Ily : [post n° 464166]

Come isolare le finestre

Ciao a tutti, esiste un modo per isolare le finestre e cercare di contenere le dispersioni termiche?
L'unica strategia che mi può venire in mentre è applicare provvisoriamente dei pannelli di polistirolo alle persiane, legandoli alle stecche con dello spago, e chiuderle appena viene buio...
Le mie bellissime finestre sono del 1936, però hanno i vetri sottili e un po' di spifferi...
d.n.a. :
Hai voluto le finestre vecchie.... e adesso stai al fresco e paghi..:-)
scherzi a parte credo che serva poco isolare come dici tu.
Se riesci a cambiare o aggiungere guarnizioni, a pellicolare i vetri o sostituirli con dopi vetri, sarebbe piu utile.
Davide C. :
Le dispersioni le hai anche di giorno, soprattutto nelle giornate senza sole. L'unica alternativa è intervenire sugli infissi: vetrocamera (ne risentirà un po' l'estetica) e studiare nuove guarnizioni nei punti di contatto fra anta e telaio fisso. Di più non puoi fare. Non potrai raggiungere prestazioni elevate, ma di certo ci sarà un miglioramento.
:
sostituire il ventro singolo con quello doppio può essere una soluzione ma dovrai cambiare anche le cerniere in quanto l'anta sarà molto più pesante.
Archifish :
Al di là dell'aspetto economico che non mi è possibile valutare, ci sono serramenti performanti assolutamente compatibili con esigenze di rispetto della storicità dell'immobile. Penso, ad esempio, ad infissi realizzati con profili "ferro finestra" davvero minimali e disponibili in diversi metalli o finiture.
E' probabile che l'acquisto si riveli un bagno di sangue, ma vale la regola del "chi più spende, meno spende". A conti fatti, osservando la questione sul lungo periodo, considerato il costo dell'energia, tra extra esborsi per riscaldare/raffrescare e spese da sostenere nell'immediato per ottenere un miglioramento discutibile degli attuali infissi, l'investimento per nuove chiusure, potrebbe non rivelarsi una follia (soprattutto se il numero delle finestre dovesse essere esiguo).
Davide C. :
I profili ferro-finestra sono perfetti. In effetti io pensavo si parlasse di infissi in legno, ma se li hai in metallo allora usa il ferro-finestra che vai sul sicuro dal punto di vista di compatibilità "storico/estetica". Ovvio che i costi ...
Archifish :
@Davide C.
credo che i serramenti di Ily siano in legno. Il ferro finestra era solo un suggerimento su cosa offre il mercato al fine di minimizzare l'impatto estetico in caso di fabbricati storici o "vintage". Fermo restando che esistono alternative in grado di adattarsi al contesto anche nel campo dei materiali più "tradizionali" quali il legno.
In sostanza era mia intenzione sollevare la tematica della sostituzione rispettosa dell'esistente e contestualmente, energeticamente performante (aggiungendo un paio di spunti di riflessione sul discorso economico).
Ily :
1) Non ho soldi per cambiare le finestre.
2) Non voglio cambiare le finestre. È tutta la vita che sogno di avere quelle finestre!!! Sono quelle originali della casa (anche con tutta la ferramenta) e sono l'unica del condominio ad averle ancora.
3) Gli infissi moderni non saranno mai belli come i miei!
Ho bisogno di consigli "della nonna": ho appena finito la ristrutturazione, se avessi voluto avrei comprato degli infissi in PVC (come effettivamente ho fatto per il bagno perché la finestra originale non esisteva più).
Ad oggi, l'unica cosa che mi viene in mente è tenere basso il riscaldamento e vivere (e dormire, se proprio dovesse fare molto freddo) in cucina (si, ho messo un letto anche in cucina, per gli ospiti e uso "divano" e letto da lettura) :-)
Ily :
Ma Ily pensa che sia giusto tenere le finestre originali, come ha tenuto anche i pavimenti di marmette povertà (comprese alcune piastrelle crepate, di cui va molto fiera, insieme all'aspetto opaco e vissuto e ai rappezzi in corrispondenza delle soglie delle porte, entrambe spostate di 20 cm. Va meno fiera di due macchie indelebili in camera da letto, ahimè), le porte e la disposizione originale con il lungo corridoio e i soffitti alti (m 3,40). Ily adora quell'appartamentino di 38 mq decisamente vintage. Ma Ily è strana e ama le cose vecchie e imperfette.
Ily però ha messo la caldaia a condensazione di ultima generazione e ha rifatto il bagno (ovviamente in stile anni '30, facendo una fatica disumana a trovare le ceramiche a in prezzo umano e dovendo rifirmare su un pavimento in gres effetto cementina di Marazzi: bello ma fintissimo) e gli impianti.
Comunque Ily ha venduto un rene per pagarsi la ristrutturazione e soprattutto € 35,00 di vetraio.
d.n.a. :
Ecco, tu cliente che passi per sbaglio di qua... non fare come Ily, altrimenti qui non si mangia più... sii ricco e non spendere 35 € di vetraio, ma compra pure le pacchianissime ceramiche di Versace, con i loro bei fregetti, che costano due reni al metro, e ricordati di pompare riscaldamento come non ci fosse un domani, con la schifosissima caldaia a gasolio del condominio, che inquina peggio della landini testa calda di mio trisavolo Geppetto.. :-D
fulser :
Ily, io ti voglio bene e apprezzo il messaggio che vuoi trasmettere, giuro, ma bisogna essere anche un po' realistici. Adesso puoi anche dormire in cucina, ma in questa casa hai intenzione di viverci tutta la vita? Quando avrai 70 anni credi di resistere nel freddo e con gli spifferi? E pagare le bollette con la tua pensione?
I serramenti vecchi li adori, ti piacciono da morire? Lo capisco, capita anche a me, ma ad un certo punto, ripeto, bisogna superare la cosa: dici che hai soffitti alti, quindi spazio nelle pareti. Quando li fai nuovi, ti tieni i serramenti vecchi e li appendi alle pareti come elemento decorativo.
Inizia a risparmiare e comincia a ragionare e cercare dei produttori per i serramenti in ferro, li fanno negli edifici storici a Venezia, non vedo perchè tu no.
Guarda qui alcuni esempi: https://www.seccosistemi.com/it/prodotti/
(ma ce ne sono anche altri)

Edit: cioè, i serramenti nuovi no ma i pannelli di polistirolo si????
Ma so che tutto quello che ti diremo è acqua fresca, come giustamente accennava d.n.a. ne avevamo già parlato mesi fa ;-))
Archifish :
@fulser
"Guarda qui alcuni esempi: https://www.seccosistemi.com/it/prodotti/
(ma ce ne sono anche altri)"
Di secco conosco bene i prodotti, ma sembra che esistano solo loro e/o quelli che utilizzano i loro profili. Giusto per curiosità, chi sarebbero gli "altri"? Se si può dire, ovviamente.
fulser :
Certo Archifish, non credo sia un segreto, si tratta di gammisti molto molto famosi. Cito per esempio Jansen e Forster. Sono aziende con cui mi è capitato di lavorare (ma non per serramenti del tipo che andrebbero bene a Ily). Oppure Raico. Si tratta di prodotti tutii di altissima gamma (e costi....).
Ma ce ne sono altri: cerca "profilo in acciaio per finestre" e ti si apre un mondo. In genere la qualità è molto alta.
Se potessi costruirmi una casa mia con un badget consistente farei quasi sicuramente questo tipo di serramento; se poi potessi restaurarmi un'abitazione storica lo farei senz'altro.
Ily :
"Ily, io ti voglio bene e apprezzo il messaggio che vuoi trasmettere, giuro, ma bisogna essere anche un po' realistici. Adesso puoi anche dormire in cucina, ma in questa casa hai intenzione di viverci tutta la vita?"

