Ciao a tutti,
quesito di fine anno, nella speranza che il 2023 vada meglio di quello che si sta concludendo.
Nell'attività che svolgo (al 90% come falsa p.iva) mi occupo di scartoffie e mi annoio. Mi manca la creatività motivo per il quale ho scelto di diventare architetto.
Voi cosa fate per fare qualcosa di creativo? e riuscite a renderlo remunerativo?
Buon anno a tutti!
Davide C. : [post n° 468187]
Per arrotondare lo stipendio
Anche io sono nella tua situazione ,ho 3 anni, per la creatività acquarello ma non è remunerativo, almeno risparmio sullo psicologo, ah no scusa spendo anche per quello. Sto provando a cambiare mestiere...insegnante.
Qui facciamo tutti scartoffie, la differenza sta solo nella remunerazione, a prescindere se sei finta o vera partita iva. Ma perché scusa, cosa credevi che facesse l'architetto?
Grazie @Archinopersempre.
@ponteggieroma: tralascio la risposta alla tua domanda in quanto decisamente provocatoria e la cui risposta potrebbe riempire i libri.
Il mio quesito è un altro ed il discorso della remunerazione sarebbe solo un plus.
@ponteggieroma: tralascio la risposta alla tua domanda in quanto decisamente provocatoria e la cui risposta potrebbe riempire i libri.
Il mio quesito è un altro ed il discorso della remunerazione sarebbe solo un plus.
la mia non vuole essere affatto una domanda provocatoria, bensì una normalissima domanda a cui personalmente mi sono già dato una risposta dopo i primi anni di attività libero professionale. I libri che uso oramai già da svariati anni, rispondono a tutto, ma non alla fatidica domanda.
Allora ti rispondo: credevo che il lavoro dell'architetto, consistesse prevalentemente nel progettare, nel disegnare architetture mettendoci la propria esperienza, cultura, passione. Ovvio, non ho mai creduto che il 100% del tempo potessi dedicarlo a questo, ma fra 100% e 2% c'è una gran bella differenza. E non è solo la mia condizione, ma quella di tante, tantissime p.iva con le quali mi confronto.
Io da finta p.iva ho cambiato studio quando mi sono accorta che non mi avrebbero mai fatto progettare ma solo compilare pratiche edilizie. Adesso progetto diciamo il 40% e faccio scartoffie o robe tecniche per il restante 60%.
Per fare lavori creativi ti consiglierei di trovare dei colleghi con cui fare concorsi che tra l'altro ti permetterebbero di farti anche una nomea, oltre che portfolio.
Per fare lavori creativi ti consiglierei di trovare dei colleghi con cui fare concorsi che tra l'altro ti permetterebbero di farti anche una nomea, oltre che portfolio.
Davide C., la tua idea del lavoro di architetto mi sembra molto riduttiva e decisamente romantica... Sicuramente poteva essere così cent'anni fa, oggi non più.
Ci sono architetti specializzati nella modellazione 3d e nei rendering.
Architetti che fanno gli strutturisti.
Architetti - come la sottoscritta - che si occupano di tutta la parte di analisi preliminare per gli interventi di restauro e consolidamento strutturale.
Architetti che si occupano di rilievo e fotogrammetria.
Architetti che fanno ricerca accademica.
Ad esempio una mia amica si è specializzata nelle ricerche d'archivio per gli interventi di restauro (e non è per niente facile, te lo garantisco), attività che - per sua scelta - affianca a quella più comune delle ristrutturazioni di edifici storici.
Personalmente non amo progettare, e finalmente dopo anni ho trovato la mia strada: faccio soprattutto consulenze nel campo del restauro, in particolare sui dissesti di edifici storici e sulle decorazioni parietali. Sono campi che richiedono molto studio, passione e dedizione.
Ma mi occupo anche di pratiche della soprintendenza e di progettazione di restauri, normalmente di facciate o di piccoli manufatti (attualmente, una fontana degli anni '30 in quel di Rimini), in collaborazione con un'azienda specializzata in restauro e scavi archeologici. E ovviamente, in questi casi una parte di progettazione c'è. Di questi miei interventi, quasi sempre curo anche la D.L.
Ma tengo anche corsi di aggiornamento professionale per architetti, ingegneri e restauratori, sempre sul restauro; e - un paio di volte l'anno - faccio gli esami di aggiornamento e abilitazione degli amministratori di condominio in collaborazione con un'associazione di categoria...
Occasionalmente, mi può anche capitare la progettazione o qualche consulenza più particolare (ad esempio aiutare un cliente a scegliere una casa da comprare). L'ultima progettazione che ho fatto - restauro a parte - è stata la ristrutturazione di casa mia, un bilocale degli anni '30 di cui vado orgogliosissima e di cui ho progettato il bagno (vabbeh, e fatto la pratica edilizia e DL) :-)
Ci sono architetti specializzati nella modellazione 3d e nei rendering.
Architetti che fanno gli strutturisti.
Architetti - come la sottoscritta - che si occupano di tutta la parte di analisi preliminare per gli interventi di restauro e consolidamento strutturale.
Architetti che si occupano di rilievo e fotogrammetria.
Architetti che fanno ricerca accademica.
Ad esempio una mia amica si è specializzata nelle ricerche d'archivio per gli interventi di restauro (e non è per niente facile, te lo garantisco), attività che - per sua scelta - affianca a quella più comune delle ristrutturazioni di edifici storici.
Personalmente non amo progettare, e finalmente dopo anni ho trovato la mia strada: faccio soprattutto consulenze nel campo del restauro, in particolare sui dissesti di edifici storici e sulle decorazioni parietali. Sono campi che richiedono molto studio, passione e dedizione.
Ma mi occupo anche di pratiche della soprintendenza e di progettazione di restauri, normalmente di facciate o di piccoli manufatti (attualmente, una fontana degli anni '30 in quel di Rimini), in collaborazione con un'azienda specializzata in restauro e scavi archeologici. E ovviamente, in questi casi una parte di progettazione c'è. Di questi miei interventi, quasi sempre curo anche la D.L.
Ma tengo anche corsi di aggiornamento professionale per architetti, ingegneri e restauratori, sempre sul restauro; e - un paio di volte l'anno - faccio gli esami di aggiornamento e abilitazione degli amministratori di condominio in collaborazione con un'associazione di categoria...
Occasionalmente, mi può anche capitare la progettazione o qualche consulenza più particolare (ad esempio aiutare un cliente a scegliere una casa da comprare). L'ultima progettazione che ho fatto - restauro a parte - è stata la ristrutturazione di casa mia, un bilocale degli anni '30 di cui vado orgogliosissima e di cui ho progettato il bagno (vabbeh, e fatto la pratica edilizia e DL) :-)
e aggiungo ancora:
architetti filosofi
architetti mantenuti
architetti figli di papà
architetti delusi
architetti insegnanti
architetti statali e parastatali
architetti amministratori
architetti che, devo pagare le bollette e mantenere nna famiglia (mio caso)
architetti filosofi
architetti mantenuti
architetti figli di papà
architetti delusi
architetti insegnanti
architetti statali e parastatali
architetti amministratori
architetti che, devo pagare le bollette e mantenere nna famiglia (mio caso)
Purtroppo abbiamo perso il filo del discorso iniziale. Tuttavia concordo con te @ily, ma il la mia visione non è per nulla riduttiva o romantica. E' stata solo molto sintetica ed il tuo intervento l'ha esplicata in modo corretto. Anche io mi occupo di restauro e conosco bene la progettazione del settore. Tuttavia non c'è la creatività di cui parlo. Il restauro, come ben sai, comporta conoscenze molto tecniche.
scusate, io sono molto terra terra.
