuttosto si taglierà un piede. Se vuoi veramente progettare (fare l'architetto) e crescere in ambienti di lavoro dignitosi e sostenibili anche per chi non è mantenuto, ad oggi, è meglio guardare all'estero, seriamente e serenamente...
alsi :
dopo una decina di anni in Italia adesso faccio l'architetto diciamo cosí come lo spiegavano in facoltá, senza niente levare a tutti quelli che fanno altro esercitando con soddisfazione la professione. Chiaramente sto in un altro paese.
Ciffo :
andre, sai cosa fanno molti di noi? I famosi secondi lavori, è con quello che campano, anzi, che sopravvivono, se di sopravvivenza si può parlare. Io sono tre anni che lavoro, mi sono laureato e abilitato nel 2014, e anche io sono molto stufo di essere sfruttato, ma credo che ad una certa ora la differenza la faccia la passione. Non sai quanti momenti di scoramento atomico, quante incazzature, quante imprecazioni. E siamo ancora qui, e siamo in tanti. Un motivo c'è, e non è la pigrizia, nè la tranquillità di essere mantenuti, almeno per alcuni, come per esempio per me, è la passione di chi lavora dalla mattina alla sera facendo tante tante cose, imbastendo progetti, inventandosi o cercando di inventarsi nuove strade. Tornando ai secondi lavori, io fin poco tempo fa facevo il consegna pizze. Per me è stato fondamentale, anche se non c'entrava una cippa lippa. Ma + quello che mi ha permesso di aprirmi p iva, Ordine, cassa... . Attualmente lavoro sempre nella mia professione e faccio un master, non ho tempo di fare altri lavoretti, ma sono comunque sempre in cerca.
mia :
Io faccio la progettista/disegnatrice/segretaria in uno studio tecnico.
E la mamma.

Da oggi con un solo piede
ArchiFra :
io lavoro in comune. è stato un ripiego obbligato dopo 4 anni senza fatturare un tubo.
biba :
@Mia: come un solo piede? che hai combinato? :-)
Io faccio la progettista ma solo nei giorni buoni, prevalentemente produco carta per scopi di scarsa utilità e ancor più scarso interesse (variazioni catastali, ape, sanatorie). Non so cosa vi prospettano ad architettura perché io sono un ing.edile, ma pure per me è abbastanza frustrante. Però, purché si lavori e si venga pagati... Finché riesco tengo botta, se poi il lavoro dovesse diventare troppo poco cercherei in qualche azienda del settore. Hai già provato?
mia :
@biba , stavo scherzando. Hermes ha scritto " Nessuno mai ammetterà qui di essere un architetto mancato, piuttosto si taglierà un piede." Era per dire che non ammetto di non essere davvero architetto! Anche io nei giorni buoni sono progettista, negli altri disegno, vado alle poste a pagare gli f23 e in catasto per le variazioni catastali, rispondo al telefono, apro la porta. Poi torno a casa dal mio progetto meglio riuscito, mia figlia :)
Ciffo :
Grande @mia!!!!!!
alsi :
Io penso che se in facoltá si insegnasse a fare una cila o a seguire un progetto di ristrutturazione di un appartamento non sarebbe una cattiva cosa. Riduttivo? Non dico solo questo, ma perché non passare le cose che normalmente si fa? Oppure si investe di piú sulle lingue per formare un architetto internazionale. La professione è sia tecnica che intellettuale, ma perchè a quella tecnica si pensa studiando matematica? Fisica tecnica e diritto ed estimo non bastano secondo me. A che serve progettare per anni l'urbano, i grandi edifici? Facciamolo una volta e basta. Poi se uno vuole si fa un master. Ma cosí si é pronti alla professione italiana, perché questa è la promessa che fa l'universitá quando ci iscriviamo alla facoltá. Chiaro che se le facoltá ci insegnano a fare cose inutili professionalmente e usciamo senza una cultura statica completa per esempio e quindi senza comprendere per es. le criticitá sismiche degli organismi edilizi alla fine ci si sente tutti presi in giro. Credo che la prima ambiguitá sia nei corsi di studi che indirizza verso qualcosa che é diverso. Che ne pensate?
Leonardo :
@archifra
il lavoro al comune non ti consente di svolgere la libera professione? Per me sarebbe come un terno al lotto
Leonardo :
Riguardo la questione università sollevata da voi.... che dire, non posso lamentarmi della mia facoltà, ho studiato a Napoli, credo mi abbia quanto meno dato una forma mentis ed una capacità di problem solving. Però la cosa che mi dispiace proprio assai è l'insegnamento troppo poco pratico. Anziché progettare musei e biblioteche che non stanno in piedi, io ritengo sia molto più utile nei laboratori di composizione partire dal primo anno con: Realizzazione di un WC (il 90% dei primi lavori che un architetto prende), completo di impianti. Secondo anno: Progettazione di un monolocale compresi impianti. Terzo anno: appartamento con un occhio alla tecnologia rinnovabile. Quarto anno: esperienze di cantiere per vedere dal vivo cosa hai progettato. Quinto anno quello che solitamente si fa al primo anno di università: progetto a scala urbana... musei, piazze, biblioteche...
Questo secondo me è l'errore più grande, puntare eccessivamente alla composizione e dimenticarsi che esistono degli impianti. Sono uscito dalla facoltà facendo una fatica bestiale per capire come si caricano e scaricano le acque, che in realtà basta la quinta elementare...
ArchiFra :
@leonardo, è permesso solo se si lavora con monte roe inferiore a 22 ore settimanali e con delibera di giunta che autorizza. io lavoro a full time e inoltre non essendoci lavoro non mi converrebbe. qualora ripartisse il mercato non ci penserei due volte a chiedere il part time e l'autorizzazione a riaprire la partita iva
Alice :
@alsi: "Io penso che se in facoltá si insegnasse a fare una cila o a seguire un progetto di ristrutturazione di un appartamento non sarebbe una cattiva cosa. "