SI. Ma non credo che vivrò tutta la vita in quell'appartamentino da single... Probabilmente un giorno lo affitterò.
Comunque mi tengo anche i miei pavimenti vecchi, un po' consumati, con due soglie rappezzate e alcune piastrelle crepate, ebbene si. La ditta ha detto che mi avrebbe REGALATO dei pavimenti nuovi in gres 60x60, come vanno di moda adesso, pur di fare l'impianto di riscaldamento sotto pavimento. Ho risposto che prima di farlo avrebbero dovuto passare sul mio cadavere.
Eppure ti garantisco che è venuto fuori un appartamentino bellissimo, con la sua pianta originale con il corridoio e due locali (molto più funzionale di un monolocale di pari metratura, per altro), il bagno nuovo (pure troppo!!! Ma le marmette di recupero per il pavimento costavano più di un rene), le pareti ridipinte (niente battiscopa, ho fatto fare la fascia dipinta di marrone alta 15 cm), le sue porte interne originali, le finestre e le persiane rimesse a nuovo, il pavimento pulito a fondo e ben stuccato dove serviva.
Certo, non è una casa per tutti, deve piacere il genere... chi ama le cabine armadio, gli open space, i pavimenti di gress effetto legno e gli infissi invisibili probabilmente lo troverebbe una topaia invivibile.

"Quando avrai 70 anni credi di resistere nel freddo e con gli spifferi?"

L'hanno fatto per generazioni. I miei nonni hanno vissuto fino a 84 e 92 anni in una casa con quello stesso modello di finestra, stanze più grandi e una stufa a gas molto meno performante della mia.

"E pagare le bollette con la tua pensione?"

Quando avrò 70 anni chissà dove sarò, e soprattutto se ci sarò ancora!

"I serramenti vecchi li adori, ti piacciono da morire? Lo capisco, capita anche a me, ma ad un certo punto, ripeto, bisogna superare la cosa: dici che hai soffitti alti, quindi spazio nelle pareti. Quando li fai nuovi, ti tieni i serramenti vecchi e li appendi alle pareti come elemento decorativo".

Perché dovrei appendere al muro una finestra come se fosse un quadro? Ma soprattutto, perché dovrei sostituire due infissi (perché quello del bagno non ho potuto proprio salvarlo, e ho dovuto ripiegare su un infisso in pvc, anzi due uno sopra l'altro) che sono ancora integri - li ho fatti oliare, stuccare e riverniciare - e perfettamente funzionanti?

"Inizia a risparmiare e comincia a ragionare e cercare dei produttori per i serramenti in ferro, li fanno negli edifici storici a Venezia, non vedo perchè tu no.
Guarda qui alcuni esempi: https://www.seccosistemi.com/it/prodotti/
(ma ce ne sono anche altri)"

I serramenti in ferro sono più disperdenti di quelli in legno che ho adesso.

"Edit: cioè, i serramenti nuovi no ma i pannelli di polistirolo si????"

Si, perché i pannelli di polistirolo legati con lo spago alle stecche della persiana (ovviamente internamente) sono reversibili, i serramenti in ferro no.

"Ma so che tutto quello che ti diremo è acqua fresca, come giustamente accennava d.n.a. ne avevamo già parlato mesi fa ;-))"

Io speravo di sentire soluzioni alternative al " butta le tue bellissime finestre". Oltretutto ieri ho scoperto che quasi metà dei vetri sono ancora quelli originali, con la loro riflessione delle immagini imperfetta!

XDNA

"Ecco, tu cliente che passi per sbaglio di qua... non fare come Ily, altrimenti qui non si mangia più... sii ricco e non spendere 35 € di vetraio, ma compra pure le pacchianissime ceramiche di Versace, con i loro bei fregetti, che costano due reni al metro, e ricordati di pompare riscaldamento come non ci fosse un domani, con la schifosissima caldaia a gasolio del condominio, che inquina peggio della landini testa calda di mio trisavolo Geppetto.. :-D"

Colgo l'ironia nel tuo messaggio :-)
In realtà i clienti che si rivolgono a me per una ristrutturazione (pochi, lo confesso: di mio non amo progettare e mi occupo soprattutto di consulenze varie, perciò i miei lavori di progettazione normalmente seguono queste consulenze) cercano esattamente questo: un architetto che sappia dialogare con gli edifici storici, che li valorizzi preservando la loro unicità. E se li aiuti a capire questo, ti garantisco che ti pagheranno bene. Adesso ad esempio sto seguendo una signora - ottima cliente, che ha addirittura insistito per pagarmi in anticipo!!! - che ha una casa del 1920, e alcuni controsoffitti di canniccio lesionati: alla fine, ha già detto di voler fare alcuni lavori in casa preservandone l'identità. A chi pensi che darà probabilmente il lavoro di progettazione?
Tutti possono avere le piastrelle firmate, basta pagare, ma i miei pavimenti sono unici al mondo nella loro imperfezione [occhio a cuoricino - mode: on].
Io amo visceralmente l'imperfezione delle vecchie case, sono ruskiniana fino al midollo: sono luoghi dell'anima, pieni di fascino e di storie da raccontare.
Ma non sono per tutti, e averci a che fare richiede tantissima umiltà (perché comanda l'edificio), passione, amore, studio e conoscenza.
Poi però succede che le case "all'ultima moda" sono praticamente tutte uguali: stessi pavimenti, stessi colori alle pareti, stesse planimetrie, perfino stessi mobili e complementi. Belle, sono begli spazi, indubbiamente ben progettati (si vede quando un architetto sa fare il suo mestiere, e anche io so apprezzare il moderno), ma io le trovo senz'anima.