La creatività io l'ho vista esplicata solo in caso di committenti milionari che lasciano carta bianca.
E a me in 15 anni di libera professione non è mai successo. Colpa mia probabilmente, che non conosco gente milionaria.
Il resto dei committenti sono persone normali, che hanno un badget che non è inifito, che quello che ti chiedono di progettare lo devono vivere e usare, e la sfida per me è fare qualcosa di funzionale, bello e di qualità senza far spendere cifre folli alle persone.
Perchè con cifre folli a disposizione sono capaci tutti (diciamo tutti... anche se non è così) di fare robe fantasmagoriche, che spesso però non sono creative, ma solo orrendamente costose.
La creatività io l'ho vista esplicata solo in caso di committenti milionari che lasciano carta bianca.
E a me in 15 anni di libera professione non è mai successo. Colpa mia probabilmente, che non conosco gente milionaria.
Il resto dei committenti sono persone normali, che hanno un badget che non è inifito, che quello che ti chiedono di progettare lo devono vivere e usare, e la sfida per me è fare qualcosa di funzionale, bello e di qualità senza far spendere cifre folli alle persone.
Perchè con cifre folli a disposizione sono capaci tutti (diciamo tutti... anche se non è così) di fare robe fantasmagoriche, che spesso però non sono creative, ma solo orrendamente costose.
X Sclerata
"Il resto dei committenti sono persone normali, che hanno un budget che non è infinito, che quello che ti chiedono di progettare lo devono vivere e usare, e la sfida per me è fare qualcosa di funzionale, bello e di qualità senza far spendere cifre folli alle persone"
Perché, questa non è una grande prova di creatività, ancora più, complessa della progettazione ex novo di un edificio con budget illimitato e infinita libertà progettuale? Operazione che tu poi giustamente definisci come:
"Perché con cifre folli a disposizione sono capaci tutti (diciamo tutti... anche se non è così) di fare robe fantasmagoriche, che spesso però non sono creative, ma solo orrendamente costose". Concordo in pieno!!! Personalmente detesto quelle che io chiamo "stramberie da architetto", che ultimamente sono: uso massiccio del corten; minimalismo esasperato; solo bianco, grigio, nero e colori terrosi; finestroni immensi (pure in bagno); faretti a soffitto e pavimento che nemmeno sulla pista di Malpensa.
X Davide C.
"Anche io mi occupo di restauro e conosco bene la progettazione del settore"
Per la mia esperienza - comunque abbastanza limitata perché mi sento di dare il meglio di me stessa nelle consulenze preliminari al progetto di restauro vero e proprio - la progettazione di restauro è totalmente diversa da quella architettonica diciamo "normale", anche nel caso del recupero di edifici storici. Perché io finora - come architetta progettista - non mi sono mai confrontata con il restauro di un intero EDIFICIO, ma di una sua singola porzione (facciate), o di singoli MANUFATTI (il bancone in pietra di una pescheria settecentesca, una fontana del 1930, e così via). In questi casi, la progettazione è un dato quasi esclusivamente "tecnico", che lascia poco spazio alla classica creatività da architetto.
Diverso è stato il recupero - preferisco chiamarlo così anziché "ristrutturazione" - del mio bilocale, in cui ho dovuto riprogettare ex novo il bagno: in un contesto fortemente caratterizzato (pavimenti di marmette del 1936, infissi in legno con vetro semplice e ante divise in tre parti, porte sempre degli anni '30), l'unica scelta a mio parere praticabile è stata la progettazione di un bagno per quanto possibile in stile art déco.
Comunque, anche la mia SCELTA RADICALE - cioè non cambiare minimamente la distribuzione interna, tranne per lo spostamento di due porte di 20 cm per motivi puramente funzionali (conservando anche le soglie originali di graniglia, che sono state semplicemente rattoppate con due piastrelle di marmette moderne per denunciarne l'allargamento. E poi oh, costava meno e lo facevano anche nei pavimenti cosmateschi :D, quindi muti); tenere i pavimenti esattamente nel loro stato attuale (piastrelle crepate o sbrecciate, tracce di usura da calpestio e veri e propri "buchetti" che ho fatto stuccare con il cocciopesto compresi. Inutile dire che adoro questi pavimenti); mantenere le porte e soprattutto le finestre originali - è stata una scelta SQUISITAMENTE E AUTENTICAMENTE PROGETTUALE, perché volevo esattamente quello che ho ottenuto: un appartamento con impianti e bagno nuovo, ma che sia VECCHIO E VISSUTO esattamente come piace a me. Quindi si, la mia formazione da architetta è saltata fuori al 100%, così come la mia capacità di progettare (che ovviamente ho nel mio bagaglio culturale).
"Il resto dei committenti sono persone normali, che hanno un budget che non è infinito, che quello che ti chiedono di progettare lo devono vivere e usare, e la sfida per me è fare qualcosa di funzionale, bello e di qualità senza far spendere cifre folli alle persone"
Perché, questa non è una grande prova di creatività, ancora più, complessa della progettazione ex novo di un edificio con budget illimitato e infinita libertà progettuale? Operazione che tu poi giustamente definisci come:
"Perché con cifre folli a disposizione sono capaci tutti (diciamo tutti... anche se non è così) di fare robe fantasmagoriche, che spesso però non sono creative, ma solo orrendamente costose". Concordo in pieno!!! Personalmente detesto quelle che io chiamo "stramberie da architetto", che ultimamente sono: uso massiccio del corten; minimalismo esasperato; solo bianco, grigio, nero e colori terrosi; finestroni immensi (pure in bagno); faretti a soffitto e pavimento che nemmeno sulla pista di Malpensa.
X Davide C.
"Anche io mi occupo di restauro e conosco bene la progettazione del settore"
Per la mia esperienza - comunque abbastanza limitata perché mi sento di dare il meglio di me stessa nelle consulenze preliminari al progetto di restauro vero e proprio - la progettazione di restauro è totalmente diversa da quella architettonica diciamo "normale", anche nel caso del recupero di edifici storici. Perché io finora - come architetta progettista - non mi sono mai confrontata con il restauro di un intero EDIFICIO, ma di una sua singola porzione (facciate), o di singoli MANUFATTI (il bancone in pietra di una pescheria settecentesca, una fontana del 1930, e così via). In questi casi, la progettazione è un dato quasi esclusivamente "tecnico", che lascia poco spazio alla classica creatività da architetto.
Diverso è stato il recupero - preferisco chiamarlo così anziché "ristrutturazione" - del mio bilocale, in cui ho dovuto riprogettare ex novo il bagno: in un contesto fortemente caratterizzato (pavimenti di marmette del 1936, infissi in legno con vetro semplice e ante divise in tre parti, porte sempre degli anni '30), l'unica scelta a mio parere praticabile è stata la progettazione di un bagno per quanto possibile in stile art déco.
Comunque, anche la mia SCELTA RADICALE - cioè non cambiare minimamente la distribuzione interna, tranne per lo spostamento di due porte di 20 cm per motivi puramente funzionali (conservando anche le soglie originali di graniglia, che sono state semplicemente rattoppate con due piastrelle di marmette moderne per denunciarne l'allargamento. E poi oh, costava meno e lo facevano anche nei pavimenti cosmateschi :D, quindi muti); tenere i pavimenti esattamente nel loro stato attuale (piastrelle crepate o sbrecciate, tracce di usura da calpestio e veri e propri "buchetti" che ho fatto stuccare con il cocciopesto compresi. Inutile dire che adoro questi pavimenti); mantenere le porte e soprattutto le finestre originali - è stata una scelta SQUISITAMENTE E AUTENTICAMENTE PROGETTUALE, perché volevo esattamente quello che ho ottenuto: un appartamento con impianti e bagno nuovo, ma che sia VECCHIO E VISSUTO esattamente come piace a me. Quindi si, la mia formazione da architetta è saltata fuori al 100%, così come la mia capacità di progettare (che ovviamente ho nel mio bagaglio culturale).