Lo dico da anni. Parole sante!
Credo che ci sia anche malafede.... se insegnassero la professione "reale" avrebbero molta concorrenza gli studi dei professori.... e poca manovalanza a basso prezzo come disegnatori!
alsi :
Alice concordo, inoltre c'è anche poca preparazione dei docenti verso la attivitá tecnica amministrativa e questo lo dico con cognizione di causa. Chiaro che ci sono anche professori aggiornati ma sono una piccolissima minoranza e lo scollamento tra la "progettazione" accademica e la atttivitá del progettista ha raggiunto livelli abissali.
Ma quanti professori sanno se un intervento è da SCIA o CILA?
Hermes :
A mio modesto parere una facoltà deve avere un "core" accademico ed al contempo prevedere stages costituenti CFU interni al percorso specializzante. Non deve essere una "scuola di avviamento professionale" ma neppure essere un'istituzione avulsa al mondo del lavoro. Gli stages (questi sì gratuiti) possono anche essere integrati alle tesi e sono parte del pacchetto formativo universitario. Dove farli? Decide un "ente europeo" quali studi hanno i requisiti e quanti studenti possono prendere. Così magari uno che studia a FI si specializza da studente in uno studio francese funzionale al proprio percorso di studi e poi viene assunto là. Oppure in una società tedesca di energie alternative applicate e ...taaac!
Questa osmosi faciliterebbe l'inserimento lavorativo perchè lo canalizzerebbe e lo anticiperebbe diminuendo sprechi di tempo e denaro. Chi non è più studente va assunto e pagato, mi dispiace... sennò si è nell'illegalità.
desnip :
"Posso dirti che oggi il mio lavoro consiste in qualcosa che non mi sarei mai immaginato di fare due anni dopo la laurea, anche perché non esisteva proprio niente del genere, all'epoca.": quelo che dice gg vale anche per me.
In realtà a me piace e dà soddisfazione, purtroppo la resa economica è veramente molto, molto scarsa.

" Anziché progettare musei e biblioteche che non stanno in piedi": e pure quello che dice Leonardo è vero e lo vado ripetendo da nanni! Forse perchè sono uscita dalla stessa facoltà...
Kia :
io collaboro con lo stesso studio ormai da tanti anni. Faccio un po' di tutto: progettista, disegnatore, cantiere ogni tanto. Se non altro non sono pazzi come tanti titolari di cui sento parlare, sono riuscita ad imparare anche qualcosa e a conoscere qualche brava impresa. Nel contempo riesco a fare anche qualcosa di mio (manutenzioni straordinarie qui in centro storico, è tutto abbastanza vicino quindi concilio presenza in studio, uffici del comune e cantieri miei).Però questo lavoro mi piace sempre di meno anche perchè mi rendo conto che nel contesto della mia città che è un buco o sei ben inserito a livello familiare (avere buoni contatti) oppure stai ai margini. Inoltre trovo che non ci sia proporzione tra i guadagni da una parte e le rotture di scatole/responsabilità dall'altra.
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