Comunque quando sono andata allo showroom per scegliere le piastrelle del bagno si sono letteralmente avventati su di me coi campionari del gres porcellanato effetto legno/marmo/granito/qualunque cosa e cartelle coi soliti piastrelloni 60x60 in 50 sfumature di grigio: grigio chiaro, grigio scuro, grigio antracite, grigio perla...
L'impiegata era sinceramente allibita alla mia richiesta: "vorrei vedere le piastrelle di ceramica, dimensioni 15x7,5 o 10x20, ma anche la gamma 20x20 con decorazioni floreali o geometriche per il pavimento".
Ha risposto: "Ma sono così obsolete" e io, imperterrita: "Si, devo fare un bagno anni '30, cosa avete?". Alla fine è saltato fuori che una piastrella azzurra 10x10 o 10x20 è una roba esotica e di nicchia... Poi "per fortuna" da un paio d'anni vanno di moda le finte cementine, e quindi sono saltati fuori i cataloghi Marazzi... ma che fatica, per convincerla che le volevo tutte uguali e non mix&match. E comunque ho in bagno un pavimento di gres-effetto qualcos'altro, e non riesco a rassegnarmi all'idea :-( :-( :-(
Poi nell'altro showroom l'altra impiegata mi fa vedere dei lavandini ipermoderni improponibili (asia come dimensioni, sia con i miei gusti)... era basita quando ho scelto un lavandino a mensola a forma di lavandino, sanitari da appoggio basilari, il soffione della doccia più piccolo e basico di tutti (mi avevano fatto vedere delle robe da 50 cm di lato, giuro) e i rubinetti meno moderni dell'intero assortimento... Quando gli ho chiesto la cassetta alta con la catenella (poi scartata perché non mi ci stava, quindi mi sono fatta andare bene quella da incasso) era quasi sull'orlo della disperazione :-D. Mi sa che sono stata una pessima cliente e gli ho fatto venire i dubbi esistenziali :-(
fulser :
Ily, ovviamente ribadisco che ti capisco.
Non controbatto sulle scelte estetiche/storiche ecc, sono scelte, massimo rispetto. Anche i miei nonni, per una serie di circostanze (ho origini contadine/artigianali molto povere, vengo dalla VERA periferia - la periferia della periferia, da qualunque angolazione la si consideri; presente "L'albero degli zoccoli?" Beh, peggio - da piccola andavo a raccogliere legna nei boschi e i miei nonni, con cui ho passato l'infanzia, non avevano il bagno in casa, quindi so cosa vuol dire) hanno passato la vecchiaia con serramenti così. Quindi ripeto, niente da dire.
Sono scelte.

Ma "I serramenti in ferro sono più disperdenti di quelli in legno che ho adesso" mi dispiace NO.
Tanto per cominciare i profili in ferro (o alluminio che dir si voglia) sono a taglio termico; secondo, in un serramento la dispersione viene data dalla media tra profilo e vetro, e un vetrocamera su un serramento a taglio termico è MATEMATICAMENTE molto più performante di un serramento in legno con vetro singolo. Che sarà bellissimo, ok. Il vetro con riflessione distorta? Ok, affascinante, ti do ragione. La ferramenta originale? Magnifico! Sul serio, ti invidio. E infatti io non ti ho detto di buttare le tue finestre: ci sono migliaia di modi per riutilizzarle.
Ma non mi dire che i tuoi vecchi serramenti sono più performanti, non è vero.
E visti i tuoi gusti non capisco come tu possa aver messo un serramento in pvc nel bagno, sinceramente (io aborro il pvc, nonostante ne ammetta le ottime caratteristiche termiche, per una questione estetica di spessore profilo in vista; ma ripeto, sono gusti).
fulser :
....aggiungo che anche a me capita quello che capita a te, perchè non mi piace mai quello che mi propongono quando vado negli show-room. Litigo continuamente con gli impegati, mi guardano sempre come fossi pazza. Per motivi diversi, ma insomma...
E' per quello che vivo benino dove sto, in una casa in cui non ho scelto niente, per cui ho pochi rimpianti. Ma sarà perchè sono cresciuta a pane, serramenti metallici e vetro, sui serramenti ne faccio una vera malattia.
Davide C. :
Ma che discussioni state facendo? Ily ha chiesto un consiglio per le finestre, non consigli su come vivere!
Ily: fai di testa tua e cerca il giusto compromesso fra estetica/rispetto della storia e tecnologia/risparmio energetico e non sbagli. La casa è tua ed hai tutto il diritto di viverla come meglio credi! Anzi, i miei complimenti per le scelte che trovo davvero interessanti. E per spezzare un'altra a tuo favore: visto che nel prossimo inverno non avremo più gas, meglio farsene una ragione e vivere come vivevano i nostri nonni. I miei genitori (senza andare troppo indietro), avevano le candele di ghiaccio sui vetri e rompevano il ghiaccio nel catino la mattina ... e che dire di quando erano bambini che andavano a far pipì in cortile in casottino di legno?
Ily :
X Fulser

Per due motivi:

1) I soldi: abbiamo trovato due serramenti di campionario che - sovrapposti - fanno esattamente l'altezza della mia finestra, totalmente fuori standard (50x150)
2) Motivi pratici: un serramento di legno si sarebbe purtroppo rovinato in pochi anni, perché la finestra del mio bagno è DENTRO il vano doccia. E odio con tutta l'anima i serramenti di alluminio anodizzato. Questo perché il mio bagno è largo 94 cm e lungo 385, con la finestra sul fondo... Quindi o facevo la doccia in fondo, oppure avrei dovuto farla passante a pavimento - cosa forse bella esteticamente ma totalmente folle dal punto di vista funzionale - oppure la facevo in nicchia togliendo un metro quadrato al mio tinello, l'unica zona giorno "ufficiale" dell'appartamento, consistente di una bella stanza di m 3,30 x 3,85. Avrei dovuto spostare sensibilmente la porta, perdendo lo spazio per mettere la libreria del corridoio e il letto singolo (uso divano) che ho messo sempre in tinello.

Le precedenti proprietarie avevano fatto un controsoffitto abusivo alto due metri, buttando via il serramento originale: la parte di sopra era senza finestra e tappata con un pannello di polistirolo (no comment), mentre la parte di sotto aveva una finestrina in legno completamente marcia e rovinata.
Dopo la riprogettazione il bagno è piccolo, ma passabilmente funzionale. Via il controsoffitto. Via il gradino a metà per gli scarichi. Via il tramezzo che creava una sorta di antibagno minuscolo e scomodissimo. Via lo scaldabagno grande come un bidone di petrolio. Via tutto, insomma. Anche, purtroppo, due metri quadrati di marmette povertà del 1936 che era impossibile salvare dovendo rifare completamente gli impianti. In realtà sono riuscita a salvare quasi tutte le piastrelle stivandole in cantina, ma non ho potuto riutilizzarle nel nuovo bagno perché i rivestimenti e le marmette compatibili mi sarebbero costate davvero troppo... Si fa come si può...
Non ho ancora provato a farci la doccia perché sto ancora traslocando... Anzi, il trasloco è fermo perché non ho ancora la caldaia funzionante perché uno dei vicini dei piani alti mi ha MURATO la canna fumaria (mi sono già attivata in tal senso).