@Ily, io come esperienza di restauro, ho all'attivo qualche cappella, una fontana, un battistero dell'anno 1000 (restauro completo) ed ora ho in corso il restauro completo dell'adiacente Basilica. Ma ti assicuro che di creatività c'è ben poco. Seppure sia un'attività piacevole (rispetto ai bonus ed alle scartoffie, ai computi, ecc), non c'è creatività. Te lo posso assicurare
Io trovo molto gratificante occuparmi di tutta la fase preliminare al progetto di restauro vero e proprio. Di solito mi occupo soprattutto di:
- analisi del degrado (cioè fare i Normal)
- rilievo e interpretazione di quadri fessurativi e dissesti vari
- rilievo delle tecniche costruttive, materiali e tracce di lavorazione
- restituzione grafica a partire dai fotopiani
- interpretazione dei saggi stratigrafici
- rilievo delle superfici decorate, soprattutto intonaci (rilievo di tutte le tracce come sinopia, disegno preparatorio inciso, tracce di battifilo e simili; mappatura delle giornate; analisi iconografica; rilievo degli eventuali graffiti; rilievo tessera a tessera di tarsie e mosaici; riconoscimento dei vari tipi di marmo ornamentale
- analisi stratigrafica degli elevati.
E ADORO VISCERALMENTE fare queste cose, è esattamente il LAVORO DEI MIEI SOGNI.
Si, non è il classico lavoro creativo; ma servono comunque pensiero laterale, parecchio intuito e una vasta cultura multidisciplinare (io ad esempio uso spesso conoscenze di araldica, archeologia, iconografia, storia della cultura materiale, latino e storia dell'arte), più conoscenze tecniche piuttosto specialistiche e uno studio costante.
Ammetto che spesso penso come una restauratrice o un'ingegnere, a seconda dei casi :-)
- analisi del degrado (cioè fare i Normal)
- rilievo e interpretazione di quadri fessurativi e dissesti vari
- rilievo delle tecniche costruttive, materiali e tracce di lavorazione
- restituzione grafica a partire dai fotopiani
- interpretazione dei saggi stratigrafici
- rilievo delle superfici decorate, soprattutto intonaci (rilievo di tutte le tracce come sinopia, disegno preparatorio inciso, tracce di battifilo e simili; mappatura delle giornate; analisi iconografica; rilievo degli eventuali graffiti; rilievo tessera a tessera di tarsie e mosaici; riconoscimento dei vari tipi di marmo ornamentale
- analisi stratigrafica degli elevati.
E ADORO VISCERALMENTE fare queste cose, è esattamente il LAVORO DEI MIEI SOGNI.
Si, non è il classico lavoro creativo; ma servono comunque pensiero laterale, parecchio intuito e una vasta cultura multidisciplinare (io ad esempio uso spesso conoscenze di araldica, archeologia, iconografia, storia della cultura materiale, latino e storia dell'arte), più conoscenze tecniche piuttosto specialistiche e uno studio costante.
Ammetto che spesso penso come una restauratrice o un'ingegnere, a seconda dei casi :-)
secondo me, se volevi fare un lavoro creativo dovevi scegliere un'altra carriera: scenografia, artrigianato, pittura, scultura, ecc.... Ma decisamente non architettura
@ponteggiroma questo non è vero e sostenere questa cosa è, senza offesa, un po’ da ignoranti che sminuiscono la professione e che dimostrano di non conoscere a 360 gradi le possibilitá di carriera di un architetto. Per fortuna conosco tantissimi architetti (io in primis) che riescono a mettere insieme aspetti tecnici e creativi in un’unica attività. Non facciamo disinformazione per favore
@Roverenaturale, desidero "spezzare una lancia" per ponteggi, che se la sa spezzare da solo per carità, ma penso che la sua affermazione, tacciata come disinformazione, sia sostanzialmente esatta. Il problema non è nel non riuscire a coniugare attività lavorativa e creatività; si cerca tutti di farlo nel quotidiano, il problema è che per avere un ritorno economico quasi stabile, il tempo da dedicare agli aspetti teorici, che io ritengo fondamentali nella professione, è quasi nullo. A me manca materialmente il tempo o in alternativa il sonno.
@Davide, il restauro è molto tecnico??? E Scarpa che ha fatto a Verona?
@Davide, il restauro è molto tecnico??? E Scarpa che ha fatto a Verona?
Beh gente, allora mi spiace dirlo ma è un problema di organizzazione quelli vostro. È una scelta dedicarsi ad attività esclusivamente tecniche o cercare di far soldi mettendoci anche nel creativo. La creatività è anche rendere un bagno, un appartamento, una facciata bella mettendoci degli elementi che suscitino stupore o comunque soddisfazione visiva, il che non vuol dire solo rispettare degli standard normativi o delle leggi, ma trovare il giusto compromesso tra creatività e funzionalità. E anzi sono molto pochi quegli studi che conosco che non fanno esattamente questo. Capisco benissimo la frustrazione nello svolgere un’attività che ti lascia sempre nell’incertezza e spesso nell’ insoddisfazione ma questo continuo voler sminuire la nostra professione ad una sola categoria frustrante sinceramente non la trovo nè giusta nè rispettosa per chi c’è e per chi ci vuole entrare.
@davide per fortuna fare l’architetto vuole dire anche partecipare a concorsi di idee, poter esprimersi attraverso materiali, arredamento, oggettistica, cifre stilistiche che molti ormai non individuano neanche più perché sono stanchi di dover farsi i conti in tasca a fine mese. Ma se ti piace la tua professione e sei creativo non ti arrendere e informati sempre che probabilmente l’architetto è il mestiere più completo e vasto che esista
@davide per fortuna fare l’architetto vuole dire anche partecipare a concorsi di idee, poter esprimersi attraverso materiali, arredamento, oggettistica, cifre stilistiche che molti ormai non individuano neanche più perché sono stanchi di dover farsi i conti in tasca a fine mese. Ma se ti piace la tua professione e sei creativo non ti arrendere e informati sempre che probabilmente l’architetto è il mestiere più completo e vasto che esista
ok, mi arrendo, torno nell'oblio. Ho da pagare le bollette!
PS. Non mi sento affatto frustrato anche se non posso fare il creativo arredando i bagni per conto di facile ristrutturare.
PS. Non mi sento affatto frustrato anche se non posso fare il creativo arredando i bagni per conto di facile ristrutturare.
@ponteggiroma secondo me più che tornare nell’oblio invece bisognerebbe farsi vedere, sentire ed emergere. Conosco una ragazza che ha fatto fortuna arredando case in vendita con finti mobili in cartone e tessuti comprati al mercato (per chi non lo conosce si chiama Home Staging), se ci si ingegna si raggiungono i propri obiettivi, piangendosi addosso invece comunque non si conclude nulla.
Auguro a tutti un anno migliore di quelli passati sempre ✨
Auguro a tutti un anno migliore di quelli passati sempre ✨
@Roverenaturale
dalle mia parti, se proponi una cosa come l'Home Staging, i clienti ti sputano in un occhio. Al di fuori di mercati immobiliari "fantastico-favolistici" con parti venditrici (ed acquirenti) influenzate da Home & Garden TV, nella depressa realtà di provincia, chi vende vuole portare a casa più soldi possibili, senza spenderli in addobbi. Fermo restando che nella realtà in cui vivo io, raramente succede che in una trattativa immobiliare, la parte venditrice, coinvolga un tecnico, se non per la conformità urbanistico-catastale e l'APE (entrambi edempimenti mal tollerati e indegnamente retribuiti).
Tutto ciò premesso, per farvi capire come, non sempre sia così facile inserire l'elemento creatività nella nostra prestazione professionale.
PS
Sempre nella stessa realtà di cui sopra, attingendo a storie vere di vita vissuta, ai clienti "non frega un c@zzo" [cit.] se le finestre o le porte finestra in facciata non sono coerenti/allineate/simmetriche, con buona pace di anni di studi di composizione e del buon gusto, in genere. Analogamente nonostante sconsigli di fare un bagno con 4 differenti tipi di rivestimento, la tua creatività viene calpestata ed umiliata solo perchè i committenti vogliono infilare in un cesso tutto quello che hanno visto in foto sul fottuto internet (senza rendersi conto che ci sarebbero abbastanza spunti per fare 4 o 5 bagni diversi).
dalle mia parti, se proponi una cosa come l'Home Staging, i clienti ti sputano in un occhio. Al di fuori di mercati immobiliari "fantastico-favolistici" con parti venditrici (ed acquirenti) influenzate da Home & Garden TV, nella depressa realtà di provincia, chi vende vuole portare a casa più soldi possibili, senza spenderli in addobbi. Fermo restando che nella realtà in cui vivo io, raramente succede che in una trattativa immobiliare, la parte venditrice, coinvolga un tecnico, se non per la conformità urbanistico-catastale e l'APE (entrambi edempimenti mal tollerati e indegnamente retribuiti).
Tutto ciò premesso, per farvi capire come, non sempre sia così facile inserire l'elemento creatività nella nostra prestazione professionale.
PS
Sempre nella stessa realtà di cui sopra, attingendo a storie vere di vita vissuta, ai clienti "non frega un c@zzo" [cit.] se le finestre o le porte finestra in facciata non sono coerenti/allineate/simmetriche, con buona pace di anni di studi di composizione e del buon gusto, in genere. Analogamente nonostante sconsigli di fare un bagno con 4 differenti tipi di rivestimento, la tua creatività viene calpestata ed umiliata solo perchè i committenti vogliono infilare in un cesso tutto quello che hanno visto in foto sul fottuto internet (senza rendersi conto che ci sarebbero abbastanza spunti per fare 4 o 5 bagni diversi).
concordo con archifish e comunque io ribadisco, il tutto è strettamente legato al grano.
Siamo (a qualunque livello, non solo gli architetti) tutti schiavi del Dio Denaro.
Siamo (a qualunque livello, non solo gli architetti) tutti schiavi del Dio Denaro.
"il restauro è molto tecnico??? E Scarpa che ha fatto a Verona?"
@Ivana, dipende tutto da quello che si intende per "restauro". Di fatto, quello di Scarpa a Verona è un progetto di riuso, recupero o rifunzionalizzazione, ma non di "restauro" propriamente detto. Anzi, dubito molto che Scarpa si sia occupato personalmente della progettazione del restauro delle - splendide - finte tappezzerie affrescate medievali tuttora visibili in almeno quattro ambienti, o anche solo della mappatura del degrado.
Il restauro a cui partecipo io - quello delle superfici decorate - è decisamente tecnico e normalmente appannaggio dei restauratori (e infatti io lavoro SEMPRE in strettissima collaborazione con una collega restauratrice, nel senso che il progetto - quando devo fare il progetto e non una "semplice" partecipazione alle indagini preliminari - viene fatto a quattro mani e ovviamente firmato da entrambe). Naturalmente, anche questo tipo di restauro ha risvolti progettuali - e dunque creativi - non indifferenti, ad esempio per il trattamento delle lacune, per la scelta di quale fase privilegiare nel caso (frequentissimo) di contesti pluristratificati, per la scelta del livello di reintegrazione di una decorazione affrescata, per l'integrazione degli impianti, e così via.
Il restauro strutturale è ancora più complesso, e - oltre a competenze tecniche molto specifiche - richiede una conoscenza perfetta dell'architettura tradizionale. Questo secondo me è il campo in un architetto può DAVVERO fare la differenza rispetto all'ingegnere strutturista.
Il restauro è creativo? Ni. O meglio, dipende da cosa intendiamo per creatività.
Se intendiamo quella classica dell'architetto, che potremmo intendere come "estro e libertà progettuale", a mio parere la risposta è no: nel caso degli interventi di restauro strutturale o architettonico, ristrutturazione o recupero di edifici storici, a mio parere comanda l'edificio e il bravo architetto è quello che NON renderà evidente il suo intervento (ed è un'operazione progettuale tutt'altro che facile, ve lo garantisco). In altre parole, l'intervento dovrà inserirsi del tutto naturalmente nel contesto della preesistenza, senza creare una dissonanza con la stessa. Per questo motivo, pur considerando quello di Scarpa a Castelvecchio un ottimo intervento progettuale, non lo condivido interamente.
Qualcuno ha provato anche a "valorizzare" varie chiesette storiche con ridipinture ad opera di famosi artisti contemporanei, con risultati a mio parere orripilanti. Si tratta di interventi sicuramente creativi, ma del tutto inadeguati e irrispettosi della preesistenza e del contesto circostante (perché no, non si può trattare una cappella settecentesca come una cabina dell'Enel). Un altro intervento - tipicamente da architetto, ma che trovo concettualmente sbagliatissimo anche se purtroppo abbastanza diffuso - è ad esempio quello di "reinterpretare" ambienti storici - normalmente di edifici liberty degli anni '10-'20 - colorando gli stucchi di colori decisamente improbabili, o comunque totalmente alieni alla logica estetica, stilistica e funzionale che ha prodotto quegli spazi.
E' una linea di equilibro sottilissima, una vera e propria lama di rasoio in cui gli scivoloni sono facilissimi, e molto spesso irrimediabili.
Se invece con creatività intendiamo la "soluzione intelligente e fuori dagli schemi a problemi complessi", la risposta è si, hai voglia: la reintegrazione delle lacune, il consolidamento strutturale, le modalità stesse con cui scegliere e applicare un prodotto consolidante spesso richiedono moltissima creatività e ingegno per essere risolte in modo soddisfacente.
@Ivana, dipende tutto da quello che si intende per "restauro". Di fatto, quello di Scarpa a Verona è un progetto di riuso, recupero o rifunzionalizzazione, ma non di "restauro" propriamente detto. Anzi, dubito molto che Scarpa si sia occupato personalmente della progettazione del restauro delle - splendide - finte tappezzerie affrescate medievali tuttora visibili in almeno quattro ambienti, o anche solo della mappatura del degrado.
Il restauro a cui partecipo io - quello delle superfici decorate - è decisamente tecnico e normalmente appannaggio dei restauratori (e infatti io lavoro SEMPRE in strettissima collaborazione con una collega restauratrice, nel senso che il progetto - quando devo fare il progetto e non una "semplice" partecipazione alle indagini preliminari - viene fatto a quattro mani e ovviamente firmato da entrambe). Naturalmente, anche questo tipo di restauro ha risvolti progettuali - e dunque creativi - non indifferenti, ad esempio per il trattamento delle lacune, per la scelta di quale fase privilegiare nel caso (frequentissimo) di contesti pluristratificati, per la scelta del livello di reintegrazione di una decorazione affrescata, per l'integrazione degli impianti, e così via.