Adesso l'appartamento - che era in condizioni assolutamente disastrose - mi piace moltissimo: è luminosissimo anche se ubicato al piano terra (saranno le due finestre enormi, 90x180 - praticamente due porte finestre!!!), ma non ha mai il sole diretto, affaccia sul giardino condominiale, la camera è molto ampia e oltre al letto matrimoniale ci sta agevolmente una seconda libreria, l'armadio e la mia piccola zona studio, e soprattutto il corridoio mi restituisce l'impressione che sia molto più grande della sua vera superficie (mq 37,86). Davvero, non so come si possa vivere in un monolocale...

X Davide C.

"I miei genitori (senza andare troppo indietro), avevano le candele di ghiaccio sui vetri e rompevano il ghiaccio nel catino la mattina ... e che dire di quando erano bambini che andavano a far pipì in cortile in casottino di legno?"

Ecco questo magari no! Per fortuna ho un bagno bagno nuovo di zecca, perfettamente funzionante. E la doccia mi piace farla calda. L'unico compromesso accettabile è una sana condensa sui vetri delle finestre... Anche se non potrò disegnarci col dito come facevo da bambina perché ho appena realizzato che poi i vetri li devo lavare io...

Io non voglio vivere come nel 1800, tant'è che ho fatto mettere la caldaia a condensazione di ultima generazione e - naturalmente - la mia cucina a gas. Ho l'impianto elettrico a norma con gli interruttori "moderni" (perché quelli di porcellana che volevo tanto hanno costi assurdi) anche se parzialmente fuori traccia e ovviamente farò mettere internet. E i mobili quasi tutti ikea o comunque "moderni", del 2011 (e del mio primo bilocale...), tranne una credenza credo anni '50 delle vecchie proprietarie che sto restaurando con un mio amico: mi piace, mi serviva una credenza e ci sta dentro l'impossibile (altro che pareti attrezzate contemporanee!).
Però l'edilizia storica è una delle mie più grandi passioni, ed è perciò del tutto naturale che io abbia scelto una casa vecchia, impegnandomi tantissimo perché resti tale. E poi si parla tanto della sostenibilità ambientale, e recuperare un vecchio pavimento, una finestra o una credenza ancora validi a mio parere ci rientra pienamente.
Comunque nel mio "vecchio" bilocale in affitto, quello dove ho vissuto dal Natale 2011 al febbraio 2015, non avevo i termosifoni, ma lo scaldabagno elettrico e una stufa a gas che consumava più della fornace dell'inferno e - anche al massimo - non scaldava mai a più di 18° (15° il bagno - in inverno uscire dalla vasca e raggiungere l'accappatoio era una punizione divina, ma questo potevo permettermi e questo avevo). Anche se avevo gli infissi in pvc col vetrocamera. Quindi si, so come fare a gestire il freddo.
Archifish :
Concordo sul fatto che si debba essere liberi di vivere come meglio si crede. Aggiungo che il bello sta negli occhi di chi guarda, quindi è difficilmente sindacabile.
Non posso però esimermi da un riflessione di carattere professionale e personale (quindi discutibile). Nel nostro paese, in cui lo "storico" o lo "storicizzabile" sono sovrabbondanti ed in molti casi, di qualità inarrivabile rispetto all'architettura del resto del mondo (abbiamo qualche migliaio di anni di storia in più di tanti popoli/nazioni), ho sempre fatto fatica a digerire un approccio eccessivamente estremista nei confronti della conservazione. Lo capirei in un paese come gli Stati Uniti (che vantano 500 anni di passato in tutto e poche consistenze conservate o conservabili), ma in un Italia con beni artistici e monumentali di 1000 o 2000 anni fa, sembra quasi si voglia a tutti i costi accanirsi ideologicamente sulla salvaguardia di immobili dal valore oggettivamente discutibile o di certo non "assoluto" (il valore soggettivo, come dimostra Ily, è altra faccenda).
Problema relativo, se comporta l'accettazione di compromessi da parte di un cliente/utente consapevole delle proprie scelte (Ily), ma che sovente si tramuta in una catastrofe di immobilismo o in una castrazione della possibilità di esprimersi architettonicamente, quando subentrano il paesaggio, le soprintendenze e/o beni vincolati alla "pene di segugio". Dopotutto, un organismo "supremo" che si ritiene depositario assoluto ed incontrovertibile del bello, del lecito, del rispettoso, del gusto estetico e di ciò che merita o meno di essere tenuto in vita, è quanto di più distante possibile dal messaggio che ha voluto far emergere l'incompresa Ily.
Credo, in fondo, che se l'approccio fosse stato, nei secoli, quello odierno, vivremmo ancora tutti in accampamenti romani o nelle grotte e non potremmo godere di ciò che, all'epoca della realizzazione, era profondamente innovativo se non "di rottura" rispetto al passato (anfiteatri, basiliche dalle cupole ardite, cattedrali gotiche, ecc).
Perdonate la divagazione totalmente inutile al dibattito, ma è dai piccoli temi che nascono i grandi spunti di riflessione.
fulser :
concordo assolutamente con Archifish, i miei interventi nascono da questa condivisa convinzione, tanto che quando dovevo scegliere la tesi questo era uno dei temi possibili. Nessuna intenzione di contestare le scelte di vita di Ily, non capisco da dove venga fuori questa cosa ma se ho dato questa impressione mi dispiace, io ci vedo solo un pacifico e costruttivo (secondo me) confronto, anche divertente e stimolante (visto che Ily non è certo una sciocca e si vede da come scrive), per altro sollecitato da Ily stessa.
Solo per puntiglio, Ily, mai parlato di alluminio, ma di acciaio. Ci sono dei profili a bassissimo spessore che sono una meraviglia, e vengono usati in contesti di assoluto valore storico.
Davide C. :
@Ily, la mia era solo un'estremizzazione guardando indietro e sulle comodità che i nostri genitori hanno conquistato. Volevo solo sostenere la tua scelta mettendo in risalto come in pochi anni la casa e le abitudini sono cambiate. Molti di questo non si rendono conto.
Ily :
X Fulser

Storicamente i "ferro finestra" anni '30 non erano usati nell'edilizia civile, o almeno non nel tipo di palazzo in cui andrò a vivere io (nelle ville e nelle unità di abitazione di Le Corbusier, Mies ecc infatti ne troviamo), ma in edifici specialistici come scuole, piscine, palestre, musei... Ad esempio ne troviamo tantissimi nell'edificio del Bauhaus. Dunque dal punto di vista architettonico e conservativo sarebbe "sbagliato".

X Archifish

Allora, sul tuo post si potrebbero scrivere intere enciclopedie: di fatto, sul rapporto fra conservazione e innovazione si accapigliano da almeno un secolo critici, architetti, restauratori e storici dell'architettura, senza aver sostanzialmente cavato un ragno da buco.
Io stessa non sono un'estremista della conservazione - tant'è che ho sacrificato volentieri un pezzo di pavimento originale pur di avere un bagno nuovo (che poi ci abbia messo tantissimo impegno per far si che sembri vecchio, è un altro discorso) con infissi in pvc, perché più adatti al caso specifico. Quindi, come vedete, non ho pregiudizi.

Però ormai il mio appartamento ha acquisito un certo valore documentario: è un appartamento modesto e "popolare" anni '30 con le sue finiture ancora in buona parte integre. E non è poco, vista la sistematica distruzione che hanno subito gli altri appartamenti che ho visto nel palazzo.
Un altro problema è quello del CONTESTO: prendiamo un centro storico, il caso forse più semplice in assoluto (perché il restauro del moderno porta con se una buona parte di problemi aggiuntivi). Un centro storico è formato dalle emergenze architettoniche, normalmente costituite da edifici specialistici come chiese, palazzi nobiliari, conventi ecc, e dall'edilizia minuta che forma la grande maggioranza del tessuto urbano. Affinché un centro storico conservi intatto il suo valore storico, culturale e anche paesaggistico, l'edilizia minuta deve conservare le proprie finiture originali. Se queste finiture vengono stravolte, si creano delle grosse DISSONANZE, o meglio vere e proprie SGRAMMATICATURE: il caso forse più semplice è un intonaco cementizio con tinteggiatura al quarzo anziché il tradizionale intonaco a calce... Vi garantisco che la facciata diventa un fondale di cartone, un muro anonimo e decisamente squallido quando comincia inevitabilmente a degradarsi. Ma anche gli infissi in alluminio o pvc anziché quelli "modello Ily", i materiali delle pavimentazioni stradali, e così via, sono in grado di trasformare una bella casa di edilizia minuta in un edificio totalmente anonimo.

Veniamo adesso alla tua frase che vorrei citare, e su cui vorrei focalizzarmi nel particolare:
"Problema relativo, se comporta l'accettazione di compromessi da parte di un cliente/utente consapevole delle proprie scelte (Ily), ma che sovente si tramuta in una catastrofe di immobilismo o in una castrazione della possibilità di esprimersi architettonicamente, quando subentrano il paesaggio, le soprintendenze e/o beni vincolati alla "pene di segugio". Dopotutto, un organismo "supremo" che si ritiene depositario assoluto ed incontrovertibile del bello, del lecito, del rispettoso, del gusto estetico e di ciò che merita o meno di essere tenuto in vita, è quanto di più distante possibile dal messaggio che ha voluto far emergere l'incompresa Ily."

Ora, la "possibilità di esprimersi architettonicamente" è un'arma a doppio taglio, perché va saputa padroneggiare, soprattutto nel caso di un edificio storico. E va comunque usata con GRANDISSIMA PRUDENZA, perché una scelta sbagliata crea danni quasi sempre irreparabili.
Infatti non è detto che tutti i materiali si possano utilizzare armoniosamente in qualunque contesto, fosse anche - appunto - un bilocale degli anni '30 (non parliamo di edifici medievali o rinascimentali, per carità di patria... a Treviso esistono facciate affrescate quattrocentesche su edifici non vincolati che vengono allegramente scalpellate via).
Ho visto alcuni altri bilocali del mio palazzo: erano degli appartamenti sicuramente belli, in senso proprio estetico: con le finiture all'ultima moda (gres effetto legno, parquet in listoni o laminato, bagno con piastrelloni nei soliti toni grigio/color sabbia, rubinetti di design, pareti grigie-color tortora, infissi in pvc ad anta unica - larghi 90 cm, sai la scomodità!, controsoffitti con pareti a incasso), la pianta "modernizzata" abolendo il corridoio per creare un open space e così via; ma totalmente "sbagliati", se mi passate il termine. Infatti, a mio parere lì in progettista ha lavorato MALE, non sapendo cogliere l'anima dell'edificio o dell'unità immobiliare.
Intanto sono diventati appartamenti tutti uguali, perfino con gli stessi mobili e lo stesso minimalismo esasperato (ma possibile che ci vive non abbia nessun oggetto personale?): sono bilocali ormai totalmente anonimi, come ne ho visti a decine mentre cercavo casa.
Invece il mio appartamento ha una fortissima personalità, e una coerenza assoluta con il palazzo (perfino il pavimento del mio corridoio è esattamente uguale a quello dell'androne, ad esempio). Certo, la sua personalità può anche non piacere - perché giustamente ci saranno persone a cui piacciono le case iper-moderne e l'architettura contemporanea - ma innegabilmente ha la una personalità. E trasmette armonia con il contesto urbano: una strada di prima periferia nata - appunto - alla fine degli anni '30: il tipo edilizio, il tessuto urbano circostante, quello che vedo dalla finestra e casa mia restituiscono il senso di un continuo spaziale (che, ripeto, può piacere oppure no). Ma soprattutto, secondo me il progettista nelle ristrutturazioni che ho visto non ha saputo dialogare con le preesistenze, ma si è imposto prepotentemente sulle stesse, per altro in modo decisamente dozzinale.
Ora, progettare un edificio nuovo è relativamente facile, mentre inserirsi con garbo e grazia valorizzando le preesistenze è difficilissimo, e soprattutto poco gratificante per l'architetto medio perché è un lavoro poco appariscente. In altre parole, nell'edilizia storica più l'architetto è stato bravo, meno il suo lavoro è appariscente.
Comunque lo stesso discorso vale anche all'incontrario, naturalmente: in un appartamento iper-moderno, in un edificio di nuova costruzione marcatamente contemporaneo, le cementine liberty e le vetrate colorate art decò stonerebbero altrettanto!

Comunque, io non amo progettare, e se lo faccio è quasi esclusivamente su edifici storici, che riesco a maneggiare passabilmente bene (sono invece ignorantissima nella storia dell'architettura contemporanea, e non so assolutamente chi sono gli architetti più famosi del momento).