Il restauro strutturale è ancora più complesso, e - oltre a competenze tecniche molto specifiche - richiede una conoscenza perfetta dell'architettura tradizionale. Questo secondo me è il campo in un architetto può DAVVERO fare la differenza rispetto all'ingegnere strutturista.
Il restauro è creativo? Ni. O meglio, dipende da cosa intendiamo per creatività.
Se intendiamo quella classica dell'architetto, che potremmo intendere come "estro e libertà progettuale", a mio parere la risposta è no: nel caso degli interventi di restauro strutturale o architettonico, ristrutturazione o recupero di edifici storici, a mio parere comanda l'edificio e il bravo architetto è quello che NON renderà evidente il suo intervento (ed è un'operazione progettuale tutt'altro che facile, ve lo garantisco). In altre parole, l'intervento dovrà inserirsi del tutto naturalmente nel contesto della preesistenza, senza creare una dissonanza con la stessa. Per questo motivo, pur considerando quello di Scarpa a Castelvecchio un ottimo intervento progettuale, non lo condivido interamente.
Qualcuno ha provato anche a "valorizzare" varie chiesette storiche con ridipinture ad opera di famosi artisti contemporanei, con risultati a mio parere orripilanti. Si tratta di interventi sicuramente creativi, ma del tutto inadeguati e irrispettosi della preesistenza e del contesto circostante (perché no, non si può trattare una cappella settecentesca come una cabina dell'Enel). Un altro intervento - tipicamente da architetto, ma che trovo concettualmente sbagliatissimo anche se purtroppo abbastanza diffuso - è ad esempio quello di "reinterpretare" ambienti storici - normalmente di edifici liberty degli anni '10-'20 - colorando gli stucchi di colori decisamente improbabili, o comunque totalmente alieni alla logica estetica, stilistica e funzionale che ha prodotto quegli spazi.
E' una linea di equilibro sottilissima, una vera e propria lama di rasoio in cui gli scivoloni sono facilissimi, e molto spesso irrimediabili.
Se invece con creatività intendiamo la "soluzione intelligente e fuori dagli schemi a problemi complessi", la risposta è si, hai voglia: la reintegrazione delle lacune, il consolidamento strutturale, le modalità stesse con cui scegliere e applicare un prodotto consolidante spesso richiedono moltissima creatività e ingegno per essere risolte in modo soddisfacente.
@Adam Richman eh purtroppo molti ancora nel 2023 si preoccupano del vile denaro...
Sono d'accordo con te, la lettura integrale di certe risposte dovrebbe valere come formazione professionale e riconoscere crediti formativi. Il tutto gratis! incredibile!
Basta pensare al denaro, concentratevi sull'arricchimento interiore, la crescita culturale, il miglioramento delle proprie capacità professionali!
Dopo tanta pontificazione prendo appunti sul mio quadernetto invisibile..
Sono d'accordo con te, la lettura integrale di certe risposte dovrebbe valere come formazione professionale e riconoscere crediti formativi. Il tutto gratis! incredibile!
Basta pensare al denaro, concentratevi sull'arricchimento interiore, la crescita culturale, il miglioramento delle proprie capacità professionali!
Dopo tanta pontificazione prendo appunti sul mio quadernetto invisibile..
@Ily, condivido in pieno quello che dici, la mia affermazione era solo per ribadire in due parole che ogni aspetto della professione ha diversi punti di vista. Detta da me, che trovo molto creativa la ricerca storica d'archivio.
La ricerca storica d'archivio è un campo decisamente affascinante: lavoro spesso con una collega architetta - specialista di restauro - esperta proprio nella ricerca storica d'archivio. Incrociando le sue abilità con la mia, saper leggere le tracce dell'architettura, e la competenza specialistica della terza collega del team (una restauratrice) otteniamo risultati di altissimo livello :-)
Complimenti, perché gli specialisti di archivistica e diplomatica sono ovviamente bravissimi a trascrivere e catalogare i documenti (è il loro lavoro!), ma se la ricerca è finalizzata allo studio dell'architettura storica, occorre uno studioso specializzato... e considerando che ogni città (e ordine religioso...) aveva il SUO linguaggio, le SUE unità di misura, le SUE pratiche di cantiere... occorre un campo di conoscenze decisamente ampio: dal gergo tecnico, alle tecniche costruttive propriamente dette, alla metrologia antica, all'italiano medievale (quello riesco a leggerlo bene anche io, a furia di studiare Cennino Cennini :D), all'araldica e iconografia...
Chapeau!
Complimenti, perché gli specialisti di archivistica e diplomatica sono ovviamente bravissimi a trascrivere e catalogare i documenti (è il loro lavoro!), ma se la ricerca è finalizzata allo studio dell'architettura storica, occorre uno studioso specializzato... e considerando che ogni città (e ordine religioso...) aveva il SUO linguaggio, le SUE unità di misura, le SUE pratiche di cantiere... occorre un campo di conoscenze decisamente ampio: dal gergo tecnico, alle tecniche costruttive propriamente dette, alla metrologia antica, all'italiano medievale (quello riesco a leggerlo bene anche io, a furia di studiare Cennino Cennini :D), all'araldica e iconografia...
Chapeau!
Comunque, a proposito di creatività... rappezzare una soglia di graniglia vecchia di 85 anni con una singola piastrella, nuova e diversa, rendendo evidente l'intervento e ragionando come un marmoraro cosmatesco, vale come creatività progettual-professionale dell'architetto?
:D
:D
@ilym sempre fuori tema rispetto al quesito iniziale. A ben vedere in ogni lavoro c'è una dose di creatività in senso lato. Ma la ricerca d'archivio non è creativa. L'ho fatta sono certo di quello che affermo
Davide, non te la prendere eh, magari sbaglio, ma leggendo i tuoi interventi si evince che forse architettura non era proprio il percorso di studi più adatto a te
Non me la prendo perché hai perfettamente ragione. Ma forse non tutti sanno cosa significa "creatività "
E' comunque avvilente quanto il mestiere dell'architetto sia considerato come lavoro tecnico e non creativo. Se i grandi dell'architettura (e non parlo delle archistar viventi), non avessero dato sfogo alla loro creatività, pensate quale storia dell'architettura avreste studiato all'università? nessuno di voi ha mai ambito a divenire un progettista che in qualche modo poteva lasciare un segno nella storia? sarò un illuso, ma in questo mi sento ancora un bambino capace di sognare.
davide..."nessuno di voi ha mai ambito a divenire un progettista che in qualche modo poteva lasciare un segno nella storia? "
forse quando ero al primo/secondo anno di università.
quelli che lasciano il segno nella storia, in tutti i campi, non solo in architettura, si contano sulle dita di una mano, sono dei geni.
Io sono tutto fuorchè un genio. Ad una certa i piedi per terra bisogna metterli eh..
non è che sei un illuso, sei un sognatore e forse sei ancora giovane.
forse quando ero al primo/secondo anno di università.
quelli che lasciano il segno nella storia, in tutti i campi, non solo in architettura, si contano sulle dita di una mano, sono dei geni.
Io sono tutto fuorchè un genio. Ad una certa i piedi per terra bisogna metterli eh..
non è che sei un illuso, sei un sognatore e forse sei ancora giovane.