Come dico sempre: vuoi l'appartamento all'ultima moda? Te ne compri uno in un edificio dagli anni '80 in poi, e ci fai quello che vuoi. Vuoi la casa liberty? Ti compri l'appartamento in un villino del 1920. E così via.
Un edificio storico merita comunque rispetto...
Io però sono di parte, perché lo studio dell'edilizia storica è il mio lavoro e la mia passione principale, il mio "ikigai"...
Ily :
Ah, dimenticavo Archifish, il "cliente/utente consapevole" non lo si crea dal nulla...
Vedi, una parte di clienti che vogliono da me la progettazione - ripeto, decisamente pochi, perché di solito i privati mi chiedono il monitoraggio strutturale, ma ultimamente lavoro quasi esclusivamente con scuole edili e due aziende di restauro/archeologia super-selezionate - si distinguono in due categorie: quelli dotati di casa vecchia che vogliono un intervento coerente con l'edificio, e quelli che vorrebbero svecchiare un appartamento liberty del 1925... Ecco, succede che questi clienti di secondo tipo finiscono magari per tenersi le cementine, la vasca da bagno di ghisa e gli infissi originali... E questo perché? Perché cerco di fargli capire il valore dell'edificio. La bravura dell'architetto consiste anche nel saper orientare i clienti verso scelte coerenti con le preesistenze. E saper rinunciare a un incarico, se non coerente con i propri principi.
Poi per carità, se arrivano dei clienti con appartamento anni '70 e mi chiedono i muri fuxia a pallini gialli, e sono irremovibili, questo faccio.
fulser :
Lo so.
Ma chiariamo un aspetto: "ferro finestra" è una locuzione non più molto precisa, sebbene sia ancora molto usata ed accettata nell'ambiente. Forse crea qualche fraintendimento, perchè si pensa ancora al profilino di puro ferro e basta.
Nel Bauhaus ovviamente non avevano taglio termico, adesso si, quindi qualitativamente è tutto un altro prodotto, con trasmittanze termiche eccellenti, in grado di fare concorrenza anche al legno.
Lo so che molti storgono il naso, ma la matematica non è un'opinione: il grosso della tramittanza in un serramento è data dal vetro, mentre il profilo incide in media solo per circa il 15%.
Esempio: un vecchio serramento in legno, con vetro singolo (il tuo), ha probabilmente una trasmittanza mdeia intorno al 4; un serramento nuovo in legno, a seconda del vetro, arriva in media a 1,3; uno in alluminio TT o acciaio TT a 1,4-1,5 senza particolari difficoltà (ma si può migliorare). Per quello ti dicevo che il tuo vecchio serramento non isola quanto uno in "ferro".
I profili di cui parlo io sono (solo per esempio, ce ne sono altri) di questo tipo:
https://www.seccosistemi.com/it/prodotti/os2-75/
https://www.cpsistemi.com/prodotti/jansen/sistemi-isolati/janisol-ar…
Mi sono dilungata anche troppo; non è mia intenzione farti cambiare idea, ma solo illustrare un aspetto di cui molti non si rendono conto.
E tanto per dare un'idea, questo è dove sono stati usati anche recentemente:
https://www.seccosistemi.com/it/realizzazioni/fondaco-dei-tedeschi/
ma ce ne sono anche altri, a Venezia e non solo, in contesti storici o no. Ho passato una settimana a Parigi per le vacanze, ce ne sono un botto di edifici storici restaurati con questo tipo di profilo, ma anche in ferro di spessore normale, non slim.

Ci tengo a sottolineare che vendere serramenti in ferro non è il mio ramo principale, anzi.
E' una questione di chiarezza.
Poi, ovvio, va da se: certe volte in un edificio si fa il cappotto, e i serramenti no; oppure si i serramenti, ma non gli impianti, .... è una questione di scelte, anche economiche.
Poi c'è un altro discorso, ma esula da qui. Magari ne farò un post.
Archifish :
Capisco ed in un certo qual modo condivido ogni singolo concetto espresso da Ily, ma consentitemi di essere, per indole, meno drastico o categorico.
Sarò probabilmente un pessimo architetto, ma preferisco essere un onesto libero pensatore. Il discorso sul tipo di immobile e sul conseguente corretto approccio/intervento è in linea teorica inappuntabile, ma solo se vogliamo vedere la professione come una missione in cui tutto è bianco o nero o al limite con limitate sfumature di grigio.
Dal mio punto di vista, esistono migliaia di grigi e altrettanti colori, pertanto seguiranno una serie di affermazioni da ritiro della laurea e inabilitazione all'esercizio professionale.
Dal mio punto di vista, le facciate del '400 affrescate (come? da chi? in che stato?) e non vincolate, devono poter essere scalpellate secondo sensibilità e discrezione di committente e progettista, perchè il valore storico è in quel caso relativo/soggettivo e non assoluto (ma poi chi lo stabilisce l'assoluto?).
Sempre dal mio punto di vista, l'intervento sullo storico privo di un valore unanimemente riconosciuto, non deve necessariamente risultare prossimo all'invisibile. A volerla dire tutta, nemmeno sullo storico di inestimabile valenza, se l'intervento è ben congeniato. La piramide del Louvre è una presenza minimalista, ma tutt'altro che impalpabile, eppure, con il trascorrere degli anni, la trovo una soluzione compatibile, rispettosa e che ben si rapporta con l'esistete (opinione personale), donandogli, per giunta "quel qualcosa in più" segno dell'evolversi dei tempi e delle funzioni (del fabbricato e degli spazi). Analogamente, tornado coi piedi per terra, un palazzo storico in centro città, può coniugare il rispetto tra esistete e contemporaneo, magari immaginando un involucro perfettamente e filologicamente restaurato, infissi performanti dall'aspetto minimale, stucchi interni, velette, fregi e volte attualizzate semplicemente attraverso l'uso di un colore "neutro" fino ad ottenere un perfetto contenitore di arredi di design (sto fantasticando).
Tutto ciò per dire che il bravo architetto, forse, non è solo quello che, su certi interventi, quasi non appare e riesce a convincere il cliente che sia la strada "esatta" da percorre. Forse, l'architetto di talento, è quello che, in quanto tale, quando può permetterselo e non costituisce sacrilegio, trova il modo di fa dialogare in maniera armoniosa elementi e tecnologie di varie epoche, non solo rispettando la storia del fabbricato, ma raccontandola attraverso i mutamenti che lo hanno interessato e rendendoli tutti parimenti dignitosi, compreso l'ultimo.
Perdonate il delirio.
Ily :
Archifish, ti supplico, non intervenire su edifici storici. È un consiglio spassionato, perché quello che hai scritto sugli intonaci del '400 non di pregio - a me studiosa di intonaci decorati - e sugli stucchi "riattualizzati" con un colore di tendenza, ha letteralmente fatto accapponare la pelle. Ma sul serio eh!
Anche scalpellare il più modesto e rovinato dei "regalzier" (intonaci veneziani a finto mattone) di Treviso per sostituirlo con un qualsiasi intonaco e rivestimento "moderno", apporta una perdita irreparabile al patrimonio architettonico della città, perché il pregio del centro storico di Treviso risiede proprio nelle sue facciate affrescate. A volte ridotte a poche, labili tracce, che potrebbero essere però ricomposte e valorizzate con una progettazione accorta e consapevole, ma non nel senso da te indicato.
Seguendo alla lettera la tua filosofia, i nostri centri storici e i borghi che tanto amiamo non esisterebbero più. E siamo sulla buona strada! Studio dal 2006 gli intonaci del centro storico di Siena e negli anni ho visto scomparire inesorabilmente, mese dopo mese, un patrimonio di intonaci decorati di grande pregio. Scalpellati e rifatti male, scalpellati per riscoprire il muro medievale, scalpellati e sostituiti con un intonaco in tinta unita. Credimi, abbiamo perso tanto, perché il progettista medio non sa di cosa parla. Gli intonaci moderni e la riattualizzazione non sono per i centri storici e gli edifici antichi, fidati.