"nessuno di voi ha mai ambito a divenire un progettista che in qualche modo poteva lasciare un segno nella storia? ". Avoja, a 20 anni dopo essermi fumato l'impossibile, mentre preparavo gli esami di progettazione
Perdonatemi, ma proprio non ce la posso fare ad essere così banale e terra-terra come voi. Buona fortuna
io ci sono arrivato terra-terra (a volte anche più giù) quando mi son trovato un mutuo e due figli sulle spalle. Buona vita e sogni d'oro
Anche ho due figli, le tasse, l'asilo, ecc ecc... faccio un lavoro che non mi piace. Che male c'è a sognare e desiderare un lavoro migliore. Non smetto mai di formarmi per cercare di fare il salto di qualità. Forse sbaglio? Dovrei solo piangermi addosso?
@davide C. La realtà non è mai bianca o nera e non è mai uguale per tutti. Ognuno ha una propria realtà più o meno soddisfacente, ma non vuol dire che debba essere la tua realtà. Come per ogni cosa bella vita, quando si è insoddisfatti di qualcosa, si tende a voler condividere la propria esperienza con gli altri per metterli in guardia, per aiutare e anche per sfogarsi e lamentarsi che è un diritto sacrosanto degli esseri umani. Questo vale per qualsiasi cosa, per un ristorante, per un negozio, per un servizio, e anche per i propri lavori. Gente che invece si è realizzata nella vita poche volte condivide la propria esperienza con gli altri. Non devi ascoltare una singola campana e soprattutto non devi smettere mai di sognare perché anche nei lavori più brutti e noiosi che si fanno solo per necessità, se smettiamo di avere sogni e obiettivi nella vita tanto vale che finiamo tutti sotto a un cipresso.
Guardando la mia realtà, non personale ma diretta, ci sono tanti architetti che lavorano in ambiti creativi (interni, concorsi di idee e concorsi di architettura inter e nazionali, arredamento, grafica, home staging, ricerca sui materiali, attività di marketing online che va a braccetto con le grafiche, con i loghi, con la comunicazione). Sono stata fortunata nella vita perché ho lavorato più per studi creativi che per studi puramente tecnici e ne sono felice. E non posso neanche dire che sia la realtà cittadina che è diversa, perché alcuni studi erano in provincia. Un mio vecchio capo una volta mi disse: “le pratiche le facciamo più che altro per racimolare soldi “facili”, ma cerco sempre di infilarci in mezzo qualche lavoro più bello, più creativo di design, che è la cosa che mi piace davvero fare”. Aveva ragione, in media stat virtus. E con quel proposito ho continuato e collaborato sempre con studi che mi permettevano di metterci del creativo. Io sarò anche una goccia nel mare, ma l’ho voluto e non mi sono arresa (non sono ricca eh, ma devo ancora imparare tante cose e questo per me è solo l’inizio).
Buona fortuna per tutto
Guardando la mia realtà, non personale ma diretta, ci sono tanti architetti che lavorano in ambiti creativi (interni, concorsi di idee e concorsi di architettura inter e nazionali, arredamento, grafica, home staging, ricerca sui materiali, attività di marketing online che va a braccetto con le grafiche, con i loghi, con la comunicazione). Sono stata fortunata nella vita perché ho lavorato più per studi creativi che per studi puramente tecnici e ne sono felice. E non posso neanche dire che sia la realtà cittadina che è diversa, perché alcuni studi erano in provincia. Un mio vecchio capo una volta mi disse: “le pratiche le facciamo più che altro per racimolare soldi “facili”, ma cerco sempre di infilarci in mezzo qualche lavoro più bello, più creativo di design, che è la cosa che mi piace davvero fare”. Aveva ragione, in media stat virtus. E con quel proposito ho continuato e collaborato sempre con studi che mi permettevano di metterci del creativo. Io sarò anche una goccia nel mare, ma l’ho voluto e non mi sono arresa (non sono ricca eh, ma devo ancora imparare tante cose e questo per me è solo l’inizio).
Buona fortuna per tutto
@Roverenaturale, ovvio che non è tutto bianco o nero. Ma qui da una domanda innocente, si è aperto un confronto che è andato ben oltre il tema iniziale e mi sento "sbagliato" nei vostri commenti, come se ambire a qualcosa di meglio fosse qualcosa da non fare. Rileggete bene quello che avete scritto ... partendo dal mio post iniziale
Davide, la creatività come la intendi tu è esattamente quella delle archistar. È quella che porta a fare le "cose da architetto", come le chiamo io, ovvero le stramberie fini a se stesse.
Io non ho mai amato la progettazione perché all'università agli esami di progettazione ho visto di tutto:
- case a forma di nave con tanto di fumaiolo-camino
- case per "istruttori di fitness" solo con scala di corda e pertica per salire al primo piano
- case in cui l'idea progettuale era la trousse di trucco
- case coniche
- case ispirate da una macchia d'olio sulla tovaglia
E il bello (o il brutto, a mio parere) era che questa roba prendeva sempre 30 e lode.
L'architetto non è un creativo, è un tecnico. Perché gli edifici lo devi anche fare stare in piedi. E devono essere funzionali, semplici da arredarli, usarli e viverci. Quelli puramente creativi sono gli artisti, perfino i grafici e gli scenografi devono stare con i piedi ben piantati a terra e seguire regole precise.
Forse, se vuoi essere "creativo" dovresti fare il designer, ma prima ti consiglio di studiare i libri di Bruno Munari "Arte come mestiere", "Da cosa nasce cosa" e "Fantasia".
Munari è stato un grande artista, un grande architetto, un grande designer, un grande grafico e un teorico dell'architettura... Vai a leggere il suo pensiero sulla creatività fine a se stessa, di quelli che lui chiama "stilisti", o degli artisti che fanno design.
Io non ho mai amato la progettazione perché all'università agli esami di progettazione ho visto di tutto:
- case a forma di nave con tanto di fumaiolo-camino
- case per "istruttori di fitness" solo con scala di corda e pertica per salire al primo piano
- case in cui l'idea progettuale era la trousse di trucco
- case coniche
- case ispirate da una macchia d'olio sulla tovaglia
E il bello (o il brutto, a mio parere) era che questa roba prendeva sempre 30 e lode.
L'architetto non è un creativo, è un tecnico. Perché gli edifici lo devi anche fare stare in piedi. E devono essere funzionali, semplici da arredarli, usarli e viverci. Quelli puramente creativi sono gli artisti, perfino i grafici e gli scenografi devono stare con i piedi ben piantati a terra e seguire regole precise.
Forse, se vuoi essere "creativo" dovresti fare il designer, ma prima ti consiglio di studiare i libri di Bruno Munari "Arte come mestiere", "Da cosa nasce cosa" e "Fantasia".
Munari è stato un grande artista, un grande architetto, un grande designer, un grande grafico e un teorico dell'architettura... Vai a leggere il suo pensiero sulla creatività fine a se stessa, di quelli che lui chiama "stilisti", o degli artisti che fanno design.
Caro Davide, se tu avessi studiato storia dell'architettura o storia dell'arte in modo approfondito, vedresti che ben raramente gli architetti o gli artisti medievali o rinascimentali hanno usato una creatività paragonabile a quella di Gehry nel museo di Bilbao. Sicuramente erano creativi, ma dentro un sistema di regole, convenzioni (anche puramente iconografiche o simboliche), vincoli tecnici ed economici decisamente stringenti e rigorosi.
Ognuno è figlio del suo tempo. La cattedrale gotica si iscrive all'interno di un contesto di valori storici e culturali, ma nella sua realizzazione le maestranze, gli artigiani, e l'architetto, utilizzavano le tecnologie a disposizione portandole ai loro limiti.
Banalmente, cercando di superare le realizzazioni precedenti in termini dimensionali: la navata più alta, le colonne più sottili, ecc.