Comunque le tue affermazioni sugli stucchi e gli intonaci del '400 per noi addetti ai lavori sono un sacrilegio.
Ily :
Vedi Archifish, questa frase:

"Dal mio punto di vista, le facciate del '400 affrescate (come? da chi? in che stato?) e non vincolate, devono poter essere scalpellate secondo sensibilità e discrezione di committente e progettista, perchè il valore storico è in quel caso relativo/soggettivo e non assoluto (ma poi chi lo stabilisce l'assoluto?)"

e questa:

"Analogamente, tornado coi piedi per terra, un palazzo storico in centro città, può coniugare il rispetto tra esistete e contemporaneo, magari immaginando un involucro perfettamente e filologicamente restaurato, infissi performanti dall'aspetto minimale, stucchi interni, velette, fregi e volte attualizzate semplicemente attraverso l'uso di un colore "neutro" fino ad ottenere un perfetto contenitore di arredi di design (sto fantasticando)"

denotano ignoranza della materia (gli intonaci decorati, nel caso specifico) e quindi l'oggettiva impossibilità di cogliere "il valore storico" di un intonaco del '400 (o del '700, o del 1898 come nel caso specifico del centro storico di Siena), e dunque di poter intervenire CON COGNIZIONE DI CAUSA.
Inoltre, ti contraddici da solo, perché inserire "fregi e volte attualizzate semplicemente attraverso l'uso di un colore "neutro" fino ad ottenere un perfetto contenitore di arredi di design (sto fantasticando" significa NON rispettare l'edificio, perché stucchi e fregi avevano sempre il proprio colore, funzionale a uno specifico contesto: nel caso degli stucchi bianchi, ad esempio, simulare elementi di marmo o formare una delle bicromia tipicamente settecentesche (normalmente bianco e rosa oppure bianco e verde acqua); ma esistevano anche stucchi dorati, policromi, rossi (per simulare bassorilievi in cotto), gialli (per l'arenaria), grigi (per la pietra serena) o addirittura con le venature dei marmi. Quindi la cosa più sbagliata da fare è "attualizzare" una finitura di questo tipo. Semmai, nel corso del restauro si valuterà se e come ricomporre e reintegrare le tracce residue, ed eventualmente quale fase valorizzare, in considerazione della storia dell'edificio, delle trasformazioni subite .e così via (e questo è SEMPRE l'aspetto più difficile e delicato nella progettazione del restauro, per la quale - dopo anni di studio - mi sento ancora inadeguata). Però vedi, la reintegrazione a neutro (che ovviamente esiste) non si fa MAI per "attualizzare" un edificio a una specifica funzione (museo del design), decisa a priori dal progettista; ma semmai avviene esattamente il contrario: la destinazione d'uso di un edificio storico specialistico è scelta in base ai principi del restauro, e cioè COMPATIBILITA', REVERSIBILITA', MINIMO INTERVENTO e RICONOSCIBILITA'.

"Forse, l'architetto di talento, è quello che, in quanto tale, quando può permetterselo e non costituisce sacrilegio, trova il modo di fa dialogare in maniera armoniosa elementi e tecnologie di varie epoche, non solo rispettando la storia del fabbricato, ma raccontandola attraverso i mutamenti che lo hanno interessato e rendendoli tutti parimenti dignitosi, compreso l'ultimo"

Questo è esattamente quello che deve fare un bravo restauratore, inteso sia proprio come restauratore di superfici decorate, sia soprattutto come architetto che progetta il restauro di un edificio (i due, è superfluo sottolinearlo, devono SEMPRE lavorare in coppia, e tra i due l'ultima parola spetta al restauratore e NON all'architetto).
Ecco, scalpellare intonaci del '400 e riattualizzare stucchi con i colori di tendenza è esattamente il contrario di quanto da te sostenuto in questa frase.

Quello che tu sostieni - riattualizzare una facciata con segni contemporanei - è quanto è stato fatto ad esempio su questa povera cappella settecentesca, la chiesetta di San Rocco a Montabone nelle Langhe:
https://www.lastampa.it/asti/2022/02/11/news/la_chiesetta_di_montabo…

O su quest'altro innocente oratorio di inizio '900, la cappella delle Brunate di La Morra:
https://www.bing.com/images/search?view=detailV2&ccid=c7s5L0BH&id=10…

In entrambi i casi trovo il risultato semplicemente AGGHIACCIANTE.
Archifish :
@Ily
non c'è peggior talebano di chi non vuol sentire (o non è in grado di accettare l'altrui visione delle cose).
Tu, oltre a non voler sentire, non hai nemmeno voluto capire (probabilmente a causa del mio modo inadeguato di esprimermi). Hai mischiato in un calderone i concetti che ho esposto, forse annebbiata dall'indignazione, giungendo a giudizi affrettati. Diversamente verrebbe da pensare che hai voluto strumentalizzare singoli termini e/o periodi, senza cercare di cogliere il mio discorso nell'insieme.
A titolo di esempio, non ho mai detto che personalmente violenterei gli affreschi a te tanto cari, nè come li tratterei da progettista. Ho asserito che in assenza di vincolo, è lecito affidare il loro destino alla sensibilità ed alla discrezione di chi deve intervenire.
Non ho nemmeno mai accennato a "riattualizzare una facciata con segni contemporanei". A dirla tutta, per come la penso, le facciate, soprattutto nei centri storici o di fabbricati "antichi", sarebbero l'unica cose che vincolerei a prescindere.
Aggiungo che trovo intellettualmente offensivo che tu possa paragonare il mio pensiero ai due "aborti" che citi come interventi su facciate (quelle sono merd@te, non interventi). Non è quello che intendevo, mi preoccupa che tu possa pensarlo, ma soprattutto spero non sia ciò che ti torna comodo attribuirmi per argomentare il tuo punto di vista.
Quanto al discorso sugli stucchi e/o altre decorazioni che si possono trovare negli interni (sottolineo negli interni, dove, in assenza di vincoli, l'inviolabile diritto di proprietà deve consentire di fare ciò che si vuole), ammetto di non essere entrato nel dettaglio e per volontà di sintesi, di non essermi espresso in modo trasparente, di certo, però, non ho asserito nulla di ciò che mi attribuisci nelle tue interpretazioni.
Prova a rileggermi, cercando di capire, ma soprattutto senza interpretare e senza attribuirmi cose che non ho scritto. Volevo dire esattamente ciò che ho detto, nulla più, senza dietrologie.
Tutto ciò premesso, concedimi di farti notare che la non condivisione di una visione, non deve sconfinare nel suggerire ad un collega come dovrebbe pensare o approcciarsi alla professione, per giunta giudicandolo. Nessuno si è permesso di giudicare "duramente" le scelte conservative operate sulla tua proprietà, seppure fosse palpabile una diffusa perplessità. Nessuno si è concesso il lusso di mettere in discussione la tua capacità di giudizio come tecnico o ti ha suggerito di cambiare lavoro nonostante l'ipotesi ventilata di coibentare le persiane con polistirolo e spago.
Piaccia o meno, esiste anche l'altrui punto di vista e nessuna regola che ci permette di stabilire quale sia corretto in termini assoluti. Una "studiosa di intonaci decorati" piena di cognizione di causa, deve rendersi conto e convivere con la realtà; e la realtà è che ci sarà sempre qualcuno a cui gli affreschi fanno cag@re (quello non sono io), così come le cementine e gli infissi in legno col vetro singolo (quello sono io).
Concludo sottolineando che quando si scade nei giudizi gratuiti, il dibattito passa inevitabilmente da appassionante a stucchevole, il confronto diviene sterile per cui, salvo particolari necessità di replica, mi ritiro (così da non turbarti più con la mia folle, sacrilega ignoranza).

PS
Ho sentito la necessità di replicare a quello che ho percepito come un grosso fraintendimento dei concetti da me espressi, contenete per giunta più di un velato giudizio sulla mia persona (apparirò permaloso, ma non credevo/sapevo di esserlo, scusatemi).
Da parte mia nessun rancore e solo tanta voglia di proseguire in nuovi e futuri dibattiti.
Ily :
Archifish, su una cosa hai pienamente ragione: sono stata punta sul vivo, proprio come questione personale. Perché ti garantisco che fa molto male vedere i "miei" intonaci scomparire uno dopo l'altro per incuria o - peggio - per pura e semplice ignoranza e incompetenza da parte di progettisti, maestranze e proprietari. Mi fa molto male vedere nostri colleghi, ignoranti nel senso puramente etimologico del termine, devastare interi edifici mal consigliando i propri clienti. E anche mettendone in pericolo i beni e soprattutto la vita, come potrebbe avvenire ad esempio "consolidando" un edificio con un cordolo sommitale di cemento armato (cosa purtroppo già vista anche questa).
E dunque, trovo giusto consigliare a un collega di non occuparsi di certi tipi di interventi, se ritengo che non abbia le conoscenze o la sensibilità giusta per affrontarlo. Esattamente come sono io stessa a non accettare incarichi che so di non poter condurre al meglio per mancanza di strumenti, conoscenze, tempo o sensibilità adeguata. Questo ricade nel mio concetto di onestà intellettuale e serietà professionale.
Probabilmente è vero, ho mal interpretato il tuo post, attribuendoti personalmente delle idee che tu stavi invece riportando a livello generale. E di questo me ne scuso sinceramente.

Però continuo a non condividere questa idea: "Ho asserito che in assenza di vincolo, è lecito affidare il loro destino alla sensibilità ed alla discrezione di chi deve intervenire"

Ecco, su questo sono totalmente in disaccordo perché, appunto per esperienza personale, ho visto cosa succede quando si affida un intonaco decorato - o in generale un edificio storico - "non vincolato" alla discrezione di un tecnico impreparato o senza la giusta sensibilità: un disastro da cui consegue, quasi sempre, la totale perdita o lo stravolgimento irreparabile dell'intonaco o dell'edificio in questione. Ho anche portato un intervento al convegno di Bressanone (scritto insieme a una collega per cui nutro sincera stima) proprio su questo argomento, un argomento molto dibattuto e di grandissima importanza negli ambienti del restauro. E lo stesso principio vale anche nel campo del miglioramento sismico, il secondo ambito di cui mi occupo, che ha anche implicazioni ben più gravi: un intervento strutturale sbagliato può ferire o ammazzare le persone, oltre a causare ingenti danni economici. Nel 2009 a Onna sono morte delle persone sotto i crolli di case con muri di pietrame letteralmente sbriciolate dai tetti e cordoli in c.a. usati per "consolidarle".

"Una "studiosa di intonaci decorati" piena di cognizione di causa, deve rendersi conto e convivere con la realtà; e la realtà è che ci sarà sempre qualcuno a cui gli affreschi fanno cag@re (quello non sono io), così come le cementine e gli infissi in legno col vetro singolo (quello sono io)"

La realtà purtroppo è quella di un'ignoranza diffusa in materia: e a questo si potrebbe porre rimedio con un'opera di divulgazione, come quella che faccio sul mio blog e che si potrebbe fare con mostre, iniziative tipo trekking urbano, pubblicazioni, valorizzazione turistica eccetera, e naturalmente con lo studio fin dalle scuole elementari. Ma qui si entra in un campo spinoso, cioè la totale assenza della storia e della storia dell'arte dai programmi scolastici, o - nel migliore dei casi - la loro totale inadeguatezza. In altre parole, si studia (poco e male) ad esempio Raffaello, e per storia si studiano le signorie quattrocentesche, ma non si spiega perché negli interni tre-quattrocenteschi (e dietro le Madonne di Raffaello) si vedono dei tendaggi appesi, o come si viveva in una casa quattrocentesca, e perché è giusto conservare i suddetti tendaggi affrescati, quando si ha la fortuna di scoprirne uno.
Perciò, se a qualcuno "gli affreschi fanno cagare" (cosa lecita, ovviamente), quel qualcuno dev'essere messo in grado NON danneggiare, rimuovere o distruggere i suddetti affreschi, sia esso progettista o proprietario di un edificio. E se quel qualcuno - come è successo a una mia conoscente di Siena - demolendo un tramezzo nella propria casa nel centro storico, trova due mq di finto tendaggio trecentesco, quel qualcuno NON ha il diritto di demolirlo a picconate, anche se la casa NON è vincolata e anche se quel tendaggio sicuramente non è un "capolavoro" paragonabile a un affresco di Giotto, perché probabilmente fatto in serie da un'anonima squadra di frescanti e magari con vistosi errori di esecuzione. E questo vale per il finto tendaggio trecentesco, la finta finestra di fine '800, i resti dell'insegna pubblicitaria a sgraffito del 1930 (uno dei "miei" intonaci di Siena scalpellati via), i segnali di pubblica utilità della seconda guerra mondiale, il motto fascista o la scritta di propaganda comunista per le elezioni del 1948 che ho visto (e fotografato) su una casa nella campagna bolognese. Ecco, a proposito di quest'ultimo esempio: sicuramente quel casale non è vincolato, ma sarebbe giusto cancellare quella scritta? Non è forse una testimonianza storica preziosa? Quante ne possono esistere, ormai (un "vota garibaldi" lungo circa cinque metri)?
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