Le persone che hanno realizzato all'epoca queste opere, di certo non lo hanno fatto per dimostrare la propria modestia, e limitare la creatività. Anche perchè paragonate all'architettura civile coeva, è evidente che lo sforzo realizzativo fosse nettamente superiore, quindi perchè dedicare tante energie, tanta creatività, tanta vita per costruire una cattedrale?
Quindi cosa avrebbe fatto Frank Gehry se fosse nato nel 1100? Pescatore? Pastore?
Mettiamo avesse fatto l'architetto, tanto siamo nel campo dell'impossibile, allora avrebbe fatto "le cose da architetto".
Tipo: al posto di realizzare una copertura in legno, e ospitare la nuova chiesa in una capanna alta 3 metri, si sarebbe immaginato una di quelle inutili stramberie antifunzionali:
un sistema di nervature in pietra, che supera il concetto trilitico e ipotizza una ripartizione degli sforzi di compressione all'interno di un complesso schema ad albero, in ricordo di un'antica foresta, creando uno spazio che galleggia nella luce. Chissà cosa avrà pensato il contadino che abitava li di fianco, chissà se Franciscus Gertrudis avrebbe spiegato al signorotto l'idea che aveva in testa, o per evitare di farsi cambiare il progetto lo avrebbe tenuto all'oscuro fino a quando il cantiere non fosse già in essere.
Banalmente, cercando di superare le realizzazioni precedenti in termini dimensionali: la navata più alta, le colonne più sottili, ecc.
Le persone che hanno realizzato all'epoca queste opere, di certo non lo hanno fatto per dimostrare la propria modestia, e limitare la creatività. Anche perchè paragonate all'architettura civile coeva, è evidente che lo sforzo realizzativo fosse nettamente superiore, quindi perchè dedicare tante energie, tanta creatività, tanta vita per costruire una cattedrale?
Quindi cosa avrebbe fatto Frank Gehry se fosse nato nel 1100? Pescatore? Pastore?
Mettiamo avesse fatto l'architetto, tanto siamo nel campo dell'impossibile, allora avrebbe fatto "le cose da architetto".
Tipo: al posto di realizzare una copertura in legno, e ospitare la nuova chiesa in una capanna alta 3 metri, si sarebbe immaginato una di quelle inutili stramberie antifunzionali:
un sistema di nervature in pietra, che supera il concetto trilitico e ipotizza una ripartizione degli sforzi di compressione all'interno di un complesso schema ad albero, in ricordo di un'antica foresta, creando uno spazio che galleggia nella luce. Chissà cosa avrà pensato il contadino che abitava li di fianco, chissà se Franciscus Gertrudis avrebbe spiegato al signorotto l'idea che aveva in testa, o per evitare di farsi cambiare il progetto lo avrebbe tenuto all'oscuro fino a quando il cantiere non fosse già in essere.
@ily, io non solo ho studiato storia dell'arte per 8 anni, ma anche estetica oltre filosofia legata al mondo dell'arte. Il tuo discorso è decisamente superficiale, forse quella che dovrebbe studiare sei proprio tu.
non è un discorso superficiale, dipende anche da cosa intendiamo noi come individui per creatività...io sono più vicina al parere di Ily, ma tu invece? come la intendi sta creatività?
Argomento troppo complesso da affrontare in un post. Tanto credo che ormai non riceverò alcuna risposta in merito al quesito inziale
"Tipo: al posto di realizzare una copertura in legno, e ospitare la nuova chiesa in una capanna alta 3 metri, si sarebbe immaginato una di quelle inutili stramberie antifunzionali:
un sistema di nervature in pietra, che supera il concetto trilitico e ipotizza una ripartizione degli sforzi di compressione all'interno di un complesso schema ad albero, in ricordo di un'antica foresta, creando uno spazio che galleggia nella luce. Chissà cosa avrà pensato il contadino che abitava li di fianco, chissà se Franciscus Gertrudis avrebbe spiegato al signorotto l'idea che aveva in testa, o per evitare di farsi cambiare il progetto lo avrebbe tenuto all'oscuro fino a quando il cantiere non fosse già in essere"
Nell'ottica medievale, una cattedrale gotica è tutt'altro che "stramba", inoltre tutte le cose che noi consideriamo "creative" e fini a se stesse, come i mostri e le creature fantastiche sui capitelli, in realtà rispecchiano totalmente la logica e il modo di pensare medievale, secondo il quale qualsiasi cosa - forme, colori, animali (reali o immaginari), decorazioni geometriche, simboli - aveva uno scopo e un significato ben preciso. In altre parole, gli uomini medievali interpretavano praticamente tutto (dai fenomeni naturali al comportamento degli animali, dai colori alle pietre preziose) come una fitta serie di metafore, simboli e allegorie che rispecchiavano la creazione del mondo e la volontà divina. Perciò, la cattedrale aveva due chiavi di lettura ben precise: 1) era una metafora della Gerusalemme celeste, e quindi doveva essere quanto di più prezioso e tecnicamente avanzato realizzabile con le risorse disponibili; 2) era uno status symbol del potere politico ed economico della città che l'aveva costruita e finanziata, esattamente come avviene oggi per i grattacieli di Dubai.
Gli edifici religiosi trasmettevano messaggi ben precisi: infatti, non a caso sia i cistercensi, sia i domenicani già nel XIII secolo avevano regole piuttosto stringenti sulla decorazione di chiese, conventi e abbazie. Ad esempio, almeno all'inizio (cioè nel XIII secolo), le chiese dei domenicani non potevano avere la copertura a volta proprio in segno di umiltà e modestia; mentre i cistercensi cercarono di limitare proprio le decorazioni con esseri fantastici e immaginari (se non ricordo male, Bernardo di Chiaravalle scrisse parole durissime al riguardo).
E non esisteva differenza alcuna - né stilistica né formale, se non quelle relative ovviamente ai materiali, alle dimensioni e alla tecnica di esecuzione - tra la bestia immaginaria miniata nel capolettera di un salterio, quella scolpita sul capitello o nello stipite di un portale, quella tessuta o ricamata su un vestito prezioso, quella di vetro colorato inserita in una vetrata e quella dipinta sul finto tendaggio affrescato nello zoccolo dell'abside della stessa cattedrale.
Inoltre, parlare di "progetto" come lo intendiamo oggi (pianta-prospetto-sezione, redatto da un unico architetto incaricato dell'intera progettazione dell'opera) è largamente improprio nel caso di una cattedrale gotica.
un sistema di nervature in pietra, che supera il concetto trilitico e ipotizza una ripartizione degli sforzi di compressione all'interno di un complesso schema ad albero, in ricordo di un'antica foresta, creando uno spazio che galleggia nella luce. Chissà cosa avrà pensato il contadino che abitava li di fianco, chissà se Franciscus Gertrudis avrebbe spiegato al signorotto l'idea che aveva in testa, o per evitare di farsi cambiare il progetto lo avrebbe tenuto all'oscuro fino a quando il cantiere non fosse già in essere"
Nell'ottica medievale, una cattedrale gotica è tutt'altro che "stramba", inoltre tutte le cose che noi consideriamo "creative" e fini a se stesse, come i mostri e le creature fantastiche sui capitelli, in realtà rispecchiano totalmente la logica e il modo di pensare medievale, secondo il quale qualsiasi cosa - forme, colori, animali (reali o immaginari), decorazioni geometriche, simboli - aveva uno scopo e un significato ben preciso. In altre parole, gli uomini medievali interpretavano praticamente tutto (dai fenomeni naturali al comportamento degli animali, dai colori alle pietre preziose) come una fitta serie di metafore, simboli e allegorie che rispecchiavano la creazione del mondo e la volontà divina. Perciò, la cattedrale aveva due chiavi di lettura ben precise: 1) era una metafora della Gerusalemme celeste, e quindi doveva essere quanto di più prezioso e tecnicamente avanzato realizzabile con le risorse disponibili; 2) era uno status symbol del potere politico ed economico della città che l'aveva costruita e finanziata, esattamente come avviene oggi per i grattacieli di Dubai.
Gli edifici religiosi trasmettevano messaggi ben precisi: infatti, non a caso sia i cistercensi, sia i domenicani già nel XIII secolo avevano regole piuttosto stringenti sulla decorazione di chiese, conventi e abbazie. Ad esempio, almeno all'inizio (cioè nel XIII secolo), le chiese dei domenicani non potevano avere la copertura a volta proprio in segno di umiltà e modestia; mentre i cistercensi cercarono di limitare proprio le decorazioni con esseri fantastici e immaginari (se non ricordo male, Bernardo di Chiaravalle scrisse parole durissime al riguardo).
E non esisteva differenza alcuna - né stilistica né formale, se non quelle relative ovviamente ai materiali, alle dimensioni e alla tecnica di esecuzione - tra la bestia immaginaria miniata nel capolettera di un salterio, quella scolpita sul capitello o nello stipite di un portale, quella tessuta o ricamata su un vestito prezioso, quella di vetro colorato inserita in una vetrata e quella dipinta sul finto tendaggio affrescato nello zoccolo dell'abside della stessa cattedrale.
Inoltre, parlare di "progetto" come lo intendiamo oggi (pianta-prospetto-sezione, redatto da un unico architetto incaricato dell'intera progettazione dell'opera) è largamente improprio nel caso di una cattedrale gotica.
@ily, ma te la canti e te la suoni da sola? cosa c'entra con il discorso iniziale? abbiamo capito che sei brava, complimenti
@Ily apprezzo molto la spiegazione che è chiara ed interessante.
Percepisco che non apprezziamo allo stesso modo l'architettura contemporanea ma posso farmene una ragione :-)
Come ultima divagazione e qui chiudo (come segnala @Davide C. sono completamente fuori tema), "Nell'ottica medievale, una cattedrale gotica è tutt'altro che "stramba" " - stiamo dando per scontato che si tratta di informazioni storicizzate, ma non necessariamente veritiere. Tutto torna perché nel frattempo ci sono stati secoli di studi, si sono perse o modificate delle informazioni, e l'idea che abbiamo è inevitabilmente frutto di una stratificazione culturale.
Quello che viene realizzato ora, che avviene ora, molto probabilmente verrà raccontato, studiato e percepito in modo molto diverso mano a mano che passa il tempo.
Percepisco che non apprezziamo allo stesso modo l'architettura contemporanea ma posso farmene una ragione :-)
Come ultima divagazione e qui chiudo (come segnala @Davide C. sono completamente fuori tema), "Nell'ottica medievale, una cattedrale gotica è tutt'altro che "stramba" " - stiamo dando per scontato che si tratta di informazioni storicizzate, ma non necessariamente veritiere. Tutto torna perché nel frattempo ci sono stati secoli di studi, si sono perse o modificate delle informazioni, e l'idea che abbiamo è inevitabilmente frutto di una stratificazione culturale.
Quello che viene realizzato ora, che avviene ora, molto probabilmente verrà raccontato, studiato e percepito in modo molto diverso mano a mano che passa il tempo.
Davide non hai risposto alla mia domanda però.
comincia a dare tu una risposta su quello che fai di creativo per arrotondare lo stipendio
o che vorresti fare, o che aspiri a fare?
Il pittore? lo scultore? lo scrittore?
io, sinceramente, non ho capito che risposte volevi
comincia a dare tu una risposta su quello che fai di creativo per arrotondare lo stipendio
o che vorresti fare, o che aspiri a fare?
Il pittore? lo scultore? lo scrittore?
io, sinceramente, non ho capito che risposte volevi
@davide C. Per fare qualcosa di creativo io cucino e scrivo un blog di cucina. Per ora nessuna remunerazione, ma mi piacerebbe trovare una strada in questo senso, prima o poi.
@sclerata: leggi bene il post iniziale e capirai. Se sapevo quale risposta volevo, secondo te avrei fatto la domanda?
@arch_mb: grazie, interessante vedere che è qualcosa che non c'entra nulla con la professione
@arch_mb: grazie, interessante vedere che è qualcosa che non c'entra nulla con la professione
davide però quello che faccio io per arrotondare lo stipendio (ho le api, che non è proprio un'attività creativa in senso lato...ma ci sono diversi imprevisti da affrontare in modo "creativo"... ) può non essere adatto a te.
è adatto a me.
se cerchi una ricetta da applicare passo passo come quella della torta della nonna, non la trovi qua.
è adatto a me.
se cerchi una ricetta da applicare passo passo come quella della torta della nonna, non la trovi qua.
@sclerata: io non cerco qualcuno che mi dica cosa fare! è solo un confronto ... ma è così difficile da capire? avete montato un castello attorno ad una semplice domanda di confronto. Fatevi curare
Personalmente, per sedare la mia sete di creatività ho tre soluzioni:
1) Pesco, così, se nn posso essere creativo nemmeno in quello, per lo meno penso ad altro.
2) Penso a come farei le cose, di ogni genere, di ogni tipo. Se per strada vedo un immobile fatiscente, penso a cosa potrebbe diventare ristrutturandolo. Se vedo un'auto che fa schifo, penso a come l'avrei fatta io o a come la modificherei per renderla più interessante. Se un'azienda ritira dal catalogo un prodotto interessante, penso direttamente e cosa metterei a catalogo se l'azienda fosse la mia (magari immaginando pure le caratteristiche dei prodotti).
3) Mi concedo abbondanti aperitivi "moderatamente" alcolici, ma va a finire che amplifico le fantasticherie di cui sopra, magari con dei complici, aggiungendo le variabili dell'irrazionalità e/o della genialità
Morale: la mia creatività, nel 99,9% dei casi non produce nulla di concreto, ma tale rimane e nessuno può impedirmi di cavalcarla. Non serve finalizzare per essere dei creativi, serve solo non smettere di avere delle idee.
Purtroppo, da tale strategia, non ha mai tratto giovamento il mio fatturato, ma ha tratto giovamento il mio stato psicofisico (aperitivi a parte).
1) Pesco, così, se nn posso essere creativo nemmeno in quello, per lo meno penso ad altro.
2) Penso a come farei le cose, di ogni genere, di ogni tipo. Se per strada vedo un immobile fatiscente, penso a cosa potrebbe diventare ristrutturandolo. Se vedo un'auto che fa schifo, penso a come l'avrei fatta io o a come la modificherei per renderla più interessante. Se un'azienda ritira dal catalogo un prodotto interessante, penso direttamente e cosa metterei a catalogo se l'azienda fosse la mia (magari immaginando pure le caratteristiche dei prodotti).
3) Mi concedo abbondanti aperitivi "moderatamente" alcolici, ma va a finire che amplifico le fantasticherie di cui sopra, magari con dei complici, aggiungendo le variabili dell'irrazionalità e/o della genialità
Morale: la mia creatività, nel 99,9% dei casi non produce nulla di concreto, ma tale rimane e nessuno può impedirmi di cavalcarla. Non serve finalizzare per essere dei creativi, serve solo non smettere di avere delle idee.
Purtroppo, da tale strategia, non ha mai tratto giovamento il mio fatturato, ma ha tratto giovamento il mio stato psicofisico (aperitivi a parte).